Un tempo era il fiore all’occhiello del settore industriale dell’Aretino. Negli ultimi anni ha visto pian piano erodere le certezze su cui si fondava un’intera economia, portando a numeri drammatici. Parliamo del Valdarno a cui è dedicata l’indagine del sesto rapporto provinciale sulla povertà, nato dalla collaborazione tra Provincia di Arezzo e Caritas diocesana (leggi la presentazione del Rapporto). I numeri si riferiscono all’anno 2010 e raccontano di quanto pesante da queste parti sia stata la recessione. In questo anno in Provincia sono state oltre 35mila le persone iscritte allo stato di disoccupazione e ben 8024 provengono dal Valdarno, suddivisi in 3128 maschi e 4896 donne. Considerando una popolazione valdarnese di circa 50mila abitanti, di fatto una persona su quattro vive una difficoltà lavorativa. Il Comune di residenza che risulta avere più iscritti nelle liste di disoccupazione è Montevarchi con 2260 persone, segue San Giovanni Valdarno con 1401. Per quanto riguarda la mobilità, nel 2010 in Valdarno risultavano iscritte 874 persone un dato crescente rispetto agli anni precedenti.
«Solo pochi anni fa – spiega Sauro Testi, presidente della Conferenza zonale dei sindaci del Valdarno – parlare di rapporto sulla povertà in Valdarno sarebbe sembrato un ossimoro. Il tasso di disoccupazione nei primi anni 2000 era vicino allo zero fisiologico e le persone in difficoltà avevano problemi legati non prevalentemente alla propria condizione economica.
Le politiche sociali dei comuni miravano a costruire percorsi di cittadinanza che dovevano superare forme di disagio sociale e i livelli di povertà erano piuttosto riconducibile al sistema di relazioni all’interno del quale la persona viveva la comunità. La tremenda crisi economica, ma anche culturale, che sta mordendo anche i nostri territori ha completamente stravolto l’ambito sociale in cui siamo urgentemente chiamati ad operare.
Il numero di famiglie in gravi difficoltà è clamorosamente cresciuto, l’età di chi viene a chiedere aiuto si è notevolmente abbassata e quelle che sembravano fasce di popolazione in grado di fronteggiare i bisogni quotidiani con una certa sicurezza, vivono con l’incertezza dell’oggi per il domani. Quando abbiamo inaugurato al Comune di Bucine il progetto del “Banco Alimentare” erano pochissime le famiglie che venivano a ritirare i pacchi di alimenti vari. Adesso la fila comincia due ore prima che i volontari inizino il proprio lavoro. Noi sindaci ci troviamo tutti i giorni nella dolorosa e impotente posizione di chi può, spesso, solo ascoltare i problemi di tante persone. In un contesto come questo il rapporto sulla povertà in Valdarno non è solamente uno strumento di conoscenza e di lettura che può aiutarci, non solo a legger in modo più completo i bisogni della nostra comunità, ma anche a definire priorità e promuovere azioni più mirate, efficaci ed efficienti, quanto mai importanti in un contesto di risorse assolutamente limitate come quello attuale».
I numeri sul fronte disoccupazione si sono fatti sentire anche sulla rete di aiuto presente sul territorio, a partire dalle Caritas parrocchiali. In quelle di Cavriglia, Loro Ciuffenna, Montevarchi, San Giovanni Valdarno e Terranuova Bracciolini, nel solo trimestre giugno-agosto 2011, sono state 430 le richieste. Le Caritas parrocchiali di Montevarchi e San Giovanni Valdarno sono quelle che hanno fatto registrare il maggior numero di passaggi. In gran parte dei casi si trattava di nuovi utenti, che per la prima volta si trovavano a rivolgersi ai servizi Caritas. Tra le persone prese in carico ci sono soprattutto donne (68 per cento), residenti del territorio comunale (57 per cento) e di un’età compresa tra i 35 e i 49 anni (47 per cento). E che la crescita delle richieste alle Caritas parrocchiali sia strettamente legata alla crisi economica lo dimostra anche l’esame dei bisogni e dei problemi evidenziati dalle persone soccorse. Il 58 per cento degli utenti ha chiesto aiuto per disoccupazione o problemi di lavoro, il 43 per cento per povertà economica.
Crescono le richieste anche a livello diocesano. Alla sede di Via Fonte Veneziana, si conferma un preoccupante trend di crescita delle registrazioni, cioè delle prese in carico di persone e/o famiglie che sono arrivate a 1747 con un aumento di oltre 400 casi registrati rispetto al 2010. Anche in questo caso prevalgono le problematiche economiche e lavorative e si conferma la forte presenza di nuclei familiari con il 49 per cento dei casi registrati. «Questi numeri – spiega Andrea Dalla Verde, vice direttore della Caritas diocesana – ci dicono che siamo difronte a un forte impoverimento del territorio aretino e che il tema dell’inclusione sociale deve essere al centro di tutte le politiche socio-economiche; contrariamente agli anni passati, per alcune tipologie di bisogno possiamo iniziare a parlare di povertà strutturale che rischiano di emarginare numerosi nostri concittadini. Soprattutto per questi motivi, la Caritas diocesana aretina sta articolando maggiormente i propri servizi al fine di mantenere una reale inclusione sociale per le fasce sociali più bisognose e rinnova la propria totale disponibilità a collaborare anche con le Amministrazioni valdarnesi per l’implementazione di percorsi di promozione umana e di giustizia sociale».
Lorenzo Canali