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Omelia per la Passione del Signore

Cattedrale di Arezzo, celebrazione della Passione del Signore, venerdì santo 7 aprile 2023.
Omelia del vescovo Andrea Migliavacca.

Celebriamo, carissimi, la passione e la morte di nostro Signore Gesù Cristo per noi.
Abbiamo ascoltato l’intenso racconto della sua passione, secondo la versione di Giovanni, ed eleveremo tra poco la nostra grande preghiera, a nome di tutta la Chiesa, di tutto il mondo, e poi adoreremo la croce, prima di accogliere il dono di Gesù nel segno dell’Eucaristia.
Il racconto della passione che abbiamo ascoltato è un invito a prendere il nostro posto.
La passione ci racconta, anzitutto, il posto di Gesù: è il posto di colui che è preso, che è
giudicato, che è condannato; è colui che porta la croce, è colui che viene inchiodato sulla croce; sulla croce muore e viene deposto in un sepolcro.
E, da questo posto, che è quello di Gesù, di colui che muore in croce, si scopre chi siamo noi.
Dal posto di Gesù, dalla croce, si scopre che noi siamo gli amati, coloro per i quali Gesù dà la vita, la offre; coloro che sono da lui salvati, dal suo amore.
Dal posto di Gesù, per lui, noi siamo gli amati, coloro che vengono salvati.
Ma siamo anche invitati a prendere il nostro posto.
Abbiamo sentito come, nel racconto della passione, ci sono molti personaggi: gli amici che camminano con Gesù, Pilato che lo deve giudicare, i giudei che gridano, chi accompagna e sostiene Gesù a portare la croce; e poi sotto la croce c’è Maria sua Madre, le donne, Giovanni il discepolo
amato, il centurione; e poi quelli che prendono il corpo di Gesù, deposto dalla croce.
Tanti posti accanto a Gesù, nel suo cammino di croce: quasi a dire che, in questo racconto
del Vangelo, in questo racconto della passione, c’è anche il nostro posto. Possiamo sceglierlo noi.
Possiamo prendere il posto di chi guarda e giudica Gesù, perché è deluso da lui.
Possiamo prendere il posto di chi lo segue, piangendo addolorati, come le donne.
Possiamo prendere il posto di chi, da amico, diventa traditore, come Giuda e Pietro.
Possiamo prendere il posto di chi ha scoperto di essere amato dal Signore e sta come
Giovanni, sotto la croce.
E possiamo essere coloro che accolgono quel dono di vita, prendendo Gesù dalla croce e
portandolo nel sepolcro.
Che posto vogliamo prendere?
Siamo gli amici, coloro che si fidano? Siamo coloro che sono stati delusi da Gesù? Magari, gli abbiamo fatto tante preghiere e ci sembra di non essere stati ascoltati… Vogliamo oggi giudicarlo o riconoscere il suo amore? Desideriamo con il nostro cuore di essere salvati da lui? Sappiamo riconoscerlo, come il centurione, verso quella croce, dicendo “costui è davvero il Figlio di Dio”?
Ecco: oggi il racconto della passione ci invita a prendere il nostro posto, quello che scegliamo
noi; e dal posto che scegliamo, scopriremo chi è per noi davvero Gesù, qual è la relazione che
abbiamo con lui e come ci lasciamo accompagnare da lui nella nostra vita.
Ma qualunque posto ci accadrà di prendere nel cammino della passione, per tutti, da quella croce, c’è una promessa: puoi essere nel posto dell’amato e dell’amata!
Sia questo il dono di questo triduo pasquale e di questa Pasqua: scoprirci nel posto di coloro
che si sono amati da lui che dona la vita.

Omelia della S. Messa in Coena Domini

S. Messa in Coena Domini

Cattedrale di Arezzo – 6 aprile 2023

 

Viviamo questa intensa celebrazione in Coena Domini, memoria della Nuova Alleanza con Dio, del dono del sacerdozio ministeriale e della permanente presenza del Risorto nell’Eucaristia che ci viene raccontata nella scena dell’ultima cena nella lettera di Paolo ai Corinzi e nella scena della lavanda dei piedi nel vangelo di Giovanni. Sacerdozio, Eucaristia, Alleanza, Servizio… sono le coordinate di questa celebrazione e del momento che viviamo da contemporanei al dono di vita di Gesù, contemporanei attorno a quella tavola del pane e del vino donati e della lavanda dei piedi.

La Parola di Dio pone attenzione nelle letture proclamate al vestito, a quali abiti devono essere indossati per vivere un momento così solenne.

La prima lettura che racconta la prima Pasqua ebraica, quella della notte di liberazione dall’Egitto, racconta che il pasto che gli israeliti devono prendere, prima del passare del Liberatore, deve essere assunto con questo vestimento: “con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano”.

Nell’ultima cena, ci racconta Paolo nella seconda lettura, Gesù dona, nel pane e nel vino, il suo corpo e il suo sangue, racchiudendo nel corpo e nel sangue tutta la persona di Gesù. Non c’è vestito che si frapponga al corpo donato e al sangue versato.

E nel vangelo, nel racconto della lavanda dei piedi, si racconta che Gesù “depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita” e quando ebbe finito Gesù “riprese le sue vesti”.

Possiamo notare che il vestire richiamato dalle letture ha alcune caratteristiche comuni nei diversi testi citati.

C’è anzitutto uno “spogliarsi” degli abiti soliti: gli israeliti devono cingere ai fianchi il vestito, impedendo che esso possa ostacolare la corsa verso la libertà e nel vangelo si racconta che Gesù depose le vesti, così come nell’ultima cena è un corpo spogliato che si dona.

Un secondo elemento che possiamo notare è l’essenzialità del vestire, sia per gli Israeliti sia nell’immagine di Gesù senza la propria veste, ma solo con l’asciugamano ai fianchi.

Un ultimo aspetto che rileviamo è che la scelta originale di questi abiti è finalizzata ad un obiettivo, a vivere qualcosa, cioè la liberazione per Israele e la lavanda dei piedi per Gesù, quindi un dono, un servizio.

Così potremmo dire sul vestire che ci viene raccontato: esso è caratterizzato dal liberarsi del solito vestire, da una essenzialità che consente l’attenzione e il dono verso l’altro, da un progetto e un obiettivo da realizzare e raggiungere.

La vera interpretazione di questo vestire è il gesto della lavanda dei piedi e la spiegazione che ne dà Giovanni: “Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine”. L’amore è il significato e il dono della vita di Gesù e del gesto della lavanda dei piedi. Di amore dunque parla anche il particolare vestire che abbiamo richiamato.

La Pasqua del Signore ci dono un nuovo vestito per la vita.

Si tratterà di liberarsi dei soliti nostri vestiti, cioè le nostre abitudini e sicurezze, ciò che riteniamo ricchezza e nostra proprietà, tanti attaccamenti, legami della vita che non sono solo quelli materiali, ma anche quelli emotivi e interiori e imparare a fidarsi. Si tratta di lasciarsi vestire da chi ci dona l’amore come nuovo abito. Spogliarsi dei propri panni dunque può significare l’avventura di chi impara a lasciarsi voler bene, lasciarsi amare da Dio, potendo così abbandonarsi in Lui, alla sua opera, al suo amore, con piena fiducia.

Anche Gesù si libera delle sue vesti e tiene solo un asciugamano, e dell’acqua in un catino… sono gli strumenti per amare. Ci viene indicato e regalato il vestito dell’amore, le qualità dell’amare e del dono della vita, del servizio. E ci viene richiamato che si ama solo se si custodisce una vita semplice e nella essenzialità. Si tratta di mettersi il grembiule che è l’immagine dell’amore nel quotidiano, nella semplicità, nella bellezza dei rapporti.

Siamo invitati infine a mettere il vestito di uomini e donne libere, che sanno aprire orizzonti di vita, accoglienza, esperienze di carità e di fratellanza. Il vestito nuovo di cui si parla è novità di vita… ed è già la vita del risorto in mezzo a noi, per noi, in noi. E’ la vita accolta in dono.

Gesù, dopo la lavanda, riprese le sue vesti… Gliele toglieranno di nuovo per flagellarlo e poi metterlo in croce, cioè spoglio di tutto, per donare se stesso per tutti noi, spogliato delle sue vesti per donare solo amore con la sua vita.

“Rivestitevi del Signore Gesù Cristo” scrive Paolo nella lettera ai Romani (13,14).

Oggi il Signore che chiede di lavare i piedi anche a noi, proprio a noi, forse sorpresi e titubanti come lo è stato Pietro e che ci regala la sua presenza nel pane donato e nel sangue versato, nell’Eucaristia, si offre a noi come il nuovo abito per vivere, la nostra vita… Ed è il dono per amore.

Se prendiamo questo nuovo abito anche di noi si potrà dire: “avendo amato i suoi che erano nel mondo, noi, ci amò fino alla fine”.

L’amore di Gesù per noi, il dono della sua vita e l’amarci tra di noi, soprattutto i più piccoli e i più poveri, i più soli e i più sofferenti sono il nuovo abito che ci viene regalato oggi per vivere già da Risorti. Ecco, … con l’abito dei risorti, di chi è nella vita vera.

Omelia per la Messa Crismale

S. Messa Crismale, Cattedrale di Arezzo – 6 aprile 2023

Inizieremo questa sera, con la Messa in Coena Domini il triduo pasquale nel quale vivremo il mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù, nostro Signore. Celebriamo la Pasqua che è sempre un rinnovato annuncio di vita, di pace, di speranza.

La celebrazione della Messa Crismale che stiamo vivendo è come una sorta di portale santo che ci introduce nel triduo unico di tutto l’anno liturgico.

E’ un portale che ha come colonne la Parola di Dio e la parola di noi sacerdoti che rinnoveremo le promesse del giorno della ordinazione, cioè l’obbedienza e il senso profondo del nostro servizio di preti nella comunità, per la gente.

Attorno a questo portale che stiamo celebrando si sente il profumo degli olii santi (per i catecumeni, per i malati, per i cresimandi e coloro che saranno ordinati sacerdoti) che verranno benedetti perché, accolti solennemente questa sera nelle nostre comunità, possano essere il segno della grazia dei sacramenti, presenza del Risorto in mezzo a noi.

E questo portale ci introduce nel nostro essere comunità, famiglia, Chiesa, radunati qui i sacerdoti e i diaconi con il vescovo e una parte del popolo di Dio, cioè la Chiesa che celebra e annuncia il suo Signore, il vivente.

Vivo con voi, con tutta la chiesa diocesana per la prima volta, come vostro vescovo, questa Pasqua e oggi questa Messa crismale. Saluto tutti voi sacerdoti e diaconi che siete qui, saluto i vescovi presenti e tutta l’assemblea e auguro che possiate vivere con intensità e fede questo triduo pasquale.

Non nascondo la commozione di essere con voi in questa occasione e sentirmi, indegnamente, pastore di questa comunità. Con voi e per voi rendo lode al Signore, affidando me e tutti voi alla sua misericordia.

Festeggiamo anche gli anniversari…

E ricordiamo i sacerdoti defunti in questo anno…

Sto vivendo in queste prime settimane del mio ministero episcopale nella diocesi aretina-cortonese-biturgense tanti incontri. Vedo volti che pian piano imparo a conoscere e ad amare.

In particolare penso ai volti di voi sacerdoti. Non vi conoscevo, fino allo scorso novembre e da allora ho cominciato a vivere l’avventura della scoperta dei volti, i vostri. Ci sono stati incontri personali, altri nelle celebrazioni liturgiche, tra cui ricordo il mio ingresso il 27 novembre e la Madonna del Conforto, altri ancora più approfonditi nelle zone pastorali che completeremo dopo la Pasqua.

Sto imparando a conoscere e riconoscere i volti e insieme i luoghi dove voi vivete il vostro ministero.

E’ una avventura importante quella di scoprire i volti, riconoscere i volti.

“Tornino i volti” è anche un bel libro di Italo Mancini. Si tratta di riconoscere i volti, di far tornare i volti, la bellezza dei volti nella nostra vita e nelle dinamiche della Chiesa, della diocesi.

Il vostro viso carissimi sacerdoti è un riassunto della vostra vita. Nel viso è racchiusa la storia di tutti voi, chi vi ha dato la vita, le preoccupazioni che lasciano il segno e le tracce delle gioie che avete vissuto; nel volto si specchiano anche i tratti dei tanti affetti e legami belli di famiglia, di amicizia, di accoglienza, di prossimità. Il volto è riassunto di una vita… ed è il modo con cui incontriamo gli altri, e comunichiamo cosa abbiamo nel cuore.

Sto imparando a conoscere i vostri volti, cari amici preti. Si tratta per me di riconoscervi anzitutto, di scoprire anche i luoghi e le comunità che voi servite, ma soprattutto si tratta di accogliere la vostra storia di vita, quello che avete nel cuore, il vostro cammino, gioie e paure, ansie e speranze. Conoscere il volto, incrociare gli sguardi, riconoscere… e poi accogliere, ascoltare, accompagnare, condividere e… amare. E’ questo il cammino che chiedo oggi come dono del Signore per me. Gli chiedo di regalarmi il vostro sguardo, il vostro volto e di poter vivere l’intensità dello sguardo di Gesù che a quell’uomo che voleva seguirlo disse: Fissatolo, lo amò.

Anche voi, cari amici preti, avete imparato a conoscere e scoprire il mio volto. Anch’esso racchiude una storia, affetti, speranze, magari fatiche, consolazioni… certo ho potuto sperimentare, e vi ringrazio, la vostra accoglienza nell’incontrare il mio volto, la mia vita in mezzo a voi.

L’avventura della scoperta dei volti potrebbe riassumere anche il cammino di Chiesa e in particolare il cammino sinodale a cui siamo chiamati. Vedo e cerco i volti dei ragazzi che hanno ricevuto o riceveranno la cresima, quelli delle famiglie che sto conoscendo, quelli di tanti giovani, tanti, incontrati anche nelle scuole curiosi di vivere nuovi incontri e poi i volti degli ammalati, di chi è in ospedale, dei carcerati (che ho incontrato ieri e che saluto). Cercare e accogliere i volti e la vita della Chiesa ed è camminare insieme, con stile sinodale, per accogliere e annunciare la bellezza del vangelo e la notizia sorprendente che il Signore è risorto, è vivo, è in mezzo a noi e ha vinto la morte.

Guardandovi, cari fedeli, posso dire: che Dio vi benedica, che sorrida a ciascuno di voi e sia dono di amore.

La pagina di vangelo che è stata proclamata lascia intravvedere anche per Gesù l’avventura di questo incrociare sguardi e cercare volti.

Potremmo dire così: Gesù cerca il volto dei poveri a cui portare il lieto annuncio, quello dei prigionieri a cui annunciare la liberazione, quello dei ciechi a cui dare la vista, quello degli oppressi per rimetterli in libertà e altre pagine del vangelo ci raccontano che Gesù cerca il volto dei malati, dei peccatori, dei suoi nemici, e anche quello degli apostoli, degli amici, delle donne e di Maria, sua Madre.

Oggi e in questa Pasqua Gesù cerca anche il nostro volto… Lasciamoci guardare da lui così come siamo. Lasciamoci guardare e amare da Gesù col volto di oggi: lieto, riconoscente, oppure deluso, affaticato e stanco, confermato nella fede o abitato da tante domande e dubbi, un volto con le rughe di qualche dolore e sofferenza oppure capace di custodire ancora la delicatezza della giovinezza, di un cuore che rimane libero.

Che volto hai oggi caro amico prete? E tu ragazzo che ti prepari a ricevere la cresima? E te, nonna, genitore, amico… che volto hai? Cosa abita il tuo viso, la tua vita oggi? E… lasciati cercare, guardare e amare da Gesù. Egli cerca il tuo volto oggi, proprio quello lì che hai e che tutti vediamo in chiesa… e Lui, guardandoti, ti ama, ti accoglie, ti risolleva, ti conforta, ti benedice, ti dà vita nuova e speranza.

Celebrare la Pasqua per tutti noi sarà vero solo se gli occhi di Gesù vedranno e potranno entrar dentro le forme del nostro viso.

Ma c’è ancora un passo da fare. C’è una chiamata, un invito… Ed è quello di cercare anche noi il volto di Gesù. Il vangelo dice: “Gli occhi di tutti erano fissi su di Lui”. E il salmo 26 così recita: Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto.

Dobbiamo cercare il volto di Gesù, fissare gli occhi su di Lui.

Il vangelo proclamato, come anche la profezia di Isaia, ci danno chiari indizi per trovare il volto di Cristo: poveri, prigionieri, ciechi, oppressi… malati, peccatori, abbandonati ed esclusi, migranti, coloro che sono nella guerra… In loro vediamo il volto di Cristo, e solo facendoci carico della loro vita di miseria e di povertà, di esclusione e di sofferenza possiamo accogliere il volto del Signore, il Maestro.

Cercare il volto del Signore vorrà dire anche essere attenti al volto del nostro confratello, comprendere cosa vive, quali sofferenze può avere, quali domande, e quindi quale ascolto e vicinanza ci possiamo reciprocamente regalare. Così cercheremo davvero il volto di Cristo e potremo fissare lo sguardo su di Lui. E vivere in questo modo, autenticamente, la sequela.

Gesù, col suo volto e la sua vita darà profumo alla nostra vita sacerdotale e al nostro ministero, come il crisma, olio profumato col nardo e il bergamotto, può riempire una sala intera col suo profumo, può riempire una vita intera.

Cerchiamo cari amici il volto degli altri…, cerchiamo il volto di Cristo e lasciamoci guardare da Lui e forse ci capiterà, come vi auguro, di sentire che vi viene regalata una carezza. Sia il dono di questa Pasqua per tutti noi.

Pasqua, gli auguri del vescovo Andrea Migliavacca

La Pasqua è memoria di buone notizie attese.

La Pasqua ebraica faceva memoria della notizia, attesa dal popolo eletto, della liberazione della schiavitù d’Egitto, e celebrazione poi del dono della Terra promessa.

E ancora, il popolo Israele, in esilio, viveva l’attesa della buona notizia del ritorno a casa, nella propria terra, per tornare a celebrare la Pasqua nel Tempio, a Gerusalemme, di nuovo liberi.

Nuovamente gli amici di Gesù, i suoi apostoli, ma soprattutto le donne, attendevano la buona notizia della novità di Dio, affranti per la morte dell’amico, Gesù, sulla croce. E fu così che il mattino del primo giorno della settimana, alle prime luci dell’alba, le donne, andando al sepolcro, lo trovano vuoto e per prime portarono il sorprendente annuncio, la buona notizia che il Signore era vivo.

Da allora ogni Pasqua che celebriamo fa risuonare per tutti noi una buona notizia attesa.

Sempre è la bella notizia del sepolcro vuoto: il Signore è risorto, il Signore è vivo, il Signore è con noi.

Il nostro tempo e la nostra vita sono lo spazio e l’esperienza che attende buone notizie e ogni volta che queste ci visitano è nuovamente Pasqua.

Attende buone notizie l’ambiente che viviamo: la cura e il rispetto della natura tanto violentata dall’umanità, il dono della pioggia di cui molto abbiamo bisogno, la ricchezza dei frutti della terra che il lavoro agricolo promuove. Sono buone notizie che fanno risuonare la gioia della Pasqua nella nostra casa che è l’ambientedi vita.

Attendono buone notizie tante famiglie, gravate dai costi della vita quotidiana e quelli aumentati dell’energia, altre famiglia ferite da chiusure reciproche, difficoltà di dialogo e mancanza di rispetto tra i coniugi, altre ancora alle prese con le problematiche e la sicurezza del posto di lavoro, e famiglie affaccendate nell’arte dell’educazione dei figli. Buona notizia per loro sarebbe sempre celebrazione della vita.

Anche le persone anziane, gli ammalati e poi i poveri, chi è ai margini della nostra società e i cosiddetti invisibili… non vedrebbero l’ora che buone notizie ci fossero anche per loro.

Buona notizia sarebbe quella che fa risuonare la parola dialogo e giustizia, pace e riconciliazione su tutta la terra e nelle zone oggi più martoriate come l’Ucraina. E sarebbe davvero Pasqua.

Caro lettore, tante situazioni di vita che attendono una buona notizia le conosci magari tu, sono volti e storie concrete di persone forse in difficoltà, la cui esistenza può cambiare grazie a un bell’annuncio… che magari puoi portare solo tu.

Siamo chiamati tutti, per primo il vescovo, a farci portatori di buone notizie là dove incontriamo attesa e solitudini… e porteremo così l’annuncio sorprendente della Pasqua, del Signore Risorto e vivente, in mezzo a noi. Ed è la buona notizia della vita.

In questa Pasqua, la prima in mezzo a voi come vostro vescovo, desidero essere umile portatore di questa buona notizia di Risurrezione. E’ l’annuncio per voi, per la vostra vita… ed è notizia di bene per tutti coloro che ne hanno bisogno.

E allora sarà davvero buona Pasqua!

+ Andrea, vescovo

Queste le celebrazioni presiedute dal vescovo Andrea nel Triduo pasquale. Il Giovedì Santo alle 10 il Vescovo è in Cattedrale per la Messa Crismale (in diretta su Tsd nel canale 85 e in streaming all’indirizzo www.tsdtv.it/live) e alle 18 per la Messa in Coena Domini (in diretta su Tsd). Il giorno seguente, Venerdì Santo, alle 9 in Duomo ad Arezzo, ci saranno l’Ufficio delle letture e le lodi e alle 18 la Celebrazione della Passione del Signore. Alle 21, il nostro Pastore sarà a Cortona, per la “processione dei simulacri” e la Commemorazione della Passione del Signore. La partenza è prevista dalla chiesa dello Spirito Santo e dopo aver toccato diverse chiese della cittadina etrusca, si conclude in piazza della Repubblica, alla presenza delle Autorità cittadine (l’evento è seguito da Radio Incontri, su FM 88.4 e 92.8 e in Dab, oppure in streaming all’indirizzo www.radioincontri.org). Il Sabato Santo alle 9 in Cattedrale vengono celebrati Ufficio delle letture e lodi, mentre la Veglia Pasquale inizierà alle 23 (trasmessa in diretta su Tsd). Il giorno di Pasqua le celebrazioni presiedute dal vescovo Andrea sono alle 10.30 in Duomo ad Arezzo per il Pontificale (in diretta su Tsd) e alle 18 nella Concattedrale di Sansepolcro. Il Lunedì di Pasqua il Presule presiederà alle 10.30 in Cattedrale la Messa a cui partecipa anche il Movimento Shalom. Il Martedì di Pasqua, alle 18 sarà alla Concattedrale di Cortona (l’evento è seguito da Radio Incontri).

 

Assemblea Sinodale Diocesana del 15 aprile 2023

Assemblea Sinodale Diocesana sabato 15 aprile, Dominica in Albis, alle 17,00 presso la parrocchia di San Leo.

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Lettera del Vescovo Andrea

Carissimi e Carissime,

anche nella nostra Diocesi siamo invitati a riprendere il Cammino Sinodale, che tutte le Diocesi in Italia stanno vivendo. In cammino verso la Pasqua, la nostra Chiesa diocesana può offrire il suo contributo per sé e per gli altri, riguardo alle sfide del Cammino Sinodale delle Chiese in Italia. Anche gli incontri che sto vivendo nelle zone pastorali con i preti e tanti altri incontri personali o con vari gruppi mi fanno pensare all’importanza del dialogo e del confronto che il Cammino Sinodale ci indica come stile di vita ecclesiale. Lo stile della sinodalità può coinvolgere tutto il popolo di Dio a beneficio di tutta la nostra Chiesa locale.

La Diocesi già ha vissuto pochi anni fa l’avventura del Sinodo diocesano che soprattutto ha coinvolto tanti fedeli laici, religiosi e del clero nel portare il proprio pensiero e contributo. Il Cammino Sinodale non è un altro Sinodo, né un lavoro di ulteriori assemblee e appuntamento per produrre documenti o prendere decisioni, piuttosto è un “metodo” da imparare e vivere nelle comunità, con uno stile di sinodalità a cui mai rinunciare, perché, come ci ricorda papa Francesco, essa è dimensione costitutiva della Chiesa. Tutta l’Italia sta vivendo tappe significative, muovendosi in questo orizzonte, organizzando momenti di incontro e condivisione sulla base delle linee che la Conferenza Episcopale Italiana ha dato, dopo aver accolto il lavoro delle Chiese particolari nel primo anno di ascolto e dialogo della fase narrativa (Anno Pastorale 2021‐2022). Siamo tutti chiamati a sperimentare e vivere
i “cantieri”, soprattutto nelle realtà parrocchiali e di associazioni e movimento.

Vorremmo dare avvio a livello diocesano al secondo anno del Cammino Sinodale e per questo vi do appuntamento sabato 15 aprile, Dominica in Albis, alle 17,00 presso la parrocchia di San Leo. Tutti sono invitati, in modo particolare le parrocchie, ovvero i parroci, i diaconi, tutti gli operatori pastorali, le comunità religiose maschili e femminili, gruppi di volontariato di un particolare territorio e chiunque del Popolo di Dio desideri partecipare. Entro quella data chiedo ai Vicari Zonali e Foranei di indicare due referenti per ciascuna Forania, di cui uno sia un o una giovane che non superi i 35 anni di età, essi saranno il collegamento delle Zone con il Vescovo e l’équipe diocesana. Nel tempo pasquale (fino a Pentecoste) le varie realtà sono invitate poi a vivere almeno tre tappe dei cantieri sinodali, con lo stile, metodo e contenuto che spiegheremo nell’incontro del 15 aprile e poi con ulteriori comunicazioni.

Vi attendo a san Leo, dove vivremo un momento assembleare e di preghiera, a cui seguirà un breve
aperitivo, nel segno di una cordiale convivialità. Vi benedico.

Arezzo, 13 marzo 2023

+Andrea Migliavacca, Vescovo

 

 


Comunicato Stampa sulla Settimana Santa: le celebrazioni presiedute dal vescovo Andrea

La Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro si appresta a celebrare la Settimana Santa, culmine dell’anno liturgico. Sono numerose le Messe presiedute dal vescovo Andrea Migliavacca. Il 2 aprile, Domenica delle Palme, alle 10.30 il Presule sarà alla Pieve di S. Maria in Arezzo per la Commemorazione dell’ingresso del Signore in Gerusalemme e una processione fino alla Cattedrale dove presiede la Messa. La celebrazione viene trasmessa in diretta su Tsd nel canale 85 e in streaming all’indirizzo www.tsdtv.it/live.

Il Martedì Santo il Vescovo sarà alle 21 in Val di Loreto, presso la chiesa si Sant’Eusebio per una Via Crucis. Il giorno seguente, Mercoledì Santo, alle 15.30 sarà alla Casa Circondariale di Arezzo per una Messa con i detenuti e alle 21, presso la Pieve di Santa Maria, per il concerto «Passionis musica». Si tratta di un concerto spirituale con meditazione guidata dal vescovo Andrea, eseguito dalla Cappella Musicale della Cattedrale, diretta da Cesare Ganganelli e che vede esibirsi all’organo Eugenio Maria Fagiani.

Il Giovedì Santo alle 10 il Vescovo è in Cattedrale per la Messa Crismale (in diretta su Tsd) e alle 18 per la Messa in Coena Domini (in diretta su Tsd). Il giorno seguente, Venerdì Santo, alle 9 in Duomo ad Arezzo, ci saranno l’Ufficio delle letture e le lodi e alle 18 la Celebrazione della Passione del Signore. Alle 21 il nostro Pastore sarà a Cortona per la processione dei simulacri che si conclude nella Concattedrale per la Commemorazione della Passione del Signore. Cortona ha infatti il privilegio di custodire anche un consistente frammento della Santa Croce. La reliquia, fu donata a frate Elia dall’imperatore di Costantinopoli e da lui portata a Cortona nel 1242. La Passione di Gesù, ebbe così a Cortona una ragione in più per favorire il sorgere di Compagnie laicali a carattere penitenziale. Alcune Compagnie sono scomparse con il tempo, ma sono rimasti gli artistici simulacri che ogni anno, nei giorni del dolore e della gloria del Signore, ripercorrono le vie cittadine, ricomponendo così, per immagini, il racconto della Passione.

Il Sabato Santo alle 9 in Cattedrale vengono celebrati Ufficio delle letture e lodi, mentre la Veglia Pasquale inizierà alle 23 (trasmessa in diretta su Tsd). Il giorno di Pasqua le celebrazioni presiedute dal vescovo Andrea sono alle 10.30 in Duomo ad Arezzo per il Pontificale (in diretta su Tsd) e alle 18 nella Concattedrale di Sansepolcro. Il Lunedì di Pasqua il Presule presiederà alle 10.30 in Cattedrale la Messa del Lunedì dell’Angelo, mentre il Martedì di Pasqua, alle 18 sarà alla Concattedrale di Cortona.