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Al via il restauro del crocifisso ligneo del XIV secolo della Propositura di San Fedele in Poppi

Hanno preso il via i lavori di restauro del Crocifisso ligneo del XIV secolo collocato sopra l’altare maggiore della Badia di San Fedele in Poppi. Obiettivo del restauro, accompagnato dalle opportune indagini diagnostiche, oltre che recuperare un capolavoro della pittura toscana del Trecento, è di permettere uno studio accurato che ne evidenzi le peculiarità al netto dei restauri, a volte arbitrari, subiti in precedenza. La Croce dipinta, realizzata a tempera e oro su tavola, è riferibile all’ambito toscano e misura 330 x 240 centimetri. Il restauro è stato promosso dalla Venerabile Compagnia di San Torello e dalla parrocchia propositura di San Fedele e si dovrebbe concludere indicativamente nell’arco di dodici mesi. Le spese saranno finanziate dal contributo della Fondazione CR Firenze e parte da sponsor privati.

Il lavoro, autorizzato e seguito sotto l’alta sorveglianza dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Siena Grosseto e Arezzo, è eseguito per la parte pittorica da Daniela Galoppi con Stefania Bracci e per il supporto ligneo da Giovanni Gualdani, mentre la direzione dei lavori è dell’Ufficio Beni Culturali della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. In occasione del restauro è stato costituito un gruppo di studio e di ricerca composto da Serena Nocentini, direttrice dell’Ufficio diocesano per i Beni Culturali e l’Arte Sacra e Sonia Chiodo, professoressa associata di Storia dell’Arte Medioevale e direttrice della Scuola di Specializzazione in Beni storico-artistici dell’Università di Firenze. L’opera è stata movimentata in sicurezza dalla ditta Alternativa; il cantiere di restauro è stato allestito all’interno dei locali del Complesso di San Fedele.

“Sono contento che si intervenga per il restauro di questo crocifisso segno di un importante patrimonio culturale anche a Poppi – dice il vescovo mons. Andrea Migliavacca –. L’intervento si inserisce in un’attenzione che la diocesi ha nella cura dei propri beni artistici”.

“Era già da tempo che avremmo voluto restaurare quest’opera, però ci è voluto un po’per raccogliere i 25mila euro necessari – dichiara Giampiero Bucarelli, presidente della Compagnia di San Torello -. Grazie all’impegno di tutto il Consiglio, dei cittadini, del Comune di Poppi, della Fondazione CR Firenze e di alcune ditte, siamo riusciti a reperire questi fondi. In qualità di custodi dell’abbazia siamo più che soddisfatti di questo risultato ed è importante anche che i lavori avvengano all’interno della chiesa, rendendo le varie fasi di restauro visitabili. E non è finita qui, cercheremo entro la fine dell’anno di intraprendere anche il restauro del rosone di vetro in fondo alla chiesa che raffigura il beato Torello”.

“La croce è il simbolo della nostra salvezza – dichiara don Adalberto Ryczkowski, parroco della Propositura di Poppi -. Questo antico crocifisso, è da secoli presente nella nostra chiesa ed è molto importante salvaguardare il segno della fede che il popolo ha tramandato e conservato per tutti questi secoli. Noi siamo eredi e custodi di questa storia di arte e di fede che non può essere dissipata, ma che va piuttosto conservata e tramandata a chi verrà dopo di noi”.

Allo stato attuale il crocifisso presenta delle alterazioni notevoli: il fondo oro ai lati del Cristo è andato perduto, la cromia è considerevolmente impoverita, ma cosa ancora più grave è stata la perdita delle quattro terminazioni lobate reintegrate (fisicamente e iconograficamente), nel 1953, in sede di restauro facendo riferimento allo schema del crocifisso giottesco di Ognissanti a Firenze. L’autore del nostro Crocifisso di certo riprende la “morfologia” della croce giottesca bensì lo stile, la grafia pittorica e l’impostazione cromatica suggeriscono un tono più acerbo, dai toni artistici più vicini all’attività di Andrea Orcagna.

XXXVII Festival internazionale di musica d’organo

XXXVII edizione del festival internazionale di musica d’organo dal 17 luglio al 21 agosto al Santuario della Verna

Primo appuntamento il 17 luglio con un concerto straordinario per gli 800 anni dalle Sacre Stimmate di San Francesco con il Coro dei Frati di Monte alle Croci di Firenze

Dal 17 luglio al 21 agosto il Santuario della Verna ospita la XXXVII edizione del festival internazionale di musica d’organo, evento di grande spessore nella cultura italiana sulla musica organistica, che porta in provincia di Arezzo musicisti di fama mondiale, sotto la direzione artistica del M° Eugenio Maria Fagiani. Il festival è organizzato in collaborazione dal Comune di Chiusi della Verna e dal Santuario della Verna, con il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Arezzo, del Comune di Firenze, del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e dell’Unione dei Comuni Montani del Casentino. Cinque i concerti in programma per questa XXXVII edizione, che si svolgeranno sempre il mercoledì alle ore 21,15. “Quest’anno la valenza è ancora più marcata – afferma il M° Eugenio Maria Fagiani, direttore artistico del Festival – perché siamo nell’800° anniversario dell’impressione delle stimmate a San Francesco, e dunque l’appuntamento è ancora più sentito in quanto diventa un momento di spiritualità e di catechesi legato al discorso musicale. Il primo concerto, il 17 luglio, è particolarmente significativo perché vedrà impegnato il coro dei frati del Monte alle Croci di Firenze insieme alla M° Ughetta Fagioli-Poggiolini, che è l’organista di Monte alle Croci e ha un legame molto particolare con La Verna perché è l’insegnante d’organo dei frati novizi e ha un suo legame da moltissimi anni con la provincia toscana dei Frati Minori. È un viaggio spirituale, un momento in cui condividere tanta musica legata al mondo di San Francesco, insieme a letture e a momenti più spirituali”. Il 24 luglio il calendario prevede il concerto del M° Eugenio Maria Fagiani, mentre mercoledì 31 luglio sarà la volta del M° Daniel Zaretsky (Russia). Si prosegue mercoledì 7 agosto, giorno in cui la Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro celebra la festa del Patrono, San Donato, con il concerto del M° Witold Zalewski (Polonia), per concludere mercoledì 21 agosto con il M° Jan Vermeire (Belgio).

Festa Provinciale e Regionale delle ACLI

Sabato 13 luglio 2024 il vescovo Andrea Migliavacca presiederà alle ore 18:00 nella chiesa Ss. Iacopo e Cristoforo di Ponticino una celebrazione eucaristica, in occasione della XIX edizione della Festa Provinciale e Regionale delle Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani), che si svolge a Ponticino dall’11 al 14 luglio e che ha a tema “Il coraggio della pace verso il Giubileo della speranza”.

7 luglio 2024

Nomine e provvedimenti

Nella giornata di oggi, domenica 7 luglio 2024, vengono rese note alcune nomine disposte dal vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, monsignor Andrea Migliavacca.

Centro pastorale per i giovani (servizio di pastorale giovanile)

Volendo indicare come orientamento prioritario della pastorale diocesana la pastorale giovanile, il Vescovo assume la responsabilità diretta di questo servizio diocesano.

Vicedirettori: Stefano Leoni e don Nicholas Spertilli

Decorrenza delle nomine: settembre 2024 secondo determinazioni che saranno date in seguito.

Centro pastorale per la famiglia

Direttori: Andrea Cocci e Sara Tanganelli

Assistente ecclesiastico: don Javier Alexander Calderon Manzanillas

Decorrenza delle nomine: settembre 2024 secondo determinazioni che saranno date in seguito.

Vice assistente ecclesiastico dell’ACR

Don Samuele Antonello

È confermato come assistente ecclesiastico don Aldo Manzetti

Decorrenza della nomina: 8 luglio 2024.

Assistente Giovani AC

Don Stefano Scarpelli

Decorrenza della nomina: 8 luglio 2024.

Cappellano dell’ospedale S. Donato in Arezzo

Don Luca Vannini (in sostituzione di don Stefano Scarpelli)

Decorrenza delle nomine: settembre 2024 secondo determinazioni che saranno date in seguito.

Parrocchia di Trebbio (Sansepolcro)

A seguito della rinuncia per ragioni di salute di don Zeno Gori, viene nominato parroco della parrocchia di Trebbio, in Sansepolcro, mons. Giancarlo Rapaccini, con decorrenza dall’8 luglio 2024.

Parrocchie di Castagnoli, Lecchi, Monti in Chianti e S. Regolo (Gaiole in Chianti)

A seguito della rinuncia per limiti di età di don Alessandro Renzetti quale parroco di Castagnoli, Lecchi, Monti in Chianti e San Regolo viene nominato amministratore parrocchiale delle suddette parrocchie don Loufouma Mpendi Revelhy Maurel, attualmente vicario parrocchiale della parrocchia di San Donato.

Don Alessandro Renzetti viene nominato collaboratore pastorale della parrocchia della Pieve in Arezzo.

Le seguenti nomine saranno effettive dal mese di settembre 2024, secondo indicazioni che verranno date.

Infine, in data 14 giugno 2024, il Vescovo, a seguito della morte di mons. Vezio Elii, ha nominato parroco della Parrocchia di Badia a Monastero (Castelnuovo Berardenga), con decorrenza immediata, don Arkadiusz Siergiejuk.

A margine delle nomine indicate, s’informa che il nuovo Consiglio di amministrazione della fondazione TSD Comunicazioni, ente editore dell’emittente diocesana Telesandomenico, nominato dal vescovo Andrea Migliavacca il 1° maggio 2024, nella sua seduta di insediamento del 19 giugno scorso ha eletto alla carica di presidente don Wojciech Tarasiuk, delegato vescovile per la pastorale e parroco di San Giuseppe artigiano in Arezzo.

Una festa di musica corale inglese ed europea

Il prossimo martedì 23 luglio, presso il Duomo di Arezzo, alle ore 17:00 è in programma il Concerto organizzato da Opera in collaborazione con l’Ufficio Musica Sacra e la Cattedrale. L’evento musicale avrà come protagonista il coro Cutty Sark Singers di Londra, che interpreterà “Una festa di musica corale inglese ed europea”.

L’ingresso è libero.

Lutto in diocesi

Si comunica che oggi giovedì 04 luglio il CAN. FRANCO FOLLONICI è stato chiamato alla casa del Padre. 

La salma sarà esposta da oggi pomeriggio nella sede della Misericordia di Arezzo.
Il funerale sarà celebrato sabato 06 luglio alle ore 10.30 nella Cappella della Madonna del Conforto.

Arezzo – 1 luglio 2024

Omelia del funerale di s. ecc. mons. Luciano Giovannetti

La diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e la diocesi di Fiesole, insieme alle Chiese che sono in Toscana sono in lutto per la morte del vescovo Luciano Giovannetti, avvenuta sabato 29 giugno.

La presenza in questa celebrazione del cardinale Betori e del cardinale Bassetti, insieme agli altri vescovi legati per tante ragioni a mons. Luciano, con la partecipazione di tanti preti e di tutti voi fedeli è il segno dell’affetto che ci legava al vescovo Giovannetti e del cordoglio di tutta la nostra comunità.

Avevamo pensato che sarebbe stato bello festeggiare in questa cattedrale i 90 anni del vescovo Luciano, il prossimo 12 luglio. Già in tanti avevano aderito per fare festa con il vescovo e fargli sentire la nostra gratitudine e il nostro affetto. La chiamata del Signore a tornare alla casa del Padre è giunta prima di quella data e ci fa pensare che la festa, per mons. Luciano, era stata preparata in cielo, nell’incontro con l’amore misericordioso del Padre. Lo accompagniamo oggi nella preghiera di questo rito funebre per fargli sentire la stessa gratitudine e lo stesso affetto che avremmo condiviso con lui.

Non può non colpire la nostra attenzione la data della sua morte, il 29 giugno. Quello stesso giorno, ottant’anni prima, il piccolo Luciano che era nato il 26 luglio 1934, era accanto all’altare di Civitella, vicino a don Alcide Lazzeri, in quella tremenda giornata dove si compì l’efferato eccidio di tanti innocenti e dal quale, per la provvidenza di Dio, il piccolo chierichetto di allora si era salvato. Don Luciano ha sempre portato nel cuore quella giornata e la memoria delle tante vittime innocenti, con particolare legame per quel prete, don Alcide, che con le sue parole e con la sua testimonianza aveva dato la vita per la sua gente, con la speranza anche di poterla salvare. Da don Alcide il piccolo Luciano aveva subito compreso il senso vero dell’avventura umana e in particolare della vita del prete che è donare la vita per la chiesa e per il popolo di Dio, per la gente. La testimonianza di don Alcide ha sempre guidato la vita di Luciano nel suo diventare prete e poi vescovo. Una vita donata nell’amore per la chiesa e per il bene delle persone a lui affidate.

Il vescovo Luciano muore proprio quel giorno, ottant’anni dopo il giorno della strage di Civitella, quasi a chiudere idealmente una parabola di vita. Pensiamo che nel misterioso corso dei segni che accompagnano la vita umana il giorno della morte del vescovo Luciano, il 29 giugno, manifesti come la sua esistenza si compia proprio nel ricongiungersi con coloro che nel 1944, davanti ai suoi occhi, avevano perso tragicamente la vita, quasi a mostrare la solidarietà con loro che per tutta la vita ha accompagnato l’esistenza di mons. Luciano. E ci racconta di una vita una vita spesa per la giustizia, per custodire la memoria e promuovere pace e riconciliazione.

Ispirandoci alla Parola di Dio che è stata proclamata vogliamo raccogliere come essa accompagni noi e la nostra Chiesa in questo momento e soprattutto come sia capace di illuminare la vita di questo luminoso vescovo che oggi salutiamo. Così recita il suo motto episcopale “in luce Christi”, indicando da dove viene tale testimonianza luminosa.

La pagina evangelica presenta il racconto di alcune possibili sequele del Signore Gesù. Al primo che gli dice “ti seguirò dovunque tu vada”, il Signore ricorda che “il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” e al secondo che sembra attardarsi nella sequela Gesù ribatte: “Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti”.

E’ una pagina che ci mostra la radicalità e la decisività della sequela del Signore. Andare dietro a Lui, seguire Gesù è affare di tutta la vita ed è una scelta totalizzante che deve abitare il tutto del vivere, scelte, affetti, operosità, progetti, legami. Il vangelo ci dice che è urgente seguire il Signore, accogliere la sua Parola, lasciare che ci guidi Lui e portare l’annuncio evangelico e si sottolinea come questa sequela diventa la vita tutta, con una dedizione piena, totale, generosa, decisiva, definitiva.

Il vescovo Luciano è per noi un testimone vero di questa vita vissuta come sequela del Signore a tal punto che diventa la vita tutta, il senso del proprio vivere.

Dopo le scuole elementari, mons. Giovannetti entrò in seminario ad Arezzo dove completò, con profitto e stima da parte dei superiori, il suo curriculum scolastico fino alla teologia. Il 15 giugno 1957 fu ordinato, con altri 6 compagni, sacerdote da parte del Vescovo mons. Giovanni Cioli.

Il suo primo incarico fu quello di cappellano nella parrocchia di Laterina, dove era parroco mons. Ottavio Tinti che poi fu vicario generale della Diocesi.

In seguito gli fu assegnato il compito di rettore del collegio Serristori a Castiglion Fiorentino, dove rimase per alcuni anni. Dopo questa esperienza, fu chiamato a ricoprire il ruolo di Rettore del Seminario diocesano, compito che visse con grande intelligenza e dedizione per tanti anni, fino al 15 febbraio 1978 quando venne nominato vescovo ausiliare della nostra diocesi, con l’ordinazione episcopale celebrata l’8 aprile 1978 e con l’attenzione a lui richiesta di curarsi in modo particolare di quella che era stata la diocesi di Cortona. Il 27 maggio 1981 venne eletto vescovo di Fiesole dove fece il suo ingresso il 6 settembre 1981. Svolse con generosità e dedizione il suo ministero episcopale nella diocesi di Fiesole fino al 13 febbraio 2010 divenendo vescovo emerito di Fiesole. Fu per tanti anni segretario della Conferenza episcopale toscana, oltre ad altri compiti nella chiesa italiana, come per la Fondazione Giovanni Paolo II per il dialogo, la cooperazione e lo sviluppo.

Sono le tappe più importanti della vita di mons. Luciano che custodiscono il racconto di una vita tutta dedicata al vangelo, all’annuncio della Parola, al servizio nella Chiesa e per la Chiesa.

Per lui la sequela del Signore, quell’andare dietro a Gesù di cui ci parla oggi il vangelo, è davvero il racconto di tutta la sua vita.

La pagina del profeta Amos ha fatto risuonare tra di noi la parola di minaccia e di punizione di Dio verso un popolo infedele e lontano dal Signore. La denuncia del profeta mette in luce che il popolo non vive la misericordia, l’attenzione ai più deboli, l’accoglienza dei poveri e dei miseri, dimenticando l’amore che Dio ha avuto per loro.

Il peccato del popolo, da cui l’annuncio della minaccia di Dio, è un peccato di memoria. Al popolo il profeta ricorda la parola del Signore: “Io vi ho fatto salire dalla terra d’Egitto e vi ho condotti per quarant’anni nel deserto, per darvi in possesso la terra dell’amorreo”. La vera parola di Amos non si esaurisce nell’annuncio di una punizione, ma nel riaccendere la memoria del popolo sull’amore di Dio per loro. Per questo è mandato il profeta, perché il popolo faccia memoria e scopra oggi l’amore di Dio, la sua cura, la sua provvidenza, la sua presenza nella vita e nel cammino di quella gente.

Il profeta è mandato per annunciare l’amore di Dio nella vita del popolo santo.

Non facciamo fatica a vedere in questo compito il ministero del vescovo Luciano.

La sua parola e la sua testimonianza sono state capaci di mostrare e annunciare le esigenze della volontà di Dio, della sua Parola e del legame con Lui. Il cuore dell’annuncio e del ministero da prete prima e poi da vescovo però è sempre stato l’annuncio dell’amore di Dio, della sua misericordia, della vicinanza del Signore a tutti e soprattutto a chi più era nel bisogno e nella fragilità.

Mons. Luciano aveva il dono della delicatezza del tratto umano. Cordiale di animo, attento a custodire con cura le relazioni e i legami della vita, capace di ascolto al punto da diventare guida spirituale per tanti preti, ministero svolto poi soprattutto con il ritorno ad Arezzo, come vescovo emerito.

Già in seminario come rettore aveva mostrato questo tratto della sua umanità con il quale sapeva molto bene mostrare l’amore di Dio. Sapeva come entrare nel cuore delle persone a lui affidate, comprendendone le difficoltà e i momenti di crisi, con un consiglio sapiente e mai giudicante che permetteva a ogni alunno prima e poi a tanti preti e alla gente di trovare la propria strada.

Questo è stato il suo stile anche nella vita di pastore della chiesa di Fiesole: un vescovo attento alla vita, delicato nel tratto e nella relazione umana, sensibile e capace di ascolto, determinato nelle scelte necessarie per il bene della Chiesa.

Già nel suo servizio di rettore in seminario e poi con grande decisione da vescovo non ha mai mancato di portare la fresca ventata del Concilio Vaticano II. Egli era profondamente convinto della luce nuova che il Concilio portava nella vita della Chiesa e ne è diventato convinto annunciatore e servitore.

Così rileggiamo il suo ministero di pastore: egli non ha fatto mancare la sua voce di profeta nella comunità, riportando sempre alla memoria dell’amore e della fedeltà di Dio.

La pagina della lettera di Pietro infine ci consente di dire una ultima parola sulla vita del nostro vescovo Luciano. Risuona la parola di Pietro: “pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge”.

Accade di sentire queste parole normalmente come un invito per noi pastori, vescovi, preti a vivere questa generosità, questa fecondità e questo stile nel nostro servire la chiesa. Oggi questa parola ci parla della vita di un vescovo che ha concluso il suo pellegrinaggio terreno mostrandoci il cuore e la luminosità del suo ministero. Riascoltando queste parole di Pietro scorrono davanti agli occhi parole, gesti, momenti, incontri che il vescovo Luciano ha vissuto nella sua vita.

E’ il cammino di un profeta, di un pastore che ha amato e guidato la chiesa e che è stato amato. Sono personalmente testimone della vicinanza e dell’affetto di tanta gente e di tanti preti per il vescovo Luciano, una vicinanza che in Lui ha sempre sentito e riconosciuto la presenza di un padre.

Ora egli va incontro al Signore lasciando a noi la testimonianza gioiosa di una vita spesa per il vangelo, il seme per il dono di nuove vocazioni al sacerdozio di cui sempre si è preso cura, l’amore per la chiesa, il popolo di Dio per cui è dono e grazia spendere e donare la vita.

Lo accolga e lo custodisca anche la Madonna del conforto che ha vigilato su di lui fin dal giorno della sua nomina a vescovo e lo abbracci con il suo amore di Madre.

Un aiuto a “working poor” e “zona grigia”. La Caritas diocesana attiva il progetto PURA

Progetto “Promozione Umana Rete Aretina”

L’iniziativa realizzata con il contributo della Fondazione CR Firenze

Si rafforza l’impegno della Caritas della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro verso le famiglie che si trovano in difficoltà e che rischiano di comprimere qualità di vita e benessere. Si tratta di quella vasta fascia sociale ribattezzata “zona grigia” fatta in buona parte di persone italiane, disoccupati, inoccupati, con precaria condizione lavorativa o “working poor”. Nasce in questo contesto il progetto “Promozione Umana Rete Aretina” (PURA) promosso da Caritas diocesana e Associazione Sichem – crocevia dei popoli Odv, grazie al contributo della Fondazione CR Firenze, per interventi di sostegno al reddito negli ambiti dell’abitare, salute, mobilità, formazione ed educazione. Il progetto coinvolge, oltre al Centro di Ascolto diocesano di via Fonte Veneziana ad Arezzo, 42 Caritas parrocchiali sparse nel territorio diocesano, attingendo a una vasta rete di operatori qualificati e volontari.

“Lo scopo del progetto – spiega don Fabrizio Vantini, direttore della Caritas diocesana – non è quello di distribuire contributi o di assistere un certo numero di persone, ma di promuovere azioni a sostegno della piena inclusione sociale e della vita indipendente delle persone, evitandone l’ingresso nella spirale della povertà strutturata. Esso vuole pertanto sostenere una buona qualità della vita, promuovendo l’inclusione sociale, favorendo ripartenze indipendenti, evitando la necessità di percorsi assistenziali duraturi e che i problemi degli adulti ricadano su figli o parenti svantaggiati”.

Secondo i dati raccolti in circa 20 anni dalla Caritas diocesana nel nostro territorio, annualmente sono più di 2000 le persone che chiedono aiuto alla sua rete di servizi nel territorio, un dato che certamente sottostima le povertà presenti, ma che offre comunque uno spaccato del fenomeno. In media il 35% delle persone che si rivolgono alla rete Caritas sono di nazionalità italiana, la fascia di età più censita è quella di 40-49 anni, il 45% dichiara di essere regolarmente coniugato/a, il 35% ha figli minori nello stato di famiglia e il 60% dichiara di essere disoccupato/inoccupato o con precaria condizione lavorativa. Infine, ogni richiesta di aiuto rappresenta una multiproblematicità, dove difficoltà economiche o gravi povertà, si sommano a problemi abitativi, sanitari, familiari, educativi, di scarsa istruzione, alimentari, dipendenze, disabilità/invalidità o detenzione/giustizia.

Negli ultimi anni è stato registrato un incremento di persone cosiddette “working poor”, anziani che vivono con pensioni inadeguate, persone che a causa di reddito insufficiente si vedono costrette ad abbassare la propria qualità di vita sociale, persone con ingiunzioni di sfratto per morosità incolpevoli, persone che rinunciano a cure e visite sanitarie, che riducono le spese d’istruzione e di formazione per i figli. Di conseguenza, è stato registrato un aumento dell’individualismo e dell’esclusione sociale, dell’indebitamento, di problematiche legate all’ansia o depressive, ma anche di dipendenze e devianza sociale, soprattutto giovanile. L’obiettivo del progetto PURA è proprio quello di andare a incidere su questi fenomeni.

“Con questo progetto la Chiesa aretina-cortonese-biturgense cerca di rispondere ai bisogni della nostra gente non in modo occasionale ma ben strutturato – dice il vescovo Andrea Migliavacca -. La mia gratitudine va a tutti gli operatori di questo nuovo progetto e alla Fondazione CR Firenze per il decisivo contributo”.

Per informazioni sul regolamento procedurale e la segnalazione di eventuali casi, si prega di contattare il numero telefonico 0575/354769 oppure scrivere un’email a caritas@caritas.arezzo.it.

Lutto in diocesi

Si comunica che la salma di S.E. MONS. LUCIANO GIOVANNETTI verrà esposta nella Cappella della Madonna del Conforto da oggi. 

Il funerale sarà celebrato lunedì 01 luglio 2024 alle ore 15.30 nella Cattedrale di Arezzo.
Dopo il funerale la salma verrà portata a Fiesole dove martedì 02 luglio alle 15.30 sarà celebrato il funerale, in quanto il Vescovo Luciano verrà sepolto nella Cattedrale di Fiesole.

La morte di mons. Giovannetti, vescovo emerito di Fiesole