Celebrazione eucaristica per il conferimento dell’accolitato ai seminaristi Andrea Falsini e Giacomo Foni.
1.Bentrovati Andrea e Giacomo e, salutando voi, un caro saluto alle vostre famiglie e poi agli amici, alle comunità che vi accompagnano oggi, ai preti che sono qui presenti, ai diaconi, al coro, al servizio liturgico, alle religiose.
Davvero, è una comunità bella, con giovani anche, che vi accompagna e che vive oggi, con gratitudine, questa tappa del vostro cammino vocazionale; perché, appunto, di una tappa si tratta: cioè, il cuore della celebrazione di questa sera è che voi siete in cammino dietro al Signore; e siete nel cammino, dietro al Signore che chiama dei giovani a diventare presbiteri nella comunità.
In questo cammino di sequela, dell’andare dietro al Signore, pian piano si impara da lui, si impara ad ascoltare la sua parola; ma si impara anche a compiere i gesti della vita di Gesù.
E le tappe che si vivono nel cammino e nel tempo del seminario, in particolare i ministeri, sono le tappe che segnano e donano a voi di assumere i tratti della vita di Gesù, il volto della vita di Gesù che, poi, in modo pieno nel presbiterato, dovrete vivere e testimoniare nella comunità.
Dunque, quello che viviamo stasera, il ministero dell’accolitato per voi, Giacomo e Andrea, non è un passaggio dovuto che si trova in un cammino di seminario, ma è un momento di vocazione e di incontro con il Signore per imparare da lui, per assomigliare a lui, per accogliere da Gesù i tratti del suo cammino e del suo ministero; e per voi, questa sera, in modo particolare nel ministero dell’accolitato, Egli ci aiuta a cogliere qualche aspetto, qualche tratto non tanto dell’operosità, della qualità cioè di cosa deve fare l’accolito, ma ci aiuta a cogliere il senso spirituale e teologico dell’accolitato.
- La parola di Dio che abbiamo ascoltato e, in particolare, il brano degli Atti degli Apostoli, ci presenta un tempo non facile di Chiesa, un tempo non facile di comunità, nella quale vive la gente dipinta da questa pagina.
Comincia proprio così: “in quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme; tutti, a eccezione degli apostoli, si dispersero”; è una comunità che vive una profonda ferita, una crisi; una comunità che vive la persecuzione, che vive il pericolo; una comunità che si sente schiacciata e impaurita, disorientata al punto che la gente si disperde.
E in questa comunità, così ferita e povera, perseguitata e disorientata, che cosa accade? Accade che c’è la testimonianza di alcuni che vivono la loro fedeltà al Vangelo e all’annuncio.
Si parla di Filippo, in modo particolare. Filippo predicava il Cristo; le folle prestavano attenzione alle parole di Filippo, vedendo i segni che lui compiva: dagli indemoniati guariti uscivano spiriti impuri; paralitici e storpi guarivano.
In una comunità disorientata e ferita, in una comunità nella difficoltà, ci viene raccontato che il Vangelo opera, il Vangelo non si spaventa, il Vangelo non spegne la propria forza nella difficoltà della comunità: anzi, in una comunità così ferita, c’è una straordinaria operosità del Vangelo e delle opere del Vangelo, che cambia la vita.
Chi è malato guarisce, gli indemoniati vengono liberati dal male e la parola di Filippo si diffonde; sembrava che le premesse parlassero di una comunità che stava finendo e, invece, in una comunità in difficoltà, la Parola opera.
E che cosa opera la Parola? Nel dono della parola di Dio, in questo segno dell’essere liberati dal male e guariti dalla malattia, potremmo dire che l’opera della parola è l’amore che fa vivere, l’amore che cambia la vita: cioè, ciò che può rimanere, in una comunità ferita e disorientata, è l’amore, sono i segni dell’amore; e nei segni dell’amore si diffonde il Vangelo.
- Pensate quanto è attuale questa parola: nel tempo di Chiesa e nel mondo che viviamo oggi, un tempo di chiesa che cerca riferimenti – e ben venga l’attenzione anche all’elezione del Papa, vedendo nel Papa un riferimento per la nostra comunità – ma quanti segni di disorientamento e di fatica viviamo, noi, nella vita della comunità? La fatica di incontrare i giovani, le vocazioni che vengono meno, l’impoverirsi della vita delle nostre comunità cristiane, la fede che sembra affievolirsi… ed è il tempo di Chiesa che viviamo.
Per non guardare al mondo: un mondo ferito da una cultura che sempre più è lontana dal Vangelo; è un mondo che è ferito dalla guerra e dalla violenza che sempre più miete vittime innocenti, dall’Ucraina a Gaza; un mondo allo sfascio…
Dunque, una Chiesa che vive le proprie fatiche, un mondo che è in caduta libera…: la parola di Dio ci dice, oggi, che in questo tempo, nel nostro tempo, è all’opera il Vangelo, c’è una poderosa opera del Vangelo di questi tempi.
Il Vangelo non ha smesso di operare i propri segni di liberazione e di guarigione, e c’è una Parola che si diffonde oggi: una Parola che sana, salva, libera, chiama e diventa segno di amore.
Credo che sia questo il compito dell’accolito, cari amici: mi verrebbe quasi da dire che stare all’altare è l’ultimo dei compiti dell’accolito, quello che arriva proprio alla fine, perché il compito più profondo dell’accolito è essere segno in mezzo a noi dell’amore di Cristo, di un Cristo che ama nel dono della parola, che ama nel farsi vicino a chi è nel bisogno, che ama portando presenze di pace e di comunione nella comunità, che ama attraverso il “sì” che voi dite nella vostra vita.
Allora, portando nel mondo e nella chiesa l’amore, voi siete accoliti, voi vivete in modo pieno il vostro accolitato.
Questo è il primo augurio che voglio rivolgere a voi, Andrea e Giacomo: siate nella Chiesa, a partire dalle vostre famiglie e, poi, nel seminario, nelle comunità dove siete, nella diocesi e anche negli incontri che fate e nella preghiera che avete nel cuore, ecco, siate un segno dell’amore che vivete, portate cioè la presenza, l’opera, l’operosità dell’amore, e diventerete segno, da accoliti, di una comunità che è viva, una comunità nella quale il Vangelo è l’opera bella che rimane, l’opera vera e fresca che ci accompagna nel nostro tempo.
Cari amici, potremmo dire, anche grazie a questi nostri due accoliti, che non viviamo tempi bui, ma viviamo la bellezza del tempo del Vangelo, la gioia del Vangelo, perché non mancano e non mancheranno i segni dell’amore, i segni dell’amare.
- Una seconda parola ci viene suggerita dalla pagina evangelica che indica un secondo tratto dell’essere accolito; e lo troviamo nella bella immagine, nella bella similitudine che Gesù offre di sé.
Proseguendo la pagina che abbiamo ascoltato ieri nella liturgia, Egli dice “io sono il pane della vita”, e, più avanti, aggiunge “questa è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
Ecco, cari amici, che Parola ha da portare la Chiesa oggi nel mondo, nella vita della gente: Gesù ci ricorda che la Chiesa ha il compito di portare il pane della vita, di offrire il pane della vita, cioè di offrire qualcosa che fa vivere, che porta la vita.
Nel credere in Gesù, la Chiesa ha il compito di annunciare e di portare a tutti il dono di quella vita che è nella risurrezione, che è la vita eterna, che è la vita piena per sempre: non è poca cosa quella che noi possiamo dare al mondo.
Il Vangelo ci ricorda che abbiamo la vita da portare al mondo di oggi: credo che se un giovane percepisse la grandezza e la vertigine di questa missione, di questa vocazione nella Chiesa, aprirebbe il cuore al Signore che chiama, la chiamata a portare la vita nel mondo, la vita perché Gesù è il pane della vita e il pane che fa vivere.
Cari amici accoliti – e, ci auguriamo, futuri preti – la chiamata nella vostra vita è questa: siete chiamati a portare il pane che fa vivere, nientemeno! Il pane che fa vivere, principalmente l’eucaristia che celebriamo e che servirete.
E quella eucaristia è pane di vita eterna: ogni celebrazione dell’eucaristia diventa celebrata e donata, mangiata e adorata, vissuta, pane per la vita eterna, di Gesù che ci dice “io sono il pane della vita”.
Ma, poi, ogni vostra parola, gesto, predicazione, incontro, testimonianza, attività, gioco con i ragazzi, cioè quello che voi farete nella vostra vita di seminaristi e di testimoni, il cuore di quello che fate nelle diverse cose della vostra vita, il cuore di quello che fate è che portate il pane che fa vivere, portate la vita, desiderate la vita per gli altri, donate la vostra per far vivere.
L’accolito è proprio questo: l’accolito serve all’altare – vi dicevo: non solo fisicamente, vicino all’altare – ma serve all’altare perché è al servizio di quel pane che, dall’eucaristia a tutto il resto, è pane di vita, pane che porta la vita di Gesù, che è il Risorto, la vita nuova, rinnovata nella misericordia di Dio, che è quella vita ricca di speranze e di gioia a cui papa Francesco tanto ci ha invitato e ci ha introdotto, dicendoci che la speranza non delude: ma non delude perché sappiamo di avere un pane di vita da portare agli altri.
- Cari accoliti, se dovessimo dirvi, come comunità, quale compito vi affidiamo alla luce di questo Vangelo, potremmo dirvi: andate e portate la vita, portatela dove siete, fate vivere, cercate di capire di che cosa ha bisogno chi incontrate per vivere, e date loro il dono della vita, la bellezza della vita, il servizio che fa vivere.
Ecco l’accolito – ed è bella un’immagine così – come persona credente che porta la vita, che testimonia la vita e che, per questo, ama e serve il Signore, pane della vita eterna.
Buon cammino carissimi! E siate davvero, nel mondo, segni di un amore che non finisce e che rende questo nostro mondo e questa nostra Chiesa la più bella che possiamo vivere; e siate portatori del pane della vita: notate, non del pane vostro, non delle vostre capacità, non delle vostre risorse, ma il pane della vita che è Gesù.
È lui che fa vivere, è lui che dobbiamo e dovete portare e testimoniare.
E, accompagnando voi, vorrei pregare per il seminario, ricordando tutta la comunità del seminario: il rettore, il padre spirituale, i confessori e tutti coloro che fanno vivere, anche con la comunità educativa, la vita del seminario; e ricordando il seminario, con voi, preghiamo per il dono di nuovi giovani che intraprendano questa bella strada.
Riprese TSD tv