Veglia delle Stimmate

Diocesi di
Il Vescovo Andrea invita tutta la Diocesi a partecipare al Convegno Pastorale Diocesano per avviare il nuovo anno pastorale.
L’appuntamento è alle ore 18.00 in Cattedrale per la preghiera comunitaria.
Alle 19.30 in Seminario ci sarà un momento conviviale ed i laboratori di gruppo, per poi terminare l’incontro alle 21.45 nella Basilica di San Domenico con la consegna dei lavori e le conclusioni del Vescovo Andrea. Iscrizione riservata alle religiose e ai laici.
clicca qui https://docs.google.com/forms/d/14jLJyH77ZFJLbiIl-SuknqDbNVWd4amFD_KpkNotzjM/edit
Con la Messa celebrata questa domenica 25 agosto dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, si è chiusa la Route nazionale 2024 della comunità capi scout italiani. Per questa edizione, ospitata a Verona e intitolata “Generazioni di felicità”, si sono dati appuntamento in circa 20 mila, ed è stata anche l’occasione per celebrare i 50 anni dell’Agesci, l’associazione che riunisce le guide e gli scout cattolici italiani.
A Verona, insieme al vescovo Andrea Migliavacca, erano presenti anche scout della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro: qui, alcune foto della loro partecipazione all’evento.
Dopo aver esaminato la documentazione presentata dal signor Marco Baragli, e dopo un cordiale incontro tra lui e il vescovo monsignor Andrea Migliavacca, preso atto che il sig. Baragli è stato ordinato presbitero nella «Old catholic apostolic church» (con sede nel Regno Unito), la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro dichiara che la Chiesa Cattolica non può riconoscere tale ordinazione.
Il sig. Baragli, pertanto, non può in nessun caso presiedere o concelebrare la celebrazione eucaristica, amministrare i sacramenti e compiere qualsiasi altro atto riservato ai sacerdoti della Chiesa Cattolica.
Arezzo, 20 agosto 2024
1. Oggi è festa carissimi!
È festa della nostra città, è festa della nostra diocesi, è festa per il nostro patrono, il vescovo e martire san Donato.
Nella gioia e nella letizia della festa, vogliamo condividere l’augurio di vita, l’augurio di gioia, di pace, di fraternità; un augurio e un grazie che voglio esprimere anzitutto al vescovo Riccardo, al vescovo Franco, a tutti i sacerdoti che sono qui presenti e che colgo l’occasione, in questo giorno di festa, per ringraziare, con un grazie che viene dal cuore, per la loro dedizione, pazienza, il loro servizio nella comunità: grazie davvero a voi, cari preti, cari confratelli!
Un grazie che si allarga a tutti i diaconi presenti, ai seminaristi, a tutti quelli fanno vivere la vita della Cattedrale con servizi diversi,fino ai ministranti, agli accoliti e, poi, al coro che così bene ci sta accompagnando nel canto e nella liturgia.
Un grazie e un augurio che vorrei rivolgere a tutti voi e anche a chi rappresenta le nostre istituzioni; il vicepresidente del consiglio regionale, il presidente della Provincia, il questore, il vicesindaco, le autorità civili e militari presenti, la prefettura; e, poi, tutti gli ordini cavallereschi che sono qui rappresentati e le altre istituzioni che rendono bella e viva la nostra città e la nostra diocesi.
L’augurio e il grazie a tutte le religiose e a tutti i religiosi che sono presenti e che sono nella nostra diocesi; e un grazie e un augurio particolare, in una fraternità che si allarga, ad alcuni amici della Chiesa ortodossa: anzitutto al parroco della Chiesa ortodossa che è in Arezzo e, poi, ad altri giovani che sono a Rondine in questimesi per studiare l’italiano. È una presenza per la quale vi sono molto grato perché allarga in modo molto bello il respiro della nostra Chiesa, la condivisione e la fraternità.
E a tutti voi che siete qui nella Cattedrale l’augurio e il grazie; anche a Telesandomenico, attraverso la quale il nostro augurio puòarrivare nelle case di ciascuno, nelle case della nostra comunità, e con un pensiero a chi più è fragile, soffre, è anziano, malato, nel bisogno e può cogliere la nostra preghiera e il nostro augurio come motivo di sollievo e di consolazione.
2. In questo clima di cordialità, nel quale condividiamo questo saluto, vogliamo guardare a san Donato vescovo e martire, e vorrei con voi questa sera cogliere un aspetto, un tratto del vescovo san Donato che mi pare parli ancora a noi, alla nostra Chiesa, al nostro mondo.
Mi sembra di poter cogliere la vita e la persona di san Donato come vescovo e martire nella speranza.
La speranza è il messaggio che anche il Papa ha indicato come tema del Giubileo che vivremo l’anno prossimo, nel 2025; Egli ha introdotto questo Giubileo con la bolla di indizione dal titolo Spesnon confundit – la speranza non delude – e siamo invitati tutti come Chiesa a ritrovare le strade della speranza, la via della speranza.
Anche la Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci parla di speranza;è motivo di speranza, come ci indica la prima lettura, il gregge che viene raccolto dal buon Pastore e che viene portato a verdi pascoli,nei luoghi dove può trovare ristoro e vita: e, allora, c’è speranza.
È motivo di speranza se si vive, come ci dice san Pietro, nella dedizione e nell’attenzione reciproca: e davvero allora si può sperare.
E, ancor di più, è motivo di speranza se c’è chi dà la vita per noi; e il Vangelo ci annuncia che il buon Pastore, il bel Pastore che è Gesù, dà la vita per le pecore, dà la vita per noi.
Tutto questo, cari amici, ci invita alla speranza.
3. Ma ci possiamo chiedere se oggi, nel nostro tempo, è davvero possibile ancora sperare; provate a pensare: siamo in un contesto in cui si parla di denatalità, vengono meno le nascite, la vita da accogliere, e come si fa a sperare?
E poi, ancora, sentiamo vicina la violenza e l’atrocità della guerra: e come si fa a sperare?
Sentiamo anche parlare di femminicidi, di violenze tra di noi, di un divario tra ricchezza e povertà che sempre più si allarga;difficoltà nell’educare i più giovani, storie di anziani abbandonati;e poi potremmo pensare alle fatiche della nostra vita, e ci possiamo chiedere: ma come si fa a sperare?
C’è ancora un qualche motivo di speranza?
Possiamo nel nostro tempo, nel nostro mondo, nella nostra Chiesa,ritrovare le strade e lo sguardo della speranza?
San Donato oggi ci dice: amici, fratelli, sorelle, si può sperare!
La speranza non è un vago sentimento, un semplice augurio, ma la speranza è lo sguardo di chi sa vedere il bene che c’è, lo riconosce, lo condivide, lo sa moltiplicare e se ne lascia illuminare.
La speranza è uno sguardo che ci fa vedere il bene e scalda il cuore, illumina la vita, rinnova il nostro condividere l’esistenza;San Donato per noi diventa nel suo ministero, esempio, invito,augurio di speranza.
4. Penso a san Donato come esempio e invito alla speranza perché lui, vescovo, amico del Signore, non ha spento l’ascolto nella sua vita.
La vita di san Donato racconta la vita di un uomo capace di ascoltare Dio; quell’ascolto che lo ha chiamato a seguire il Signore più da vicino, l’ascolto che lo ha accompagnato nel ministero e nell’annuncio nelle chiese e anche nella Chiesa di Arezzo, quell’ascolto di Dio e della sua Parola; e poi è l’ascolto del gregge, della vita della comunità, delle persone.
È quell’ascolto di cui ci parla la Parola di Dio che abbiamo proclamato.
San Donato è un uomo che non ha spento, nella propria vita e nel proprio essere vescovo, l’ascolto, la capacità di ascoltare; e quando c’è l’ascolto, esso è esperienza che ci invita ad accogliere,sa comprendere, mette in moto la vita, fa spazio agli altri, ci rende attenti.
San Donato è uomo di speranza e ci indica la via della speranza; èuomo dell’ascolto, e l’ascolto è una via per tornare a sperare.
5. San Donato è anche esempio di speranza perché è portatore di Vangelo; è appunto vescovo, cioè annunciatore, portatore della buona notizia.
I tempi di san Donato non erano più facili di quelli di oggi, tant’èvero che vivrà il martirio; ma nei tempi difficili, che magari non davano motivo di speranza, nei quali san Donato vive il proprio ministero, custodisce la speranza nel cuore portando la buona novella.
San Donato aveva nel cuore una certezza, che era la parola del Vangelo; nel suo tempo, pure difficile, sapeva portare la bella notizia, un Vangelo da condividere per tutti e che si poteva far vicino a chi più aveva bisogno di accogliere quella parola di bene e di vita.
Se anche in tempi difficili c’è una bella notizia che possiamo portare come san Donato, allora si può sperare, c’è una strada per la speranza, ed è la strada di noi e di san Donato, portatori della buona notizia che è il Vangelo.
6. Ancora, san Donato è via e testimone di speranza perché è stato capace, come pastore, di raccogliere il gregge, cioè di edificare una comunità, di far crescere la fraternità, l’amicizia,l’accoglienza reciproca, il rispetto, l’amore.
Ed è un dono ancora possibile oggi, è un dono anzi necessariooggi quello del costruire una comunità, costruire una fraternità,portare la pace proprio lì dove ci sono la guerra e la violenza delle armi; portare l’incontro lì dove si elevano i muri che separano i fratelli; essere segno di amicizia lì dove ci sono le divisioni e le vendette. E si costruisce la comunità.
Le uniche armi che noi cristiani possiamo invocare e chiedere sono quelle dell’amore e del perdono: e allora cresce la speranza.
Quando si coltiva nell’amore, si fa crescere una comunità fraterna, vera, ricca di accoglienza, come san Donato nel suo ministero ha saputo fare, si può sperare, si può tornare a vivere la speranza.
7. Ma, ancora, credo che san Donato sia testimone di speranza anche nel donare la sua vita nel martirio, perché il martirio, il dono della vita, perdere la vita per il Vangelo, in realtà ci parla di vita, ci racconta la vittoria della vita sulla morte; ci mostra la forza della vita che è talmente grande che ti fa capace di donare la vita,di regalarla agli altri; il fare dono della tua vita.
Ed è invito, il martirio, sempre, a guardare in alto, a guardare il cielo, a ritrovare la luce che ci illumina e, dunque, a ritrovare l’abbraccio di vita e di misericordia di Dio.
Si può parlare di speranza! Se parliamo di vita, se l’accogliamo, se sappiamo donare la vita, se la custodiamo, se la difendiamo in ogni momento dell’esistere e se sappiamo ritrovare anche le tracce fragili della vita, anche quelle piccole, allora si può sperare.
San Donato martire nel dono della vita, nel rispetto profondo della vita, ci indica la via della speranza.
8. Tutti questi che il vescovo e martire Donato ci indica sono,allora, doni di speranza che chiediamo per noi, per il mondo di oggi così in subbuglio, per la nostra Chiesa che si sente guidata dalla luce dello Spirito pure in tempi difficili, e per noi personalmente: sono doni che chiediamo per noi nella speranza,per imparare a sperare; e sono doni di speranza che noi cristiani desideriamo e dobbiamo portare nel mondo.
Il cristiano è tale perché è portatore di speranza, non di tristezza e di lamento, non di sfiducia e di stanchezza: la speranza ci caratterizza come cristiani; in particolare, noi preti potremmo vivere il rischio del lamento, della pretesa per noi, dell’attesa o della stanchezza e sfiducia; in realtà, il Vangelo e la testimonianza di san Donato chiedono per primi a noi preti di essere segno di speranza, annunciatori della speranza, portatori di speranza,testimoni coraggiosi della luce e della gioia del Vangelo.
Abbiamo una speranza da portare nel mondo; abbiamo una speranza in un mondo che, come ci ha insegnato san Donato, non perda la bellezza del saper ascoltare, un mondo che sia attento a tutti, capace di accogliere. Auguriamo al nostro mondo di saper ascoltare!
Noi diveniamo portatori di speranza se sempre più riusciamo a portare annunci belli, annunci di vita, di accoglienza, di rispetto;annunci di misericordia, di Vangelo, nella nostra vita quotidiana, a casa, in famiglia, sul lavoro, nella scuola.
Portiamo speranza e annunci di Vangelo, custodiamo la speranza nel mondo e nella Chiesa se siamo noi costruttori di fraternità, se portiamo noi la pace, il perdono, se viviamo la riconciliazione, se sappiamo ricostruire i legami che talvolta si rompono, e portiamo la speranza.
Viviamo tutti la speranza ogni volta che sappiamo trovare ogni segno di vita, anche fragile; quando siamo capaci di dono, pureimperfetti eppure con la gioia di una vita che accogliamo e che sappiamo condividere.
Come cristiani possiamo portare la speranza nel mondo, nella Chiesa, nella nostra vita: e certamente ci accompagnerà san Donato.
Auguri terra di Arezzo e terra della nostra diocesi: sii terra di speranza; l’alimenti la testimonianza del vescovo Donato e faccia di noi portatori di speranza nei luoghi e nei tempi della nostra vita.
Nelle ultime ore, si è appreso da alcune pubblicazioni di stampa che il 24 aprile scorso, durante una Messa celebrata nella cappella delle apparizioni di Fatima, presieduta dal vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, mons. Andrea Migliavacca, che si trovava nel santuario mariano portoghese in pellegrinaggio con un gruppo di fedeli della nostra diocesi, un diacono di un’altra diocesi italiana avrebbe concelebrato la Messa, ovviamente in modo invalido ed illecito.
Il vescovo Andrea è rimasto molto addolorato nell’apprendere questa notizia.
Per amore di verità, tuttavia, egli intende segnalare che non conosceva il diacono in questione, come del resto non conosceva i concelebranti di quella Messa che non fossero sacerdoti della nostra diocesi.
Del resto, nei santuari e in altri luoghi di pellegrinaggio come Fatima, dove è sempre molto numerosa e varia la presenza di vescovi, sacerdoti e diaconi provenienti da diocesi e, sovente, da nazioni diverse, non compete a chi occasionalmente presiede la celebrazione eucaristica verificare che gli altri sacerdoti e diaconi presenti siano effettivamente in possesso dell’ordine sacro e delle altre condizioni necessarie per la celebrazione dei sacramenti, né potrebbe concretamente farlo.
1. Buona festa di San Donato a tutti voi!
Ed è una festa della nostra città, della diocesi tutta e di noi comunità.
L’augurio di buona festa raggiunge tutti voi che siete qui e nell’augurio rivolto a tutti e a ciascuno vorrei, in modo particolare,rivolgere questo augurio al vescovo Franco e al vescovo Riccardo; e poi l’augurio a tutti i sacerdoti che sono qui presenti insieme a don Alvaro, parroco della Pieve; e poi ancora ci sono i diaconi, iseminaristi, i ministranti: e anche a loro auguri di buon San Donato; e poi le Istituzioni che qui rappresentano la città, la comunità, i quartieri della nostra città: buona festa di san Donato a tutti voi. E accanto ci sono i bambini e i ragazzi dell’Arezzo calcio: benvenuti anche a voi e l’augurio di tantissima gioia per ciascuno di voi; e poi ci sono le famiglie, la gente della vita di Arezzo: auguri e buona festa di san Donato.
E anche per chi ci segue da casa attraverso Telesandomenico,che ringrazio, un augurio che raggiunge anche gli anziani, chi non può uscire di casa, e anche i luoghi della sofferenza: l’ospedale, il carcere, chi è nella fragilità della vita.
A tutti, davvero, l’augurio di un buon San Donato.
2. Nella festa di oggi, la parola di Dio che abbiamo ascoltato, che ci parla di un pastore e del gregge che viene accompagnato,raccolto, custodito dal pastore, mi ha fatto pensare all’esperienza dell’essere custoditi: una vita custodita.
In fondo, nel segno di un vescovo, come è stato il vescovo Donato, annunciatore, predicatore, operatore di carità e con il coraggio di dare la vita per il Vangelo, noi ritroviamo la figura di chi custodisce la comunità, di chi ha a cuore la vita della gente e delle persone; ma la parola di Dio, parlandoci del pastore e,soprattutto, ricordandoci il buon pastore che è Gesù, vuole annunciare a noi che anche nel segno e nel dono di un vescovo nella comunità, chi custodisce è Dio; è l’opera di Dio, è il cuore di Dio quello del custodire il popolo, dell’avere a cuore la vita di ogni persona.
Potremmo chiederci se noi nella vita ci sentiamo custoditi. Sentirsi custoditi vuol dire sentirsi accompagnati da persone amiche, vuol dire sentire la presenza e la vicinanza nel momento della vita quando diventa più faticosa, vuol dire scoprire che c’è chi ti ama, chi è attento a te e alla tua vita e cerca il bene per te,essere custoditi vuol dire avere l’esperienza del sentirsi voluti,cercati, benedetti nella vita.
Allora oggi dovremmo chiederci: io sento che la mia vita è custodita, è in buone mani, è accompagnata? Faccio l’esperienza di un cammino di una vita che è cercata e che è benvoluta?
Anche voi ragazzi, che siete qui accanto, potete pensarci: chi vi vuole bene davvero? Chi pensa a voi? Chi ha a cuore la vostra vita? Chi si prende cura di ciascuno di voi?
Credo che sia questa la domanda che ci può accompagnare oggi: chi si prende cura di me? Chi ha a cuore la mia vita?
L’annuncio della parola di Dio oggi è che Dio si prende cura di te, Dio ha a cuore la tua vita, Dio cerca la tua esistenza e tutto quello che tu sei.
3. Come ce lo racconta la parola di Dio? Anzitutto, la prima lettura; è una pagina del profeta che racconta come Dio accompagna il gregge su pascoli di vita, accompagna il gregge dove può trovare il cibo e l’acqua per la vita; ci racconta, il profeta, che Dio provvede, cioè cerca la vita, ha a cuore la vita,anzi regala la vita al gregge. Allora, è questo il primo modo con cui Dio custodisce la nostra vita, ci vuole bene e si prende cura di noi: lo fa regalandoci la vita, regalandoci ciò che fa vivere,portandoci alla sorgente della vita, che è la nostra esistenza, che è il provvedere a noi, che è cercare il nostro bene.
Perché Dio per noi vuole solo il bene: Dio non vuole che facciamo questo o quello, Dio vuole la vita, vuole il bene per noi;e lo abbiamo ricordato nella memoria del battesimo con la benedizione con l’acqua, che è dono di vita: il battesimo è il sacramento che regala la vita, regala quella sorgente della vita che è Dio.
Ecco allora un primo modo con cui Dio si prende cura, cerca la vita per te, ti regala la vita, provvede alla tua vita.
4. Ma c’è un secondo modo con cui Dio si prende cura di noi e, ancora, lo troviamo sia nella prima lettura sia nel Vangelo,perché ci viene raccontato che Dio raduna, raccoglie, mette insieme il gregge; addirittura, nel Vangelo ci viene detto che il Signore va a cercare anche quelli che sono fuori dal gregge, va a cercare fuori da quei recinti che tante volte noi costruiamo e chiama a far parte del gregge.
Tutti possono entrare nel gregge radunato dal Signore, senza distinzione: nel gregge di Dio c’è posto per tutti; e Dio crea unità,rende un cammino condiviso e fraterno questo gregge che lui raccoglie.
Che cosa è l’unità che Dio realizza e costruisce nella vita del gregge?
L’unità, cari amici, è l’amore; è un amore accolto, che è l’amore di Dio, ma che fa capaci di amare: questa è l’unità.
L’unità non è semplicemente l’andare d’accordo e non è neanche il pensarla alla stessa maniera; e neppure è essere tutti uguali, tutti della stessa famiglia, della stessa comunità. L’unità si costruisce, invece, sull’amare, sulla bellezza di accogliere amando, sul rispettare gli altri nell’amore, sul valorizzare le differenze, amando.
È crescendo nell’amore reciproco, che è un regalo di Dio, che si può essere una comunità unita, una vera comunità; ma in questo dono dell’amore e nella capacità di amarci, nella capacità dell’amore, Dio provvede a noi, si cura di noi perché – lo sappiamo bene – quando facciamo esperienza dell’amare,abbiamo pienezza di vita, sentiamo davvero che la vita è custodita.
E poi, se ci amiamo reciprocamente, non mancherà mai qualcuno che si cura di te, perché c’è un amore reciproco.
Dio provvede a noi regalandoci la bellezza di amarci.
Anche voi ragazzi imparate a volervi bene, a rispettarvi, a cercare il bene degli altri, a vivere nella bellezza la gioia della vita.
5. C’è un ultimo aspetto che la parola di Dio mette in luce e che racconta la cura di Dio e lo troviamo nell’immagine del buon pastore che è Gesù, che non fugge di fronte ai lupi, come invece fanno i mercenari, come fanno i pastori che non sono buoni.
Gesù non fugge, sta con il gregge e lo protegge: cioè, Dio provvede a noi liberandoci dalla paura.
Se guardiamo al nostro cuore e alla nostra vita, ciascuno di noi può scoprire quali paure abbiamo dentro, quali paure accompagnano la nostra vita: ma Dio provvede a noi, ci pensa a di noi e libera dalla paura. Ma come fa Dio a liberare dalla paura? Promettendo semplicemente di proteggerci?
Certo, è importante: ma il modo più autentico e più grande con cui Dio si cura di noi è – dice il Vangelo – che non scappa, cioè sta con noi, condivide, non ci abbandona, non ci lascia soli in ogni situazione della vita fino alla morte. Dio non ti lascia solo, non abbandona il gregge, accompagna la nostra vita, libera dalla paura.
Ecco: Dio si cura di noi perché ci protegge; e ci protegge camminando con noi nella nostra vita, standoci vicino; Dio non ci abbandona e ci regala la sua presenza.
6. Cari amici e care amiche, vogliamo affidarci a questa cura di Dio, di cui i pastori, e il nostro san Donato, sono annunciatori e testimoni. Vorrei invitarvi ad accorgerci che nella nostra vita non manca chi si cura di te; questo è l’annuncio della parola di Dio:nella tua vita non manca chi ti ha a cuore, chi ti è vicino, chi si cura di te.
Certo, è l’annuncio di quello che fa Dio con noi, ma, ci diceva la seconda lettura, Dio manda dei pastori: i pastori, anzitutto, sono le persone che ti donano la vita, che hanno a cuore il tuo cammino, che davvero si curano della tua esistenza, che ti fanno sentire il loro amore.
La parola di Dio oggi ci dice: queste persone nella tua vita ci sono; nella tua vita c’è chi ti ha cuore, chi ti segue, chi provvede a te, chi custodisce la tua vita. Allora oggi siamo invitati a riconoscere e ad accogliere come dono tutte le persone che nella nostra vita sono presenze che ci accompagnano con cura e sono il volto di un Dio che si prende cura di noi.
In particolare, guardando a san Donato vescovo, vogliamo pregare anche perché il Signore doni alla nostra Chiesa pastori che si curano del gregge, pastori che hanno a cuore la vita delle comunità e delle parrocchie, la vita delle associazioni delle città,la vita delle nostre famiglie, dei più giovani e dei più anziani, la vita dei bambini: ecco, vogliamo davvero pregare che non manchino pastori come san Donato che hanno a cuore la vita della Chiesa, la vita di ciascuno di noi, e chiediamo di poter riconoscere nel volto dei nostri pastori la cura provvidente e buona di Dio.
Ci accompagni e ci custodisca lo sguardo di san Donato vescovo e martire.
Le Celebrazioni presiedute dal Vescovo Andrea Migliavacca:
1º agosto 2024 ore 18.30 Santuario di Santa Margherita di Cortona, in quell’occasione c’è la tappa della Marcia Francescana.
2 agosto 2024 ore 11.00 Santuario dei Frati Minori a La Verna – ore 15.00 Processione alla Cappella delle Stimmate – ore 18.00 Eremo dei Frati Cappuccini alle Celle a Cortona
Il 2 agosto del 1216, davanti ad una grande folla, San Francesco d’Assisi, alla presenza dei vescovi dell’Umbria e con l’animo pieno di gioia, promulgò il Grande Perdono, per ogni anno, in quella data, per chi, pellegrino e pentito, avesse varcato le soglie della Porziuncola.
Ecco le condizioni per poter ricevere oggi l’indulgenza plenaria, per sé e per il propri defunti.
Visita oggi una chiesa francescana o una chiesa parrocchiale.
Rinnova la tua fede recitando il Credo.
Recita il Padre Nostro e una preghiera secondo le intenzioni del Papa.
Accostati al Sacramento della penitenza (8 giorni prima o 8 giorni dopo la visita).
Partecipa alla Santa Messa e alla Santa Eucaristia (nello stesso arco di tempo).
È stato inaugurato il restauro della Lunetta di Beato Angelico valorizzandone così la presenza sul portale maggiore della chiesa di San Domenico a Cortona. Di questa Lunetta esiste anche il “disegno preparatorio” (sinopia), custodito al Museo Diocesano di Cortona insieme ad altri due capolavori del frate pittore: la celeberrima Annunciazione e il polittico Madonna col Bambino e Santi.
La Lunetta raffigura la Madonna con il Bambino e i santi Pietro e Domenico, insieme agli evangelisti e risale al 1434 circa. L’intervento è stato reso possibile grazie all’interessamento del parroco don Giovanni Ferrari e grazie alla donazione di un benefattore che ha voluto rimanere anonimo. Così nel mese di febbraio 2024 l’opera è stata smontata da sopra il portale della chiesa di San Domenico, è stata spostata nella sacrestia della chiesa ed è stata oggetto di restauro da parte di Luciana Bernardini e Beatrice Cenci, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo nella persona del dottor Isacco Cecconi e la direzione dei lavori di Serena Nocentini, dell’Ufficio Beni culturali della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.
L’affresco era già stato restaurato nel 1955, ma aveva subito uno strappo una decina di anni dopo. Trasferito in un supporto di masonite è stato negli anni prima posizionato all’interno della chiesa poi successivamente ricollocato al suo posto, cioè nella lunetta sopra il portale. Nel corso degli anni è stato anche inserito un vetro protettivo (ormai ingrigito ed obsoleto) il tutto inserito dall’interno della chiesa e chiuso dopo l’inserimento dell’affresco, da pannelli in compensato.
L’intervento di restauro ha previsto in primo luogo una ripulitura, poi sono stati eseguiti interventi di consolidamento in due punti dove i vecchi stucchi erano saltati, è stata rifatta la stuccatura e si è poi proceduto al ritocco pittorico. L’intervento comprende anche una soluzione per la protezione dalle intemperie, nuova illuminazione e nuovo vetro di tipo museale che offrirà una migliore lettura dell’opera.
“La mia presenza all’inaugurazione vuole esprimere la gratitudine per chi si è impegnato fattivamente per il restauro di questa opera – ha detto il vescovo mons. Andrea Migliavacca -. Che possa essere di incoraggiamento per altre opere che necessitano di cura”.
“È motivo di grande soddisfazione vedere questo intervento concluso e soprattutto poter ammirare ancora l’opera, in sicurezza, nel suo luogo originario – spiega Serena Nocentini, direttrice dell’Ufficio diocesano per i Beni Culturali -. Le opere d’arte devono restare, possibilmente, nei luoghi di culto per conservare alle chiese l’aspetto significativo della fisionomia originaria. Il concetto di ‘nuova’ leggibilità dell’opera, è stato la ragione fondamentale alla base di questo restauro che ha visto anche la messa in opera di un nuovo vetro protettivo e di una più moderna illuminazione. Un intervento indispensabile per il quale ringrazio le restauratrici per il meticoloso lavoro svolto, il parroco e i parrocchiani di San Domenico per averlo fortemente promosso e la nostra Soprintendenza, con il funzionario Isacco Cecconi, per il consueto impegno a tutela dei beni della nostra Diocesi. In ultimo, ma non per importanza, il nostro ringraziamento all’anonimo mecenate cortonese che con la sua nobile e generosa donazione ha reso possibile tutto questo”.
“Questo restauro – conclude il parroco don Giovanni Ferrari – è un risultato molto importante per tutta la comunità cortonese e per coloro che visitando la città vorranno mettersi in preghiera nella chiesa di San Domenico. È stato reso possibile grazie all’impegno di molte persone che ci permettono oggi di tornare ad ammirare un’opera straordinaria dimostrando che quando una comunità è viva e coesa, se ciascuno da il suo contributo, si possono raggiungere grandi risultati”.