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Novena della Madonna del Conforto, omelia di padre Francesco Ruffato ofm, Guardiano di La Verna

Avvio della Novena della Madonna del conforto, Messa con con i francescani di La Verna
Omelia di padre Francesco Ruffato ofm, Guardiano de La Verna +++ Cattedrale di Arezzo, 6 febbraio 2015
Carissimi fratelli e sorelle, Iil Signore vi dia pace!
Il Vespro che abbiamo pregato e l’Eucaristia, che ci vede raccolti attorno all’altare del Signore, danno avvio al cammino che ci condurrà a celebrare la festa della Madonna del Conforto. 
La lampada che guiderà i nostri passi sarà l’ascolto e la riflessione della Parola di Dio (cfr. Sal 119,105); riflessione che ci orienterà verso la contemplazione della Beata Vergine Maria nel misterioso progetto di salvezza che l’Altissimo ha inaugurato nella storia dell’umanità donandoci il suo Figlio (cfr. Gv 3,16).
Il testo evangelico che abbiamo ora ascoltato ci ricorda che “ciò che accadde a Nazareth, lontano dagli sguardi del mondo, è stato un atto singolare di Dio, un potente intervento nella storia attraverso il quale un bambino fu concepito per portare la salvezza al mondo intero. Il prodigio dell’Incarnazione continua a sfidarci ad aprire la nostra intelligenza alle illimitate possibilità del potere trasformante di Dio, del suo amore per noi, del suo desiderio di essere in comunione con noi. […] Quando nostro Signore Gesù Cristo fu concepito per opera dello Spirito Santo nel seno verginale di Maria, Dio si unì con la nostra umanità creata, entrando in una permanente nuova relazione con noi e inaugurando una nuova Creazione” (Benedetto XVI).
Con l’Incarnazione del Verbo si ristabilisce, nell’esistenza umana, quel rapporto di alleanza e amicizia che fin dalle origini caratterizzò la relazione dell’uomo con Dio; relazione descritta dall’autore sacro attraverso un’immagine suggestiva: “l’uomo e la donna udivano il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno” (cfr. Gen 3,8). Particolarmente espressiva, a tale riguardo, è la raffigurazione dell’Annunciazione realizzata dal Beato Angelico. In questo dipinto, infatti, l’incontro tra la Vergine di Nazareth e l’Angelo ha come sfondo la cacciata di Adamo ed Eva dal giardino. Come non cogliere in tale immagine il lieto messaggio della tenerezza divina che – attraverso il mistero dell’Incarnazione – entra nella storia dell’umanità per sanare le ferite, per colmare le distanze, per cercare chi si è allontanato, per ridonare speranza a chi giace nelle tenebre e nell’ombra della morte (cfr. Lc 1,79)?
Come non cogliere in questo dipinto l’antitesi del comportamento di Eva e di Maria, messa in luce dalla tradizione patristica ed approfondita da S. Ireneo? “Il nodo della disobbedienza di Eva – scrive il santo Vescovo – trovò soluzione grazie all’obbedienza di Maria. Ciò che Eva aveva legato per la sua incredulità, Maria l’ha sciolto per la sua fede” (Adversus Haereses, III, 22).
Maria ci appare così come la figura della credente che si lascia interpellare dal mistero di Dio, accogliendo l’imperscrutabilità dei suoi disegni: “Come avverrà questo? Non conosco uomo” (v. 34). Ella non dubita: desidera solo essere guidata dal Signore nelle sue vie.
Questo, carissimi fratelli e sorelle, è l’atteggiamento che deve essere vissuto all’interno della comunità dei credenti di cui Maria è modello.
Sull’esempio di Maria, infatti, il cristiano è chiamato a professare la sua fede.
La fede “è la virtù teologale per la quale ci si affida perdutamente a Dio e si vede ogni situazione e ogni rapporto nella luce del Trascendente. Essa dà il cuore nuovo per consentire alla Verità, che ci ha visitato personalmente in Gesù Cristo, e occhi nuovi capaci di discernere in tutto i segni della sua presenza. Grazie alla fede la comunità risponde alla Parola di Dio e si lascia convocare e plasmare da essa. Senza la fede non c’è convocazione intorno al Signore Risorto, non c’è comunità di uomini e donne che vogliono essere suoi discepoli. Si potrebbe dire che è la fede che ci fa Chiesa, radunandoci come popolo di Dio, che appartiene a lui e gli obbedisce” (C. M. Martini).
La Beata Vergine Maria, colei che è “vergine fatta Chiesa” (San Francesco, Saluto alla Beata Vergine Maria, FF 259,1), ci insegni a coltivare un cuore docile, pronto ad accogliere la Parola del Signore e desideroso di attuarla con la testimonianza della vita. La Chiesa aretina, biturgense e cortonese, volgendo lo sguardo verso la Santissima Madre di Dio, trovi la forza e il coraggio di annunciare all’uomo del nostro tempo il Vangelo delle Beatitudini, il Vangelo della Bellezza Crocifissa che salva.
L’Angelo rivolge all’Annunziata queste parole: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te” (Lc 1, 28). 
In questo saluto è contenuto l’invito a gioire perché il Signore “ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,48); perché il Verbo che in principio era presso Dio ed era Dio si fa carne nel suo grembo (cfr. Gv 1,1.14); perché l’Onnipotente assume la fragilità della condizione umana; perché l’Eterno entra nel Tempo; perché l’antico grido dei profeti – “se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,19) – trova la sua risposta nell’ingresso del Figlio di Dio nel fluire dei giorni che scandiscono l’esistenza dell’uomo.
L’annunzio del messaggero celeste interpella, oggi, la Chiesa di Dio che è in Arezzo, Cortona e Sansepolcro, affinché ciascuno sappia rivolgere ai fratelli lontani, scoraggiati, delusi, affaticati ed oppressi parole che ridanno speranza e serenità al cuore.
Sull’esempio di Maria, la comunità cristiana si rallegra perché – alla luce della fede – riesce a leggere nella storia l’intervento misericordioso di Dio; coglie in tutto ciò che è buono, giusto, vero, leale, bello…. un segno della sua Presenza; individua nei piccoli gesti di servizio, di perdono, di accoglienza… il riflesso della tenerezza del Padre che non abbandona l’uomo, ma lo cerca continuamente e versa sulle sue ferite “l’olio della consolazione e il vino della speranza” (Prefazio Comune VIII).
Colei che è la Tutta bella e la Tutta santa ci aiuti ad essere perseveranti nella missione che ci è stata affidata, ossia quella di essere testimoni della gioia; una gioia che si radica nella fede, vale a dire nella consapevolezza che il vissuto personale, e questa particolare ora della storia, non appaiono semplicemente come un susseguirsi di eventi più o meno significativi, ma come il luogo prezioso scelto da Dio per svelare il suo volto e manifestare il suo amore per noi. 
La Vergine di Nazareth, che ha ripercorso la storia del suo popolo celebrando l’intervento misericordioso di Dio (cfr. Lc 1,46-55), insegni alla Chiesa – che volge il suo sguardo verso di lei – a ricordare, affinché, sul suo esempio, sappia riconoscere e celebrare, nella gioia, i segni concreti che rivelano l’agire e la presenza del Signore nella nostra storia.

Novena della Madonna del Conforto, omelia di don Antonio Corno

Novena della Madonna del conforto, Messa con le parrocchie del Casentino
Omelia del canonico don Antonio Corno parroco di Poppi, Ponte a Poppi, Larniano e Avena +++ Cattedrale di Arezzo, 9 febbraio 2015
Un saluto all’Arcivescovo che ci ha accolto nella Cattedrale, un saluto a tutti i fedeli, specialmente a quelli del Casentino che oggi sono qui ai piedi di Maria.
E’ il grande pellegrinaggio che stiamo compiendo come Diocesi da qualche giorno. Tanti pellegrini ci hanno preceduto nei giorni scorsi, tanti altri seguiranno dopo di noi. Il motivo è identico per tutti. Guardare a  Maria segno di consolazione e di sicura speranza che ci accoglie e ci conforta nel cammino non sempre facile verso il Figlio suo.  Per la profonda ammirazione che ho di quel grande pontefice Paolo VI, recentemente proclamato  beato, inizio questa riflessione ricordando che il 2 febbraio 1974 Paolo VI pubblicò l’esortazione apostolica “Marialis cultus” per il retto ordinamento e sviluppo del culto della Beata Vergine Maria, che conserva ancora oggi una grande vitalità ed è un costante punto di riferimento per le questioni che riguardano la pietà mariana. Al n. 35 dell’esortazione il beato Paolo VI  si esprimeva così:”
«La Vergine Maria è stata sempre proposta dalla Chiesa all’imitazione dei fedeli non precisamente per il tipo di vita che condusse e, tanto meno, per l’ambiente socioculturale in cui essa si svolse, oggi quasi dappertutto superato; ma perché, nella sua condizione concreta di vita, ella aderì totalmente e responsabilmente alla volontà di Dio (Lc 1,38); perché ne accolse la parola e la mise in pratica; perché la sua azione fu animata dalla carità e dallo spirito ai servizio; perché, insomma, fu la prima e la più perfetta seguace di Cristo: il che ha un valore esemplare, universale e permanente»
 La beata Vergine, per il dono e l’ufficio della divina maternità che la unisce col Figlio redentore e per le sue singolari grazie e funzioni, è pure intimamente congiunta con la Chiesa: la Madre di Dio è figura della Chiesa, come già insegnava sant’Ambrogio, nell’ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo».  Vergine in ascolto che accoglie la Parola di Dio con fede: così la presenta Paolo VI nella Marialis cultus al n. 17, ricordando s. Agostino: «la beata Maria che partorì credendo, credendo concepì». Il prefazio del battesimo mette in relazione  la maternità e la verginità di Maria  con Chiesa che tramite il Battesimo  dall’acqua e dallo Spirito, genera il popolo sacerdotale e regale.
Le letture proposte ci riportano al Natale del Signore. Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce. Isaia vedeva già la grande luce del Messia che avrebbe realizzato le promesse, ma questa luce piena, la luce del meriggio che è il Signore Gesù è preceduta dall’aurora che per noi è la Vergine Maria. Aurora che indica, aurora che proietta, aurora che da una certezza:Dio è fedele, Dio realizza. Ed è sempre una sorpresa, perché la fedeltà di Dio si concretizza in una presenza “Un bambino per noi è nato” un bambino che ha spezzato il bastone dell’aguzzino. E oggi, quanti aguzzini sono presenti, quanti hanno il giogo della schiavitù e che vediamo proposto purtroppo attraverso i mass media. Per questo, invochiamo Maria,  aurora della luce piena, perché eserciti sulla comunità il conforto di cui c’è bisogno.  Questo bambino  che spezza il giogo  è la pace, è il diritto e la giustizia: la vergine figlia di Sion, Maria santissima, lo dona a ciascuno e alla comunità. Accettando il dono, si spezza il giogo dell’ingiustizia e trionfa il servizio e la disponibilità.  Il brano del Vangelo di Luca ci presenta l’imperatore Augusto. Vuole sapere quanto è vasto il suo potere. Si sente il padrone del mondo allora conosciuto. L’esperienza umana oggi non è molto diversa. Tanti si sentono i padroni del mondo e la sete di potere porta solo disastri. Maria parte da un altro punto di vista. L’Angelo l’ha chiamata piena di grazia; Dio l’ha scelta per un servizio grande…Eppure nel Magnificat riconosce e proclama la sua umiltà, e in questo sta la sua grandezza. Noi siamo qui per realizzare ancora la sua profezia del Magnificat “tutte le generazioni mi chiameranno beata”. La beatitudine che certamente ha provato quando ha dato alla luce Gesù e l’ha posto nella mangiatoia; la beatitudine che i pastori hanno provato credendo alle parole dell’Angelo e andando a cercare la gioia annunciata. 
Al termine della Messa al canto delle litanie andremo davanti all’immagine della Madonna. Le litanie sono i titoli onorifici con i quali il popolo cristiano loda Maria, titoli ai quali sono stati aggiunti MADRE DELLA CHIESA – REGINA DELLA FAMIGLIA. Le litanie sono precedute dal santo rosario e il rosario è una ripetizione di Ave Marie. Nell’ave Maria diciamo a Maria:” prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte” Prega adesso, nelle situazioni in cui ci troviamo non sempre facili, brillanti, anche se ci mettiamo la buona volontà. Prega adesso perché sentiamo o Maria il conforto della tua presenza, prega adesso perchè non prevalga lo scoraggiamento e prega per noi nell’ora della nostra morte, perché  in quella situazione avremo più bisogno di essere confortati per compiere il grande passo, dandoci la certezza che troveremo il tuo definitivo conforto e incontreremo la luce radiosa, il tuo Figlio Gesù.

Novena della Madonna del Conforto, omelia di don Piotr Adam Sipak

Novena della Madonna del conforto, Messa con le parrocchie del senese
Omelia di don Piotr Adam Sipak, parroco a Rapolano Terme e Armaiolo +++ Cattedrale di Arezzo, 12 febbraio 2015

Eccellenza Reverendissima
Cari fratelli nel sacerdozio
Care suore
Carissimi fratelli e sorelle che partecipate a questa Santa Messa qui presenti o che siete con noi grazie a Tele San Domenico.
Noi siamo venuti stasera in pellegrinaggio dalla zona pastorale senese al cuore della nostra diocesi, al santuario mariano dedicato alla Madonna del Conforto.
Ci ha accompagnato non un effimero sentimentalismo ma la viva fede. La fede che ci hanno trasmesso i nostri nonni e i nostri genitori, gli stessi che ci hanno insegnato a fare il segno della croce e a recitare la preghiera del “Padre Nostro” e le prime “Ave Maria”. Da loro abbiamo imparato che la Beata Vergine Maria venerata sotto diversi nomi e titoli è veramente nostra Signora, nostra Avvocata, nostra Mediatrice, nostra Consolatrice. Colei che ci indica il suo Figlio Gesù come unico Salvatore del mondo e ci guida in modo sicuro all’incontro con Lui. Dove c’è la Madre, là troviamo il Figlio.
Oggi, il testo del vangelo che appena abbiamo ascoltato, ci porta alla casa della Sacra Famiglia, a Nazareth. Attraverso i Vangeli, conosciamo poche cose di quella che viene chiamata la “vita nascosta” di Gesù a Nazareth. Quello che succede tra l’infanzia di Gesù e la sua “età matura”, noi lo conosciamo in parte, grazie a quello che ci fa capire indirettamente la Scrittura, ma anche l’insieme di scritti e testimonianze della Tradizione della Chiesa, dei suoi santi e dei suoi dottori. Grazie a queste testimonianze sappiamo che durante la sua vita terrena, il Cristo – Verbo di Dio, Dio Lui stesso e Signore dell’Universo – ha vissuto una vita di santità, nell’obbedienza filiale e con il lavoro delle sue mani… Egli vivendo in una famiglia ebrea pia e laboriosa, seguiva i costumi e i precetti della religione d’Israele, frequentava la sinagoga con i fedeli del suo tempo e così “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Grazie a Maria e Giuseppe aveva una infanzia amorevole, marcata dalla dolcezza, dall’umiltà e dalla semplicità.
Però, se guardiamo la vita della Sacra Famiglia di Nazareth nel suo insieme, abbracciando con il nostro pensiero tutti i momenti della vita di Maria, Giuseppe e Gesù, vedremo che la loro non era sicuramente una vita idilliaca, priva di preoccupazioni e difficoltà. Basta pensare alla perplessità di Maria durante l’Annunciazione. Basta ricordare Giuseppe confuso difronte al mistero della gravidanza di Maria. Basta immedesimarsi nelle loro preoccupazioni per il presente e il futuro che li accompagnavano sulla strada della fuga in Egitto. E poi la trepidazione di Maria durante la vita pubblica di Gesù quando Lui trovava l’indifferenza oppure l’ostilità da parte della gente e in modo particolare quando suo Figlio ha patito ed è stato messo a morte.
La Sacra Famiglia, come vediamo, per un verso era come le altre famiglie, ma ciò che la distingueva dalle altre era che il Verbo di Dio fatto uomo era al centro di questa famiglia. Grazie alla presenza di Dio e il permanente riferimento a Lui, vissuto in un clima di fiducia e totale abbandono, Maria e Giuseppe sono riusciti non soltanto a superare le difficoltà della vita, ma anzitutto a realizzare la missione che è stata affidata loro: cioè compiere la volontà di Dio Padre. Questo ci fa vedere che se Dio è al primo posto, tutto è al posto giusto.
In questo contesto risuonano per noi oggi interrogativi ben precisi: Che cosa o chi è al primo posto nella mia vita? Quali aspettative, valori, desideri? Cosa vogliamo da Dio: che Lui benedica esclusivamente i progetti fondati sul nostro egoismo o che realizziamo la sua volontà?
Così dice il Signore a Giuseppe: ”Alzati, prendi con te il bambino e sua madre”.
Ecco ciò che il Signore attende da noi: Alzarsi, cioè non stare fermi, non arrendersi, non dire che il male ti ha sconfitto, non pensare che il peccato ha preso il sopravvento, non scoraggiarsi mai. Dio è il Signore, nonostante la storia della nostra vita e il contesto in cui viviamo e Gesù, il Suo Figlio, è il nostro Salvatore. Dice il Salmista: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me.” (Salmo 23). Conoscevano bene queste parole Maria e Giuseppe. E le hanno confermate con la vita.
Giuseppe, nonostante le circostanze e le sue paure, ha preso con se il bambino e sua madre e così ha compiuto la volontà di Dio. Anche noi siamo invitati a camminare umilmente con Dio. Possiamo dire che questo camminare con umiltà è la vita di fede, il modo di essere di chi accoglie Dio nella propria vita, di chi confida in lui e attende da lui la salvezza. L’atteggiamento opposto è quello arrogante di chi pone la fiducia solo in se stesso, nelle proprie risorse, nelle proprie capacità. Questo camminare con Dio, se viene vissuto in spirito di abbandono e di perseveranza, non soltanto ci dà la forza per affrontare le sfide della vita quotidiana, ma anzitutto cambia la cultura, lo stile della nostra vita, ci porta, come dice San Paolo a rivestirci di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di pazienza, sopportandoci a vicenda e perdonandoci scambievolmente. 
Carissimi fratelli, ecco la grande lezione che ci viene dalla Sacra Famiglia, dalla casa di Nazareth. Siamo qui a pregare perché la Madonna del Conforto ci ottenga la grazia di rivolgere lo sguardo verso Dio e di manifestare così una fede salda e una vita coerente ed autentica, accogliendo la volontà di Dio, camminando umilmente con il Signore, praticando la carità cristiana. Amen.

Omelia dell’Arcivescovo per la Madonna del Conforto

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Fratelli e sorelle nel Signore,
la Madonna del Conforto ravvivi la nostra speranza e ci dia coraggio!
1. Siamo affidati alla Madonna
Lo abbiamo appena ascoltato: Gesù in croce affida Giovanni a Maria, e Maria a Giovanni. Maria è il modello della Chiesa; Giovanni, conclude il Nuovo Testamento: ci racconta tutto quello che è necessario di sapere su Gesù. La Chiesa e la Scrittura danno testimonianza dell’Amore crocifisso e alla gioia della Resurrezione, completandosi a vicenda.
L’ultima parola che Gesù in croce rivolge a tutti noi è un atto di fiducia: affida a noi il tesoro del Vangelo nel giovane Giovanni, e la comunità intera nelle mani di Maria.

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Omelia del cardinale Beniamino Stella per la Madonna del Conforto

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Con la speranza nel cuore ci riuniamo di fronte al Signore, nel ricordo della sua Santissima Madre, che qui è venerata con il meraviglioso titolo di “Madonna del Conforto”. Esso costituisce un immediato e felice richiamo alla premurosa tenerezza che Dio ha per ogni uomo e che, tanto spesso, passa attraverso la Beata Vergine Maria. Eloquente in questo senso è la scena che il brano di Vangelo appena proclamato ci ha fatto contemplare: morente in croce, Gesù affida, l’uno all’altra, il discepolo prediletto e Maria sua madre, per alleviare in questo modo il dolore di entrambi. Nel momento in cui il dramma era al suo culmine e lo sconforto doveva essere più forte e cocente, prima che si potesse intravedere la luce della risurrezione, l’ultima parola di Gesù per i suoi cari, dai quali si congeda, non riguarda l’abbattimento o la tristezza, o comunque il proprio dolore, ma il conforto di un affetto, e di un affidamento che prosegue.

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La Diocesi in festa per la Solennità della Madonna del Conforto

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Migliaia di aretini hanno iniziato a gremire la Cattedrale già dalle prime ore del mattino, nonostante il maltempo per omaggiare la Madonna del Conforto, compatrona della Diocesi. La Cattedrale è stata aperta già alle 6 e vedrà celebrarsi Messa ogni ora (alle 7, 8, 9, 12, 16, 20.30, 22.30, 23.15) per favorire la partecipazione di tutto il popolo. L’arcivescovo Riccardo Fontana presiederà la Messa solenne delle 10.30 nel corso della quale verranno istituiti nuovi ministri straordinari della comunione, lettori (Marcello Vasarri e Lisandro Biagiotti) e accoliti (Samuele Fabbri, Cristoforo La Rosa, Daniele Masselli, Angiolo Migliorini, Massimo Mugnaini, Antonio Pirone, Giuseppe Rosadini, Alvaro Scarnicci, Marco Tognaccini, Corrado Crot, Matteo Frivoli). Il Pontificale delle 18 sarà presieduto dal cardinale Beniamino Stella, prefetto della congregazione per il clero e sarà concelebrata dal cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo metropolita di Firenze, da Franco Agostinelli, Vescovo di Prato, Giovanni Paolo Benotto, Arcivescovo metropolita di Pisa, Eugenio Binini, Vescovo emerito di Massa Carrara-Pontremoli, Antonio Buoncristiani, Arcivescovo metropolita di Siena, Rodolfo Cetoloni, Vescovo di Grosseto, Carlo Ciattini, Vescovo di Massa Marittima-Piombino, Luciano Giovannetti, Vescovo emerito di Fiesole, Giovanni Santucci, Vescovo di Massa Carrara-Pontremoli e Gastone Simoni, Vescovo emerito di Prato.  
L’emittente diocesana TSD trasmetterà in diretta tutti i giorni, fino a sabato 14 febbraio, il rosario alle 17, i Vespri alle 17.30 e la Messa alle 18.

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È morto mons. Pietro Bernini, il funerale lunedì 16 febbraio in Cattedrale

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Nella notte tra il 14 e il 15 febbraio è morto monsignor Pietro Bernini che a lungo ha ricoperto importanti incarichi in Diocesi. Era da tempo malato e a giugno avrebbe compiuto 88 anni. Il funerale verrà celebrato lunedì 16 febbraio in Cattedrale, la salma è esposta alla Pieve di Santa Maria ad Arezzo. Mons. Bernini era nato a Figline Valdarno nel 1927, entrato in Seminario nel 1945 venne ordinato presbitero nel 1952 nella Cattedrale di Arezzo. Subito nominato Vicario a Foiano, nel 1953 gli vennero affidate prima la parrocchia di Raggiolo e poi quella di Civitella. Nel 1967 divenne parroco a San Bernardo, nel centro di Arezzo, dove rimase a lungo e dove è stato fino all’ultimo, punto di riferimento. Dal 1984 al 1990 don Pietro ricoprì anche il ruolo di Vicario foraneo della città di Arezzo. Il 1990 è anche l’anno in cui gli viene affidata la guida dalla comunità parrocchiale della Pieve di Santa Maria di Arezzo e diviene Vicario episcopale per la ex diocesi di Arezzo. Don Pietro nel 1992 diviene direttore della Caritas diocesana e nel 1995 è nominato Pro-Vicario generale della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Nello stesso anno gli viene conferito il titolo di Cappellano di sua Santità. Nel 2004 mons. Pietro Bernini diviene Canonico effettivo e Proposto del Capitolo della Cattedrale di Arezzo. All’inizio del 2013 l’avanzare dell’età e il venir meno delle energie lo portano a lasciare la parrocchia della Pieve e l’incarico di Proposto della Cattedrale. Ciononostante mons. Pietro Bernini, continua il suo servizio alla Chiesa con uno spirito di dedizione e umiltà senza pari, dispensando a coloro che incrociano il suo sguardo, un sorriso dolce e profondo.

Madonna del Conforto, ultimi giorni della Novena, incontro con il mondo della cultura

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Si sta per concludere il lungo cammino spirituale che porterà la Chiesa aretina, cortonese e biturgense verso la festa della Madonna del Conforto del 15 febbraio (scarica il manifestino con il programma, scarica il pieghevole “pellegrini alla Madonna del Conforto”). Venerdì 13 febbraio si svolgerà alle 21 in Cattedrale l’incontro con il mondo della cultura che prevede un incontro con il prof. Paolo Nepi, dell’Università di Roma 3 sul tema “Quale futuro per l’uomo? La fede e la sfida degli umanesimi”. Insieme alla Messa con gli sposi delle nozze d’oro e d’argento in programma per il 14 febbraio alle 10 in Cattedrale,  sono gli ultimi appuntamenti della Novena. Con i Primi vespri del 14 febbraio guidati dalla comunità camaldolese e con la Messa presieduta dal loro Generale dom Alessandro Barban, si entra ufficialmente nella Solennità della Madonna del conforto, compatrona della Diocesi.

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Banca Etruria: “I cristiani promuovano ogni forma di solidarietà con i più penalizzati”

La Chiesa diocesana apprende con dolore l’ennesima situazione di precarietà generata dalla vicenda del commissariamento della principale Banca del nostro territorio. La città e la provincia soffrono di una crisi istituzionale che aggrava la condizione di povertà di molti e delle loro famiglie. La mancanza di lavoro e di prospettive penalizza i giovani e quanti sono stati messi in condizione di perdere la loro attività. La diocesi rivolge un pressante invito ai cristiani di promuovere ogni possibile forma di solidarietà e di condivisione con i più penalizzati dal presente stato di cose. La Madonna del Conforto, sicuro punto di riferimento di decine di migliaia di aretini, torni a dare sostegno e motivazione alla sua città.

Al via la Novena della Madonna del Conforto

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Prenderà il via venerdì 6 febbraio con la prima giornata della Novena il lungo itinerario spirituale che porterà la Chiesa aretina, cortonese e biturgense verso la festa della Madonna del Conforto (scarica il manifestino con il programma, scarica il pieghevole “pellegrini alla Madonna del Conforto”). Ogni giorno sono previsti momenti specifici per permettere a tutti di omaggiare la prodigiosa immagine della beata Vergine Maria custodita nella Cappella della Madonna del Conforto e mettersi in preghiera ai piedi della Madre di Dio. Ogni giorno verrà scandito dalla Liturgia della ore con le lodi alle 7, il Rosario alle 17, i Vespri alle 17.30 e la Messa alle 18 a cui si aggiungeranno in ogni giornata altri momenti di preghiera. Un cammino spirituale che inizierà il 6 febbraio con la presenza della comunità francescana di La Verna che parteciperà ai Vespri e alla Messa delle 18 e che si concluderà con i Primi vespri del 14 febbraio con la comunità camaldolese e con la Messa presieduta dal loro Generale dom Alessandro Barban. E sempre l’inizio della Novena sarà contrassegnato da un’importante evento, il pellegrinaggio dei giovani da piazza Guido Monaco al Duomo nel corso del quale l’Arcivescovo consegnerà loro un messaggio.

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