Il funerale di Giulia, Gianni e Franco

Omelia del Vescovo a Terranuova Bracciolini
09-08-2025

“Lunedì scorso, quando tutto scorreva come dovuto, con un servizio che l’ambulanza della Misericordia stava svolgendo come tante altre volte, trasportando Franco e con la presenza qualificata e generosa di Gianni e di Giulia è successo l’irreparabile, la tragedia. Abbiamo visto le immagini del tremendo incidente e della fine fatta dalla ambulanza e dalle persone che conduceva.

La tragedia, la morte prematura e improvvisa, il dolore che porta con sé, per tutti i familiari delle vittime che voglio ora ricordare con affetto e preghiera, assicurando loro il cordoglio mio, di tutta la diocesi e di tutta la comunità e per la Misericordia di Terranuova in particolare, è motivo grave di domanda, di sofferenza, di disorientamento, di silenzio e anche di preghiera.

Anche noi in questi giorni e in questo momento restiamo in silenzio e sgomenti, con le lacrime agli occhi, attoniti di fronte a queste bare che mai avremmo voluto vedere.

Il silenzio che ci abita oggi e in questa settimana è carico di preghiera, di solidarietà, di dolore condiviso, di cordoglio e di vicinanza per tutti coloro che sono stati colpiti da questo lutto.

E’ un silenzio e un dolore che solo la Parola di Dio può cercare di abitare ed illuminare.

I testi biblici che sono stati proclamati sembrano davvero commentare l’accaduto e la perdita di queste care persone e ci raccontano in particolare cosa fa Dio.

Quante volte di fronte alla tragedia sorge nel cuore la domanda: e Dio che cosa ha fatto? Dove era Dio in quel momento?

Sappiamo come l’incidente accaduto così grave appartiene all’imponderabile degli eventi umani e certo nulla è da imputare a Dio, ma nel cuore sorge la domanda della fede, la ricerca della fede che è anche ricerca di consolazione e di speranza.

La pagina della Sapienza ci racconta come la presenza e l’opera di Dio, soprattutto nel momento del lutto, mette in luce la preziosità della vita, dei cammini di vita; lo sguardo di Dio vede e racconta anche la preziosità, la bellezza della vita delle persone che oggi noi salutiamo in questo rito. E’ intensa e forte l’immagine che ci dà la Scrittura: “Le anime dei giusti sono nelle  mani di Dio”. Sono nelle mani di Dio…

Ecco dove era Dio, cosa fa Dio. Egli custodisce nelle sue mani, accoglie nelle sue mani, accoglie in un atteggiamento che possiamo bene intuire come un abbraccio ed è un abbraccio che dona nuovamente la vita.

Nelle mani di Dio, secondo il testo della Sapienza, risplende allora la bellezza della vita.

Di queste anime si dice che sono dei giusti, sono pieni di immortalità, Dio li ha trovati degni di sé; essi risplenderanno come scintille e sono suoi eletti.

Nelle mani di Dio, nell’incontro con Dio, risplende la ricchezza di vita vissuta, la bellezza della vita di questa terra e insieme viene consegnata la promessa di una pienezza di vita, capace di risplendere e di illuminare anche altri.

Nelle mani di Dio ci sono Gianni, Giulia e Franco. Nelle mani di Dio.

E nelle sue mani risplende la bellezza della loro vita. Di loro potremmo dar voce a tanti di voi per raccontare la generosità delle loro esistenze. Gianni e Giulia avevano fatto del servizio generoso, concretizzatosi nella Misericordia, un orizzonte fondamentale della loro vita e ne era venuta una vita di bene, di solidarietà con chi soffre ed è nel bisogno; una vita carica e capace di piena umanità e con una cordialità e solidarietà che unisce, crea legami, apre al dono della vita.  Anche di Franco risuonano oggi gli echi della preziosità della sua vita che chi gli era vicino bene ha conosciuto.

Nelle mani di Dio la vita di questi nostri amici oggi è il racconto del bene che hanno fatto, della generosità della loro vita, della delicatezza della loro umanità, dei loro sguardi capaci di farsi carico degli altri.

E nelle mani di Dio, ci conforta la Scrittura, essi sono ora nella pace, la loro speranza resta piena di immortalità, sono accolti in una verità e pienezza di vita, riceveranno grandi benefici, nel giorno del Giudizio risplenderanno, il Signore regnerà per sempre su di loro.

Nelle mani di Dio, potremmo dire in una parola, è promessa loro nuovamente la bellezza di un cammino, di una esistenza, per noi carica di mistero, eppure annunciata qui come autentico dono e bellezza di vita.

Sono parole che non possono lenire la durezza del dolore che, soprattutto i familiari e gli amici, e anche tutti noi stiamo provando, ma è Parola di Dio che entra nel nostro silenzio e ci cura con la medicina della consolazione, della speranza, della attesa di una pienezza di vita per tutti e di un nuovo incontro con loro.

Il Vangelo di Luca ricorda l’arrivo del padrone di casa in un modo e in un tempo inaspettato e invita a farsi trovare pronti.

Sembrerebbe che l’essere pronti voglia dire una attenzione, un comportamento, uno stile di chi attende. In realtà l’essere pronti richiama l’atteggiamento della accoglienza, perché il vangelo racconta cosa farà il Signore a loro. Essere pronti vuol dire accogliere quello che farà il padrone di casa, quello che farà il Signore. E lo racconta il vangelo: “si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. E aggiunge una beatitudine: “Se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!”.

Franco che si era affidato al servizio della Misericordia e Gianni e Giulia nel vivere il loro generoso servizio sono per noi il manifestarsi di questa pagina di vangelo, ci raccontano cosa significhi l’essere pronti, cioè con una vita aperta al dono, al servizio, all’altro, al più bisognoso, e quindi in un atteggiamento capace di accogliere, già nella disponibilità di incontrare il Signore che viene a servirli e che potrà pronunciare su queste persone la parola della beatitudine: beati loro. Beati, non per quanto accaduto, ma in questo tragico incidente e nella loro morte oggi possiamo raccontare che la loro è stata vita beata, perché è una vita che viene servita dal Signore, custodita da Lui e per questo allora sono pronti.

Un ultimo particolare evangelico: il padrone atteso sta tornando dalle nozze, cioè dalla celebrazione dell’amore.

E’ l’amore il modo di essere di Dio che tutto avvolge e custodisce. Dell’amore di Dio era specchio e espressione la vita delle persone che oggi salutiamo e nell’amore di Dio ci è annunciato oggi l’abbraccio con cui essi sono accolti nel suo Regno, dove ad una tavola imbandita, una tavola nuziale forse, è il Signore stesso che passa a servirli e lascia come dono quelle sue mani che accolgono e custodiscono, mani che abbracciano.

A quella tavola pensiamo c’è anche Maria, la Madre del Signore. A lei, al suo sguardo materno, al suo abbraccio affettuoso, ai suoi occhi di consolazione affidiamo Gianni, Giulia e Franco e con loro i familiari, la Misericordia e tutti noi, oggi nel dolore, ma raggiunti dalla Parola del Signore che è consolazione e speranza.

+ Andrea Migliavacca