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Centinaia di vittime dopo una devastante scossa di terremoto. Caritas in ascolto

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Marocco devastato nella notte da una forte scossa di terremoto (magnitudo 6.8 della scala Richter). Colpita in particolare la regione di Marrakech. Le vittime si contano a centinaia e così anche i feriti. Migliaia le persone senza alloggio e ingenti i danni materiali.

Caritas Rabat si è attivata con la sua Equipe, sta contattando le parrocchie colpite e si sta organizzando per l’assistenza alle persone sfollate.

La Conferenza Episcopale Italiana ha espresso solidarietà alla popolazione del Marocco. Come forma di aiuto immediata, ha deciso lo stanziamento di 300mila euro dai fondi 8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica.

“Alle sorelle e ai fratelli del Marocco giunga il nostro profondo cordoglio e la nostra vicinanza. Facendoci prossimi alla popolazione provata da questo tragico evento, preghiamo per le vittime e i loro familiari. Assicuriamo inoltre il sostegno delle nostre Chiese, stringendoci a tutti coloro che sono stati colpiti da questa calamità e alla comunità marocchina in Italia ferita negli affetti”, ha affermato il card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI.

Caritas Italiana in contatto con l’Equipe della Caritas locale.

Lo stanziamento della CEI aiuterà, attraverso Caritas Italiana, a far fronte alle prime necessità. Caritas Italiana – che collabora da molti anni con le Caritas in Marocco in vari progetti a favore di persone particolarmente vulnerabili, come i migranti e minori non accompagnati – è in contatto con l’Equipe Caritas locale e segue con attenzione le notizie che giungono dal Paese nordafricano per monitorare la situazione e valutare gli interventi più urgenti.

“In questo momento – dice il direttore don Marco Pagniello – possiamo solo esprimere a parole tutta la nostra solidarietà, assicurando il sostegno delle nostre comunità che sapranno dare, nei prossimi giorni, segni concreti di vicinanza e condivisione”.

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È possibile contribuire agli interventi di Caritas Italiana per questa emergenza, utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line, o bonifico bancario specificando nella causale “Terremoto Marocco” tramite:

  • Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 24 C 05018 03200 00001 3331 11
  • Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT 66 W 03069 09606 100000012474
  • Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT 91 P 07601 03200 000000347013
  • UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063 119

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Caritas Italiana | 00165 Roma | via Aurelia, 796 | conto corrente postale n. 347013 | Ufficio Comunicazione: tel. 06 66177 503 – 502 |mob. 366 6573158 | comunicazione@caritas.it | www.caritas.it | www.italiacaritas.it | fb: @CaritasIt | ig: @caritasit | tw: @CaritasItaliana

Esercizi Spirituali ignaziani

I Corsi di Esercizi Spirituali ignaziani personalmente guidati sono organizzati dal CIS Toscana per il 2023-’24. I Corsi saranno reperibili anche nel Calendario dei Corsi residenziali nel sito del CIS (Centro Ignaziano di Spiritualità, dir. p. Paolo Monaco sj), l’organo dei Gesuiti che si occupa di Esercizi spirituali: https://cis-esercizispirituali.net/calendario-dei-corsi-residenziali/ .

Accompagnati da una guida, percorrere i sentieri della preghiera silenziosa sulle pagine bibliche, nell’incontro personale col Signore della vita.

• GLI ESERCIZI SPIRITUALI IGNAZIANI PERSONALMENTE GUIDATI sono esercizi di preghiera da gustare vivendo per alcuni giorni in una casa diversa dal solito.

• Presuppongono il desiderio di staccarsi per un breve tempo dalla quotidianità, ricercando l’incontro personale col Signore e l’ascolto profondo della sua Parola.

• Sono guidati personalmente secondo il metodo di s. Ignazio di Loyola: ogni esercitante svolge un percorso individualizzato, accompagnato da una guida che nel colloquio quotidiano gli indica i passi biblici su cui pregare.

• I corsi sono diretti esclusivamente da guide formate dal CIS – Centro Ignaziano di Spiritualità – l’organo dei Gesuiti che si occupa di Esercizi spirituali.

• Si svolgono in silenzio, pasti compresi. Le comunicazioni avvengono nel colloquio quotidiano con la propria guida e durante le istruzioni e le preghiere comuni.

• Si richiede il silenzio anche informatico: non usare dispositivi e lasciare spento il cellulare.

• Portare Bibbia ed occorrente per appunti: gli Esercizi consistono in quattro tempi di preghiera personale al giorno sui passi biblici indicati.

 

 

Informazioni e iscrizioni: ignazianamente@gmail.com 


Lutto in Diocesi

 

Con grande rammarico comunichiamo la scomparsa del Rev.do DOM EMANUELE BARGELLINI, OSB CAM, nelle prime ore di martedì 5 settembre, all’età di 84 anni, religioso sacerdote residente nella Diocesi di Mogi das Cruzes, presso il Monastero della Trasfigurazione in Brasile.

Dom Emanuele Bargellini, battezzato Sergio Bargellini, è nato il 5 novembre 1938 a Moggiona, Poppi, Italia. All’età di nove anni fu accolto nel Sacro Eremo di Camaldoli e il 22 agosto 1954 emise la professione provvisoria e il 14 settembre 1961 quella solenne. L’ordinazione presbiterale è avvenuta il 29 luglio 1962. Dal 1987 al 2005 è stato Priore Generale.

La veglia funebre avrà luogo presso il Monastero della Trasfigurazione, a Mogi das Cruzes (SP), a partire dalle ore 15.00 del 5 settembre. Il vescovo diocesano, S.E. Dom Pedro Luiz Stringhini, presiederà la messa funebre oggi 6 settembre, alle ore 10.00 La sepoltura avrà luogo alle 15.00 nel Cimitero di São Salvador a Mogi das Cruzes.

Ci uniamo nella preghiera per il riposo eterno di Dom Emanuele e per il conforto della comunità religiosa e della famiglia.

 

Comunicazione Ingressi in Parrocchia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Don Sinoj Antony Poruthur, sdv farà il suo ingresso nell’Unità Pastorale di S. Ippolito in Bibbiena, Cristo Re in Bibbiena Stazione e S. Michele Arcangelo in Biforco nel Comune di Chiusi della Verna, il 22 settembre 2023 alle 21.15 nella Propositura di Bibbiena.

Don Danilo Costantino farà il suo ingresso nella Parrocchia di S. Egidio all’Orciolaia in Arezzo il 29 settembre 2023 alle 21.15.

Don Arkadiusz Siergiejuk farà il suo ingresso nella Parrocchia dei Santi Clemente e Giusto in Castelnuovo Berardenga il 7 ottobre 2023 alle 17.00

 

Trekking teatrale con Giuseppe Cederna nella foresta di Camaldoli

Camminare insieme, in ascolto del respiro e della terra sotto i piedi. Camminare in silenzio, scoprendo il piccolo e l’infinitamente grande, in compagnia di poeti e scrittori, tra le radici di un faggio, nel riflesso di un laghetto o nel richiamo di un uccello. Camminare in compagnia dei poeti e degli scrittori che hanno insegnato ad amare il mondo. Questo lo spirito dell’evento promosso dalla comunità monastica di Camaldoli in occasione della giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, la Giornata che dà il via al tempo del creato, che si svolge dal 1° settembre al 4 ottobre.

L’iniziativa è in programma sabato 2 settembre, parte alle 16 al laghetto Traversari, nei pressi dell’eremo di Camaldoli, propone uno spettacolo itinerante e si conclude alle 18 con il Vespro cantato in foresta. Lo spettacolo è intitolato “Su questa Terra. Il cammino e la poesia”, di e con Giuseppe Cederna, attore, viaggiatore e alpinista, autore del libro “Il grande viaggio” (Feltrinelli), fra i protagonisti del film Premio Oscar “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores, protagonista e guida d’eccezione di questo trekking teatrale. Nella foresta casentinese oltre alle sue, echeggiano le parole di Walt Whitman, Raymond Carver, Claudio Damiani, Wislawa Szimborska, Costantino Kavafis, Chandra Candiani, Pia Pera, Vivian Lamarque, Lawrence Ferlinghetti, Franco Fortini e Antonio Cederna.

“Su questa Terra”, vuole raccontare quanto la poesia sia leggera, occupi poco spazio, si può infilare nello zaino o portarla a memoria. Come la poesia sia la gratitudine del cammino. Dalla Valtellina al Nepal, dalle isole del Mediterraneo alle sorgenti del Gange, fino a Camaldoli e anche oltre, i partecipanti sono accompagnati dalle parole di poeti e scrittori unendo l’esperienza di una passeggiata nella natura all’ascolto delle parole di grandi pensatori. Una camminata alla scoperta della foresta di Camaldoli, a passo lento, con il tempo per qualche sosta dedicata alla meditazione e all’incontro con gli altri partecipanti.

7 agosto 2023

San Donato: Omelia in Cattedrale

Omelia del vescovo monsignor Andrea Migliavacca

Festa di san Donato, patrono della città di Arezzo e della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro

  1. Celebriamo, carissimi, con grande solennità, con gioia, con gratitudine, la festa di san Donato vescovo e martire, patrono della città di Arezzo e della diocesi di Arezzo Cortona Sansepolcro.

A tutti voi buona festa!

Buona festa di cuore all’arcivescovo Riccardo e al vescovo Franco e, con loro, a tutti i sacerdoti e i religiosi presenti: davvero l’augurio di una festa che ci porti alle sorgenti del nostro cammino di vocazione e di amore per la Chiesa.

Il saluto anche a tutti i religiosi e le religiose; in particolare, abbiamo la gioia di avere con noi una rappresentanza di fratelli della Chiesa ortodossa, varie famiglie della Chiesa ortodossa: a tutti loro, che sono ospiti a Rondine, il benvenuto con gioia nella comunione e nella fraternità che ci lega.

Un carissimo saluto a tutte le istituzioni civili e militari presenti: dalla prefettura, alla provincia, al Comune di Arezzo e agli altri comuni e a tutte le rappresentanze di carattere militare e di servizio della nostra città.

Un saluto anche ai vari ordini cavallereschi e a tutte le associazioni.

Infine, benvenuti e buona festa a tutti voi! Sapete: voi avete un compito importante, perché rappresentate tutta la diocesi e, allora, tramite voi, e con il saluto e l’augurio a tutti voi, vorrei che questo augurio di benedizione nella festa di san Donato arrivasse nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, in tutto il territorio della nostra Diocesi.

Grazie anche al coro che ci aiuta a cantare e a lodare il Signore, al servizio liturgico, alla televisione che ci consente di condividere questa celebrazione.

Per me questa è la prima occasione di celebrare la festa di san Donato ad Arezzo, dunque formulo a tutti, di cuore, il mio augurio di una bella festa, che ci dia la gioia di essere insieme, di sentirci Chiesa e di crescere come comunità.

 

  1. La parola di Dio che abbiamo ascoltato ci presenta due soggetti che ritornano nelle letture.

Il primo soggetto è il pastore.

Ne parla il profeta Ezechiele come “il pastore che deve raccogliere il gregge”; ne parla san Pietro nella seconda lettura come “il pastore che ha la responsabilità verso il gregge”; ne parla, infine, Gesù nel Vangelo, rappresentandosi e presentandosi lui come “il pastore”, il “bel pastore”.

E, certo, quando noi celebriamo la festa di un vescovo – siamo nella seconda parte del 300, un vescovo non solo che è grande annunciatore ed evangelizzatore della Toscana e della nostra terra, ma che è anche martire, cioè che dona la vita per la Chiesa, per i fratelli, per il Signore Gesù – quando noi celebriamo un vescovo come san Donato ritroviamo in lui le tracce e l’immagine del pastore.

Ma c’è un secondo soggetto nelle letture che abbiamo ascoltato ed è su questo che vorrei soffermarmi: è il gregge; appunto, ne parla Ezechiele: il pastore ha il compito di raccogliere, di custodire, di accompagnare il gregge perché arrivi a pascoli di vita, di fecondità, a sorgenti di vita. Ne parla san Pietro, dicendo che la responsabilità del pastore è quella di pascere il gregge: cioè, il pastore si deve dedicare al gregge; e ne parla bene Gesù: lui, il bel pastore, l’unico pastore la cui voce è conosciuta dal gregge perché il gregge sa di essere amato dal pastore che è Gesù.

Dunque, il gregge.

In qualche modo la parola di Dio ci dice che al pastore – e pensiamo anzitutto a san Donato nel ministero e nel martirio che ha vissuto; pensiamo a tutti i vescovi che si sono succeduti nella chiesa di Arezzo Cortona Sansepolcro; ma poi anche a tutti quelli che hanno una qualche responsabilità, fino all’essere padre e madre in una famiglia: quando c’è il compito di accompagnare altri, di essere in qualche modo pastore – dicevo, al pastore è chiesto di vedere il gregge, di accompagnare il gregge, di immergersi, vivere e stare in mezzo alla vita del gregge, cioè alla vita della comunità, della gente.

Allora, vorrei fare con voi, questa sera, una sorta di esercizio di fantasia ma illuminato dall’esperienza che mi accompagna e che ho nel cuore in questi giorni delle giornate vissute a Lisbona con i giovani per la giornata mondiale della gioventù: un milione e mezzo di giovani da tutto il mondo con il Papa, e quasi 400 dalla nostra diocesi; un clima bello di festa, di partecipazione.

Potremmo chiederci: se oggi san Donato fosse in mezzo a noi che cosa potrebbe vedere del gregge, della comunità, della gente, della realtà che noi siamo? Che cosa vede oggi san Donato, pastore, in mezzo a noi?

Vorrei lasciarmi aiutare dai giovani, quasi cogliendo nello sguardo dei giovani lo sguardo di san Donato; cogliendo nello sguardo dei giovani lo sguardo di chi ha un orizzonte più grande di noi adulti, di chi è capace di vedere più in là ed è capace di accompagnare la società civile e la Chiesa a camminare.

Lo sguardo dei giovani… credo che se oggi san Donato fosse tra noi avrebbe lo sguardo dei giovani.

Vorrei perciò provare a condividere con voi qualche tratto dello sguardo dei giovani che mi è sembrato di cogliere a Lisbona con i nostri giovani, vedendo in quello sguardo l’immagine del pastore e di san Donato in mezzo a noi.

Anzitutto, lo sguardo dei giovani è lo sguardo di chi vive la freschezza e la libertà dell’amicizia. Sono venuti i giovani dalle diverse parrocchie della diocesi, amici tra di loro, e hanno saputo, nello stare insieme di questi giorni, far crescere l’amicizia non solo all’interno delle parrocchie e delle comunità ma tra di loro con tanti altri. Un’amicizia che si allarga, che è condivisa.

Lo sguardo dei giovani è uno sguardo che sa vedere, che sa costruire, che sa diffondere l’amicizia.

Mi piace e mi sembra di poter tradurre questo primo elemento – lo sguardo dei giovani che è lo sguardo dell’amicizia – nella comunità, per noi come l’invito a camminare insieme, a crescere noi nella amicizia: tra preti, tra comunità ecclesiale e civile, tra famiglie, tra parrocchie… cioè è quella esperienza di amicizia che noi possiamo chiamare “il camminare insieme”.

Una bella esperienza che la nostra Chiesa ha vissuto nel sinodo diocesano e che ora sta vivendo in questo terzo anno che è il cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia; ma che è il cammino della Chiesa: camminare insieme vuol dire camminare da amici.

Dovremmo chiederci se siamo amici tra preti, se siamo amici tra famiglie, se siamo amici tra parrocchie vicine e lontane, se siamo amici capaci di un ascolto e di un rispetto reciproco, se siamo così amici da cercare di guardare insieme, di unire gli sguardi.

Ecco: credo che i giovani ci suggeriscano, oggi, questo primo vedere; è l’immagine dell’amicizia, del camminare insieme, del crescere nella sinodalità, del rispetto e di un’amicizia reciproca.

Se san Donato vedesse, oggi, con lo sguardo dei giovani ci esorterebbe a crescere nell’amicizia tra di noi; e l’amicizia ci regala la risorsa del riconoscersi e dell’apprezzare le doti degli altri e, quindi, del camminare insieme.

Ma c’è un secondo sguardo dei giovani che mi è sembrato di cogliere a Lisbona e che direi così: è lo sguardo di chi cerca fraternità.

Si è amici non solo nel gruppo della nostra diocesi: la giornata mondiale della gioventù regala di vivere incontri con giovani da tutto il mondo ed è davvero possibile incontrarsi. Vi potrei raccontare una cosa semplice, l’arte di scambiare i gadget, i piccoli oggetti: da una immaginetta a un braccialetto fatto dai nostri ragazzi per avere qualcosa da giovani che vengono da altri luoghi della terra, con una semplicità di chi in piccole cose scambia i propri doni e, nello scambio dei propri doni, vive la gioia di uno sguardo, di una parola, di una stretta di mano, cioè di una fraternità.

Perché la fraternità non è solo l’amicizia: la fraternità vuol dire costruire legami con chi è diverso da me, con chi viene da lontano, con chi faccio fatica a riconoscere.

I giovani sono spontanei nel costruire fraternità, e credo che san Donato, oggi, ci regalerebbe lo sguardo che invita a costruire fraternità: e la prima strada che è chiesta oggi non solo ai grandi della terra ma a partire da ciascuno di noi, la prima strada che ci è chiesta per costruire fraternità, è la strada della pace.

Abbiamo bisogno di pace, cari amici; abbiamo bisogno di pace su tutta la terra e nei tanti luoghi dove c’è la guerra, in particolare oggi nella martoriata Ucraina.

Abbiamo bisogno di pace e i giovani che si incontrano nella fraternità – lo ha detto anche il Papa – sono icona, immagine che la pace è possibile, che la possiamo costruire, la possiamo chiedere implorando di fermare le armi, chiedendo di aprire strade di dialogo, di incontro: oggi la Chiesa e la società civile tutta sono esortate a costruire la pace. E, poi, quella pace diventa a casa nostra anche rispetto, attenzione a chi è più povero, solo, l’attenzione anche a chi arriva da lontano: e sappiamo come nelle nostre terre oggi c’è una grande emergenza e richiesta alla comunità ecclesiale e ai Comuni, a tutti, di aprire l’accoglienza a chi ha bisogno e a chi arriva.

Siamo invitati noi – Chiesa, società civile – a crescere nella fraternità, e in una fraternità che, come contagio, diffonde la pace.

Una terza cosa che ho visto nei giovani è la loro sobrietà.

Sembra che i giovani vogliano tanto; certo: i giovani dovranno anche camminare e crescere, ma la giornata mondiale della gioventù che chiede di dormire per terra, di condividere i luoghi, i tempi, di accontentarsi del cibo che arriva, del sopportare il caldo o la pioggia – come quando siamo arrivati a Lourdes – richiede sobrietà, capacità di adattarsi, semplicità di vita. I giovani sono semplici, sanno stare nell’ambiente, sanno cogliere l’ambiente e lo sanno rispettare.

Allora, è un terzo sguardo che mi pare di riconoscere e di raccogliere dai giovani per noi, per la nostra Chiesa e per la nostra società: un grande invito alla sobrietà, ad andare oltre le formalità e a ritrovare la verità e l’autenticità dei rapporti.

E poi quella sobrietà è rispetto dell’ambiente, rispetto della casa comune che è la Creazione, che è l’ambiente così ferito che noi viviamo oggi. Una delle catechesi fatte ai giovani durante la settimana scorsa è stata proprio sul tema dell’ecologia integrale, della Laudato si’ di Papa Francesco, cioè della custodia, della cura dell’ambiente che è la nostra casa comune.

I giovani ci regalano uno sguardo rinnovato e che invita alla sobrietà nell’ambiente in cui viviamo, perché ce ne facciamo carico e custodia, a partire da casa nostra, con le scelte nostre di ogni giorno, fino alle scelte che chi ha la responsabilità di accompagnarci nell’amministrazione è chiamato a fare per rinnovare soluzioni di ecologia sostenibile e di economia sostenibile.

San Donato oggi, con lo sguardo dei giovani, ci inviterebbe alla sobrietà.

Infine, un ultimo tratto, un ultimo sguardo che ho colto e che abbiamo colto nei giovani sono i loro occhi; sono occhi bellissimi quelli dei giovani. Se n’è accorto perfino il Papa quando nella omelia di ieri, nel Campo di Grazia dove eravamo per la Messa conclusiva, ha detto ai giovani, a loro, al loro volto, al loro sguardo, ai loro occhi, che i giovani brillano: i giovani nel mondo brillano; e il mondo, i grandi sono chiamati a vedere nei giovani coloro che nel mondo, oggi, brillano.

Perché i giovani sono portatori di valori veri, di ricchezze, di doni, di autenticità, di sincerità; i giovani brillano perché hanno dei doni da portare alla Chiesa e alla nostra società e ci chiedono spazi per poterlo fare. Non basterà dirlo: le nostre realtà, le nostre istituzioni, i nostri ambienti devono aprire spazi perché i giovani siano protagonisti e perché vivano la loro responsabilità, perché possano sperimentare, sbagliare e rialzarsi: i giovani devono avere spazio per portare la loro ricchezza e per brillare.

Immagino che lo sguardo di san Donato, oggi, nella nostra Chiesa, ci chiederebbe di fare spazio ai giovani perché possano brillare nella nostra comunità; e vi assicuro che i quasi quattrocento giovani che torneranno da Lisbona nelle nostre comunità possono brillare tutti: e se brillano loro, non possiamo brillare anche noi? Non abbiamo ciascuno di noi un dono, nella nostra vita, da portare alla nostra Chiesa, alla nostra parrocchia, al nostro comune, alla nostra società?

Ecco: brillano i giovani e ci aiutano a brillare, ad aprire orizzonti di speranza, a non avere paura, come il Papa più volte ha richiamato loro. I giovani brillano perché sono portatori di vita, di doni e di speranza: lasciamoglielo fare e da loro impariamo a brillare.

Ci accompagni san Donato ad avere questo sguardo giovane e a rendere bella la nostra Chiesa e la nostra società.

Pieve di Santa Maria in Arezzo. Lunedì 7 agosto 2023.

San Donato: Omelia in Pieve

Celebrazione eucaristica nella festa di san Donato, patrono della città di Arezzo e della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.

1. Buona festa di san Donato a tutti voi, a tutta la città, a tutta la diocesi!

Buona festa di san Donato che vi raggiunga come augurio nelle vostre case, nelle vostre famiglie, negli affetti che avete e in tutto quello che portate nel cuore.

Buona festa di san Donato nostro patrono ai vescovi che sono qui con noi e che ringrazio di cuorel’arcivescovo Riccardo, il vescovo Franco, il vescovo eletto Roberto e a tutti i sacerdoti.

Buona festa a voi, e grazie e buona festa anche alla Compagnia di san Donato, a tutto il servizio liturgico, al parroco della Pieve; buona festa ai quartieri: che laugurio arrivi davvero in ogni angolo della città e in ogni angolo della diocesi, con un augurio che viene dal cuore anche a tutti i rappresentanti delle istituzioni civili,religiose e associative presenti a questa celebrazione.

2. È una festa che vivo per la prima volta come vescovo di ArezzoCortonaSansepolcro; anzi, c’è più di una prima volta: è la prima volta di questa festa per me in questa bella Chiesa che mi ha accolto e per la quale sono grato ed è la prima volta che celebro l’Eucarestia nella Pieve. Quindi è un passo nuovo che sento di vivere in Diocesi; e sento di vivere questa festa di san Donato come vescovo della diocesi con due sentimenti che vorrei condividere e augurare anche a voi.

3. Il primo sentimento è quello della gratitudine.

Noi facciamo festa per un vescovo che la tradizione ritiene morire nel martirio nel 362 e che è stato un grande evangelizzatore; un vescovo che ha edificato la Chiesa, che ha annunciato il Vangelo, che ci ha portato alle sorgenti della vita.

Allora, celebrare la festa di questo grande vescovo Donato vuol dire avere nel cuore la gratitudine verso di lui e volerla celebrare oggi e rendere lode al Signore perché ci ha portato l’annuncio decisivo e bello del Vangelo.

Innanzitutto, dunque, la gratitudine.

Poi, laltro sentimento è quello della responsabilità.

San Donato che ha voluto così bene alla nostra Chiesa da portarci il Vangelo, da edificarla, ha fatto il bene alla nostra Chiesa. Allora sento io per primo la responsabilità, e vorrei sentirla insieme a voi, ciascuno nel proprio ruolo, nel proprio servizio nella comunità,amando la Chiesa, volendole bene, edificandola,facendola crescere e custodendo, ciascuno di noi e io per primo, con responsabilità, la bellezza di questa Chiesa,che è la nostra Diocesi.

Sono questi due sentimenti che porto nel cuore e che vorrei vivere nella preghiera con tutti voi: la gratitudine e la responsabilità.

3. C’è unimmagine che ritorna in tutte le letture che sono state proclamate e che ci aiuta a rileggere brevemente chi è Donato e che cosa oggi egli può dire alla nostra Chiesa.

È limmagine del pastore: se ne parla nella prima lettura come di quel pastore che raccoglie le pecore del gregge e le porta a pascoli di vera vita, di abbondanza; se ne parla nella lettura di san Pietro, dove il pastore della Chiesa è invitato ad assumersi questo compito con responsabilità, senza impossessarsi della Chiesa, con latteggiamento di chi si dona; e se ne parla nel Vangelo,ricordandoci che il buon pastore, lunico pastore, è Gesù:che è pastore donando la sua vita per noi, sulla croce.

Dunque, limmagine del pastore e noi oggi vogliamo celebrare san Donato che è stato pastore della nostra comunità e lo ritroviamo pastore con i due titoli che la nostra festa ci consegna: san Donato vescovo e martire.

Vorrei con voi cogliere brevemente che cosa significa essere pastore per san Donato vescovo, e cosa vuol dire essere pastore per san Donato martire.

Vescovo e martire.

San Donato vescovo, innanzitutto. Mi piace tradurre questo titolo e questo servizio nella Chiesa, questo dono che lui è stato nella nostra Chiesa come vescovo e grande evangelizzatore, dicendo che vescovo vuol dire amico di Gesù.

San Donato amico di Gesù: cioè, san Donato vescovo come colui che ha accolto per primo la parola del Vangelo, se ne è innamorato, ha cercato di vivere la sua vita alla luce del Vangelo, e in questo ha coltivato lamicizia con Gesù, il legame e il rapporto con lui, e ne è stato annunciatore.

San Donato ha portato lannuncio da amico, non svolgendo una professione ma vivendo da amico di Gesù, e quindi diventando, in mezzo a noi, nella Chiesa di allora, ma anche oggi, portatore di quellamicizia;raccontandoci che lamicizia con Gesù è la fonte della vita e la strada nella quale incontrare e vivere lamore vero e lorizzonte che può illuminare le nostre scelte.

Ecco: san Donato è amico di Gesù, in una relazione vera, autentica, stretta, vitale con il Signore Gesù, che lo ha accompagnato nel suo ministero di annuncio, di testimonianza, di guida, nellessere pastore e annunciatore della nostra Chiesa.

Credo che se oggi san Donato potesse dirci lui stesso una parola la immaginiamo – ci direbbe: “camminate nellamicizia con Gesù”.

Ritroviamo tutti la centralità di Gesù nel nostro cammino e nella vita della nostra Chiesa.

Il sinodo che è stato celebrato nella Chiesa aretina e il cammino sinodale che siamo invitati a vivere è cammino che vuole portarci tutti a ritrovare la centralità di Gesù nella nostra vita: possono nascere tanti interessi eprogetti pastorali nella vita di una Chiesa; si chiedono visioni e orizzonti… e il cuore e la risposta sono:torniamo a Gesù, guardiamo a Gesù, rinnoviamo,ciascuno di noi, la nostra amicizia vera con il Signore Gesù, che nasce dallascolto della sua parola,dallincontro nell’Eucaristia, dalla familiarità con lui.

San Donato oggi ci ricorda: “Gesù ci è amico”. Ecamminiamo insieme come Chiesa solo custodendo e vivendo lamicizia con Gesù.

4. C’è un secondo titolo che Donato ci ricorda e che è attribuito a lui: martire.

Egli dona la vita; la tradizione racconta la decapitazione di san Donato, e la ragione e la forza di questo dono della vita è, ancora una volta, quellamicizia con il Signore; così amico da dare la vita per lui, da dare la vita per il Vangelo.

Ma il martirio, il dono della vita, sottolinea un secondo aspetto del vescovo: egli è colui che si dona, che si perde, che si spreca.

San Donato ha saputo mostrarci come ci si dona nella comunità e nella Chiesa per amore del Vangelo, fino a donare la vita nella fedeltà, fino al sangue, fino al dono di tutto se stesso, pur di amare la Chiesa, pur di vivere questo servizio di annuncio e di testimonianza nella Chiesa.

Viene sottolineato, dunque, che essere pastori nella Chiesa chiede di donarci, di perderci, di vivere quellamore che è fecondo se è ricco di dono, di spreco,di perdita per gli altri e per la vita e lamore degli altri; esan Donato vescovo e martire ce ne dà ricca e vera testimonianza.

San Donato martire indica anche a noi la strada del dono, anzitutto per chi ha compiti di accompagnamento,di responsabilità, di animazione della vita della Chiesa.

Vedete, nella Chiesa non si cercano posti, non si cammina e non ci si dona per raggiungere degli obiettivi e dei ruoli: lunico ruolo da vivere è donare la vita.

Si ama la Chiesa solo donando la propria vita: cioè,solo vivendo il proprio servizio, quello che ci è chiesto,amando la Chiesa e chi ci è affidato; e a volte questo richiede il martirio. Il martirio del cuore, dei propri desideri, delle proprie passioni: un martirio perché si ama, perché ci si dona nella Chiesa.

E questo è il cammino di tutti. Il modo di amare la Chiesa è lì dove noi siamo: in famiglia, con i più poveri,con chi arriva da lontano, con i bisogni della nostra città,della diocesi, donando, vivendo il servizio di ciascuno di noi, portando cioè quella presenza di amore nei modi e nei luoghi che la vita ci chiede e nellincontro con gli altri.

Si ama la Chiesa donando la vita: tutti, in qualsiasi luogo noi viviamo il nostro essere Chiesa, perché tutti siamo Chiesa.

5. Affidiamoci a San Donato. Io per primo, come vescovo di ArezzoCortonaSansepolcro sento di potermi affidare a un buon vescovo che preghi per me,che mi accompagni nel cammino della Chiesa, nel mio servizio; e, guardando a san Donato vescovo e martire e affidandomi alla sua intercessione, vorrei a affidare a lui tutti noi, la nostra bella Chiesa di ArezzoCortona-Sansepolcro, perché da lui, da san Donato vescovo e martire, possa rinnovare il proprio legame bello con Gesù, amico, parola, buona notizia in mezzo a noi; e perché ciascuno di noi sappia vivere la bellezza di amare donandosi e di scoprire che nel dono della vita si incontra quellunico pastore che è Gesù, che cammina con noi e che ci accoglierà nei pascoli della vita eterna.

Gli appuntamenti della Festa di San Donato

Torna la Festa di San Donato, nei giorni di domenica 6 e lunedì 7 agosto.
Gli appuntamenti di quest’anno saranno i seguenti:

Domenica 6 agosto
ore 17.00
LE ORE DI ORGANO
Musica sugli organi della Cattedrale di Arezzo con il M°Eugenio Maria Fagiani, organista della Cattedrale di Arezzo, e la Cappella Musicale della Cattedrale diretta dal M°Cesare Ganganelli, maestro di Cappella.

ore 18.00
Santa Messa con i Vespri
presieduta dall’Arcivescovo Riccardo Fontana

ore 21.15
Offerta dei ceri votivi dei Comuni della Diocesi

Domenica 7 agosto

Cattedrale
ore 07.00 Lodi e Santa Messa
ore 08.00 – 10.30 – 12.00  Sante Messe
ore 18.00 Santa Messa presieduta dal Vescovo Andrea

Pieve di S.Maria
ore 11.00 Santa Messa presieduta dal Vescovo Andrea

𝐋𝐚 𝐝𝐢𝐨𝐜𝐞𝐬𝐢 𝐜𝐞𝐥𝐞𝐛𝐫𝐚 𝐢𝐥 𝐩𝐚𝐭𝐫𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐚𝐧 𝐃𝐨𝐧𝐚𝐭𝐨

La diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro rende omaggio a san Donato, l’ “apostolo della Tuscia” che con la sua opera di annuncio del Vangelo ha convertito questo angolo di Toscana. Le celebrazioni in onore del patrono si aprono domenica 6 agosto alle 17, quando il concerto “Le ore d’organo” propone musica sugli organi della Cattedrale con una esibizione dell’organista titolare Eugenio Maria Fagiani e della Cappella Musicale della Cattedrale, diretta dal maestro Cesare Ganganelli. Si tratta del primo concerto che inaugura un nuovo “appuntamento fisso” che si ripeterà tutte le prime domeniche del mese in concomitanza con la Fiera Antiquaria di Arezzo. Alle 18 del 6 agosto ci sarà poi una Messa presieduta dal vescovo emerito mons. Riccardo Fontana, seguita alle 21.15 dall’offerta dei ceri votivi da parte dei Comuni della diocesi. Come ogni anno, la cerimonia sarà seguita da uno spettacolo pirotecnico a cura del Comune di Arezzo.

Il giorno seguente, solennità di san Donato, le celebrazioni si aprono alle 7 con lodi e Messa in Cattedrale. Le celebrazioni eucaristiche si ripeteranno poi alle 8, 10.30 e 12. Alle 11 il vescovo Andrea Migliavacca sarà alla Pieve di Santa Maria, che custodisce un busto reliquiario del Santo, per una Messa. Tra le varie iniziative, quest’anno, ci sarà anche l’intitolazione a san Donato, della terrazza del Palazzo della Provincia di Arezzo, antistante la Porta di Mezzogiorno della Cattedrale. La cerimonia organizzata dalla Provincia di Arezzo, a cui prenderà parte anche il Pastore della nostra diocesi, è in programma alle 17. Culmine della giornata di festa è la celebrazione liturgica presieduta dal vescovo Andrea Migliavacca alle 18.
L’emittente comunitaria della diocesi, visibile nel canale 85 in tutta la Toscana e in streaming all’indirizzo www.tsdtv.it/live, trasmetterà in diretta tutte le celebrazioni in onore di san Donato che si svolgeranno nella Cattedrale di Arezzo.

“È la prima volta che vivo la festa di san Donato nella diocesi – spiega il vescovo Andrea Migliavacca -. È l’occasione per me per affidare alla sua intercessione il cammino diocesano e il mio episcopato iniziato qui solo pochi mesi fa”.

San Donato è patrono della città di Arezzo e della diocesi. Divenne prete mentre vescovo di Arezzo era Satiro e la sua opera di evangelizzazione fu molto proficua. Ordinato vescovo, continuò nella sua opera pastorale, coadiuvato dal diacono Antimo. I più antichi documenti (Martirologio geronimiano, Sacramentario gelasiano) lo ricordano al 7 agosto con i titoli di vescovo e confessore, termine quest’ultimo che fa riferimento a sofferenze e persecuzioni sopportate per Cristo nell’evangelizzazione della vastissima diocesi, la più grande della Toscana. “Passio” successive lo hanno descritto invece come martire, ucciso sotto Giuliano l’Apostata il 7 agosto 362 con il taglio del capo, una tradizione rimasta fino ai nostri giorni. Il suo culto si diffuse in tutto il mondo cristiano. Papa Vittore II (1057) definì san Donato “Apostolo della Toscana”. Ancora oggi solo in Italia più di settanta diocesi hanno chiese a lui dedicate e molti luoghi portano il suo nome. Il corpo di san Donato è conservato e venerato nella Cattedrale nell’arca di San Donato, capolavoro della scultura trecentesca, mentre la reliquia della testa è conservata nella cripta della Pieve di Arezzo in un prezioso busto reliquiario trecentesco, testimonianza della maestria dell’arte orafa.