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Nuovo bando per il Servizio civile in Caritas, 12 i posti disponibili

È uscito un nuovo bando per il servizio civile universale con scadenza per la ricezione delle domande entro e non oltre le ore 14 del 15 febbraio. La Caritas diocesana ha visto approvare il programma «Sulle strade con gli ultimi – Toscana», il progetto «Al passo degli ultimi – Arezzo» per un totale di 16 posti, di cui 11 disponibili nella sede della nostra diocesi. In aggiunta quest’anno la Caritas diocesana è dentro anche al programma «Educazione, un’alleanza tra famiglia e giovani scuola 2023» e al progetto «Non solo scuola», per un totale di 2 posti nella sede della Caritas diocesana.
Le sedi di servizio a disposizione sono: quattro posti presso il Centro di Ascolto della Caritas diocesana in via Fonte Veneziana, due posti presso la Casa di accoglienza San Vincenzo, uno presso la mensa diurna Giotto, uno presso il Centro Caritas di Cortona, due presso Rondine Cittadella della Pace e ulteriori due posti presso la Caritas diocesana, ma all’interno del progetto «Non solo scuola».
Il servizio civile è dedicato a giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni non compiuti, cittadini italiani o di un paese UE, o cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti. La durata del servizio è di dodici mesi (ufficiosamente l’ingresso sarà da fine maggio), è previsto un rimborso spese pari a 507,30 euro mensili e il progetto prevede un orario di 25 ore settimanali. Durante l’anno sono previsti momenti formativi di gruppo durante tutto il percorso, verranno riconosciute le competenze acquisite e verrà rilasciato un attestato finale.
Al servizio civile si potrà aderire tramite una selezione che verrà fatta successivamente alla chiusura del bando. La domanda si può fare esclusivamente online con il possesso dello SPID (livello di sicurezza 2). Per un orientamento efficace è consigliato di fare riferimento alla Caritas diocesana e di indirizzare i possibili candidati nel fare un colloquio conoscitivo e orientativo sia per la scelta della sede che per la compilazione della domanda.
Sono a disposizione con i seguenti contatti Alessandro Buti (cell. 3392625593) e Francesco Torzini (cell. 3471336886).
Questo il link al bando: www.scelgoilserviziocivile.gov.it

 

1° Festival dello Spirito, 𝑰𝑺𝑪𝑹𝑰𝒁𝑰𝑶𝑵𝑰 𝑬𝑵𝑻𝑹𝑶 𝑰𝑳 𝟏𝟐 𝑮𝑬𝑵𝑵𝑨𝑰𝑶

MODULO DI ISCRIZIONE

 

La Diocesi di Arezzo Cortona Sansepolcro, in collaborazione con il Serra Club Arezzo e l’Associazione Culturale Almacen artisti associati organizza per il prossimo mese di marzo 2024 il 1° FESTIVAL DELLO SPIRITO, AREZZO CITTÀ DELLO SPIRITO.
Tra gli eventi di questa manifestazione, è previsto un grande concerto di musica sacra aperto a tutti i cori parrocchiali da eseguire nella Cattedrale di Arezzo il giorno 9 marzo di pomeriggio sotto la guida e direzione del M° Mons. Marco Frisina (www.marcofrisina.com).

Sarà un evento particolarmente importante e sentito che sarà accompagnato dalle musiche dell’organo della Cattedrale e vedrà inoltre la partecipazione dell’Orchestra Sinfonica del Liceo Musicale Petrarca di Arezzo; un’occasione quindi anche di sicura crescita e arricchimento per chi aderirà, ma anche segno di condivisione comunitaria di un grande evento artistico e spirituale.
La Diocesi auspicando quindi la più ampia adesione possibile a tale iniziativa anche quale opportunità di valorizzazione delle risorse presenti nelle parrocchie, informa che il M° Frisina terrà nello stesso giorno del concerto, un incontro studio con i coristi alla mattina e una sessione di prove al pomeriggio, prima del concerto.

Al fine quindi di organizzare al meglio l’evento e far pervenire in tempo utile gli spartiti e la documentazione necessaria a tutti i cori, i responsabili/direttori sono pregati di far pervenire, entro il giorno 12.01.2024, la propria conferma di adesione.

Si fa inoltre presente che per tutti, ma in particolare per i cori provenienti da fuori città, la Diocesi mette a disposizione i locali del Seminario Vescovile per poter consumare autonomamente il proprio pranzo al sacco, ovvero per chi lo desiderasse, può anche essere prenotato un pranzo completo nel refettorio sempre del Seminario al costo di 15€. In quest’ultimo caso, eventuali adesioni, devono essere comunicate auspicabilmente insieme alla email di adesione e comunque al massimo entro il giorno 23 febbraio 2024.

Per ulteriori informazioni si prega rivolgersi al Serra Club all’indirizzo email serraclubarezzo@gmail.com o ai numeri di telefono:
3357044103 (Alessandro Melis) – 3391143970 (Maria Madiai)

MODULO DI ISCRIZIONE

 

Il Festival prevederà i seguenti incontri:

  • Sabato 2 marzo “Spiritualità nella Parola
    Lettura del Nuovo Testamento no stop a partire dalle ore 15
  • Sabato 9 marzo “Spiritualità nella Musica
    Giornata di incontro con i Direttori e coristi dei cori parrocchiali della Diocesi.
    A conclusione rassegna dei cori che hanno partecipato.
  • Sabato 16 marzo “Spiritualità nell’Arte
  • Venerdì 22 marzo “Spiritualità nel Cinema
  • Sabato 23 marzo “Spiritualità nella Comunicazione oggi
    Tavola Rotonda

Intossicazione alla parrocchia di Pergo

Il pensiero solidale e affettuoso alle persone coinvolte

Dopo la grande apprensione per le notizie che, sin dal pomeriggio dell’Epifania, si sono diffuse in merito a quanto accaduto nella parrocchia di Pergo, nel cortonese, a causa del malfunzionamento dell’impianto di riscaldamento della chiesa, la comunità diocesana di Arezzo-Cortona-Sansepolcro apprende ora con sollievo e gratitudine al Signore le buone notizie concernenti il recupero dei fedeli, molti dei quali bambini, che sabato si trovavano negli ambienti della parrocchia e che sono rimasti intossicati: a tutti loro, e alle loro famiglie, va il pensiero solidale e affettuoso della Diocesi e del vescovo Andrea Migliavacca. Riconoscenza viene espressa, poi, in particolare, nei confronti di quanti si sono prodigati per soccorrere tutti coloro che sono rimasti coinvolti in questa triste vicenda, a cominciare dal personale che ha prestato i primi soccorsi, dai vigili del fuoco, dalle forze dell’ordine e, ovviamente, dal personale sanitario dei diversi ospedali interessati.

Il Vescovo è stato subito informato dal parroco don Piero Sabatini e ha seguito l’evolversi della situazione.

La Diocesi avverte l’importanza che tutti i fedeli possano partecipare in sicurezza e in piena serenità alla vita liturgica e comunitaria in tutte le strutture parrocchiali del nostro territorio: ciò che, anche durante le festività natalizie appena trascorse, è stato assicurato grazie all’impegno, allo scrupolo e alla generosità dei parroci e delle comunità stesse, che con amore e disponibilità si prendono cura di chiese, canoniche e locali parrocchiali.

Per questa ragione, quel che è accaduto a Pergo e quello che molti fedeli hanno vissuto, a cominciare dai bambini, sono motivo di profondo dispiacere per tutti e interrogano sulle ragioni della vicenda, nonostante i lavori di ripristino e certificazione dell’impianto eseguiti dopo i fatti dell’anno precedente: si è pertanto fiduciosi che le competenti autorità faranno piena luce sull’accaduto.

Nel frattempo, e sino all’individuazione e alla soluzione del problema che ha riguardato l’impianto di riscaldamento (cd. a irraggiamento), che è stato posto sotto sequestro per consentire gli accertamenti necessari, il parroco don Piero Sabatini ha deciso, responsabilmente, di mantenere chiusa la chiesa di Pergo, invitando temporaneamente i fedeli di quella comunità a partecipare alla Messa nelle vicine parrocchie di Montalla (il sabato pomeriggio alle 16), Sant’Angelo e Montanare (la domenica mattina alle 10); proseguiranno, invece regolarmente tutte le attività, in particolare quelle di catechesi, che si svolgono normalmente nei locali dell’adiacente canonica, che sono serviti da un diverso sistema di riscaldamento con comuni termosifoni.

Lutto in Diocesi

Domenica 7 gennaio 2024 il caro Don Mario Casini , parroco di S.Biagio a Ciggiano e Santi Tiburzio e Susanna a Gargonza, è stato chiamato alla casa del Padre.
Il funerale sarà celebrato lunedì 8 gennaio alle ore 15.00 nella Chiesa parrocchiale di Ciggiano.

Ai presbiteri si ricorda per la Celebrazione di portare camice e stola viola.

I Vicari Zonali e i Vicari Foranei sono pregati di comunicare la notizia ai confratelli.

Saluto del vescovo monsignor Andrea Migliavacca.

𝙎𝙤𝙡𝙚𝙣𝙣𝙚 𝙖𝙥𝙚𝙧𝙩𝙪𝙧𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙘𝙚𝙡𝙚𝙗𝙧𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙤𝙩𝙩𝙖𝙫𝙤 𝙘𝙚𝙣𝙩𝙚𝙣𝙖𝙧𝙞𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙞𝙢𝙥𝙧𝙚𝙨𝙨𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙨𝙩𝙞𝙢𝙢𝙖𝙩𝙚 𝙙𝙞 𝙨𝙖𝙣 𝙁𝙧𝙖𝙣𝙘𝙚𝙨𝙘𝙤

Venerdì 5 gennaio 2024. Santuario della Verna.

È un giorno di particolare grazia quello che viviamo, oggi,alla Verna; e lo sentiamo che è giorno di particolare grazia!

Inizia un anno anniversario, un centenario, di particolare grazia, innanzitutto per tutte le comunità francescane, che di cuore saluto, a cominciare da tutti i ministri generali presente. Poi, è occasione e anno di particolare grazia per la nostra diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e – sento di poter dire – anche per tutta la nostra terra Toscana: e quindi il saluto va anche a tutte le autorità civili e militari che sono qui presenti; ed è un saluto che si estende a tutti voi che oggi avete partecipato a questa intensa celebrazione, che dà avvio all’ottavo centenario delle stimmate di san Francesco, che sono racconto dell’opera della misericordia di Dio nella vita del santo di Assisi, nel suo corpo, nella sua storia e per tutti noi.

In questo pellegrinaggio, abbiamo aperto la Porta Santa della Verna: quella porta che, come segno, ci introdurrà all’incontro con la misericordia di Dio, con la grandezza e con la forza dell’amore di Dio per noi.

Oggi, aprendo quella porta e varcandola, sono entrato, in qualche modo, come primo peccatore nella comunità; entrando per quella porta come primo peccatore, cercando l’incontro con la misericordia di Dio, con l’amore grande di Dio che ci abbraccia. EFrancesco ci insegna che quando ci lasciamo toccare dall’amore e dalla misericordia di Dio, anche nella nostra storia – che talvolta è povera, fragile, desolata –, quell’amore ci segna, cioè lascia delle tracce indelebili nella nostra storia, cambia la nostra vita.

Il segno delle stimmate di san Francesco è, per tutti noi, il segno dell’amore e della misericordia che tocca noi, la nostra vita,la nostra esistenza…; e ci cambia.

Insieme a questo, lo sguardo e la contemplazione delle stimmate di Cristo, nel corpo di Francesco, ci insegnano anche che in ogni nostra ferita, in ogni nostra storia di peccato, di fragilità, in ogni sofferenza, ogni limite, ogni povertà, in qualche modo nella nostra stessa vita, lì dove ci sono delle ferite, è presente l’amore di Dio, è presente il Signore.

Allora, vorrei augurare a tutti che in quest’anno anniversario, venendo qui alla Verna, passando attraverso quella Porta Santa e andando nella cappella delle Stimmate, questonostro pellegrinaggio possa essere esperienza viva dell’amore misericordioso di Cristo che ci segna, che tocca concretamente la nostra vita e ci apre alla conversione.

Possiamo qui ritrovare e rivisitare tutte le ferite della nostra vita,quelle ferite che sono delle aperture, e scoprire che sono abitate dall’amore di Dio, che è un amore che salva, un amore che dona pace, un amore che ci abbraccia e ci apre a vita nuova.

A tutti, buon pellegrinaggio!

Sul canale YouTube di teleSanDomenico la registrazione della celebrazione

 

 

𝑫𝒂𝒍𝒍𝒆 𝒇𝒆𝒓𝒊𝒕𝒆 𝒍𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂 𝒏𝒖𝒐𝒗𝒂

𝙑𝙄𝙄𝙄° 𝙘𝙚𝙣𝙩𝙚𝙣𝙖𝙧𝙞𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙎𝙩𝙞𝙢𝙢𝙖𝙩𝙚 𝙙𝙞 𝙨𝙖𝙣 𝙁𝙧𝙖𝙣𝙘𝙚𝙨𝙘𝙤

Il 5 gennaio 2024 al Santuario dei Frati Minori a La Verna si apriranno solennemente le celebrazioni per gli 800 anni dall’impressione delle stimmate di San Francesco.

Il programma delle Celebrazioni:

  • ore 7.00 Ufficio;
  • ore 7:30 Lodi;
  • ore 8.00 Messa presieduta dal Ministro Generale fr. Massimo Fusarelli;
  • ore 11.00 Cerimonia di apertura:
    – Inizio in Basilica con un momento presieduto dal Ministro Provinciale Fra Livio Crisci.
    – Processione di una rappresentanza del mondo francescano alla Cappella delle Stimmate e apertura della Porta Santa dal Vescovo Andrea.
    – Ritorno in Basilica, litanie dei Santi Francescani, messaggio dei Ministri Generali in varie lingue.
  • Ore 14:30 Inaugurazione del Percorso senza barriere architettoniche con la presenza del Dott. Eugenio Giani – Presidente della Regione Toscana;
  • ore 16.00 Messa prefestiva in Basilica;
  • ore 19.00 Vespri solenni.

Alle ore 11.00 in diretta sia televisiva – al canale 85 – sia streaming – www.tsdtv.it/live.

Omelia del vescovo monsignor Andrea Migliavacca.

Omelia in occasione della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio

Lunedì 1° gennaio 2024. Cattedrale dei Santi Pietro e Donato in Arezzo.

  1. Diversi tratti si raccolgono nella giornata di oggi per fare festa: oggi è la solennità della Theotokos, la Madre di Dio, e celebriamo lei, Maria, che ha dato al mondo il Salvatore.

Oggi, ancora, celebriamo l’Ottava del Natale, otto giorni dal giorno del Natale, e per noi vuol dire che celebriamo l’annuncio, la gioia, la letizia del Natale che ci chiama a Betlemme.

E, poi, oggi è il primo giorno dell’anno e, dunque, un giorno nel quale ci scambiamo l’augurio di un buon 2024, di un cammino che sia benedizione per noi.

Infine, oggi è la giornata mondiale per la pace che san Paolo VI istituì e che, ogni anno, il primo giorno dell’anno noi celebriamo, e che è accompagnata da un messaggio del Papa, che è luce e guida per cercare la pace nel mondo di cui abbiamo tanto bisogno.

C’è un aspetto che lega tutte queste motivazioni che oggi portano festa e gioia nella nostra vita: la festa della Madre di Dio, un rinnovarsi della gioia del Natale nell’Ottava, l’augurio del buon anno e la ricerca della pace per tutto il mondo. Lega tutte queste feste una buona notizia: è una buona notizia quella di Maria che è Madre di Dio, è buona notizia il Natale che annuncia gioia, letizia, novità di vita per tutti noi; è buona notizia che noi vogliamo scambiarci gli auguri all’inizio di un anno nuovo; e sarebbe davvero una buona notizia se ci fosse pace su tutto il mondo.

Dunque, tanti motivi per far festa oggi, e il cuore è una buona notizia.

 

  1. Ma c’è una domanda che dovremmo condividere e ritrovare nel nostro cuore: forse, una domanda che spontaneamente viene nella nostra vita; perché ci potremmo chiedere: “ma oggi è davvero possibile ancora una buona notizia?”.

Pensate alle terre martoriate dalla guerra: viene in mente l’Ucraina, la Terra Santa – oggi un particolare sguardo, nel Natale, lo vogliamo riservare a Betlemme –, pensate al Sud Sudan, alla Siria, a tanti altri luoghi dove ci sono la guerra e la violenza, dove si ripete oggi una strage dei bimbi innocenti.

Ci possiamo chiedere: “Ma lì è possibile, oggi, una buona notizia?”, ci crediamo che potrebbe esserci una buona notizia, che è la notizia della pace?

O pensiamo alla vita di famiglie, di genitori che perdono un figlio o una figlia; o chi incontra nel proprio cammino, nella propria strada, una malattia con cui è difficile lottare. E ci possiamo chiedere: “Ma lì è ancora possibile una buona notizia?”.

O potremmo pensare alla nostra vita, dove ci sono gioie ma ci sono anche fatiche che incontriamo, c’è il nostro peccato, ci sono le nostre cadute, le delusioni e talvolta i fallimenti. Ci potremmo chiedere: “Per la nostra vita è ancora possibile una buona notizia?”.

Ecco, pensate alla vita vostra, alla mia, a quella delle nostre famiglie: iniziamo un nuovo anno, ma noi ci crediamo che potrà essere un anno buono? Un anno di speranza, un anno accompagnato da buone notizie, da consolazione?

Buone notizie… ecco, la domanda è proprio questa: ma è possibile, oggi, che ci siano ancora, per noi e per il mondo, buone notizie? Ci crediamo davvero che, come ci annuncia la liturgia, la nostra vita, oggi, è raggiunta da buone notizie?

 

  1. Di buone notizie, vedete, ci parla la parola di Dio che è stata proclamata.

La prima lettura, il libro dei Numeri, che è un’antichissima, grande benedizione di Dio sul popolo – “Ti benedica il Signore, ti custodisca, faccia risplendere il suo volto su di te, ti faccia grazia, ti conceda pace…” – questa benedizione è un tesoro di buone notizie, che accompagnano il cammino del popolo di Dio nel deserto, verso la terra promessa, verso la liberazione: ma sono parole per noi, oggi.

Allora, oggi la parola di Dio ci dice che lo sguardo di Dio, per te, sulla tua vita, è sguardo di benedizione: cioè, lo sguardo di chi ti dice “cammino con te, accompagno la tua vita, sono al tuo fianco!”.

E questa, amici, è una buona notizia.

Ma di buona notizia parla anche la seconda lettura, la pagina di Paolo ai Galati, dove, presentandoci il Figlio, Gesù, che grida “Abbà, padre”, arriva a dire che nel Figlio anche noi siamo fatti figli, eredi per grazia di Dio. Ma se noi siamo figli, vuol dire che siamo amati, vuol dire che la vita ci è regalata; e ci è data oggi la vita: e ditemi voi se questa non è una bella notizia, che la tua vita è amata, che è ricca della vita che ti è donata, che è nello sguardo dell’amore e della misericordia di Dio, ed è una promessa per tutto l’anno, per tutta la nostra vita; ed è una buona notizia.

E risuonano le buone notizie anche nella pagina di Vangelo: è buona notizia quella degli angeli che chiamano i pastori e dicono “Andate a Betlemme a vedere il segno, il bimbo che è nato”; e loro vanno e vedono, cioè accolgono la buona notizia. E poi questa buona notizia, che i pastori sperimentano loro, accolgono loro, è la buona notizia che portano ovunque, in tutto il mondo, fino a noi oggi.

E dice il Vangelo che “tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”: cioè, quello dei pastori è un cammino che è rinnovato e porta buone notizie.

Forse, quella stessa buona notizia che Maria custodisce nel cuore: “Maria da parte sua custodiva tutte queste cose – potremmo dire “tutte queste belle notizie” – meditandole nel suo cuore”.

 

  1. Carissimi, oggi, in questo primo giorno dell’anno, nel giorno in cui vogliamo chiedere con insistenza e con forza il dono della pace per tutto il mondo, la liturgia e la parola di Dio annunciano a noi buone notizie, ci regalano buone notizie: questo è l’annuncio che possiamo accogliere oggi, nella celebrazione, nel nostro ritrovarci e pregare; e sentirci accompagnati durante tutto l’anno dalla buona notizia della salvezza del bimbo che è nato a Betlemme e che è il Salvatore, è la vita che ha vinto la morte, è l’amore in mezzo a noi, è promessa di benedizione per tutti i giorni della nostra vita.

Ci accompagnino buone notizie: che ci sia dato di sentirle davvero, per la nostra vita e per il mondo intero, e sia notizia di gioia, di consolazione, di misericordia, di forza, di vicinanza di Dio, e buona notizia di pace per tutto il mondo.

Domenica 31 dicembre 2023 – Messa di ringraziamento di fine anno.

Omelia in occasione della Messa di ringraziamento di fine anno

Cattedrale dei Santi Pietro e Donato in Arezzo.

Omelia del vescovo monsignor Andrea Migliavacca.

  1. Ci sono varie strade che potremmo percorrere per condividere un bilancio di questo anno: che cosa abbiamo raccolto, come è andato il 2023, di cosa questa sera vogliamo rendere grazie o, magari, potremmo anche chiedere scusa.

Tante volte, la strada percorsa è quella dei numeri: quanto si è guadagnato o quanto si è perso, quanti eravamo o quanti mancavano; altre volte, la strada è quella di chi cerca di scoprire che cosa di buono ha ricevuto per sé, per la propria vita, per i propri obiettivi, per i propri progetti.

Tanti modi potremmo assumere per vivere e fare un bilancio dell’anno; e ciascuno, certo, questa sera, qui, può percorrere i sentieri del proprio cuore e ritrovare le ragioni del grazie che possiamo condividere, in questa celebrazione natalizia di fine anno.

Ma vorrei prendere un sentiero che, mi pare, la parola di Dio ci suggerisce, quasi ci indica per condividere uno sguardo sull’anno che abbiamo vissuto. C’è un gioco di volti, di sguardi: lo ritroviamo nella grande benedizione che ci riporta il libro dei Numeri, dove il volto è quello di Dio, ed è un volto di benedizione.

Dice così: “il Signore faccia risplendere per te il suo volto, il Signore rivolga a te il suo volto”; ma questo volgere il volto, lo sguardo di Dio su di noi è un incontrare il nostro volto, la nostra vita.

La stessa esperienza la vivono i pastori che vanno a Betlemme, al presepio, alla grotta; perché entrando – dice il Vangelo – videro Maria, Giuseppe, il bambino: vedono dei volti, delle presenze, degli incontri.

Allora, mi pare questo il sentiero, la strada che ci viene suggerita per guardare al cammino di un anno: quali volti abbiamo incontrato? Quali volti hanno incrociato il nostro sguardo, la nostra vita, i nostri passi?

 

  1. Posso pensare anch’io al cammino del mio primo anno con voi, nella nostra diocesi; e, al termine di questo anno, davanti al Signore, posso riconoscere quanti volti ho incontrato. E sono stati tutti volti di benedizione; incontri con storie di vita.

Penso ai volti delle persone anziane o ammalate, quelle che ho trovato, per esempio, facendo visite in ospedale: e sono volti che sono stati capaci di sorridere nella sofferenza, nella malattia, e in ciascuno di loro c’è una storia di vita.

Penso ai volti di coloro che sono nel nostro carcere di Arezzo, un carcere che è nella città; e quei volti sono volti che cercano comprensione, misericordia, domande. Quante storie di vita ci sono dietro quei volti.

Penso anche ai tanti volti dei giovani che ho incontrato e che sono venuti con me a Lisbona, alla giornata mondiale della gioventù; giovani e volti felici, con la gioia nel cuore, con la voglia di divertirsi e di vivere la vita nella speranza, cercando il bene; volti, quelli dei giovani, che ci dicono che sono una delle ricchezze più belle della nostra diocesi: e quanti giovani ho incontrato come benedizione.

Penso anche ai volti di diverse famiglie che mi è capitato di incrociare, magari condividendo la tavola a pranzo, a cena; e il volto degli amici, della famiglia, fanno scoprire che quello è il tesoro della nostra comunità, della nostra società: la bellezza della famiglia e il calore, l’amicizia, l’amore che cresce, talvolta anche nella fatica, talvolta in mezzo ai problemi, eppure nella bellezza di essere famiglia.

Penso anche a quei volti di giovani – me ne vengono in mente della Russia e dell’Ucraina, di Palestina e di Israele, che ho incontrato anche a Rondine – e sono volti che portano dentro la sofferenza e il grande desiderio della pace, della fraternità, e la voglia di resistere contro la guerra, per cercare l’amicizia tra tutti i popoli.

Penso anche ai volti di tanti poveri, quelli che vengono alle nostre mense della Caritas, quelli che, magari, ti fermano per strada e ti dicono: “ma non ho una casa”. Sono volti con storie di povertà, di fatica; volti che cercano la tenerezza di un’accoglienza.

Questi sono solo alcuni dei volti che mi vengono in mente e che ho incontrato e mi hanno accompagnato durante quest’anno: volti ai quali vorrei aggiungere – e sono particolarmente cari a me – i volti dei preti e dei diaconi della nostra diocesi, che vivono insieme a tanti altri (catechisti, lettori, accoliti) un servizio e un ministero bello nella Chiesa, e ci mostrano una Chiesa che cammina, che è viva, che percorre le vie della sinodalità.

 

  1. Ecco, tanti volti; e ripensandolo, in questo momento, non è solo importante fare memoria di chi ho incontrato, custodire nel cuore le storie di vita che quei volti racchiudono in sé, ma scoprire che per loro c’è la benedizione di Dio: sono volti e vite benedette, cioè amate da Dio, accolte da lui.

Ci dice così il libro dei Numeri, come abbiamo ricordato: “Il Signore faccia risplendere per te il suo volto, il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.

I volti e le storie di chi abbiamo incontrato, di chi ho incontrato, sono volti amati dal Signore; volti nei quali era chiusa la storia di amore di Dio con loro; volti e storie di vita nelle quali si manifesta la fedeltà di Dio, l’amore di Dio.

Credo che sia, questo, un modo bello con cui guardare all’anno vissuto: quanti incontri, quanti volti ho visto, benedetti da Dio e, per me, dono; per me, incontri che sono stati un regalo, una benedizione: nei loro occhi ho ritrovato la benedizione di Dio per me.

Sarebbe bello darvi la parola e chiedervi: “E voi chi avete incontrato? Quali sono i volti che voi, durante quest’anno, avete visto e sono entrati nella vostra vita?”; volti di memorie belle e volti di sofferenza, volti di ricerca di pace, volti di amicizia e, talvolta, volti che custodivano qualche timore o lodavano. Quali volti avete incontrato voi e sono entrati nel vostro cuore, nella vostra vita?

Se c’è qualche volto che davvero è entrato nel cuore della vostra vita, quello è un regalo di incontro, di storia di vita, di amicizia, del quale possiamo rendere grazie al Signore e lodare per la sua presenza e il suo amore.

 

  1. Infine, c’è un ultimo pensiero: tanti volti ho incontrato, avete ritrovato anche voi: ma, alla fine, abbiamo intravisto anche il volto di Gesù? Il volto di Gesù, sì, perché è in mezzo a noi, è vivo, è nato.

Allora, nel guardare al cammino di un anno, nel ritrovare la benedizione di Dio, del suo volto in mezzo a noi, accogliamo l’invito a riconoscere il volto del Signore.

Talvolta, nei tanti incontri con la gente che cammina con noi, c’è il volto di Gesù, c’è proprio lui!

Questo è il grazie che vogliamo dire: il grazie perché il volto del Signore, cioè il suo sguardo di benedizione, di amore, ci ha accompagnato; e se abbiamo saputo riconoscerlo, diciamo un grazie ancora più grande; e in questa promessa, in questo sguardo di Gesù, accogliamo anche l’augurio più bello per il nuovo anno: che il Signore, con il suo volto, continui a guardarci, ad accompagnarci, a benedirci.

Omelia in occasione della Festa di san Giovanni apostolo ed evangelista

Festa di san Giovanni apostolo ed evangelista, patrono della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e della città di Sansepolcro, e titolare della basilica Concattedrale di Sansepolcro.

Omelia del vescovo monsignor Andrea Migliavacca.

  1. Con grande piacere sono questa sera qui con voi.

Con grande piacere per due motivi: anzitutto, perché ricordo la bella giornata di un anno fa, quando, per la prima volta, come nuovo vescovo ho iniziato il mio ministero anche a Sansepolcro; e, quindi, è una memoria bella per me, quella di oggi, e mi fa piacere essere qui, con voi, per riviverla nel cuore e per ricordarla.

Lungo questo anno, ogni volta che sono venuto a Sansepolcro, ho scoperto sempre qualcosa di bello, qualcosa di nuovo, fino al bel gruppo giovani con cui siamo stati a Lisbona durante l’estate.

Quindi, da un anno, fino ad oggi, è un cammino che custodisco nel cuore, ricco di doni e di esperienze belle, le più varie, che venendo a Sansepolcro, o con le persone di Sansepolcro, ho potuto vivere e accogliere.

Il primo sentimento, oltre al piacere di essere qui con voi e ricordare anche questo momento bello, è il grazie che vorrei dirvi, perché mi avete regalato momenti belli e tanti segni di accoglienza.

Riassumo il grazie a tutti col grazie a don Giancarlo, perché è il primo responsabile, il primo “personaggio” che rappresenta tutta l’accoglienza di Sansepolcro ed con lui penso a tutti i sacerdoti che operano tra di voi; e aggiungo anche il Sindaco, perché ricordo anche una bella occasione di incontro in Comune nella quale si è gustata la gioia di essere di Sansepolcro.

Con tutti loro, vorrei ringraziare anche tutte le altre autorità civili e militari presenti, i sacerdoti, i frati, il coro, i catechisti, e tutti quelli che rendono viva la comunità: senza dimenticare i giovani, che mi stanno particolarmente a cuore.

C’è poi un secondo motivo per cui sono contento di essere qui, ed è l’opportunità di dirvi buon Natale; lo possiamo dire in tutti questi giorni dell’Ottava, perché ogni giorno è Natale, riviviamo la gioia del Natale, e oggi, per me, è l’occasione per dirlo alla comunità di Sansepolcro.

Il buon Natale che posso dire quest’anno è un augurio che viene dal cuore, perché lo sento “di famiglia”: c’è una cordialità, potremmo dire una familiarità, che è cresciuta in questo anno con Sansepolcro; e, allora, venire a dirvi buon Natale lo sento come un dirlo nella famiglia: una famiglia dove sento cordialità, amicizia e bella condivisione.

In questo augurio di buon Natale, c’è, ovviamente, la gioia di vivere la festa del nostro patrono san Giovanni apostolo ed evangelista.

C’è un terzo motivo, infine, che mi rende contento: ed è quello di vedere, qui, tutti i ragazzi e le ragazze che riceveranno la cresima; grazie a voi che siete venuti! Mi fa piacere e mi sembra già bello incontrarvi, ascoltare le tracce del cammino che avete compiuto fino ad oggi, e, poi, se non mi sbaglio, uno dei doni dello Spirito Santo credo di doverlo venire a spiegare io, e quindi abbiamo anche un altro appuntamento, prima della cresima, da vivere insieme per approfondire questi doni dello Spirito. Bentrovati e buon cammino che prosegue, con l’augurio, bello, non solo di buon Natale, ma anche di coltivare l’amicizia con Gesù.

  1. Dopo questi saluti, che vogliono dire il piacere di essere qui, oggi, e la gioia di scambiarci l’augurio natalizio, vorrei brevemente soffermarmi sulla figura di san Giovanni evangelista e apostolo, per scoprire, dalla sua testimonianza di vita, un messaggio per noi.

Vi dico come m’immagino san Giovanni.

In fondo, le pagine della parola di Dio che abbiamo ascoltato, ci parlano di cammino e di corsa.

La prima lettura del profeta Isaia ricordava “come sono belli i piedi sui monti del messaggero di buone notizie”; c’è, in altre parole, l’immagine di un profeta, di un testimone che cammina e porta buone notizie. E di Giovanni, nel Vangelo, quando lui e Pietro vengono chiamati per andare al sepolcro, si dice addirittura che corre.

Queste immagini di san Giovanni che cammina, che corre, me lo fanno pensare come un cercatore, quasi un esploratore, uno che s’incammina per cercare.

E che cosa cerca Giovanni? Che cercatore è?

Ho immaginato queste cose, partendo dalla parola di Dio.

  1. Mi pare che, anzitutto, san Giovanni sia un cercatore dell’amore; e sapete perché è un cercatore dell’amore? Perché lo ha scoperto davvero.

Il Vangelo, quando si parla di Giovanni, come abbiamo ascoltato nella pagina di oggi, lo indica come “l’altro discepolo, quello che Gesù amava”. Non vuol dire “quello che amava più degli altri”, ma è il discepolo che ha capito che era amato da Gesù; cercando l’amore, l’ha scoperto in Gesù, l’ha davvero trovato. E, allora, non soltanto in questa bella definizione Giovanni, il Vangelo ce lo indica come “il discepolo amato”, ma mi pare che, in qualche modo, ci dica anche che era un uomo capace di vedere i segni dell’amore: talvolta deboli, magari fragili, anche imperfetti, eppure segni dell’amore. San Giovanni è stato così capace di cercare l’amore che ha trovato l’amore di Gesù, ha scoperto che era davvero amato dal Signore, che era un amico vero.

Giovanni, cercatore dell’amore, scopre di essere amato.

Se noi vogliamo camminare con Giovanni, credo che lui ci accompagni a cercare, anche noi, le tracce dell’amore nella nostra vita.

Sarebbe bello chiedervi: parlami dell’amore, raccontami dove hai trovato l’amore, dove hai sperimentato di essere davvero amato e amata. Anche voi, ragazzi, potrei venire e chiedervi: raccontatemi quando avete vissuto qualcosa di così bello che lo definireste “incontro dell’amore”.

Credo che Giovanni, cercatore dell’amore, se lo facciamo camminare con noi, ci accompagnerà a scoprire l’amore della nostra vita, ci aiuterà a cogliere tutte le tracce dell’amore che possiamo incontrare sul nostro cammino: in famiglia, con le persone che ci vogliono bene, magari anche incontrando chi è più povero, chi è nel bisogno, a volte quando è necessario il perdono, e si scoprono le tracce dell’amore.

Ma come Giovanni, quando si scoprono le tracce dell’amore il risultato è che ci sentiamo amati noi; anche noi possiamo dirci amici di Gesù, amati da lui: a questo vuole portarci Giovanni.

Cercatori delle tracce dell’amore, per sentirci amati.

 

  1. Ma non basta; Giovanni è un bel cercatore, e mi pare che possiamo dire che sia anche un cercatore della vita, e lo scopriamo nel Vangelo.

È la mattina di Pasqua, viene chiamato insieme a Pietro, e non sta più nella pelle: corre al sepolcro, per vedere che, se è vuoto, il Signore è vivo; allora Giovanni corre per cercare la vita, incontrare la vita: vuole credere nella vita, e corre al sepolcro e, dice il Vangelo, entrò e “vide e credette”.

In quel sepolcro vuoto, Giovanni, cercatore della vita, trova la vita.

Allora, questo è l’augurio e l’aiuto che anche a noi Giovanni può dare: camminando con noi, Giovanni ci aiuta a cercare la vita; ci aiuta, cioè, a scoprire anzitutto che la vita che abbiamo è un dono.

Lo direi ai ragazzi della cresima: la vita che avete è un bel regalo; guardatevi vivere e potrete dire: “ma che bel regalo mi hanno fatto”.

Cercatori di vita vuol dire la gioia di scoprire il dono grande della vita che abbiamo; e, poi, vuol dire che la vita la vogliamo per tutti; e allora è il farci vicino ai più fragili, ai più deboli; il portare consolazione, speranza e difendere la vita sempre, dall’inizio alla fine.

Cercatori di vita, scoprendo che la vita è il regalo che Dio ci vuole fare. San Giovanni cammina con noi e ci aiuta a cercare la vita e ci fa scoprire che il regalo bello che abbiamo è la vita da vivere, la vita che abbiamo noi.

 

  1. Ma c’è una terza cosa, l’ultima, che mi pare di vedere di Giovanni che è un buon cercatore, un buon camminatore.

Mi pare di poter dire così: Giovanni è un cercatore di amici.

Perché dico questo? Perché lo abbiamo ascoltato nella seconda lettura, dove Giovanni scrive che quello che lui ha udito, ha toccato, ha visto, ha incontrato, lo vuole raccontare agli altri; non lo tiene per sé.

Cioè, egli ha un bel racconto da portare, ha una bella notizia che non riesce a trattenere; ma non è una notizia che ha sentito: l’ha vista lui, l’ha toccata con mano, l’ha respirata; e allora dice “quello che ho vissuto come dono grande, lo voglio portare agli altri”, e cerca gli amici: cioè, cerca altri a cui raccontare la grandezza di Dio, l’amore di Dio, il dono della vita, quello che lui ha sperimentato.

Diventa un testimone e un cercatore perché racconta e porta la testimonianza del Vangelo, della bella notizia, e cerca la gente, cerca gli altri.

Ma se porti una bella notizia, vuol dire che gli altri li vedi come amici.

Ecco, dunque, la terza cosa: Giovanni testimone, evangelista, è un cercatore di amici; quando lo si incontra, si è accolti come amici, quando si accoglie la sua parola, si è accompagnati a diventare amici di Gesù.

È un bel cercatore Giovanni; ricordatevi: cercatore dell’amore, cercatore della vita, cercatore di amici.

 

  1. Sto pensando che una bella immagine, che forse racchiude questa testimonianza di Giovanni, nelle scene del Natale la troviamo nei pastori.

I pastori sono, anche loro, dei cercatori; loro custodiscono il gregge, ma quando sentono l’annuncio dell’Angelo che li chiama a Betlemme, si mettono in cammino, si mettono a cercare, e, diventando cercatori, vanno a Betlemme e vedono il segno: un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia; e, siccome sono cercatori, in quel segno riconoscono l’amore e la vita e – dice il Vangelo – se ne tornarono lodando e ringraziando Dio per quello che avevano visto e udito.

Cioè: cambia la vita; ecco, con san Giovanni, con i pastori, anche noi, cercatori, siamo accompagnati a Betlemme; e lì, in quel bambino, possiamo dire: “cercavi l’amore? Ecco l’amore in quel bambino che è nato a Betlemme”; “cercavi la vita? ma è lì, nel bambinello di Betlemme”; “cercavi amici? davanti a quel bambino sei accolto come l’amico più grande, l’amico amato”.

Cari amici, buona ricerca e buon cammino: e che ci capiti come con i pastori, che anche noi, tornando a casa, nella gioia possiamo lodare e ringraziare il Signore.

Lunedì 25 dicembre 2023 – Solennità del Natale di nostro Signore Gesù Cristo.

Omelia in occasione della Solennità del Natale di nostro Signore Gesù Cristo

Messa del giorno.

Cattedrale dei Santi Pietro e Donato in Arezzo.

Omelia del vescovo monsignor Andrea Migliavacca.

 

  1. I testi di Vangelo che ci parlano della Natività, del Natale del Signore Gesù, sia nei Vangeli sinottici – con il racconto delle scene di Betlemme e, come abbiamo ascoltato questa mattina, la visita dei pastori a Betlemme, davanti a Gesù avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia – sia nel Vangelo di Giovanni, in particolare nel Prologo, dove si annuncia il venire di Dio in mezzo a noi – ecco, in questi testi si descrivono tre atteggiamenti, potremmo dire tre movimenti che possiamo vivere per fare esperienza del Natale.

C’è l’andare, il vedere, il riconoscere; e potremmo riassumere tutto questo, poi, nel diventare testimoni.

Così fanno, appunto, i pastori che accolgono l’annuncio dell’Angelo e vanno, senza indugio, a Betlemme: è un andare; arrivati al luogo della nascita, della Natività, vedono il bambino che è nato avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia e, di fronte a quel bambino, di fronte a quel vedere, riconoscono, si accorgono con meraviglia della presenza di Dio. Per questo vivono la gioia, la lode al Signore, la gratitudine: perché riconoscono l’amore di Dio e, infine, ne diventano testimoni; nel tornare, raccontano tutto quello che avevano udito e visto.

Anche noi, oggi, in questo Natale siamo invitati a vivere questo profondo atteggiamento; anche noi, chiamati per andare, per vivere l’esperienza del vedere e, quindi, vedendo poter riconoscere l’amore di Dio in mezzo a noi e diventarne poi narratori, testimoni.

 

  1. Ma ci possiamo chiedere: com’è possibile tutto questo? Da dove nasce l’andare e come può accadere, anche per noi, di vivere questa esperienza del Natale che abbiamo scoperto?

Ecco, mi sembra che dai testi di Vangelo si possa dire che il cuore di questa esperienza è l’ascolto, la capacità di ascoltare.

I pastori vanno e vivono tutta l’esperienza del Natale, perché ascoltano l’annuncio e la chiamata dell’Angelo.

Incontreremo, poi, più avanti i Magi; e anche i Magi, che arrivano da lontano, che arrivano dall’Oriente, vivono il loro lungo cammino, il loro lungo andare a Betlemme, perché ascoltano il linguaggio dei segni, di una chiamata che raggiunge il loro cuore, attraverso la stella.

E poi tanti personaggi che immaginiamo, che noi collocheremo nel presepio, e anche loro vivono la loro esperienza di Natale, il loro andare, vedere, riconoscere e diventarne testimoni, perché vivono l’ascolto.

E’ questo l’annuncio di Natale per noi, oggi, quest’anno: impariamo l’ascolto. E cosa dobbiamo ascoltare?

Innanzitutto, la Scrittura dice che l’ascolto che mette in cammino per vivere il Natale è l’ascolto della parola di Dio. È il grande cammino delle profezie, dei profeti, gli annunci messianici che preparano il venire di Gesù; e poi, qui, il canto e la chiamata degli angeli: cioè, c’è un ascolto della chiamata della voce di Dio, che ci è regalata nella Scrittura, nell’accogliere la parola di Dio, nel lasciarla entrare davvero nella nostra vita, e lasciare che ci parli, che chiami noi, che arrivi a dirci che l’amore del Natale è davvero per te, per la tua vita; per questo ti chiama ad andare.

 

  1. Ma, poi, ci sono tutti gli ascolti che noi viviamo nella nostra esperienza; c’è l’ascolto della vita, della propria vita.

L’ascolto della tua vita che cosa ti dice? Che cosa ti chiede? È l’ascolto della tua vita quando vive magari momenti di sofferenza o di disorientamento; è l’ascolto della tua vita quando si interroga sulle proprie scelte; è l’ascolto della tua vita quando sperimenta la molteplicità dei sentimenti che abitano nel nostro cuore; è l’ascolto della tua vita che impara a sentire che cosa passa nel tuo cuore.

Allora, se impariamo ad ascoltare la nostra vita, questo ascolto ci porterà a Betlemme, ci porterà a vedere il bambino che è nato, che è annuncio di amore per te, per la tua vita che stai ascoltando.

E, poi, è l’ascolto della variegata vicenda umana; è rimanere in ascolto della vita di oggi, del mondo di oggi, un mondo che diventa sempre più moderno, che ci fa sperimentare l’intelligenza artificiale e che, dall’altro lato, ci chiede di non perdere i valori profondi dell’umanità, che sono valori di fraternità, di incontro, di relazione umana vera.

Ecco: che cosa ci dice il mondo di oggi? Un mondo che è segnato tragicamente dalla violenza e dalla guerra non lontano da noi – e pensiamo all’Ucraina, alla Terra Santa e agli altri luoghi del mondo dove c’è violenza, morte, distruzione e guerra – e noi sappiamo ascoltare? Sappiamo ascoltare il mondo di oggi? Che vuol dire essere contemporanei, accorgerci di ciò che accade attorno a noi e, talvolta, vicino a noi, e diventarne partecipi. È un ascolto non passivo, di chi solo riceve, ma è l’ascolto di chi vive il Natale e, quindi, va, vede, riconosce e diventa testimone.

 

  1. Mettiamoci in ascolto: ascolto della parola di Dio, ascolto della nostra vita, ascolto delle vicende del mondo.

L’ascolto chiama a Betlemme: l’ascolto che noi stiamo ora richiamando mostra che noi e il mondo intero abbiamo bisogno dell’amore di Dio che ci cambi, che rinnovi l’umanità, che riporti luce e pace. È per questo che l’ascolto mette in cammino e ci fa vivere il Natale.

È questo, cari amici, l’augurio che vorrei rivolgere oggi a tutti voi: l’augurio di andare con il cuore a Betlemme; e andiamoci davvero con il cuore in quella terra oggi segnata purtroppo dalla violenza e dalla guerra; andiamo a Betlemme; andiamo, vediamo, scopriamo anche noi il segno del bambino che è nato per diventarne testimoni.

Ma per tutto questo ci sia regalato di ascoltare: di ascoltare la vita nostra e la vita degli altri, e di ascoltare quella parola che è la parola del Signore, che è parola per noi; e anche noi, credo, potremmo vivere in questo Natale l’esperienza dei pastori: “se ne tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, come era stato detto loro”; appunto, come avevano ascoltato…

Cari amici, in questo Natale, buon ascolto e buon Natale.