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Omelia dell’Arcivescovo nella Chiesa Cattedrale

Messa in Coena Domini

1° aprile 2021

Fratelli e Sorelle nel Signore,

Il popolo di Dio si riunisce, questo pomeriggio, per fare memoria dell’istituzione dell’Eucaristia del Sacramento dell’Ordine.

 

  1. Nel Cenacolo, la nuova Pasqua realizzata da Gesù

Il Signore disse a Mosè: “«Ho osservato la miseria del mio popolo… e ho udito il suo grido… conosco infatti le sue sofferenze… Sono sceso per liberarlo… per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso»”[1]. Questo è il progetto di Dio, che ci vuole bene e non rimane indifferente verso la tribolazione, che ancora una volta stiamo subendo con la miseria di molti e la terribile pandemia che tutti coinvolge. Cambiano gli attori, ma la trama della storia è sempre la stessa. Turbare l’ordine del creato, sfruttare i più deboli, approfittarsi del potere, pur di ricercare la ricchezza, rende il mondo disumano e inabitabile.

Mosè, di fronte al roveto ardente[2], è un’immagine molto cara a tutto il popolo di Dio. I piccoli, i poveri varie volte nella storia hanno perso la capacità di chiedersi il perché delle cose e di accorgersi chi sono, cosa vogliono, che è il progetto del Signore, con il linguaggio perenne di chi si fa bambino che cerca la terra dove scorre “latte e miele[3], come il piccolo che hai generato e che vive con te ti fa fare un passo indietro per ritrovare la giustizia e la pace, prima di tutto dentro di te, se vuoi liberarti dal peccato e uscire dal male, per costruire una storia diversa. Papa Francesco ci insegna, che la sofferenza di molti proviene dal disimpegno e dal disinteresse per gli altri. Dio ci chiede di accorgerci ancora che siamo tutti fratelli, se non abbiamo paura di fare la parte nostra, magari con fatica.

I figli di Abramo, nei secoli, hanno ritrovato la loro identità nel cammino, nel progetto di vita che ci fa comunicare, percepire una fraternità perduta. “Non abbandonarci alla tentazione” è la preghiera che Gesù ci ha insegnato; è ritrovare il gusto di riscoprire che Dio è un padre buono e capace di provvedere, rispettoso della dignità dei propri figli. Il Signore ci propone l’alternativa ci chiama a esprimerci con la vocazione con cui aggrega il suo popolo.

La Santa Cena che condividiamo oggi pomeriggio con Israele antico è la memoria della Pasqua, questa uscita, che la Parola di Dio seguita a chiedere a ciascuno di noi: non dimenticare che Dio ci libera dal male, ma vuole farlo insieme con noi.

 

  1. La novità della Pasqua

Anche Gesù rispetta la norma della memoria di Pasqua, cioè costruire l’alternativa nel cammino verso il nuovo. “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: «Dov’è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?»”[4].

Amico che mi ascolti, ci sei te tra i discepoli del Signore? Attento: cogli la parola del Vangelo nella pienezza del suo significato, un cammino verso Gerusalemme, la Città della giustizia e della pace. Guarda, sono dodici i commensali del Cristo nel Cenacolo, dodici come le tribù d’Israele antico.

Nel tradimento di Giuda muore l’efficacia di un rapporto formale con Dio, fatto di norme e di riti, e nasce Israele nuovo, dove il Signore conversa amabilmente con Adam e Ishà, gli uomini e le donne della Terra: “udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno[5].

Si pone ancora stasera la questione del sacrificio di Isacco: “Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!»[6]. Il tredicesimo a tavola è l’agnello pronto al sacrificio, Gesù stesso. Come hai ascoltato, Dio provvede.

Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo… Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno[7].  Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi. Il sangue versato, nella tradizione ebraica, è la vita donata. Dal Sangue versato dal costato di Cristo sulla Croce nasce la Chiesa che siamo noi. Questa è la logica del sacrificio della Nuova Alleanza.

Stasera, al calar del sole, in ogni parte del mondo dove c’è la Chiesa si ascolta questa Parola, si rinnovano questi gesti. La Nuova Alleanza diventa reale, se ciascuno di noi comunica al sacrificio di Cristo, impegnandosi a diventare, di giorno in giorno, sempre più capace d’amore, e se ci facciamo carico dei fratelli che sono in difficoltà, nel dolore, oppressi dall’egoismo degli altri, vittime di una malversazione dell’ordine del creato e genera. Gli scienziati ci diranno come questo terribile virus che ha generato la pandemia si sia diffuso.

Se vuoi partecipare al sacrificio di Cristo – Sacerdote e vittima della Nuova Alleanza –, vivi questa Eucaristia come l’Esodo del popolo di Dio dall’Egitto, mangiando la Pasqua. Fatti posto alla Cena pasquale, “al piano superiore una grande sala con i tappeti[8], sciogli i tuoi nodi nel Sacramento della Riconciliazione: che Pasqua è se non riconosci e chiedi perdono dei tuoi peccati? è questa la via che ci ha insegnato il Signore per recuperare la fraternità.

 

  1. L’uovo di Pasqua

Come vi dicevo nel mio messaggio di Pasqua: “pensare e pregare sono gli strumenti che noi cristiani suggeriamo a tutti, perché finalmente possa edificarsi il nuovo”. Una Chiesa nuova figlia del Vangelo perenne, una Chiesa in uscita per andarci a cercare quelli che, forse per inadempienze nostre, non sono con noi.

Molti, anche cristiani, dicono una terribile bestemmia: “oramai”. Pare che un tempo tutto fosse meglio; la Chiesa, con le forme con cui si esprimeva, alcuni pensano che fosse meglio di quella di oggi. Anche tra i preti, c’è qualcuno che vede con poca speranza il futuro del nostro servizio ecclesiale, come se la gente fosse diventata impermeabile alla Grazia di Dio.

San Demetrio di Rostov, insigne testimone della tradizione russa, invita a recuperare il senso originario delle uova di Pasqua. Anche nella tradizione popolare russa, l’uovo è il simbolo della Pasqua. Ogni uovo, all’occhio superficiale, assomiglia a un sasso, una natura morta. Il pulcino che vi sta dentro, con il tempo e l’ambiente giusto, riesce a infrangere il guscio che lo teneva prigioniero e a conquistare un mondo mai visto prima. Dai nome ai gusci e chiediti cos’è che tiene prigionieri i ragazzi del nostro tempo, quali sono le condizioni culturali per rinnovare questa Chiesa aretina per far scoprire loro la sfida della Resurrezione di Cristo.

La musica nuova che stasera si canta in questa Cattedrale sui ritmi del Salmo 115, per la via del bello, riaccenda la speranza di tutti noi.

C’è un dovere che San Paolo ci chiede di compiere, di fare lo stesso con i tuoi figli quello che l’Apostolo delle genti ha fatto nei suoi viaggi apostolici: “Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga[9].

Questa Chiesa si rialzerà ancora in piedi se riuscirà a trasmettere alla generazione nuova, ai tuoi figli, quello che hai ricevuto e fatto tuo nei momenti migliori. Ogni famiglia torni ad essere una storia d’amore. La presenza di Gesù, la condivisione della vita della tua comunità, il sereno rapporto con Dio genera famiglie cristiane nuove e dà vita a quella missione cristiana che affascina i nostri giovani, laddove si rendano conto del privilegio di essere partecipi del sacerdozio di Cristo per tutta la vita.

Proviamo questa sera, con una preghiera intensa, che la logica del servizio, anche nella politica, prevalga sulla tentazione del potere.

Il peccato di Giuda non fu quello di aver venduto Cristo, ma di non aver creduto possibile d’essere perdonato. Nella Tradizione cattolica, questo è il giorno giusto per riconciliare i peccatori con Dio. La Croce di Cristo è pesante, ma, per innalzarla ancora, trova quello che puoi fare: se sei forte, se sei abile, se, mettendoci le mani, riuscirai ad alzarla, salverai ancora una volta questo mondo[10].

[1] Es 3, 7-8 passim

[2] Es 3, 2-4

[3] Ibidem

[4] Mc 14, 13-14

[5] Gn 3, 8

[6] Gn 22, 7-8

[7] Eb 4, 14.16

[8] Mc 14, 15

[9] 1Cor 11, 26

[10] Cfr. Piero della Francesca, Sollevamento del legno della Croce, Basilica di San Francesco in Arezzo

Omelia dell’Arcivescovo nella Chiesa Cattedrale

Messa Crismale 2021

Fratelli e sorelle nel Signore,

Isaia Profeta nella sua ‘piccola apocalisse’, dinanzi alle difficoltà del confronto con un mondo pagano che insidia Israele, ci raccomanda di guardare oltre il presente, di fidarci di Dio: “dite agli smarriti di cuore «coraggio! Non temete»[1]. Questa esortazione vale anche oggi. Lo stile di vita dell’Occidente, presentato al mondo intero come ideale, e le continue violazioni del creato hanno provocato una crisi mai vista prima.

Talvolta si sente rimpiangere un passato idealizzato. Anche Orazio ci insegna che si sono dimenticate le difficoltà di un tempo e dunque non si sentono più come un’insidia. In modo acritico, si ha invece paura del nuovo, dei cambiamenti. Noi cristiani sappiamo comunque che anche il nuovo, con i suoi mutamenti non sfugge alla Divina Provvidenza[2].

Lasciatemi dire la gioia che provo a fare l’Eucaristia insieme con voi. Siamo i “buoni samaritani[3] che il Signore ha mandato in ogni comunità della nostra Chiesa diocesana “per consolare gli afflitti, per fasciare le piaghe dei cuori spezzati[4].

Ringraziate con me il Signore, perché ci siete, perché nessuno ha abbandonato il popolo che ci è affidato.

 

  1. Il dono del sacerdozio ministeriale e di quello comune a tutti i battezzati

Il Profeta ci ha appena ricordato che siamo stati scelti. Il Signore ha chiamato ciascuno di noi, per proseguire nel tempo la missione degli Apostoli, che è innanzitutto quella di attualizzare i frutti della Passione e della Resurrezione del Signore.

In un momento complicato e difficile come quello che la nostra gente sta vivendo, a noi è affidato il compito di consolare gli afflitti, di fasciare i cuori feriti. Il “lieto annunzio da portare ai miseri[5] è il futuro di questa Chiesa. Attraverso di noi, il Signore fa giungere il suo messaggio e la sua Grazia.

I primi a essere confortati siamo noi, nella misura in cui percepiamo la dimensione soprannaturale del ministero della consolazione. Non lo sterile pietismo, ma la fede che salva. San Paolo insegna che in Cristo Gesù non sono le forme che contano, “ma la fede che opera per mezzo della carità[6]. Con il Sacramento dell’Ordine è affidato a noi di provvedere non solo ai bisogni materiali, ma di far giungere a tutti il dono dello Spirito Santo, come si canta nella Sequenza della Messa di Pentecoste[7].

Ci è chiesto di dare coraggio a chi è stato provato dal dolore, ma anche a quelli che si sono smarriti nelle vicende terribili di questi mesi. Gesù dice di se stesso: “Io sono la via, la verità e la vita[8]. Sant’Agostino spiega che Cristo si è fatto via, perché, fidandoci di lui, otteniamo la fede che ci fa liberi, cioè la vita.

Il nostro ministero sacerdotale, qui presente nella pienezza e in tutti i gradi del Sacramento dell’Ordine, ci fa rivivere la nostra vocazione al sacerdozio e alla missione. Ci è chiesto di recuperare nella Chiesa Madre il profumo del Crisma, cioè di acquisire ancora la consapevolezza che è valsa proprio la pena essere ministri del Signore, in mezzo al suo popolo.

Quest’oggi salutiamo tra noi, come un grande segno di Benedizione, tre dei Vescovi, figli di questa Chiesa. Ci rallegriamo per il gran numero di presbiteri qua convenuti e dei diaconi presenti.

 

  1. Tocca alla Chiesa far da lievito dentro la massa, perché diventi pane che sfama tutti

A noi è affidato il Vangelo. Il nostro compito non è quello di ripristinare ciò che è andato perduto in questi mesi, ma, come nei grandi momenti nella storia, tocca alla Chiesa far da lievito dentro la massa, perché in ogni sua parte tutto lieviti.

Per essere ministri del Signore, occorre conoscerlo. Un’intensa vita spirituale, in ascolto della Parola, fatti forti dall’Eucaristia e dei Sacramenti: sono i doni di cui siamo ministri in mezzo al popolo di Dio, “sacerdos propter populum[9].

Ci è chiesto di avere fiducia nello Spirito Santo per costruire, insieme con la gente, il nuovo. Una Chiesa dell’ascolto della Parola e dei bisogni della gente sarà capace delle meraviglie che Papa Francesco ci ha ricordato. Da questa consapevolezza è nato il nostro Sinodo Diocesano.

Siamo gli eredi di una storia molto bella. Mi piace ricordare che di questo presbiterio fanno parte i tanti sacerdoti esemplari che sono impegnati quotidianamente a far passare l’utopia nella storia.

Quando ci prendesse la tentazione dello sconforto, ricordiamo che siamo sorretti dall’intercessione dei Santi preti che sono venuti prima di noi e hanno servito questo stesso popolo. Hanno predicato la vita eterna e hanno praticato la carità della preghiera nella meditazione delle Scritture, nella pratica delle virtù, liberando con umiltà il cuore dalla superbia e dall’arroganza, avvezzi a contemplare la Croce del Signore, segno della sua vittoria, partecipata a chi si fida di lui.

Ministri del Signore sono quelli che vanno in cerca della pecora smarrita, perché noi stessi siamo stati ritrovati da Gesù, che non cessa di cercarci. Il tesoro di questa Chiesa, punteggiata da una storia di Santi, è di riscoprirci perdonati, perché possiamo vivere a tempo pieno la nostra condizione di pastori che non badano a se stessi, ai propri interessi, ma cercano di imitare la generosità di Cristo, mettendo tutte le proprie forze al servizio del Regno. Il fascino di una vita alternativa, tutta spesa per Gesù e il suo popolo, è ancor oggi possibile e bello: tocca a noi crederlo e operare dentro questo modello, che è la vera tradizione: farsi cibo per gli altri.

Ho incontrato nella mia vita sacerdoti che mi hanno aiutato molto. Quando, giovanissimo, andai dal mio parroco a dirgli che credevo di avere la vocazione al sacerdozio, mi chiese in qual modo avrei voluto vivere la chiamata che mi pareva di avere. Mi venne spontaneo di rispondergli: “prete come te”.

L’esempio trascina, come quello dei tanti che, ancora oggi, non cercano una vita comoda, ma pensano agli altri, perché nel quotidiano si scorga il nostro essere ministri del Signore. Nella profezia del servizio, il popolo riesce a vedere che siamo Apostoli di Gesù.

Siamo qui per dirci insieme, anche quest’anno: «Eccomi Signore, fammi capire quello che vuoi da me; nella comunione con questi fratelli si manifesta la Tua presenza». “Qualunque sia l’interpretazione che daremo a questa superlativa espressione, ricorderemo che essa pone in chiave dell’ultima veglia di Cristo l’amore, che nelle stesse parole di lui sale alla vetta della sua misura. Nessuno ha amore più grande di questo, di uno che dia la vita per i suoi amici. Amare vuol dire dare; dare significa amare. Dare tutto, dare la vita”.[10]

 

  1. La Santa comunione si manifesta fortemente in questa liturgia

Costruire il nuovo significa far recuperare alla Chiesa la bellezza del Vangelo. Il popolo sarà confortato se ci vedrà impegnati in questa comunione che giustifica la faticosa presenza sul territorio.

Il celibato, che ancora una volta a promettiamo, è un bivio dove tocca a noi tornare a decidere se la nostra vita è una storia d’amore fino allo stremo delle forze, oppure un’occupazione in cui cercare sostentamento, ruolo sociale e motivazione delle nostre scelte.

Tra breve, i diaconi porteranno all’Altare gli Olii con il balsamo profumato che indica la presenza dello Spirito, che è il segno del nuovo. Il Sacro Crisma, che arriverà domani sera in tutte le nostre parrocchie come dono di questa comunità ministeriale, significa la nostra attenzione verso i piccoli, verso gli adulti che con il vostro aiuto hanno scoperto la bellezza di essere cristiani e la notte di Pasqua saranno battezzati.

Vi chiedo di non fermare la Celebrazione dei Sacramenti per paura della pandemia. Dobbiamo osservare scrupolosamente le norme sanitarie, ma non fermare la pastorale. I giovani della Cresima hanno fatto il loro cammino e sempre più si fanno strumento di Dio nel contesto umano in cui vivono: sono la generazione del nuovo. A loro è affidata la testimonianza perché si costruisca un popolo nuovo, una Chiesa nuova. Luoghi e spazi di novità che mi viene naturale contemplare negli occhi dei nostri seminaristi, che con il Crisma, a tempo opportuno, diventeranno sacerdoti.

L’Olio dei Catecumeni è il segno della lotta per difendere con la vita la fede, come gli antichi gladiatori romani che, prima di scendere in gara, si cospargevano d’olio per sfuggire alla presa dell’avversario.

Per diventare cristiano, è necessaria l’educazione. Vado, con il pensiero e la preghiera, ai tanti che si fanno carico dell’insegnamento. L’Olio dei Catecumeni è il segno del progetto di vita, di lottare contro il male senza paura.

Ci sono mali ancor più gravi della pandemia, che hanno reso vulnerabile l’Occidente, mischiando la libertà con l’arbitrio, il servizio con la pretesa, la perdita del buon senso con la caduta del senso del peccato.

Siamo ordinati al ministero della consolazione, a ricordare a tutti che Dio è un padre buono che perdona e ci viene incontro, come l’antico pastore che fa festa per ogni pecora ritrovata.

L’Olio degli Inermi è il segno sacramentale di questa cura che vogliamo assicurare a tutti. Vorrei che dicessimo insieme la nostra gratitudine a quelli di noi, preti e frati, che si sono fatti vicini ai malati, ma anche ai medici, agli infermieri e agli operatori del mondo della sanità. Esercitando il sacerdozio battesimale, hanno accompagnato con professionalità e con la preghiera quanti sono andati incontro alla vita eterna. La cura degli Infermi è anche aiutare gli altri e noi stessi a scegliere da che parte ci piace stare.

Da ultimo, la Messa Crismale è l’occasione per fare insieme l’Eucaristia, ciascuno con la propria identità e il proprio ruolo, in questa Chiesa che vuole essere tutta ministeriale.

Alle soglie della Pasqua, vogliamo ricordarci che “fare la Comunione” è certo cibarsi del Corpo e del Sangue del Signore, ma per non profanare il Sacramento non facciamo che il segno sacramentale sia un gesto senza conseguenze pratiche nell’ambito delle nostre relazioni.

Per essere in Comunione con Dio occorre prepararsi adeguatamente, scrutando le proprie coscienze per vedere se fummo liberi o meno. Perché la Comunione sia vera con il Cristo, che ha deciso nell’Ultima Cena di farsi nostro cibo, e con i fratelli, occorre

fare in modo che al segno sacramentale corrisponda fraternità tra di noi e carità verso tutti.

Miei cari fratelli e sorelle amate, sarà davvero Pasqua se questa Messa farà arrivare il profumo degli ideali e sostenere, con la Grazia Divina, il cammino verso la Pasqua eterna.

Dio e la Madonna ci attendono con tutti i Santi del Cielo, tra cui gli uomini e le donne giuste delle nostre famiglie.

[1] Is 35, 4

[2] Cfr Orazio, Ars poetica, 173 ss

[3] Lc 10, 25-37

[4] Is 61, 2-3

[5] Is 61, 1

[6] Gal 5,6

[7] Stefano di Langhton, Arcivescovo di Canterbury, sequenza Veni Sancte Spiritus: “Consolátor óptime, dulcis hospes ánimæ, dulce refrigérium. In labóre réquies, in æstu tempéries, in fletu solácium”

[8] Gv 14, 6

[9] Cfr San Tommaso d’Aquino, Summa Theol. III, q.82, a.3:  «sacerdos constituitur medius inter Deum et populum. Unde, sicut ad eum pertinet dona populi Deo offerre, ita ad eum pertinet dona sanctificata divinitus populo tradere».

[10] Carlo Maria Martini, Il Gesù di Paolo VI, Milano 1985, p.150

Orari delle Celebrazioni presiedute dal Vescovo

Settimana Santa

DOMENICA DELLE PALME
28 marzo 2021
Cattedrale
ore 10,30 Ingresso di Gesù a Gerusalemme e Messa
Castagnoli
ore 17,00 Liturgia Penitenziale
ore 18,00 Santa Messa stazionale

MERCOLEDÌ SANTO
31 marzo 2021
Cattedrale
Ore 18,00 Messa Crismale

GIOVEDÌ SANTO
1° aprile 2021
Cattedrale
Ore 9,00 Ufficio delle Letture e Lodi mattutine
Ore 18,00 Messa nella Cena del Signore

VENERDÌ SANTO
Cattedrale
Ore 9,00 Ufficio delle Letture e Lodi mattutine
Ore 18,00 Celebrazione della Passione del Signore

SABATO SANTO
Cattedrale
Ore 9,00 Ufficio delle Letture e Lodi mattutine
Ore 18,00 Celebrazione della Veglia Pasquale

DOMENICA DI PASQUA
Messa di Pasqua
Ore 10,30 Cattedrale
Ore 18,00 Concattedrale di Sansepolcro

MARTEDÌ DI PASQUA
Messa di Pasqua
Ore 18,00 Concattedrale di Cortona

 

Scarica il Manifesto:


Ufficio Nazionale Catechistico – Esercizi Spirituali

Carissimi,

nel vivo del cammino quaresimale, tempo propizio per cercare l’essenziale e rinnovare la nostra disponibilità a lasciarci amare da Dio, desidero rinnovarvi un invito al prossimo appuntamento UCN.

Don Dionisio Candido, Biblista e responsabile del Settore dell’Apostolato Biblico ci guiderà in un percorso di esercizi spirituali, secondo modalità che potrete trovare sul nostro sito web.
https://catechistico.chiesacattolica.it/9-10-11-marzo-2021il-deserto-la-strada-e-la-citta/

Riprendendo le parole del Santo Padre in occasione dell’udienza concessaci per i festeggiamenti del 60° Anniversario dell’istituzione dell’Ufficio Catechistico Nazionale
«In questo anno abbiamo capito, infatti, che non possiamo fare da soli e che l’unica via per uscire meglio dalle crisi è uscirne insieme – nessuno si salva da solo, uscirne insieme –, riabbracciando con più convinzione la comunità in cui viviamo. La catechesi e l’annuncio non possono che porre al centro questa dimensione comunitaria. Questo è il tempo per essere artigiani di comunità», vi saluto di cuore e vi ringrazio per quanto state facendo!

Mons. Valentino Bulgarelli e l’Equipe dell’UCN

 

9-10-11 marzo 2021Il deserto, la strada e la città…

Gli esercizi spirituali organizzati dall’Ufficio Catechistico Nazionale, grazie alla preziosa collaborazione dei Direttori regionali per la catechesi. Un percorso che unisce in un cammino condiviso di riflessione e di preghiera in vista della Pasqua le equipe diocesane e tutti gli operatori parrocchiali e territoriali nell’ambito della catechesi.

In preghiera per l’Ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci, e il loro compagno di viaggio, l’autista Mustapha Milambo

La comunità congolese in terra d’Arezzo invita a pregare per l’Ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci, e il loro compagno di viaggio, l’autista Mustapha Milambo, che un vile attentato ha fatto perire nella Repubblica Democratica del Congo, mentre assicuravano aiuti alimentari, in una missione ONU, a quanti in Africa sono provati dalla carestia.
Ciascuno di loro, nelle rispettive funzioni, ha praticato la virtù cristiana della carità e il coraggio di chi non si cura del pericolo per aiutare gli altri, espressioni più alte del valore della persona umana.
Domenica 28, alle ore 18,00, nella Chiesa Cattedrale di Arezzo ci riuniremo a pregare con i cristiani e, specialmente, quelli originari dell’Africa che vogliono affidare al Signore questi degni della nostra Nazione italiana.
Esprimiamo profondo cordoglio alle rispettive famiglie assicurando ad ognuna tutta la nostra vicinanza spirituale.

Il contributo dei Lions Club Arezzo Host

La Cattedrale di Arezzo illuminata grazie a Lions Club Arezzo Host

 

Verrà presentato mercoledì 24 febbraio, alle ore 11, nella sala stampa del Palazzo vescovile (piazza Duomo, 1), nel corso di una conferenza stampa, l’interessante quanto significativo intervento riguardante l’illuminazione esterna della Cattedrale, realizzato grazie a Lions Club Arezzo Host e con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, del Comune di Arezzo e dell’azienda AEC Illuminazione.

Partecipano alla conferenza l’arcivescovo Riccardo Fontana e l’avvocato Francesco Chianini, presidente del Lions Club Arezzo Host.

L’opera sarà inaugurata sabato 27 febbraio, alle ore 18.

 

La conferenza stampa si svolgerà in osservanza dei protocolli previsti dall’emergenza sanitaria.

Stazioni Quaresimali

Celebrazioni presiedute dall’Arcivescovo

LE CENERI
Mercoledì 17 febbraio
ZONA PASTORALE DI AREZZO
Liturgia Penitenziale ore 17,00 Cappella Madonna del Conforto
Santa Messa ore 18,00 Cattedrale

I DOMENICA DI QUARESIMA
21 febbraio
ZONA PASTORALE DI CORTONA-CASTIGLION FIORENTINO
Collegiata di San Giuliano, Castiglion Fiorentino
Liturgia Penitenziale ore 16,00
Santa Messa ore 17,00

II DOMENICA DI QUARESIMA
28 febbraio
ZONA PASTORALE DELLA VALTIBERINA
Chiesa di S. Stefano Protomartire, Pieve Santo Stefano
Liturgia Penitenziale ore 15,00
Santa Messa ore 16,00

III DOMENICA DI QUARESIMA
7 marzo
ZONA PASTORALE DEL CASENTINO
Chiesa della Natività di Maria Santissima, Capolona
Liturgia Penitenziale ore 16,00 ,
Santa Messa ore 17,00

IV DOMENICA DI QUARESIMA
14 marzo
ZONA PASTORALE DELLA VALDICHIANA
Collegiata di Santi Martino e Michele Arcangelo, Foiano della Chiana 
Liturgia Penitenziale ore 16,00
Santa Messa ore 17,00

V DOMENICA DI QUARESIMA
21 marzo
ZONA PASTORALE DEL VALDARNO
Chiesa di Santa Maria Nuova, Terranuova Bracciolini
Liturgia Penitenziale ore 16,00
Santa Messa ore 17,00

DOMENICA DELLE PALME
28 marzo
ZONA PASTORALE DEL SENESE
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, Castagnoli – Gaiole in Chianti
Liturgia Penitenziale ore 17,00
Santa Messa ore 18,00

15 febbraio 2021

Omelia dell’Arcivescovo nel giorno della Festa della Madonna del Conforto

Fratelli e Sorelle

il Signore ci dia pace

in questo giorno santo!

 

Accanto a Gesù, nel Paradiso dei Santi, è assunta in corpo e anima la Madonna, che non cessa di esercitare il ruolo di Madre verso gli uomini e le donne della Terra. Il Cristo in Croce affidò a lei questo singolarissimo compito per rendere manifesto nel tempo l’amore di Dio a ciascuno di noi.

 

  1. La Madonna è capace di confortare, perché ascolta

La Vergine di Nazareth, fin dal suo primo comparire nel Vangelo, ha dato prova della sua capacità di ascolto. Con la Parola di Dio in mano, di fronte all’Arcangelo Gabriele, che per conto dell’Altissimo le chiedeva collaborazione per soccorrere le persone ridotte in difficoltà dalla superbia del peccato, si fece pronta alla maternità di Gesù e di tutti i suoi fratelli, cioè noi cristiani che vogliamo raccogliere il Vangelo.

Durante gli anni, da Betlemme al Calvario, non si separò mai dal Figlio di Dio – grazie a lei, diventato anche Figlio dell’Uomo. Sobria, essenziale, ricevette dal Cristo la qualifica di Donna dell’ascolto: “Beati piuttosto quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica[1]. Un ascolto efficace, come quando a lei ti rivolgi e chiedi aiuto e sei certo che non si ferma alle apparenze, ma aiuta a risolvere.

Dopo la Resurrezione, alla Chiesa nascente, impaurita dalla Croce, è lei che si fa presente nel Cenacolo, ascolta e conforta ricordando la promessa che Dio non abbandona nessuno.

L’antico pittore provenzale, Guillaume de Marcillat, ha istoriato il rosone maggiore di questa Cattedrale, raccontando Maria, il giorno di Pentecoste, provvida accanto agli Apostoli e amici di Gesù.

 

  1. Il conforto diventa coraggio

Tutta la gente in Terra d’Arezzo sa bene che, in questo stesso giorno, durante un terribile terremoto che aveva provocato paure e sgomento, fame e miseria, la Madre di Dio invocata intervenne. Il mio grande predecessore Agostino Albergotti racconta questa Chiesa diocesana “ad pedes almae nostrae Virginis Mariae Consolatricis”. Questa Chiesa è profondamente legata alla Madre di Dio che, attraverso i secoli, non cessa mai di essere di conforto.

Il nostro Vescovo Niccolò Marcacci, otto giorni dopo il noto prodigio di Via Vecchia, scrive ai Vescovi del Granducato che Dio ha fatto il grande miracolo: far ritornare in chiesa gli aretini, cioè far loro riassumere presenza e responsabilità nella nostra Arezzo.

Il modo con cui la Madonna consola non sta in strepitosi atti che sovvertono l’ordine della natura.  Induce tutti noi a recuperare il rapporto con Dio, facendosi attore della nostra Terra, non più suddito e neppure muto gregge, ma popolo credente, popolo di Dio.

Tu vieni a rinnovare la tua fiducia in Dio e con ciò stesso ti svincoli dalle preoccupazioni del tempo e, recuperando la qualità di figlio, ti fai libero; ritrovi il coraggio di fare la tua parte nel mondo, nella tua vita personale, ma anche nel tuo impegno nel sociale.

So bene che pare un’utopia difficilmente realizzabile anche solo concepire Arezzo come una comunità vera, ma questa è la Festa del risveglio possibile.

Questo giorno nelle brume dell’inverno serve per fermarci: stare per pensare e ricominciare da capo. È un’operazione riconducibile alla Madonna. Avviene nel segreto delle coscienze, dove a nessuno è lecito entrare, se non alla persona stessa e a Dio.

Il conforto viene dalla qualità. Ti rendi conto di essere una persona amata da Dio, qualunque siano i tuoi meriti o i tuoi sbagli fatti finora. Il conforto di Maria, Madre della Chiesa, è d’essere disposta sempre ad accogliere, pronta a ridarti fede e coraggio.

 

  1. Il conforto di Maria è ritrovare Cristo, per rinnovare la comunità aretina

Il processo interiore del conforto, che siamo certi di riconoscere in Maria, si fonda nel diventare anche noi capaci di ascolto. Ascolto di Dio che ci parla con la sua Parola; ascolto degli altri che hanno bisogno del nostro amore, che si fa carità; ascolto di noi stessi, che è la via dell’interiorizzazione, sicuro fondamento della pietà cristiana.

La Madre di Dio assume, nella tradizione biblica, il ruolo della Ghebirà, cioè la Madre del Re vincitore che intercede per i bisogni dei poveri. È, al tempo stesso, la Madre della Chiesa che, accanto e in continuo dialogo con il Cristo, torna a ridarci fiducia, ogni volta che umilmente ci rivolgiamo a lei.

Il popolo che, di fronte ai mali che ci rattristano in questo tempo di pandemia, non ha cessato mai un solo giorno di invocare il suo aiuto. Sa di poter contare sulla Madre che ascolta, Madre che interviene, Madre mediatrice della Grazia divina.

Dalla situazione di emergenza in cui siamo, si esce certamente. Occorre tuttavia non già ricostruire ciò che è andato perduto, ma fare comunità perché tutti insieme possiamo costruire una pagina nuova della storia, quella universale ma anche quella aretina.

Il Papa ci invita a riconoscerci fratelli tutti. Nella Scrittura, chi divide è il diavolo, che accusa, rifugge dal bene comune e produce ogni contrapposizione.

Questa Chiesa Cattedrale, visibile da tutta Arezzo, è il segno dell’unità possibile. Fatta da milioni di pietre, ci ricorda che c’è posto per tutti e che il sogno diventa realtà se, con l’aiuto di Maria Madre del nostro Conforto, che è Gesù, ci impegneremo a rimuovere le asperità che dividono e a trovare quella comunicazione essenziale e provvida, che riesce a farci un unico soggetto capace di meraviglie.

 

[1] Lc 11,27-28