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2024-2025 Anno Giubilare

Lectio del Vescovo Andrea: “dall’incontro a strada di speranza”

Mercoledì 19 febbraio  2025 a Santa Margherita a Cortona, nella settimana di preparazione alla Festa del 22 febbraio

 

 

 

Tutte le lectio del Vescovo Andrea sul canale Youtube di TSD TV – la nostra Televisione diocesana

 

22 gennaio 2025 quarto appuntamento nella Parrocchia di Saione ad Arezzo

18 dicembre 2024 terzo appuntamento Casa di riposo per anziani S.Maria Maddalena in località Dreini, Gargonza, Monte San Savino

 

20 novembre 202 secondo appuntamento al Santuario del Bagno a Castiglion Fiorentino

Primo appuntamento a Rondine “Cittadella della Pace”

 

 

 

 

Comunicazioni del Vescovo il giorno della Festa della Madonna del Conforto

Al termine della Celebrazione delle ore 18.00 il Vescovo Andrea ha reso noto quanto segue:

  1. Dopo un cammino sinodale di un anno e mezzo, in vista di un più efficace annuncio del Vangelo e di presenza della Chiesa nel territorio, con il desiderio di promuovere la partecipazione di tutti, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose e laici, alla vita della Chiesa, viene ristrutturata la suddivisione del nostro territorio chiudendo la realtà delle sette zone pastorali che confluiscono in otto vicariati che sostituiscono gli attuali ventuno. Nei prossimi giorni verranno nominati anche i nuovi vicari foranei. Il cammino di revisione proseguirà ora con una rivisitazione delle unità pastorali.
  2. Si avvia anche un cammino di ripensamento della struttura della curia diocesana perché sia sempre più al servizio della diocesi, e possa essere strumento al servizio dell’annuncio del Vangelo, favorendo l’incontro con tutti. Per questo viene costituita oggi una commissione, guidata dalla Moderator Curiae suor Annalisa, che dovrà conoscere esperienze di altre diocesi, valutare la nostra situazione e arrivare ad una proposta di nuova impostazione della Curia.
  3. Dopo questi anni di servizio già avviato, anche con i primi passi che furono mossi dal vescovo Riccardo che diede vita a questa realtà, viene oggi istituita ufficialmente la Cappella musicale della Cattedrale di Arezzo, confermando gli attuali responsabili e in vista di un sempre migliore servizio della musica sacra, all’interno della liturgia, e favorendo la “actuosa participatio”.

Arezzo, 15 febbraio 2025

+ Andrea Migliavacca

 

15 febbraio 2025

Omelia del Vescovo Andrea S. Messa per la Festa della Madonna del Conforto

Lasciatemi allora lavorare un poco di fantasia… e mi vedo seduto, un poco di nascosto, nella nostra cappella della Madonna del Conforto. E’ il tempo della novena e oggi della festa, vedo passare tantissima gente, volti che ho imparato a conoscere e ad amare e anche volti che incontro per la prima volta; persone anziane, cariche di fatica e altre giovani, briose, insieme a bambini curiosi e vocianti, allegri. E ci siete anche voi, con le vostre vite, le vostre storie. Vi vedo… Mi immagino seduto lì, a guardare e ascoltare…, con il privilegio di poter sentire le preghiere di così tanti pellegrini.

Sento la preghiera di una mamma che alla Madonna chiede di proteggere i propri figli che stanno diventando grandi e le affida le sue preoccupazioni. Ascolto anche la preghiera di un giovane che miracolosamente si è salvato da un incidente e viene qui a ringraziare Maria, da lei si è sentito protetto. Ma quante preghiere! Sono commosso da quella madre che affida alla Madre Maria il figlio prematuramente e dolorosamente scomparso. Mi colpisce la preghiera di un imprenditore, mi pare di capire che sia del settore orafo, che confida a Maria le sue preoccupazioni per il lavoro che si è fatto più duro ed incerto, con il timore di non farcela a mantenere tutti i dipendenti e quindi la garanzia di sicurezza per le loro famiglie e chiede alla Madonna non un guadagno facile, ma un lavoro giusto per tutti. E poi si fa avanti un bambino, simpatico… la sua preghiera è bellissima: Mamma di Gesù ti affido i miei genitori, mamma e babbo; fa che stiano bene, che si vogliano e bene e che abbiano tempo per stare un po’ con me e per giocare insieme. Mano nella mano ci sono anche due fidanzatini, una coppia… e si vede che si vogliono bene. Passano davanti alla Madonna

Lasciatemi allora lavorare un poco di fantasia… e mi vedo seduto, un poco di nascosto, nella nostra cappella della Madonna del Conforto. E’ il tempo della novena e oggi della festa, vedo passare tantissima gente, volti che ho imparato a conoscere e ad amare e anche volti che incontro per la prima volta; persone anziane, cariche di fatica e altre giovani, briose, insieme a bambini curiosi e vocianti, allegri. E ci siete anche voi, con le vostre vite, le vostre storie. Vi vedo… Mi immagino seduto lì, a guardare e ascoltare…, con il privilegio di poter sentire le preghiere di così tanti pellegrini.

Sento la preghiera di una mamma che alla Madonna chiede di proteggere i propri figli che stanno diventando grandi e le affida le sue preoccupazioni. Ascolto anche la preghiera di un giovane che miracolosamente si è salvato da un incidente e viene qui a ringraziare Maria, da lei si è sentito protetto. Ma quante preghiere! Sono commosso da quella madre che affida alla Madre Maria il figlio prematuramente e dolorosamente scomparso. Mi colpisce la preghiera di un imprenditore, mi pare di capire che sia del settore orafo, che confida a Maria le sue preoccupazioni per il lavoro che si è fatto più duro ed incerto, con il timore di non farcela a mantenere tutti i dipendenti e quindi la garanzia di sicurezza per le loro famiglie e chiede alla Madonna non un guadagno facile, ma un lavoro giusto per tutti. E poi si fa avanti un bambino, simpatico… la sua preghiera è bellissima: Mamma di Gesù ti affido i miei genitori, mamma e babbo; fa che stiano bene, che si vogliano e bene e che abbiano tempo per stare un po’ con me e per giocare insieme. Mano nella mano ci sono anche due fidanzatini, una coppia… e si vede che si vogliono bene.”

Il Pastore della nostra Diocesi presiede, ormai per tradizione, la S.Messa Solenne delle ore 18.00.

Qui l‘Omelia

 

 

15 febbraio 2025 Festa della Madonna del Conforto

Oggi sabato 15 febbraio 2025 in Cattedrale di Arezzo S.E. Mons. Gherardo Gambelli, Arcivescovo Metropolita di Firenze, ha presieduto la Messa Pontificale delle ore 10.30.

Ecco la sua Omelia:  “Celebriamo la festa della Beata Vergine Maria del Conforto in questo anno santo del Giubileo della speranza. Il miracolo che sta all’origine di questa festa di un’immagine della Beata Vergine Maria diventata istantaneamente pulitissima e splendente senza intervento umano ci invita a credere che il più grande conforto consiste nell’accogliere la grazia di Dio e a lasciarsi trasformare da essa per diventare uomini e donne di speranza nel nostro mondo. Sant’Agostino dice che Maria è stata più grande come discepola che come madre di Gesù. Lei stessa con la sua intercessione ci ricorda la parola del suo Figlio: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre” (cf. Mt 12,48-50). Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio ben sapendo che in essa noi possiamo trovare le ragioni per sperare, continuando in qualche modo a generare Gesù nel nostro mondo, diventando madre, fratello, sorella, membra della sua famiglia. Possiamo riflettere sulle letture della Messa di oggi soffermandoci su tre immagini che ci vengono suggerite.

La prima è quella di un abbraccio. Nell’ultima parte del libro di Isaia il Signore invita il popolo di Israele a sperare presentandosi come un madre che allatta e accarezza il figlio tenendolo sulle ginocchia: “Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati”. Leggendo questo testo del profeta alla luce del Nuovo Testamento il verbo “consolare” ci fa pensare all’azione dello Spirito Santo, il Paraclito, il Consolatore che viene in aiuto alla nostra debolezza e che ci aiuta a riconoscere Dio come un padre con cuore di madre (cf. Gal 4,6).

Consolazione e conforto sono la considerazione che chiedono tanti malati, anche quelli terminali e i loro familiari. Alleviare solitudine e dolore delle persone che soffrono, migliorare l’accesso alle cure palliative e agli hospice, contrastando il senso di abbandono che conduce spesso alla disperazione è segno vero di amore e cura, di rispetto del diritto alla vita. Una legge che sancisce il diritto alla morte, quindi, non è certo un traguardo, ma una sconfitta per tutti. La priorità non può essere come si deve morire, ma proteggere la vita dall’origine sino al suo termine, e garantire a tutti fino alla fine un’esistenza dignitosa. La vita e non la morte è un bene, non si può essere convinti del contrario!”

La seconda immagine è quella di una casa che troviamo nel Vangelo. “Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé”. La vecchia traduzione della Cei diceva: “E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”. Il testo greco utilizza qui l’espressione (eis ta idia) che potremmo tradurre “nella sua intimità”, mettendo l’accento su un legame di appartenenza. La stessa parola si ritrova nel capitolo 10 di Giovanni per evidenziare la differenza fra il vero pastore che chiama le sue pecore (ta idia próbata) ciascuna per nome e le conduce fuori e il mercenario al quale le pecore non appartengono (ouk éstin ta próbata idia) che fugge quando vede venire il lupo. Il discepolo amato rappresenta ognuno di noi oggi, invitati ad accogliere Maria nelle nostre case, nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie. A lei affidiamo in particolare il nostro cammino di conversione sinodale e missionaria. Papa Francesco nella parte finale dell’esortazione Evangelii Gaudium parla di uno stile mariano dell’evangelizzazione: “Vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti. Guardando a lei scopriamo che colei che lodava Dio perché «ha rovesciato i potenti dai troni» e «ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1,52.53) è la stessa che assicura calore domestico alla nostra ricerca di giustizia” (EG 288).

L’ultima immagine è quella di un’abbondanza presente nella prima lettura: “Ecco io farò scorrere […] come un torrente in piena la gloria delle genti” e nella seconda lettura: “Come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così per mezzo di Cristo abbonda anche la nostra consolazione”. Il tema dell’abbondanza è ripreso da san Paolo in un celebre testo della Seconda Corinzi: “Tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” (2 Cor 9,6-7). Il Signore ama chi dona con gioia, ma potremmo aggiungere anche che Egli dona la gioia a chi ama.

C’era una volta un beduino che possedeva 11 cammelli. Aveva tre figli. Alla sua morte i figli aprono il testamento e trovano queste disposizioni: “Lascio la metà dei miei cammelli al primo figlio; un quarto al secondo; un sesto al terzo”. Ma 11 non è divisibile per 2, così il primo figlio chiede di avere 6 cammelli. Ovviamente gli altri non sono d’accordo. E inizia una lite furibonda. Già stanno per tirare fuori i coltelli. In quel momento passa di lì un beduino, sente le urla, si ferma, chiede spiegazioni. Sentiti i problemi decide di donare il suo cammello. Così 11+1 fa 12; 12 diviso 2 fa 6; 12 diviso 4 fa 3; 12 diviso 6 fa 2. 6+3+2 fa 11. Tutti sono soddisfatti. Il beduino si riprende il suo cammello e prosegue il viaggio. Il racconto ci insegna due cose: chi dona non ci perde e, soprattutto, ci vuole un dono perché la giustizia avvenga.

Santa Maria del Conforto aiutaci ad accogliere l’abbraccio del Padre, la consolazione dello Spirito Santo, l’intima comunione con Gesù tuo Figlio, perché possiamo così fare esperienza di quell’abbondanza di gioia promessa a tutti quanti sono pronti a rendere ragione della speranza che è in loro.”

 

Dall’emittente tv TSD il video della S.Messa  Pontificale delle ore 10.30

Nota sulla legge del suicidio assistito

In merito alla legge sul “suicidio assistito”, approvata ieri dal Consiglio regionale della Toscana, che vanta così un tristissimo primato fra le regioni italiane, i vescovi delle chiese toscane hanno già espresso, con una nota del 28 gennaio scorso, una ferma posizione critica, affermando, fra l’altro, che «La vita umana è un valore assoluto, tutelato anche dalla Costituzione: non c’è un “diritto di morire” ma il diritto di essere curati e il Sistema sanitario esiste per migliorare le condizioni della vita e non per dare la morte».
Ieri, dopo l’approvazione del progetto di legge da parte dell’assemblea regionale, è intervenuto il presidente della conferenza episcopale toscana, cardinale Paolo Augusto Lojudice, secondo il quale «sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti» (qui entrambe le note: https://www.chiesacattolica.it/card-lojudice-una-sconfitta-per-tutti-la-legge-regionale-sul-suicidio-assistito-la-nota-dei-vescovi-toscani/).

A queste voci, si aggiunge oggi il seguente intervento della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro con il suo vescovo Andrea Migliavacca e il responsabile diocesano per la pastorale della salute, insieme alla consulta diocesana di pastorale sanitaria, all’associazione Medici cattolici di Arezzo e all’opera Casa Betlemme:

«Da poche ore è stata approvata da parte della Regione Toscana la legge regionale sul suicidio assistito: un fatto che ci ha lasciato sgomenti e addolorati.
La vita è un dono che va difeso e tutelato in tutte le sue condizioni.
Siamo contrari ad alimentare una cultura dello scarto dove si stabilisce chi ha la dignità per vivere.
Lo diciamo a nome di tanti medici, infermieri, operatori sanitari, volontari, membri di associazioni e di tante persone che sono in “prima linea”, che ogni giorno si impegnano a servizio di una vita che merita di essere vissuta pienamente in tutti i suoi momenti, anche quelli più difficili e di sofferenza.
La risposta di una comunità che accoglie non può essere quella di creare la solitudine del suicidio ma di rendersi capace di farsi prossimo in maniera concreta a chi vive il dolore nel corpo e nella mente.
Dobbiamo tornare ad umanizzare la morte e al giusto accompagnamento attraverso la terapia palliativa oltre ad “ad una buona dose di amore”.
A tutti coloro che credono nel valore della vita e della centralità della persona chiediamo di non perdere coraggio: continuino, invece, ad essere testimoni di speranza con rinnovata passione ed entusiasmo.
Nessuno si deve sentire abbandonato, perché solo così e senza altri artifizi, saremo in grado di dare dignità alle persone anche nel loro percorso finale di vita».

Santa Margherita da Cortona – Patrona della Diocesi

Il 22 febbraio ricorre la memoria liturgica,  grande giorno di festa non solo per Cortona, ma per tutta la Diocesi, Santa Margherita è tra i patroni principali della nostra Chiesa di Arezzo-Cortona-Sansepolcro .

Nel Santuario, affidato ai Frati minori, è il luogo in cui riposa il suo corpo, le sue spoglie sono collocate in un’urna sopra l’altare maggiore.

Le Celebrazioni avranno inizio martedì 18 febbraio 2025 fino al giorno della Solennità. Il Vescovo Andrea presiederà il giorno 22 febbraio la S. Messa delle ore 11.00 .

Il Santuario di Santa Margherita a Cortona è una Chiesa Giubilare.

Lutto in Diocesi

Padre Giuseppe Castelli era un Missionario della Congregazione dei Padri Scalabriniani. Negli anni novanta si stabili’ a Castiglion Fiorentino, nell’Eremo di San Lorenzo alla Montanina, incardinandosi nel clero della nostra Diocesi.

In quel posto di silenzio e di preghiera è rimasto fino allo scorso aprile, quando poi per motivi di salute si trasferi’ per vivere nella sua comunita’ d’origine con gli altri Padri a Bassano del Grappa.

Sabato 7 febbraio 2025 e’ tornato alla Casa del Padre. Lunedì 10 febbraio alle 15.00 sarà celebrato il funerale nella Basilica Visitazione Maria a Bagnolo Mella (Bs) e alle ore 17.30 all’Eremo di S. Lorenzo alla Montanina in Castiglion Fiorentino sarà celebrata una Messa in sua memoria.

Giubileo delle Famiglie, dei Bambini, dei Nonni e degli Anziani

iIl 31 maggio 2025 è tempo delle Famiglie, dei Bambini, dei Nonni e degli Anziani. In occasione del Giubileo dedicato alla Famiglia l’Ufficio Pastorale Familiar e diocesano organizza per sabato 31 maggio 2025 un pellegrinaggio a Roma.
Tre i momenti importanti della giornata:
✔️Pellegrinaggio alla Porta Santa
✔️S. Messa!
✔️ Festa della Famiglia e Veglia di preghiera

Per prenotazioni compilare questo modulo entro il 26 febbraio 2025 PRENOTAZIONI

 

“Il Giubileo nelle Sacre Scritture”

Quest’anno la nostra riflessione sul Giubileo si arricchisce della tradizione ebraica. Un dialogo necessario che consiste nello scambio, nell’incontro: non si può quindi trattenere la propria ricchezza. Essa appartiene alla umanità allo stesso modo che le altre tradizioni culturali e religiose. Pensando all’ebraismo, si associa spesso la parola “radice”, così di questo “anno sabbatico” ci sono radici comuni nelle scritture ebraiche. Dunque radici che sono di tipo biblico.

Ecco il tema del nostro incontro; perché il Giubileo, prima di assumere nella chiesa valori legati alla tradizione cristiana, è un’istituzione importante che si ancora all’Antico testamento e che appare indirettamente poi anche nel Nuovo. L’istituzione più antica è quella dell’anno sabbatico, il settimo anno, istituzione che poi è stata compresa e forse vissuta in una evoluzione che registra mutamenti di fondamento e di significati in ambito ebraico. Accanto alla legislazione dell’anno sabbatico, nel Levitico cap. 25 c’è l’unica fonte riguardante rilevante sull’anno giubilare.

La promozione dell’incontro con Rav Gadi, si pone sul sentiero del dialogo Ebraico – Cristiano, di cui abbiamo celebrato lo scorso 17 gennaio la XXXVI giornata di approfondimento e sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, promossa ogni anno dalla CEI.

Proprio come dice la dichiarazione “Nostra Aetate” del Concilio Vaticano II, di cui celebriamo quest’anno il 60° anniversario: “essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo“. (n.4 )

Ci auguriamo che l’Anno Giubilare, dal titolo “Pellegrini di speranza“, alla luce dei tempi che stiamo vivendo, sia la rinnovata occasione per cristiani ed ebrei, di ritornare ai testi biblici letti insieme fraternamente secondo le proprie tradizioni.

La Festa della Madonna del Conforto

Il 15 febbraio 1796 una piccola Immagine in terracotta raffigurante la beata Vergine Maria di Provenzano (Siena), posta in un angusto locale adibito dai monaci camaldolesi a spaccio di vino per i poveri, prodigiosamente da sporca e grommata che era divenne istantaneamente pulitissima e splendente, mentre alcuni devoti popolani vi pregavano innanzi per chiedere la cessazione dei ripetuti eventi sismici che da giorni sconvolgevano la Città e il contado di Arezzo. 

Il Vescovo Niccolò Marcacci, appurata processualmente la veridicità dei fatti, fece trasportare l’Immagine in Cattedrale. La fama del prodigio si diffuse rapidamente, corroborata da successivi, evidenti e strepitosi miracoli di guarigione.

Nello medesimo anno, per volontà del Vescovo e del Granduca di Toscana, fu iniziata la monumentale Cappella (comunicante con la Cattedrale mediante l’abbattimento di una intera parete laterale di questa), capolavoro dello stile neoclassico sia nelle strutture che negli arredi, la costruzione della quale fu sostenuta con entusiasmo dalle popolazioni della Diocesi, che iniziarono a invocare la Madre di Dio sotto il titolo di “Madonna del Conforto”.

Negli anni della susseguente dominazione francese, il culto della Madonna del Conforto divenne per tutta la Toscana la bandiera delle lotte popolari per la libertà.

Nel maggio 1805 il Papa Pio VII, di ritorno a Roma dalla Francia, venerò la Madonna del Conforto, arricchendone il culto di grazie spirituali. Il beato P io IX volle donare un prezioso calice, che tutt’ora vi si conserva. Il 15 febbraio 1896 l’Immagine fu incoronata dal Capitolo vaticano.

I vescovi aretini favorirono sempre la devozione mariana espressa sotto questo titolo e immagini della Madonna del Conforto sono diffuse fin dalla prima ora in molte località della Diocesi aretina e di quelle cortonese e biturgense.

Il 15 febbraio di ogni anno e i nove giorni precedenti i fedeli accorrono numerosissimi da ogni parte della Diocesi per la preghiera, la catechesi e per accostarsi alla Confessione e alla Santa Comunione.

Scarica qui la locandina