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Messa in suffragio di Benedetto XVI

Venerdì 13 gennaio, alle ore 18, il Vescovo Andrea celebrerà in Cattedrale una Messa in suffragio del Papa Emerito Benedetto XVI.
La celebrazione sarà trasmessa in diretta da TSD sul canale 85 e potrà essere seguita anche in streaming sul sito internet www.tsdtv.it/live.

Incontro dei cori liturgici con Mons. Marco Frisina

Sabato 7 gennaio 2023, presso la Chiesa di S.Maria della Pieve in Arezzo, Mons. Marco Frisina incontrerà i cori liturgici nel programma che segue:

15:30 – 17:30 Formazione sul canto liturgico

19:00 Concerto dei cori riuniti e orchestra “La via della pace”

Benedetto XVI è tornato alla Casa del Padre

Benedetto XVI è tornato alla Casa del Padre oggi alle ore 9:34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano. Il Papa emerito aveva 95 anni. Dopo l’improvviso “aggravamento dovuto all’avanzare dell’età” nella notte tra martedì e mercoledì, Papa Francesco aveva chiesto ai fedeli “una preghiera speciale per il Papa emerito Benedetto che nel silenzio sta sostenendo la Chiesa”. Un invito subito raccolto anche dal vescovo Andrea Migliavacca, che aveva invitato “le chiese di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e di San Miniato a unirsi alla preghiera di tutta la Chiesa in Italia per il Papa emerito, accompagnandolo e sostenendolo in questo momento della sua vita”.
“Stasera – ha dichiarato il vescovo Andrea – ricorderò la sua figura di grande Pastore della Chiesa universale durante la S. Messa che celebreremo in Cattedrale alle ore 18. Il nostro Te Deum, il grande inno di ringraziamento al Signore che intoneremo alla fine della celebrazione assumerà questa sera un significato ancora più particolare: sarà uno speciale ringraziamento al Signore per il dono che ha fatto alla Chiesa e al mondo di un grande Pastore e di un grande Pontefice”. La celebrazione eucaristica potrà essere seguita in diretta in tv su Telesandomenico in tutta la Toscana sul canale 85 e in streaming sul sito internet www.tsdtv.it/live. Il Vescovo Andrea, inoltre, invita i parroci al suono delle campane a morto in tutte le parrocchie nella giornata di oggi e al ricordo nella preghiera del Papa emerito nella S. Messa di questa sera.

La Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro è particolarmente legata a Papa Benedetto XVI il quale il 13 maggio 2012 venne in visita pastorale ad Arezzo e a Sansepolcro, e celebrò la Messa al Parco “Il Prato”. “Le parole pronunciate da Benedetto XVI nella sua omelia – ricorda il Vescovo Andrea – sono per noi un prezioso lascito. Il Papa Benedetto richiamo la nostra comunità diocesana a promuovere la vita cristiana”. Il Papa durante l’omelia sottolineò: “Oggi mi accoglie un’antica Chiesa, esperta di relazioni e benemerita per l’impegno nei secoli di costruire la città dell’uomo a immagine della Città di Dio. In terra di Toscana, la comunità aretina si è infatti distinta molte volte nella storia per il senso di libertà e la capacità di dialogo tra componenti sociali diverse. Venendo per la prima volta fra di voi, il mio augurio è che la Città sappia sempre far fruttificare questa preziosa eredità. […] La Città di Arezzo riassume, nella sua storia plurimillenaria, espressioni significative di culture e di valori. Tra i tesori della vostra tradizione, c’è la fierezza di un’identità cristiana, testimoniata da tanti segni e da devozioni radicate, come quella per la Madonna del Conforto”.

Preghiera per Benedetto XVI

Il Papa: preghiamo per Benedetto XVI, è molto malato e nel silenzio sostiene la Chiesa

Al termine dell’udienza generale, Francesco ha chiesto ai fedeli una “preghiera speciale” per il suo 95enne predecessore: “Il Signore lo sostenga in questa testimonianza di amore alla Chiesa fino alla fine”. Il direttore della Sala Stampa vaticana Bruni: “Nelle ultime ore si è verificato un aggravamento dovuto all’avanzare dell’età. La situazione al momento resta sotto controllo, seguita costantemente dai medici”. Il Papa gli fa visita al Mater Ecclesiae.
In mezzo ai saluti ai fedeli italiani a fine udienza generale, distaccandosi dal testo scritto, Francesco, guardando i presenti in Aula Paolo VI, ha affidato loro una intenzione ben precisa: “Una preghiera speciale per il Papa emerito Benedetto che nel silenzio sta sostenendo la Chiesa”.

“Ricordarlo, è molto ammalato, chiedendo al Signore che lo consoli e lo sostenga in questa testimonianza di amore alla Chiesa fino alla fine”

Bruni: aggravamento dovuto all’avanzare dell’età

Poche parole, quelle di Papa Francesco – rilanciate pure sul suo account Twitter @Pontifex in 9 lingue – che lasciano intendere una situazione delicata delle condizioni di salute di Benedetto, il quale lo scorso 16 aprile ha compiuto 95 anni. Lo conferma una nota del direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, in cui si legge: “In merito alle condizioni di salute del Papa emerito, per il quale Papa Francesco ha chiesto preghiere al termine dell’udienza generale di questa mattina, posso confermare che nelle ultime ore si è verificato un aggravamento dovuto all’avanzare dell’età. La situazione al momento resta sotto controllo, seguita costantemente dai medici”. Al termine dell’udienza generale, ha aggiunto Bruni, “Papa Francesco si è recato al monastero Mater Ecclesiae per visitare Benedetto XVI. Ci uniamo a lui nella preghiera per il Papa emerito”.

Nel Mater Ecclesiae

Joseph Ratzinger, dopo pochi mesi dalla rinuncia al pontificato l’11 febbraio 2013, ha scelto di vivere nel Monastero all’interno dei Giardini Vaticani, dove risiede tuttora e dove ha celebrato il Natale. È assistito dalle Memores Domini, consacrate laiche di Comunione e Liberazione, e dal segretario personale, monsignor Georg Gänswein, che negli anni ha sempre raccontato di una vita trascorsa tra preghiera, musica, studio e lettura e riferito aggiornamenti sulla salute.

Il legame tra Francesco e Benedetto

In numerose occasioni Papa Francesco stesso ha parlato del legame con il suo predecessore, che nell’Angelus del 29 giugno 2021, settantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale di Ratzinger, ha chiamato “padre” e “fratello”. Sin dall’inizio del suo pontificato, Jorge Mario Bergoglio ha avviato la ‘tradizione’ di incontrare il Pontefice emerito, a partire dalla prima storica visita del Papa neo eletto giunto in elicottero nella residenza di Castel Gandolfo, dove Benedetto ha alloggiato alcune settimane prima di trasferirsi in Vaticano. In vista delle festività natalizie o pasquali o in occasione dei Concistori con i nuovi cardinali, Francesco non ha mai voluto far mancare il gesto di vicinanza e cortesia di recarsi – come oggi – nel Mater Ecclsiae per gli auguri e un saluto. Così ha fatto con i nuovi porporati creati nel Concistoro dello scorso 27 agosto.

Benedetto XVI – che ha sempre continuato a ricevere visitatori in questi quasi dieci anni – ha incontrato il 1° dicembre scorso i due vincitori del Premio Ratzinger, il biblista francese padre Michel Fédou, e il giurista ebreo Joseph Halevi Horowitz Weiler, accompagnati dal presidente della Fondazione Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, padre Federico Lombardi.

Il sostegno della Cei

Da più parti sono arrivati messaggi di sostegno e di augurio per il Papa emerito, dopo la richiesta di Francesco. Tra questi, anche un messaggio della Conferenza episcopale italiana (Cei), a firma del cardinale presidente Matteo Zuppi. “In questo momento di sofferenza e di prova, ci stringiamo attorno al Papa emerito”, scrive l’arcivescovo di Bologna. “Assicuriamo il ricordo nella preghiera nelle nostre Chiese, nella consapevolezza, come lui stesso ebbe a ricordarci, che ‘per quanto dure siano le prove, difficili i problemi, pesante la sofferenza, non cadremo mai fuori delle mani di Dio, quelle mani che ci hanno creato, ci sostengono e ci accompagnano nel cammino dell’esistenza, perché guidate da un amore infinito e fedele’”. “Il suo restare ‘in modo nuovo presso il Signore Crocifisso’, continuando ad ‘accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione’ – conclude Zuppi – costituisce un messaggio forte per la comunità ecclesiale e per l’intera società”.

Fonte: Vatican News

 

 

 

 

Omelia Prima Messa a Sansepolcro


Omelia Prima Messa a Sansepolcro

Concattedrale di Sansepolcro27 dicembre 2022

Evviva Sansepolcro!

L’incontro con le realtà della vita religiosa, la festa dei giovani, la parola delle autorità anche civili, la presenza dei preti e diaconi di questa terra e tutti voi che oggi partecipate a questi primi miei passi a Sansepolcro e qui alla celebrazione eucaristica racconta per me un po’ del fascino del Natale. A Natale si vive l’armonia, l’amicizia e l’accoglienza, una preghiera più semplice e partecipata, il desiderio di fare pace e vivere l’incontro e la gioia di dare agli altri i nostri doni… Voi oggi con la vostra presenza mi state regalando tutto questo. E anche in questo modo inizio a muovere i miei passi nella nostra diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.

Un caro saluto ai fratelli vescovi presenti, il vescovo Luciano di Gubbio e Città di Castello e il vescovo Renato di Belluno-Feltre. E il grazie anche al vescovo eletto di Civita Castellana, il nostro Marco Salvi.

A tutti, da subito, il mio grazie. Un po’come i pastori che se ne tornarono da Betlemme “glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto…”.

“Quello che avevano udito e visto…” racconta il vangelo del Natale.

Udire e vedere sono i verbi che emergono anche nelle letture di oggi, solennità di san Giovanni apostolo ed evangelista, patrono di Sansepolcro e liturgicamente anche il rinnovarsi della festa del Natale.

La seconda lettura, dalla prima lettera di San Giovanni, si sofferma sul tema della testimonianza e dell’annuncio. La Chiesa nasce proprio da questo annuncio. E l’autore fa riferimento a “quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono…, quello che abbiamo veduto e udito noi lo annunciamo anche a voi…”.

La pagina del profeta Isaia, presentando la sentinella che custodisce il cammino del popolo Israele, annota: “Le tue sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore in Sion”. E prosegue il profeta: “Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio”. Una profezia che ruota attorno all’esperienza del vedere.

Anche il vangelo riprende questi verbi.

È la mattina di Pasqua, un altro Natale della vita, è i due discepoli, Pietro e Giovanni, corrono al sepolcro vuoto. Giovanni arrivò per primo e “si chinò, vide i teli posati là…”. Anche Pietro, entrando, “osservò i teli posati là e il sudario…”. E infine l’altro discepolo, Giovanni, annota il vangelo, entrò e “vide e credette”. Il tutto era partito dall’udire la parola di Maria di Magdala che aveva gridato allarmata: “Hanno portato via il mio Signore dal sepolcro”.

La Parola di Dio in questo giorno natalizio che viviamo oggi nuovamente, accompagnati dal cuore di san Giovanni, ci parla di atteggiamenti quotidiani e ben definiti: vedere, udire, toccare… e quindi annunciare.

Il movimento di questi verbi, vedere, udire, attribuiti all’esperienza cristiana, che è sempre esperienza pasquale, annuncio del Cristo Risorto, anche nel mistero del Natale, del bimbo nato a Betlemme, ci consegnano un cammino di credenti e una avventura cristiana che è ben lontana da un eventuale spiritualismo e distacco dal mondo e dalla vita. L’esperienza cristiana è vedere, udire, toccare, cioè entra nella carne e nella storia della vita dell’uomo e della donna, nella nostra vita e si presenta come estremamente concreta e personale.

Il Natale che annuncia il Signore che viene, l’Emmanuele, il Dio con noi, è evento che tocca concretamente la storia e la vicenda umana, la nostra vita. Noi nel Natale siamo chiamati a vedere, udire e toccare: il Natale non è solo poesia e letizia, ma è l’accoglienza nella vita, nella nostra vita, della presenza di Dio. E allora egli viene a visitare le nostre famiglie, talvolta anche ferite, le attese della nostra vita, abita anche i nostri fallimenti e il nostro peccato e poi entra nelle nostre relazioni e nel nostro cuore… e ancora: visita il nostro mondo, i più poveri e gli emarginati, chi è nelle terre segnate dalla guerra e chi è di altre religioni… Egli viene ed entra nella concretezza della vita.

Il Natale è invito ad incontrarlo, ad ascoltare la sua parola, a vedere i suoi gesti, la sua vita, fino al dono della croce…

E allora… Nella tua vita? È venuto il Signore? Lui è nato, è natale, ma sei capace tu con la tua vita di vedere, udire, toccare questa presenza.

Oggi in questa festa ci è fatto appello a lasciarci vedere, udire e toccare dal Cristo, Gesù bambino,perché sia Lui a visitare la nostra vita.

Vedere, udire e toccare è poi soprattutto l’esperienza di Giovanni, il discepolo amato. Così egli viene indicato nel vangelo, il discepolo amato e non si tratta di un posto di predilezione, quasi fosse il migliore o colui che era il preferito, ma questa definizione indica il posto di tutti agli occhi di Gesù, al vedere, udire e toccare di Gesù. Giovanni è il discepolo amato; noi… io, te… siamo il discepolo amato. E il cammino di fede consiste proprio nella scoperta di questo: tu sei il discepolo amato.

Giovanni è colui che si è sentito davvero visto, ascoltato e toccato… cioè amato.

Allora cosa hanno visto Pietro e Giovanni? Cosa ha visto Giovanni nel suo essere testimone?

Vedere, udire e toccare… l’amore per te, come Gesù ti ama, che per te ha riservato questo posto davanti a Lui, il discepolo amato.

Ed è annuncio da portare, è l’annuncio che desidero condividere, forse gridare io con voi: tu sei il discepolo amato, così ti guarda Gesù e dunque… vedi, ascolta, tocca il suo amore per te.

La pagina di Isaia e anche le parole di san Giovanni ci ricordano che dall’incontro con il Signore, dal Natale, nasce l’annuncio, la testimonianza… “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunci” e… “quello che abbiamo udito, quello che abbiamo veduto… e che le nostre mani toccarono… noi lo annunciamo anche a voi”.

E come si può vivere l’annuncio? Si tratta solo di usare parole, di fare prediche e proclami? Non solo certamente… Vedere, udire, toccare indica lo stile della missione. Portare il vangelo richiede di portare parole, sguardi rinnovati, un modo nuovo di vedere e soprattutto di toccare il fratello, quel toccare che è la carità.

In sintesi si potrebbe dire che udire, vedere, toccare è il linguaggio dell’amore. Così si testimonia, così si ama. Cosi, amici, potete essere voi testimoni del vangelo e quindi amare.

Così diceva san Francesco: “Predicate il vangelo e se è proprio necessario usate anche le parole”.

Carissimi, proprio un mese fa iniziavo il mio ministero episcopale nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e proprio oggi muovo i miei primissimi passi proprio qui, a Sansepolcro.

Mi accompagna oggi san Giovanni apostolo ed evangelista, mi lascio prendere la mano da Lui.

San Giovanni è anzitutto apostolo, cioè amico di Gesù. Sento che mi invita ad essere amico di Gesù, in mezzo a voi, vescovo, come l’amico di Gesù. Il Signore, Gesù è lo sposo della Chiesa e noi, anche il vescovo, siamo gli amici dello sposo, di Cristo. Lui è lo sposo…

San Giovanni è evangelista, annunciatore. Egli quindi mi invita a non trattenere nel mio cuore la buona notizia, ma di mettermi in cammino e per le nostre belle vallate della diocesi portare l’annuncio più bello, quello dell’amore di Dio e raccontare a tutti: tu sei il discepolo/a amato/a.

Buon festa Sansepolcro! Buon Natale Sansepolcro…

Omelia del Giorno di Natale

Tanti sono i motivi per cui essere qui in Cattedrale oggi, ad Arezzo, Natale del Signore.

Per alcuni è profonda chiamata che viene dalla fede e che porta ad incontrare l’Emmanuele, il Dio con noi. Per altri può essere il richiamo di un clima di gioia e di famiglia che ricorda gli anni passati, anche quelli di quando eravamo bambini. Altri ancora sono venuti qui per il bisogno di incontrare la comunità e celebrare le festività natalizie. Per alcuni magari è giorno che per tradizione si vive con l’appuntamento anche in Chiesa. Per altri, magari più lontani dalle fede o con tante domande nel cuore è invito a sostare, aver pace e portare in questa celebrazione la nostra vita, anche la storia di lontananza dalla fede o dalla Chiesa.

Tanti motivi, un po’ come per i pastori furono gli angeli a chiamare a Betlemme, a vedere il bimbo che era nato.

Tanti motivi… e siamo qui, nella Cattedrale, popolo radunato e chiamato da luoghi e strade diverse e unificato dalla stessa preghiera di lode e di gioia.

Tanti motivi ci hanno portato qui… ed è Natale.

Il vangelo ci racconta quale risonanza il Natale ha avuto nei diversi personaggi del racconto, dell’evento annunciato.

C’è il cammino dei pastori. Di loro si dice che all’annuncio dell’angelo  si dissero: “Andiamo dunque fino a Betlemme…” e “Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia”. E da lì, da quell’incontro, ripartono in cammino…: “I pastori se ne tornarono…”.

Ecco, un primo dono del Natale: è il cammino. Il cammino è immagine di chi vive, di chi vive la vita con intensità, quindi con obiettivi e fatiche da affrontare, con progetti e talvolta anche cadute… Ma in cammino, cioè vivi. Il primo dono del Natale, che vediamo nel cammino dei pastori, è il dono del cammino, il dono di vivere, di avere orizzonti verso cui andare.

Ed è un cammino che rende i pastori capaci di vedere: videro Maria, Giuseppe e il bambino, Gesù. Cioè è il cammino che regala la fede, consente di vedere le tracce della presenza, dell’opera e del dono di Dio; regala di vedere l’amore di Dio nel nostro cammino.

I pastori, dopo averlo visto, “riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”. Si tratta di un secondo esito dell’incontro con il Natale. Betlemme rende quei pastori, povera e semplice gente, testimoni, narratori della misericordia e dell’amore di Dio. La loro vita diventa capace di parlare, di testimoniare; la loro vita racconta, non solo a parole, che hanno visto l’amore di Dio e il modo più vero per parlarne è viverlo, vivere l’amore. La testimonianza più vera che nasce del natale è l’amore, l’amare.

Ancora i pastori che se ne tornano a casa vanno “glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”. Il cammino dei pastori, da Betlemme, diventa un cammino di gioia, portatore di gioia che è la presenza del Signore. E la gioia diventa lode a Dio, canto della sua grandezza e della sua misericordia. Betlemme regala ai pastori il dono della gratitudine, del vivere la vita come dono. La lode non è solo la preghiera, ma è la vita vissuta secondo il progetto di Dio, quindi come dono, come servizio, come vita che rimanda all’amore di Dio.

E ci sono gli ascoltatori dei pastori. Di loro si dice che “si stupirono delle cose dette loro”. Lo stupore, la meravigli è segno di un messaggio che è finalmente arrivato al cuore, una parola di cui puoi dire che ti interessa, parla di te e alla tua vita, accompagna i tuoi passi. Lo stupore è il sentire di chi dice: è proprio per me, è venuto per me, si dona per me, cammina e starà per sempre con me.

Lo stupore è atteggiamento e sentimento che apre il cuore, a Dio, alla sua opera bella e ai fratelli e si fa spazio di fraternità e amicizia con tutti.

E poi c’è Maria. Di lei si dice che “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.

Maria è donna ed è Madre che accoglie e contempla. Maria vive l’intensità della comunione con Dio, con il Padre, con il suo amore e si scopre al centro della storia della salvezza, del progetto di salvezza di Dio. Il silenzio di Maria è pienezza di umanità che è madre e apertura all’opera divina in Gesù, suo Figlio, per cui cantare ancora il Magnificat, l’anima mia magnifica il Signore.

Maria custodisce nel suo cuore anche tutte le sofferenze del tempo e del mondo di oggi: la violenza della guerra, la fatica di tante famiglia ad andare avanti, anche economicamente, le ferite alla bellezza e alla armonia dell’ambiente, i muri alzati che impediscono storie di vera fraternità ed accoglienza… Maria custodisce tutto nel cuore… e lo porta al suo Gesù, nel cuore dell’amore di Dio.

Andiamo a Betlemme e anche noi vivremo queste risonanze nella nostra vita: il cammino che è vivere davvero, la testimonianza che la nostra vita possa essere accompagnata dalla gioia, la gratitudine di chi vive la vita come dono, lo stupore di chi scopre che il dono di Gesù, il Dio con noi è proprio per noi, per te, il silenzio che come Maria custodisce la vita nostra e degli altri nel cuore e la porta a Gesù.

Così ripartiamo da Betlemme e siamo gente nuova, rinnovata perché amata e ce ne siamo accorti.

Così scriveva Aelredo di Rievalux: “Si, Dio è con noi! Finora egli era ‘Dio al di sopra di noi’, ‘Dio di fronte a noi’, ma oggi egli è l’Emmanuele. Oggi è Dio con noi nella nostra natura, con noi nella sua grazia; con noi nella nostra debolezza, con noi nella sua bontà; con noi nella nostra miseria, con noi nella sua misericordia; con noi per amore, con noi per legami di parentela, con noi per tenerezza, con noi per compassione”.


E Natale, carissimi.

Buon natale…

Omelia della Messa di Mezzanotte

“Un angelo del Signore si presentò a loro (i pastori) e la gloria del Signore li avvolse di luce” e poi “L’angelo disse loro: Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia … è nato per voi un Salvatore”.

I momenti importanti della vita di Gesù sono accompagnati sempre dagli angeli, dalla annunciazione a Maria al suo parlare nel sonno a Giuseppe e poi a Betlemme nella nascita di Gesù bambino, per tornare poi il giorno della tentazione… fino al grande evento pasquale, nel giorno della risurrezione, quando l’angelo chiederà: “Chi cercate? Non è qui, è risorto”.

L’angelo accompagna la vita di Gesù, anche la sua nascita, anche il Natale e conduce gli altri ad incontrarlo, ad accoglierlo, a seguirlo.

Nel vangelo proclamato questa notte l’angelo inviata, chiama, indirizza i pastori verso Betlemme e si racconterà che i pastori “andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino”.

Anche noi accogliamo nuovamente, in questa notte, l’annuncio dell’angelo: vi annuncio una grande gioia, è nato per voi un Salvatore. E si va a Betlemme… a vedere quel bambino che è nato.

Ho pensato a chi, come l’angelo, mi ha chiamato per andare a Betlemme, portandomi un annuncio di gioia e di pace.

Ci sono i tanti volti che ho incontrato in queste ultime settimane, volti di amici di un tempo, quelli della diocesi di San Miniato e i tanti volti nuovi, sorridenti, cordiali e di amicizia che mi hanno accolto nella nostra diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.

Negli sguardi e nei gesti, nella parole dette e anche in quelle non pronunciate, nel sorriso e anche in qualche lacrima è sentito l’annuncio che chiama… Andiamo a Betlemme a vedere quel bimbo che è nato.

Ma la voce dell’angelo si fa risuona anche nei luoghi e nelle situazioni dove si attende un annuncio di gioia e di pace.

Mi pare di udire la voce dell’angelo che annuncia la grande notizia sul nostro Pianeta, così tanto violato e ferito nella bellezza dell’ambiente e nella armonia del creato. Risuona questa voce ogni volta che ci dimentichiamo di chi ci ha dato tutto questo, il Creatore. E l’angelo ci riporta a Betlemme.

Sento anche l’eco di quella voce angelica nelle terre martoriate dalla guerra e dalla violenza: l’Ucraina, tanti Paesi in Africa, la Siria, l’Iran, la stessa Terra santa, e poi anche in America latina. E sorprendentemente la voce dell’angelo è più forte del rumore delle armi e ci dice: continuate a pregare, a sperare… e cominciate voi a costruire la pace.

Ma la voce dell’angelo arriva fin nelle nostre famiglie. Ci sono tante preoccupazioni, a volte la vita fa fatica a farsi strada in mezzo alle difficoltà. C’è chi è nella sofferenza per la malattia o il lutto, chi fatica ad arrivare a fine mese con il poco che ha e le tante difficoltà economiche, chi vive la ferita di una separazione e di incapacità ad intendersi, chi attende o chi accoglie una nuova vita. Sono le nostre famiglie, siamo noi… E l’angelo entra a casa, magari in punta di piedi, sussurra o grida di gioia che è Natale, e c’è speranza per tutti, buona notizia per tutti. Lo stupore ci prende in casa, come per quei bimbi a cui luccicano gli occhi nel vedere, con sorpresa, i regali che sono stati loro donati.

E poi la voce dell’angelo si diffonde, raggiunge le nostre comunità, le parrocchie, tutti i nostri preti a cui va il mio e vostro augurio di natale e poi nelle valli e sui monti, in ogni angolo della nostra diocesi… e porta la benedizione del bimbo che è nato.

Carissimo angelo del Natale… quanti luoghi devi visitare per portare l’annuncio di gioia, Gesù bambino in mezzo a noi. Mi raccomando, non dimenticarti di noi, di casa nostra e casa mia, della nostra parrocchia e della nostra diocesi, di tutti noi e di me vescovo.

Porta anche a noi, fin nel nostro cuore, il tuo annuncio di speranza e di gioia…: “è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore… troverete un bambino avvolto in fasce…” Gesù.

Facci udire questo annuncio di gioia e di pace, tocca il nostro cuore e per tutti noi il Natale che viviamo, con la voce dell’angelo, ci annunci: “Amico, c’è vita per te, c’è vita per voi…”.

Buon natale.

L’augurio del vescovo Andrea Migliavacca

L’augurio del vescovo Andrea Migliavacca per il Natale

Gli orari delle celebrazioni da lui presiedute nel tempo di Natale

Il vescovo Andrea Migliavacca ha incontrato oggi gli operatori della stampa per condividere gli auguri natalizi. Il 24 dicembre il presule celebrerà la Messa della Natività alle 24 nella Cattedrale di Arezzo (in diretta sull’emittente comunitaria della diocesi Tsd visibile in tutta la Toscana nel canale 85 e in streaming all’indirizzo www.tsdtv.it/live), mentre il giorno seguente presiederà la Messa pontificale del giorno di Natale nella Cattedrale aretina alle 10.30. Anche in questo caso la Messa verrà trasmessa in diretta da Tsd. Il 26 dicembre, giorno nel quale la Chiesa celebra la festa di santo Stefano, il vescovo Andrea sarà a Pieve Santo Stefano, dove alle 11 celebrerà la Messa e conferirà il sacramento della Cresima. Alle 16 sarà nella frazione di Oliveto, nel Comune di Civitella in Val di Chiana, per visitare il presepe vivente che ha luogo nel paese.

“Immaginando il presepio – ha detto il vescovo Andrea Migliavacca – prendo qualche spunto per dire che Natale sto vivendo. Il primo pensiero che voglio condividere con voi è l’immagine dei pastori e dei Magi che fanno un percorso, chi più lungo, chi più breve, nell’andare verso Betlemme per incontrare il Salvatore. Ed è quello che sto cercando di fare in questo inizio del mio ministero nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, incontrando i ragazzi delle scuole, gli anziani, i carcerati, il mondo dell’ospedale, in un cammino che mi porta a incontrare e conoscere tante realtà nuove che diventano di famiglia. Camminare per conoscere è quindi la prima immagine che vorrei condividere. Gesù che è nato è l’annuncio del Natale e dell’incarnazione di Dio che finalmente realizza le sue promesse e mi ricorda la motivazione del perché sono vescovo in mezzo a voi. Ho incontrato una bellissima terra, gente simpatica e la ragione profonda di portare un annuncio, quello del Dio con noi che è quel bambino del presepe, il Salvatore. È un annuncio da portare con lo stile scelto da Gesù, quello di stare in mezzo alla gente. Sono qui – ha aggiunto mons. Migliavacca – per annunciare una notizia bella e lo posso fare stando tra la gente. Il Natale e il presepio non sono dei racconti solo belli e perfetti. Per esempio la famiglia di Gesù non è stata accolta a Betlemme, era nella povertà e in questa imperfezione c’è il mondo. Natale non è una festa romantica, ma porta in sé i problemi del mondo. Porta con sé l’esigenza di richiamare l’urgenza della pace, i problemi economici e le difficoltà del lavoro, un ambiente non sempre trattato bene. Anche questo fa parte di questo Natale che porta con sé le imperfezioni, ma viste con gli occhi di quel bambino che ci porta a dire ‘Buon Natale’. Una buona notizia che voglio portare a tutti, credenti e non credenti, bambini e anziani, persone istruiti e chi non lo è: a tutti voglio dire ‘buon Natale’!”.

Il 31 dicembre, mons. Andrea Migliavacca celebra alle 18 in Cattedrale una Messa con il Te Deum di ringraziamento al termine dell’anno civile (in diretta su Tsd). Il 1° gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, la Messa verrà celebrata alle 18 in Cattedrale (in diretta su Tsd). Il 6 gennaio, solennità dell’Epifania del Signore sarà nella Concattedrale di Santa Maria Assunta in Cortona, dove alle 11 celebrerà la Messa solenne.

Confartigianato e Coldiretti consegnano al Vescovo Andrea la statuina del presepe 2022

NATALE: CONSEGNATA DA CONFARTIGIATO E COLDIRETTI AL VESCOVO DI AREZZO LA STATUINA DEL PRESEPE 2022, LA FLOROVIVAISTA

Il personaggio del presepe 2022 è la florovivaista, la cui statuina è stata consegnata questa mattina al nuovo Vescovo di Arezzo S.E. Andrea Migliavacca dal Presidente di Confartigianto Imprese Maurizio Baldi, dal Direttore di Coldiretti Arezzo Raffaello Betti e dal Consigliere Ecclesiastico di Coldiretti Arezzo Don Roberto Mugnai presso la Diocesi aretina, primo incontro per le due associazioni con il Vescovo.

La florovivaista 2022 raffigura l’impegno per uno sviluppo economico sostenibile e rispettoso dell’ambiente, in particolare per uno dei settori che in questi anni prima con la pandemia poi con la guerra in Ucraina ha subito ingenti perdite.

Prosegue dopo i primi due anni l’iniziativa promossa in tutta Italia da Fondazione Symbola, Confartigianato e Coldiretti con l’obiettivo di aggiungere al presepe figure che ci parlino del presente ma anche del futuro.

Dopo la statuina consegnata nel 2020 l’infermiera, volta a ricordare il grande lavoro fatto dalla sanità nel primo anno della pandemia, a seguire nel 2021 è stato il tempo della figura dell’imprenditore che grazie alla tecnologia affronta e supera le difficoltà.

 “Il presepio è una tradizione familiare che nel corso dei secoli è divenuta arte ricca di artigianato che unisce l’Italia dei mille campanili – ha detto il Presidente Baldi – le statuine del presepe ricche di ricordi per ogni famiglia sono spesso il frutto del lavoro minuzioso dell’artigiano, realizzate con tecniche diverse infatti raccolgono esperienze e tradizioni che rendono l’Italia riconoscibile per la qualità delle sue produzioni. Quest’anno si unisce il mondo dell’artigianato al florovivaismo volendo rappresentare a livello economico, tutta la piccola impresa, l’artigiano che offre prodotti e servizi belli, ben fatti, durevoli, a basso impatto ambientale, unici e distintivi, che sono anche baluardo della sostenibilità economica sociale”.

L’iniziativa di Fondazione Symbola, Confartigianato e Coldiretti è volta a diffondere la straordinaria attualità e forza del presepe, tradizione molto sentita nel nostro territorio che, oltre ad essere la rappresentazione della nascita di Gesù, è uno strumento di straordinaria attualità per raccontare attraverso i suoi personaggi la multiforme dimensione del Creato, che parte proprio dalla terra, e la realtà di tutti i giorni.

“Quest’anno è stata scelta la florovivaista come figura simbolo delle imprese impegnate nella cura e manutenzione del nostro patrimonio verde e della biodiversità, un’idea inedita per parlare di un’agricoltura plurale e differenziata, che produce cibo e insieme beni immateriali indispensabili per la qualità della vita – ha spiegato il Direttore di Coldiretti Arezzo Raffaello Betti –  il comparto florovivaistico che in provincia coinvolge centinaia di aziende, si impegna a garantire bellezza e a migliorare la qualità della vita di ciascuno di noi quotidianamente con il contrasto al cambiamento climatico, all’inquinamento dell’aria e al dissesto del territorio. Il florovivaismo – conclude il Direttore Betti – è espressione di un’agricoltura capace di generare esternalità positive per il bene della comunità e dell’ambiente, nonostante l’aumento esponenziale dei costi energetici nei campi e nelle serre. Un lavoro prezioso che trova riconoscimento nelle scelte di acquisto anche nel periodo delle festività dove vediamo moltissime case colorate e profumate da piante e fiori tipici del Natale”.

La consegna ha visto per le due associazioni aretine, il primo incontro con il nuovo Vescovo S.E. Andrea Migliavacca che ha dichiarato “Quella di oggi è una prima occasione di incontro ufficiale con Coldiretti e Confartigianato che rappresentano realtà vive e importanti del nostro territorio che mettono insieme la capacità di creare valore e lavoro, senza dimenticare i valori. Vorrei che questo saluto arrivasse anche a tutti coloro che fanno parte delle vostre realtà. Un saluto che diventa anche un augurio natalizio e l’auspicio di una buona produzione. Quella di oggi è una bella iniziativa strettamente legata all’attualità. Riuscite infatti a cogliere l’emergenza o il rilievo del momento, così come avete fatto a suo tempo con quella dell’infermiera, mentre era in corso la fase più acuta della pandemia. Quello del florovivaismo è un settore delicato che potrebbe apparire secondario, ma che ha una forte attenzione al rispetto della terra e della natura, che è una grande ricchezza che ci è stata affidata per essere custodita. I momenti solenni sono sempre accompagnati dai fiori, anche nella liturgia. Non sono solo ornamento, ma segno di vitalità della natura. È molto simpatico che si voglia presentare un’istanza dell’oggi con una statuina del presepio conferendogli un rilievo particolarmente simbolico. Il presepio richiama infatti all’attualità del Natale, al venire del Signore che si incarna nell’ oggi. Il pensare una statuina, che è frutto di un lavoro artigianale di qualità, è sentirlo qualcosa di vivo, entrarci come attori, è come portare dentro la vita della Chiesa e di tutti noi la vita di oggi. Questa attenzione aiuta il Natale a essere realtà viva e attuale, un annuncio di novità, pace e salvezza, che tocca tutti noi. È un modo bello per rendere vivo e vero il presepio e il Natale che stiamo per celebrare”.

 

Ufficio Stampa Coldiretti Arezzo