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Nomine del vescovo Andrea Migliavacca

Domenica 5 novembre 2023 sono state annunciate le seguenti nomine disposte dal vescovo diocesano monsignor Andrea Migliavacca:

DON ABSOLOM NYAMWEYA NYABERI

attualmente Amministratore Parrocchiale della Parrocchia di AGAZZI

nominato Amministratore Parrocchiale della Parrocchia di SESTINO.

DON YVON BIENVENU MABANDZA

attualmente Amministratore Parrocchiale delle Parrocchie di STAGGIANO E S.FIRENZE

nominato Amministratore Parrocchiale della Parrocchia di AGAZZI e

collaboratore di S.MARCO ALLA SELLA.

MONS. MARCELLO COLCELLI

attualmente Parroco della Collegiata di CASTIGLION FIORENTINO

nominato Parroco delle Parrocchie di STAGGIANO E S.FIRENZE.

DON PIERO MASTROVITI

attualmente Parroco della Parrocchia di SESTINO, nominato Parroco della Parrocchia di LORO CIUFFENNA, in sostituzione di don Aimé Stanislas Alimagnidokpo.

DON AIMÉ STANISLAS ALIMAGNIDOKPO

attualmente Parroco della Parrocchia di LORO CIUFFENNA

nominato Parroco della Collegiata di CASTIGLION FIORENTINO

DON GIULIANO FRANCIOLI Amministratore Parrocchiale di MARCENA.

DON RICHARD KULULU MOMPALWO Vicario Parrocchiale di MARCENA (con decorrenza dal 3 dicembre 2023).

DON ENZO GRECO, della diocesi di Terni, Amministratore Parrocchiale di CORSALONE (si comunica la nomina che avrà data 18 novembre).

DON STEFANO SCARPELLI, tenuto conto dell’incarico di Delegato Vescovile per i ministeri, assume anche la delega per il diaconato permanente.

Le date dei rispettivi ingressi saranno comunicate in seguito.

Ad Arezzo il Meeting dei Giovani dell’Unitalsi della Toscana

Circa 150 giovani sono attesi ad Arezzo sabato 4 e domenica 5 novembre per l’annuale Meeting dei Giovani toscani dell’Unitalsi, l’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali. L’iniziativa, che si svolge ogni dodici mesi all’inizio dell’anno pastorale in una località differente, è un momento di incontro, riflessione e festa con i giovani di età compresa tra i 13 e i 35 anni.

“Il meeting dei giovani toscani – spiega Jessica Pittarello, referente Giovani della Toscana Unitalsi – si aggiunge alle attività forse più note dell’Unitalsi, quali pellegrinaggi verso santuari e luoghi di preghiera come Loreto e Lourdes, che per noi è casa, al servizio di malati e persone con disabilità. È un momento per stare insieme in spirito di condivisione. L’Unitalsi infatti non fa soltanto pellegrinaggi, ma è una comunità viva che si incontra tutto l’anno. I giovani vanno a trovare i ragazzi in carrozzina o in difficoltà, li portano fuori dalla quotidianità, hanno infatti un grande bisogno di stare insieme ai propri coetanei. Per noi è servizio al prossimo, un percorso di crescita personale nello stare insieme. Tutti possono fare tutto”.

La mattina di sabato 4 novembre sono previsti lavori di gruppo, mentre il pomeriggio si alterneranno momenti di preghiera e di visita alla Cappella dell’apparizione della Madonna del Conforto nei pressi di Porta San Clemente, alla basilica di San Domenico e a San Francesco, a cui segue in serata una festa animata da Enzo Scartoni. La domenica è prevista una Messa in Cattedrale alle 10.30 (in diretta su Tsd nel canale 85 visibile in tutta la Toscana e in streaming all’indirizzo www.tsdtv.it/live) e un pranzo con visita presso la sede del Quartiere di Porta Sant’Andrea.

“Per la sottosezione Unitalsi di Arezzo – spiega il responsabile giovani Roberto Caldari – è un grande onore ospitare questo evento. La due-giorni è articolata in vari momenti che alternano laboratori, preghiera, visite guidate e festa. ‘Con Fede, Con Luce, Conforto’ è il tema che abbiamo scelto, a sottolineare il forte legame dell’Unitalsi alla beata vergine Maria, venerata ad Arezzo sotto il titolo di Madonna del Conforto. La Madonna del Conforto fece infatti cessare il terremoto e tornare la fede nella comunità aretina. Nei laboratori costruiremo con dei mattoncini una piccola casa chiedendoci se le nostre vite abbiano fondamenta solide e dove dobbiamo lavorare per trovare la fede. In un altro gruppo di lavoro costruiremo dei ceri da portare poi alla Cappella della Madonna del Conforto a simboleggiare l’importanza della ricerca della luce nei nostri cuori. Scriveremo infine delle intenzioni di preghiera che porteremo nella Cappella dove avvenne il prodigio, nei pressi di Porta San Clemente, affidandole alla Madonna e chiedendo la sua intercessione”.

“Sono molto contento di questa iniziativa nella nostra diocesi anzitutto perché arriveranno ad Arezzo giovani al servizio dell’altro – dice il vescovo Andrea -. Credo che sia il modo più bello per vivere la giovinezza, quella di scoprire che nel servizio ci viene rivelato che la vita è un dono e nello stesso tempo ci ricorda che il modo bello di vivere la vita e la giovinezza è quello di regalare felicità, vicinanza, condivisione, amicizia, aiuto concreto. Quello dei giovani dell’Unitalsi non è un servizio generico, ma che si fa carico della sofferenza delle persone, in modo particolare della malattia. Questo racconta una delicatezza particolare, rivela che c’è nel cuore una sensibilità, uno sguardo bello sulla vita degli altri, soprattutto di chi soffre. Questa attenzione testimonia la consapevolezza della preziosità della vita, di ogni vita, che anche quando è ferita e indebolita, non perde la sua dignità e il suo essere preziosa. Vorrei pregare Maria perché vegli su ciascuno di questi giovani e li accompagni nel cammino della vita a scoprire il senso dell’esistenza, avendo cura specialmente di tutti coloro che sono nella malattia, nella sofferenza, negli anni avanzati e nella difficoltà”.

L’iniziativa gode del patrocinio della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e del Comune di Arezzo.

Pomaio, 25 ottobre 2023

Omelia Funerale don Sergio Carapelli

“Come fa un padre verso i figli…”.

E’ questo un passaggio della lettera di San Paolo ai Tessalonicesi che è stato proclamato.

Don Sergio è stato per tutta la sua vita un Padre… e oggi possiamo dire che è un Padre, un babbo che ci lascia, che termina la sua avventura terrena.

Accompagniamo all’incontro con l’amore misericordioso di Dio, nella pienezza della vita, don Sergio che è stato babbo, confidando che dal cielo continuerà a guardare, guidare, consolare, accompagnare con la vicinanza del padre che non lascia mai i suoi figli.

Tutta la vita di don Sergio è il racconto di una paternità, umana anzitutto e spirituale.

E insieme è testimonianza e narrazione della grande paternità di Dio, del Dio di Gesù Cristo, da don Sergio amato, incontrato, testimoniato.

Don Sergio è ordinato prete il 26 giugno del 1961, più di sessant’anni fa, iniziando il suo ministero a Castiglion Fiorentino. Il vescovo Cioli però nel 1967 lo chiama nella città di Arezzo per dedicarsi al mondo giovanile, all’educazione dei giovani, affidandogli l’insegnamento della religione cattolica al liceo classico e incaricandolo di curare la piccola parrocchia di Pomaio-Molinelli per essere più libero di dedicarsi ai giovani della città. Dopo un breve incarico alla Zenna diventa parroco di S. Agostino in città, dove rimarrà per ben 23 anni come pastore di quella comunità. Il suo servizio si estende all’orizzonte diocesano, in particolare diventando vicario generale dal 1992 al 1995. Il ministero di don Sergio è arricchito anche dall’esperienza di docente di materie filosofiche presso la Facoltà teologica dell’Italia centrale a Firenze e dal compito di padre spirituale del seminario.

Con Don Sergio nasce in città una bella esperienza di cammino e di gruppo giovanile che porterà abbondanti frutti di bene e di cammino spirituale, raccontato da tanti volti di voi che siete qui oggi e che nella verità potete riconoscere in don Sergio il volto del padre per voi.

Non ultimo con don Sergio nasce fin dal 1982 la fraternità di San Lorenzo”, una esperienza di vita fraterna consacrata e dedicata alla Chiesa, in ascolto della Parola e nella testimonianza di una vera fraternità che con gratitudine accompagna oggi, e con noi, in questo momento di saluto e di preghiera, il padre don Sergio alla bellezza della vita eterna.

Negli ultimi tempi, segnati dalla malattia, quelli in cui anche io ho potuto conoscere e apprezzare la parola e soprattutto il sorriso di don Sergio, egli è stato presenza vigilante, fratello orante, testimone del legame profondo con la Chiesa e con la Parola del Signore.

Sono queste le tracce della avventura umana e vocazionale, personale e sacerdotale di don Sergio che diventano per tutti noi oggi racconto di una bella paternità.

Il brano del vangelo che abbiamo ascoltato ci presente Gesù che invia. La pagina evangelica richiama le condizioni della missione, come si deve portare l’annuncio del vangelo, ma più profondamente esse indicano che il come si vive la missione è allo stesso tempo il contenuto. Il vangelo, si vuol dire, lo annunci per come lo vivi tu; vivendolo…, porti l’annuncio della buona notizia e la tua vita lo potrà raccontare.

La vita di don Sergio è stato il racconto evangelico, l’annuncio della bellezza del dono della vita, di vivere e la vissuta testimonianza di un amore di Dio che è misericordia, amore paterno, sorriso e abbraccio, condivisione.

Don Sergio ha annunciato, vivendo il vangelo, come chiede questa pagina evangelica.

Ma ci soffermiamo un istante su colui che manda, Gesù.

Il cuore dell’annuncio, della missione, della bella notizia sta in colui che manda, colui che invia, Gesù.

E’ Lui il centro di tutto: della vita, della vocazione, dell’affrontare il sacrificio, del vivere la missione e il dono della vita, del superare fatiche e ostacoli e insieme gioire della luce dell’alba che sempre ci è promessa e ci accompagna. Gesù. Gesù al centro potremmo dire.

Si tratta di non perdere di vista mai colui che invia…, Gesù.

E don Sergio aveva ben presente nella sua vita questo volto e la relazione con Lui: Gesù.

Don Sergio era un amico di Gesù e per questo ha vissuto la sua vita con una splendida testimonianza evangelica di vita sacerdotale, della paternità di Dio.

La vita e il ministero di don Sergio, fissando lo sguardo su Gesù che invia, sperimenta la dinamica della missione, le urgenze e lo stile della missione che la pagina evangelica evoca.

Anzitutto per don Sergio missione vorrà dire preghiera, incontro con il Signore, contemplazione.

In questo orizzonte si collocano tante esperienze e riferimenti vissuti con i suoi giovani: le giornate a Taizé, l’incontro con la comunità di Bose, l’amicizia con la comunità di Fontanelle e con Turoldo, le estati vissute a Spello a stretto contatto con Carretto.

Don Sergio era un animo aperto all’incontro e al nuovo. Ha saputo far tesoro delle tante testimonianze di vita evangelica sopra richiamate per sostenere per sé e per i giovani la dimensione della preghiera, la prima e più necessaria per vivere la missione.

Un secondo passo educativo di don Sergio con chi ha camminato con lui è stato l’invito a “pensare”, a vivere quella ricerca e formazione umana, intellettuale, teologica che sola può dare ragione della speranza che è in noi. Educare per lui voleva dire pensare e pensare in grande, andando oltre il visibile, verso il Mistero, cercando le grandi ragioni del senso della vita. Ecco, l’incontro con Gesù, guardare a Lui non distrae dal vivere in pienezza la propria umanità, ma stimola invece a pensare per cogliere, in Gesù, la grandezza dell’uomo. In questo don Sergio ha fatto una grande opera di educazione, è stato grande educatore e quindi padre: accompagnare i suoi giovani alla libertà della pienezza di umanità da vivere. E a Pomaio ha portato grandi nomi che accompagnano il pensare: Giuseppe Lazzati, Bruno Forte, Dionigi Tettamanzi, Severino Dianich, Jacques Dupont, Maurice Gilbert, Jean Louis Ska e altri ancora. Con l’arte del padre che nutre di buon cibo i suoi figli. E’ l’avventura educativa che Paolo evoca nella prima lettura proclamata là dove dice: “abbiamo esortato ciascuno di voi, vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria”. Potrebbero essere queste davvero parole di don Sergio che oggi lascia a noi in eredità.

Un ultimo passo della esperienza di fede e di testimonianza di don Sergio è l’avventura e il comandamento dell’amore, dell’amare. Don Sergio ha accompagnato tanti a vivere la bellezza di amare e di vivere la carità. Basti pensare all’aiuto e alla condivisione con la comunità di Nomadelfia, la vicinanza ai bambini in difficoltà e agli anziani nelle case di riposo, l’amicizia con giovani disabili, la bella esperienza di accoglienza di Montagnano.

Pregare, pensare, amare l’eredità che don Sergio, come buon padre, lascia a tutti noi e che per prima è chiamata a raccogliere la Fraternità di San Lorenzo che oggi, pubblicamente e come vescovo, confermo quale dono nella nostra diocesi e incoraggio a proseguire la propria presenza qui e la bella testimonianza di ascolto della Parola e di amore per i più piccoli.

Ci lascia oggi un padre, ma rimane tra noi una fecondità, la sua, che brilla ancora di una straordinaria vitalità e di amore per il vangelo. E siete voi.

Mi piace concludere con un pensiero che prendiamo da don Sergio e da una sua omelia del 1998. Così egli diceva:

Questa festa (trent’anni dall’inizio della esperienza con i giovani) trova occasione in un sogno nato trenta anni fa. Il sogno è diventato parabola; da quel punto, poi, sono nate tante arcate, tante parabole, a volte simili, a volte molto diverse… Vorrei chiarire queste due parole: parabola e sogno. Il sogno. Sappiamo che ogni uomo affida da sempre a questa parola le sue aspirazioni più profonde… E la parabola. Si tratta di un’altra parola ricca. Qui vuole esprimere il lancio, la traiettoria, l’arco, la forma di un cammino: partire, innalzarsi e cadere e, nel medesimo tempo, vuole esprimere un’immagine di vita reale per insegnare o illustrare il significato di un percorso e di una storia. Tuttavia è stata scelta, soprattutto per il suo tratto di umiltà. La parabola nasce per finire. Ora c’è e poi non c’è più. Può brillare anche intensamente e poi spegnersi. Non fallisce, ma semplicemente ha terminato la sua corsa… Adesso è legittimo domandarsi: quali i frutti di questa azione educativa, di questa parabola? La risposta è difficile… Credo che da quel fuoco che fu acceso sono partite non una, ma tante parabole… E’ legittimo domandarsi anche: dove si spegneranno? Quando? La parabola porta con sé la bellezza dell’umiltà. La transitorietà della sua corsa, anche se intensa, fa parte della sua natura…”.

Don Sergio è stata una bellissima parabola che ha conservato, custodito e annunciato la bellezza di un sogno. Una parabola che,come lui ci ha detto, è destinata a finire e per questo custodisce in se stessa l’umiltà.

Anche la parabola di don Sergio, quella terrena, si è conclusa, ma forse con maggiore lucidità ed evidenza mostra oggi la ricchezza e la bellezza dei frutti che ha saputo portare e che sono vivi, grazie a questa parabola di vita, in mezzo a noi e ora nella dimora del Dio vivente.

Una giornata di digiuno e di preghiera per la pace

Carissimi confratelli,
Papa Francesco ha invitato tutta la Chiesa a vivere una giornata di digiuno e di
preghiera per la pace, in particolare per la Terra Santa, venerdì 27 ottobre.
Dopo che come Diocesi abbiamo aderito alla proposta della Chiesa italiana e abbiamo vissuto nelle parrocchie e anche come Diocesi in Cattedrale la giornata di preghiera e di digiuno lo scorso 17 ottobre, invito le nostre comunità a partecipare e a vivere questa giornata di invocazione per il dono della pace per la Terra Santa, e anche per l’Ucraina e per ogni luogo di guerra sulla Terra che il Papa chiede a tutta la Chiesa.
Vengono allegati alla presente lo schema di adorazione eucaristica proposto dalla Cei e anche una proposta di preghiera preparata dall’Ufficio Liturgico Diocesano che potrete eventualmente utilizzare nella vostra parrocchia.
Sentendoci Chiesa diocesana in preghiera fiduciosa per la pace, tutti vi saluto, vi ringrazio e vi benedico.

Arezzo, 25 ottobre 2023

+ Andrea


Lettera del vescovo ai vicari di zona per avviare il cammino di revisione della Chiesa nel territorio

Carissimo,

a seguito dell’incontro che abbiamo vissuto con alcuni membri delle commissioni predisposte in ciascuna zona pastorale per il ripensamento della Chiesa nel territorio, offro in questo scritto alcuni criteri utili per procedere a vivere questo percorso di rinnovamento della nostra presenza di comunità.

Le ragioni di questo cammino nascono da uno sguardo realistico alla situazione che tiene conto del numero dei presbiteri e dei vari ministri della comunità, certamente in via di diminuzione, sia della opportunità di valorizzare i vari ministeri ecclesiali e il laicato nella vita e anche nella animazione e conduzione della vita pastorale. Oltre a questo, diversi fedeli della nostra diocesi, nella consultazione che ho avviato nel mese di luglio, hanno chiesto questo processo di ripensamento.

​È importante la partecipazione di ogni componente ecclesiale a questo gruppo, quindi con una rappresentanza di presbiteri, di diaconi permanenti, religiosi e religiose, laici.

Ti suggerisco anche di richiedere ad ogni parrocchia o unità pastorale la partecipazione di un proprio rappresentante, così da costituire un gruppo di lavoro che possa avere la presenza di persone di tutto il territorio e capaci di portare una concreta conoscenza della situazione.

Si tratterà di lavorare poi con un gruppo ben identificato e fisso nei suoi membri.

Come procedere allora?

Potrete voi predisporre un calendario di incontri che ritenete più opportuni, considerando che vi chiedo di presentare a me il risultato delle vostre riflessioni e le proposte a cui giungerete entro la fine del mese di febbraio 2024. Raccogliendo così il vostro lavoro e proposte le presenterò poi al Consiglio presbiterale e al Consiglio pastorale diocesano per avere anche da loro una valutazione su quanto suggerito. Se sarà necessario interpelleancora i gruppi zonali dopo il passaggio di valutazione presso i consigli diocesani, per giungere, come vescovo, a orientare alcune scelte che potremo realizzare secondo tempi e modalità che riterremo più opportuni.

Già posso anticipare l’intenzione di considerare le attuali sette zone pastorali come vicariati foranei e quindi di nominare quale futuro vicario foraneo chi sarà scelto a vivere questo servizio di responsabilità. Gli attuali vicariati che potranno essere oggetto delle vostre valutazioni e proposte, con la libertà di ripensarli, potranno essere considerati come possibili unità pastorali, con la scelta di un moderatore (la figura attualmente definita come vicario foraneo). Non escluderei anche di ripensare numero e confini delle attuali zone pastorali.

L’attuale vicario episcopale di zona, a cui indirizzo questa mia, dovrà provvedere a convocare il gruppo per il primo incontro (che suggerisco di prevedere per la fine del mese di ottobre o l’inizio di novembre) e a predisporre con tutti i membri il calendario successivo.

Si dovrà nel gruppo anzitutto procedere ad una analisi della situazione: numero di parrocchie presenti nella zona, presenza del clero, fragilità e opportunità esistenti. Si tratta di fare la fotografia dello stato attuale.

Successivamente si dovranno ipotizzare, attraverso un confronto che potrebbe occupare diversi incontri, le soluzioni future di aggregazione di parrocchie in ununica unità pastorale, probabilmente guidata da un unico parroco, coadiuvato da altri presbiteri e ministri (anche diaconi e laici).

In questo nuovo quadro andrà proposto anche come tener vive le chiese e le piccole comunità che potrebbero non prevedere più la presenza di un presbitero. Si tratterà di ipotizzare momenti comunitari da vivere in quelle realtà e équipe di persone che, insieme al parroco dell’unità pastorale, provvederanno alla cura di queste piccole comunità.

Si potrà prendere anche in considerazione la situazione immobiliare delle parrocchie, anche solo per identificare il luogo di abitazione e presenza del parroco e di eventuali presbiteri collaboratori.

Entro la fine del mese di dicembre prevediamo un incontro con i responsabili dei sette gruppi di lavoro per fare il punto della situazione del cammino in atto.

Riferimento unitario dei responsabili dei sette gruppi di lavoro e del processo oggetto di queste indicazioni è il delegato vescovile della Chiesa nel territorio, don Aimé, a cui potrete fare riferimento nel corso del vostro lavoro.

Sperando di aver offerto con questo scritto un percorso comprensibile e realistico, ringraziandovi di cuore, vi auguro buon lavoro.

Arezzo, 16 ottobre 2023

​​​​​​​​​+ Andrea

 

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Ai Vicari episcopali di zona

Ai membri dei gruppi di lavoro zonali

Premio “De Sanctis” per i Diritti Umani

Nel pomeriggio di oggi, 24 ottobre 2023, il vescovo Andrea Migliavacca ha accompagnato una delegazione di “Rondine Cittadella della Pace” a Roma, presso il palazzo della Corte di Cassazione, dove l’Associazione aretina è stata insignita del prestigioso “Premio De Sanctis per i Diritti Umani”.

Il premio è stato consegnato al presidente di Rondine, Franco Vaccari, alla presenza della Prima Presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, del Presidente della fondazione De Sanctis, Francesco De Sanctis, dal Presidente del Premio De Sanctis, Gianni Letta, dei ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, del presidente emerito della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, e di numerose altre personalità.

Il Premio De Sanctis per i diritti umani, giunto quest’anno alla seconda edizione, individua, nell’ambito della letteratura, delle associazioni e delle istituzioni chi si sia distinto per la difesa dei Diritti Umani. Per l’anno 2023, oltre a Rondine, i premi sono andati a Louis Henkin per il libro “I Diritti dell’Uomo”, e alla Commissione per i Diritti Umani e la Giustizia Amministrativa del Ghana (CHRAJ).

La giuria del Premio è composta da Pietro Curzio, (Presidente emerito della Corte Suprema di Cassazione) che ne è il presidente, da Carlo Nordio (Ministro della Giustizia), Giuseppe Valditara (Ministro dell’Istruzione e del Merito), Gennaro Sangiuliano (Ministro della Cultura), Matteo Piantedosi (Ministro dell’Interno), Federica Favi (Ambasciatore d’Italia presso il Regno del Belgio), Pasquale Terracciano (Ambasciatore), Fabio Pinelli (Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura), Margherita Cassano (Prima presidente della Corte Suprema di Cassazione), Guido Carlino (Presidente della Corte dei Conti), Guido Raimondi (già Presidente Corte Europea dei Diritti Dell’Uomo), Teo Luzi (Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri), Lamberto Giannini (Prefetto di Roma), Gabriella Palmieri Sandulli (Avvocato Generale dello Stato), Daniele Cabras (Consigliere per gli Affari Giuridici e le Relazioni Costituzionali del Presidente della Repubblica), Gaetano Caputi (Capo di Gabinetto della Presidenza del Consiglio dei Ministri), Stefano Mogini (Segretario generale della Corte Suprema di Cassazione), Corrado Augias (Giornalista), Giovanna Botteri (Giornalista), Alessandra Dal Moro (Magistrato), Stefano Lucchini (Chief Institutional Affairs and External Communication Office di Intesa San Paolo), Angelo Sticchi Damiani (Presidente di Automobile Club d’Italia).

Camucia, 23 ottobre 2023

Omelia Funerale don Benito Chiarabolli

La Parola di Dio che la liturgia ci consegna oggi è capace di illuminare la vita di una persona, la vita di un prete e il momento della morte, del passaggio decisivo della vita.

In questo modo accompagniamo nella fede e nell’abbraccio di una comunità che vive la gratitudine don Benito, pastore amato e oggi rimpianto dalla sua chiesa.

La prima lettura, la lettera di Paolo ai Romani parla della promessa di Dio.

E’ questo l’annuncio fondamentale di Paolo. Dio, nella sua volontà, ha promesso la vita, ha promesso di amare, ha promesso la misericordia. E’ il Dio della promessa, cioè il Dio della vita. E infatti Paolo prosegue e indica il cuore della promessa di Dio: la resurrezione di Gesù Cristo, “il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione”.

La promessa di Dio si compie nella vita e nel donarsi sulla croce di Gesù, un dono pieno di amore che troverà compimento e quindi realizzazione delle promesse di Dio, nella risurrezione, nella pienezza della vita.

Alla luce della promessa di Dio Paolo indica Abramo come esempio di un credente che vive in forza della promessa di Dio, del suo amore; vive nella fiducia in Dio. “Abramo non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio”.

Viene richiamata la vita di Abramo come la vita esemplare del credente, un percorso di vita che è stato possibile grazie alla promessa di Dio, affidandosi a quella promessa.

La promessa di Dio è al centro della vocazione dell’uomo e della vocazione di un prete. Pensiamo che la promessa di Dio, la promessa della vita, dell’amore sia stata al centro della chiamata e della vita di don Benito prete.

La chiamata di Dio, la sua voce di amore, l’intima promessa di bene che egli rivolge a chi chiama può sostenere una vita intera nella gioia e nella dedizione. Così è stato per don Benito: una vita pienamente dedicata, donata agli altri, intraprendente e ricca di operosità; una vita intera… donata per gli altri. E il segreto è quella chiamata di Dio, la sua promessa che può, come è stato per don Benito, accompagnare e sostenere la vita intera, fino all’incontro decisivo con il Signore nella morte.

Il vangelo, con la domanda sull’eredità da ottenere e la parabola dell’uomo ricco che viene chiamato improvvisamente nella notte, invita a guardare al senso della vita, a riconoscere cosa è davvero importante, quale sia la ricchezza che rimane. E la morte è momento di verità che svela nella vita di un uomo il senso del suo cammino e cosa davvero resta, il tesoro guadagnato.

Anche la morte di don Benito racconta la sua vita e mostra cosa sia stato per lui ricchezza, dono, tesoro che rimane anche oggi.

La parabola raccontata nel vangelo fa comprendere che la vera ricchezza che rimane per la vita eterna è quello che nella vita siamo stati capaci di condividere e di non tenere solo per noi. E condividere vuol dire amare. Ciò che nella vita è stato amore, forza e coraggio di donarsi, attenzione e generosità per gli altri è un tesoro che dice il senso vero della vita e rimane anche dopo la morte.

E’ un invito a guardare così la vita di don Benito… Cerchiamo nel suo cammino e nel suo ministero quello che è stato dono, amore, donazione, condivisione, incontro… e troveremo il senso della sua vita e il messaggio e il dono per noi ancora oggi.

La speranza e la promessa di Dio capace di sostenere una vita intera e la vita da prete e la ricchezza condivisa, il dono della vita, l’amare illuminano oggi la vita di don Benito e invitano a rileggere la ricchezza di vita che egli ha vissuto come prete.

Salutiamo oggi un prete cortonese che per questa porzione di Chiesa ha donato, amando, la sua vita.

Egli è stato anzitutto uomo educatore della vita spirituale, prete animatore della vita religiosa della comunità, pastore capace di accompagnare la vita della gente a lui affidata.

Insieme a questo egli è stato uomo e prete attento alla vita concreta, alla socialità e animatore pure di percorsi legati alle opere economiche, sociali e al mondo della comunicazione. Basti ricordare la sua collaborazione con Toscana Oggi.

Anche a livello diocesano egli ricoprì incarichi quali assistente di azione cattolica e responsabile dell’ufficio catechistico.

La maggior parte del suo ministero di pastore e di parroco egli la vive qui a Camucia, prima di andare negli ultimi anni a Pergo. In questa comunità don Benito anima la vita comunitaria, educa alla preghiera, celebra i sacramenti e promuove anche le varie associazioni di volontariato. Non manca l’attenzione e l’animazione dell’oratorio e quindi l’educazione dei giovani. Particolare iniziativa sarà anche la Cooperativa Produzione Lavoro che gestisce offerte e servizi di lavoro. Oltre a questo don Benito è stato animatore della carità e della promozione della dimensione missionaria e di aiuto per la terra di missione.

Per come glielo ha consentito la salute anche a Pergo don Benito ha portato questa impronta del suo ministero.

Non possiamo dimenticare inoltre il ruolo di organizzatore che egli svolse in occasione della visita pastorale di San Giovanni Paolo II, un compito che lo ha sempre riempito di sano orgoglio e gratitudine.

Tante altre cose della vita di don Benito le conoscete voi, chi lo ha incontrato, lo ha ascoltato, ha condiviso con lui il cammino, oltre ai suoi familiari a cui va il mio cordoglio.

Così è stata la vita di don Benito, prete, in forza della promessa di Dio e con lo stile del non tenere per sé la ricchezza della vita, ma di viverla nella condivisione.

Preghiamo perché l’abbraccio con il Padre per Lui sia abbraccio di misericordia e di pace e insieme preghiamo anche che la sua testimonianza di vita sia seme fecondo per nuove vocazioni al sacerdozio.