L’evento del Millenario che si svolgerà venerdì 30 marzo, alle ore 16,30, è indubbiamente carico di profondi significati per il luogo nel quale si terrà: il Chiostro del Vescovado di Sansepolcro. È qui che mille anni fa tutto è cominciato: Arcano ed Egidio, reduci dal pellegrinaggio in Terra Santa, si fermarono per dissetarsi e trascorrere la notte; il giorno successivo un evento miracoloso li indusse a fermarsi e costruire l’oratorio attorno al quale, poco dopo, sorse l’abbazia e il Borgo del Santo Sepolcro.
È da questo luogo quindi che venerdì prossimo avranno inizio le vere e proprie celebrazioni del Millenario di fondazione della Città e del Duomo di Sansepolcro. Alla presenza del Arcivescovo, del Sindaco e del Presidente della Provincia verranno inaugurati una serie di interventi iniziati già da tempo e volti a preservare il ricordo di quanto accaduto e a trasmetterlo alle generazioni future.
La cerimonia inizierà con la scopertura della lapide collocata presso il pozzo dove si dissetarono i due pellegrini, quindi verranno inaugurati i restauri compiuti all’interna della Cappella di San Leonardo (l’antico oratorio). Qui la ditta Fidia ha ridato vita all’affresco di Cherubino Alberti che fa da sfondo ad un Crocifisso ligneo del XV secolo, restaurato dal Laboratorio “Piero della Francesca” di Daniela De Ritis. Entrambi gli interventi sono stati sostenuti dal contributo di privati cittadini che, nel ricordo dei loro familiari scomparsi, hanno voluto essere parte attiva nelle celebrazioni.
La manifestazione si concluderà infine con l’apertura al pubblico del lapidario sistemato nell’ingresso al chiostro, da via delle Campane. In questo vasto ambiente sono stati collocati alcuni reperti significativi dell’antica abbazia e una serie di lapidi, a suo tempo raccolte da mons. Ercole Agnoletti. Tra i reperti più interessanti c’è da segnalare un frammento del fonte battesimale del ‘300 e la lapide che ricorda la visita di papa Clemente VII, fatta nel novembre del 1532 al convento di Santa Chiara fuori le mura. Tutto questo materiale era conservato in un deposito non accessibile al pubblico, ma ora, grazie al contributo delle Provincia di Arezzo, è a disposizione di tutti, arricchendo così il nostro patrimonio culturale.