Category Archives: Notizie

Dare ai figli i permessi per la vita

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Nuovo appuntamento del ciclo di incontri La famiglia, risorsa per la Chiesa e per la società promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Beato Gregorio X” di Arezzo e dal Centro diocesano per la Famiglia. Sabato 9 marzo alle 15, nell’aula Magna dell’ISSR in piazza di Murello, la dottoressa Rossana Ragonese, consulente familiare e coordinatrice scientifica del Corso, parlerà di “Strategie educative: dare ai figli i permessi per la vita”. La famiglia, risorsa per la Chiesa e per la società è il titolo di questo Ciclo di incontri per promuovere, sostenere e prendersi cura del legame familiare (Scarica il volantino informativo). Il percorso è rivolto sia a coppie incaricate della pastorale familiare nei vicariati zonali, sia a genitori, insegnanti e operatori familiari.

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Incontro di preghiera a san Michele per catechisti e animatori

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I catechisti e gli animatori della Diocesi si ritroveranno nella chiesa di San Michele in Arezzo per un incontro di Preghiera. L’iniziativa, inserita nel percorso di preparazione quaresimale, si svolge martedì 12 marzo alle 21 e sarà animata dai catechisti del Valdarno.

Camaldoli: aperte le iscrizioni per la XXXII settimana biblica

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Dal 7 al 12 luglio torna una nuova edizione della Settimana Biblica di Camaldoli, un appuntamento promosso in collaborazione con la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale e con il patrocinio dell’Associazione Biblica Italiana. Oggi si aprono le iscrizioni per partecipare a questa iniziativa che ha per tema “Tu sei stato per noi rifugio” (Sal 90). Il terzo e quarto libro del Salterio”. (Scarica il volantino)  Le Settimane che ogni anno sono proposte dalla Foresteria del Monastero di Camaldoli vogliono essere un modo di condividere gli elementi fondamentali della spiritualità monastica che la comunità vive attraverso un approccio spirituale/sapienziale alla Parola di Dio proprio della tradizione monastica (Lectio divina). In questa prospettiva è centrale la Settimana biblica, che rimanda all’importanza della conoscenza della Scrittura e dell’ascolto della parola di Dio per tutti i cristiani, secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II.

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Rispondere ai bisogni affettivi dei figli. Incontro a Badia al Pino

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Continua il ciclo di incontri promossi dal Centro Pastorale per la Famiglia nelle Zone Pastorali della diocesi. Domenica 10 marzo si terrà il terzo appuntamento con le famiglie a Badia al Pino. Per l’occasione sarà presente la pedagogista Giuliana Aquilanti, che parlerà della “Consapevolezza della genitorialità. Come rispondere ai bisogni affettivi ed educativi dei nostri figli”. Una domenica pomeriggio da trascorrere in amicizia, riflettendo e confrontandosi sulle difficoltà e le bellezze che vivono ogni giorno le famiglie. “È un invito ad uscire dal nostro ‘isolamento’ – spiega il diacono federico Daveri, direttore del Centro pastorale per la famiglia – per ravvivare e consolidare la comunione con il Signore Gesù, vivere in modo più pieno le relazioni di coppia e di famiglia, divenendo una  risorsa e fonte di speranza anche per la comunità”.

Omelia dell’Arcivescovo nella III domenica di Quaresima

Stazione quaresimale alle Serre di Rapolano per tutto il Senese. Omelia dell’Arcivescovo all’Accolitato di Domenico Vendemmiati

Fratelli e sorelle nel Signore:
pace a voi!

Nel cuore del cammino quaresimale, abbiamo iniziato la divina liturgia chiedendo al Signore di intervenire a nostro favore, in questo tempo difficile, in cui siamo provati dalle nostre inadeguatezze e impauriti dai fatti della cronaca, dovunque giriamo il nostro sguardo. Ci chiediamo l’un l’altro cosa sta succedendo. Nelle nostre case i discorsi e le domande che ci poniamo l’un l’altro sono simili ai commenti sulla disgrazia narrata nel Vangelo, quando la torre di Siloe precipitò uccidendo innocenti. Anche a noi vien fatto di chiederci di chi sia la colpa di tanta confusione attorno; quale la ragione dello stravolgimento anche delle tradizioni più radicate. Come gli ebrei antichi siamo stupiti di “quei galilei il cui sangue Pilato aveva mischiato con quello dei loro sacrifici”.
Ci siamo mossi dalle nostre case e dalle nostre parrocchie per manifestare, anche visibilmente, il nostro affidamento al Signore, la nostra voglia di vivere la vita come un pellegrinaggio verso la Città di Dio, a tener viva la dimensione soprannaturale delle cose, fino a che saremo “in via”, desiderosi di raggiungere “la patria”, che è conoscere Dio ed essere alla sua presenza. Sappiamo bene che Dio non ci abbandona. Siamo qui per dirci ancora “coraggio” e invitarci l’un l’altro a fidarci della Divina Provvidenza.
La Pasqua è un esodo anche per noi, un’uscita dal banale che ci frastorna, per ritornare a Dio che ci conforta e ci sostiene: vogliamo convertire il nostro cuore per trovare la via d’uscita, il deserto che ci permetterà di avvicinarci al Signore; dove rinnovare la nostra fede, perché torni a essere una bella storia d’amore.

1. Il peccato opprime l’uomo

La Parola ci ricorda la vicinanza di Dio: “Ho visto la miseria del mio popolo in Egitto ho udito il suo grido”. Dio si cura di noi, non ci abbandona. San Paolo ci ricorda che anche noi camminiamo sotto la nube, cioè sotto la continua protezione del Signore, come il popolo dell’antica alleanza
La gente sta male: tutti capiscono che per via delle prevaricazioni e delle prepotenze di qualcuno, molti ne patiscono: manca il lavoro, si fanno fragili le istituzioni sotto il peso della polemica e della ricerca dell’interesse privato, anziché del bene comune. Lo stesso è per tutti i peccati. Ancor prima di essere trasgressione della legge di Dio, i peccati sono “amartia-errori”: sbagli che recano danno per l’uomo. La Parola di Dio ci fa capire, ciò che l’uomo ha disimparato a comprendere con le sue forze: a furia di sbagli, si è fatto incomprensibile perfino a se stesso. Abbiamo avallato un mondo senza Dio e ci lamentiamo che sia disumano e spietato. I cristiani affermano che c’è una via d’uscita anche dalla palude in cui ci siamo impantanati. Il nuovo, cercato con umiltà, non è mai contro l’uomo. Gesù risorto seguita a dire ai suoi che ci precede in Galilea, cioè che andando avanti lo ritroveremo, perché non ci abbandona. Questo è il fondamento della speranza cristiana.

Occorre prendere atto che niente è più banale e noioso del peccato: le sofferenze di molti e le facili soluzioni di pochi abili nell’orientare a proprio vantaggio l’opinione pubblica, non hanno nulla di nuovo. Con le nostre sole forze, senza ideali alti e progetti rispettosi di tutti non riusciamo a venirne a capo: non c’è automatismo tra l’impegno a cambiare e i frutti che ne seguono.
Ci siamo riuniti per chiedere insieme aiuto. Dio non solo svela il suo volto ma si coinvolge per salvare. Abbiamo ascoltato: Israele imparò a conoscere Dio proprio come liberatore dalla schiavitù dell’Egitto. L’esperienza della fede è anche oggi la via della liberazione: per sé e per gli altri. Tra breve, nella grande preghiera che Gesù ci ha insegnato torneremo a ripetere: “Liberaci dal male”.

2. Il modo di pensare comune non salva: Il fico e la misericordia

La Chiesa vive la quaresima nel ciclo dell’anno liturgico come la più radicale esperienza di cambiamento e di ricerca della novità, che è Cristo. Per rimanere fedeli occorre cambiare: cambiare la nostra pigrizia, rinunziare alla nostra intolleranza, cancellare il nostro peccato, porci di nuovo in ascolto vicendevole e tutti insieme in ascolto dello Spirito Santo: Il mos può diventare jus, ma non diventa fas. Ciò che fanno tutti non è di per se stesso giusto. Anche i cristiani hanno paura a prendere la distanza dalle idee dominanti. Si manca di profezia.
Non basta una generica scelta di campo, essere “di cultura cristiana”: essere del gregge. Occorre anche oggi essere amici di Cristo, discepoli dell’unico Maestro che parla con autorevolezza ancor oggi nella Chiesa attraverso il ministero degli apostoli.
Siano qua a chiederci con umiltà, ma anche con verità se siamo seguaci di Cristo, che andò in croce per noi, o di Pilato, che se ne lavò le mani? Non c’è niente di umano che non debba essere fatto oggetto di amorosa cura da parte dei cristiani. A immagine di Cristo, che “pertransit benefaciendo”, ci è chiesto di costruire (la casa, la torre, ecc.), trasformare (i servi che lavorano nella casa comune), operare (operai a giornata nel campo).
Questa grande impresa, che gli antichi chiamavano “opera Dei”, non solo va compiuta all’esterno, nel mondo dove la Provvidenza ci ha fatto vivere, ma anche all’interno di noi stessi. L’umiltà ci invita alla vigilanza: a “stare attenti” a non cadere; la carità vicendevole ci sprona ad aiutarci con vicendevole amabilità a migliorare. Tutti i peccati possono essere perdonati. Tutte le nostre lacune possono essere colmate. Neppure i vizi restano senza rimedio. Facciamoci la carità del dialogo e saremo riconosciuti figli di Dio.
Siamo tentati a mettere questi propositi tra le buone intenzioni. La Parola di Dio ci chiede serietà e coerenza. Il giudizio è oggettivo: “Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”: perirete, no “sarete sterminati”: occorrere togliere a Dio l’odiosità della condanna. “Dio giustifica”, dice San Paolo. Solo noi possiamo condannarci ad essere squallidi.
Di fronte alla consapevolezza del nostro limite, che non è solo il peccato, ma anche la poca capacità di venirne fuori con le nostre forze, ci solleva l’esperienza di Dio, che è liberatore anche per noi, come lo fu per i Padri.
La misericordia, per Tommaso d’Aquino è la nota più caratteristica di Dio. È l’estrema conseguenza dell’amore del Padre, che “inventa” il tempo come “variabile”, nella staticità del peccato che infanga l’uomo, per dar modo, proprio attraverso il volgersi del tempo, che “omnes homines salvos fieri”. Il tempo di quaresima è una occasione propizia, un kairos per convertirci. Questa grande preghiera è per rinnovare la nostra fede “nella remissione dei peccati”. Chiediamo insieme al Signore di toccarci il cuore. Di liberarci dai pregiudizi, come pure dai giudizi scontati e inutili: di convertirci. Beati i costruttori della pace. Torniamo a costruire insieme la pace. La misericordia agli occhi dell’uomo è una specie di follia: non è consequenziale. È più facile la condanna; è più semplice il giudizio. È più forte la voglia di far male a chi riteniamo nostro avversario o – Dio ce ne liberi – nemico. Ma la croce del Signore, ci insegna il contrario. La via della riconciliazione e del perdono cancella la moltitudine dei peccati. La bontà disinteressata è il “nome” di Dio, di fronte al quale anche gli uomini del nostro tempo si inchinano. Saremo riconosciuti Figli di Dio dall’amore che ci portiamo vicendevolmente. Da come ci amiamo. Tutto passa inosservato fuorché la misericordia.

3. Gli amici del Signore

L’esperienza di Mosè di fronte al roveto, non farà di Lui un uomo senza peccato. Lo farà tuttavia amico di Dio. La fede non ti libera dal limite naturale, ma ti mette in cammino per diventare membro della famiglia di Dio. L’antica liturgia carolingia usava chiamare i cristiani “famuli Dei”, ossia persone di casa con il Signore. È la condizione di ogni uomo fedele a Cristo. Non entra principalmente nell’ordine del fare ma in quello dell’essere.
Il nostro giovane amico Domenico, questa sera assume il ministero di accolito. La liturgia gli raccomanda di conformare la vita al servizio che esercita. Non si cura tanto dei vasi sacri, ma dell’uomo che li prepara e li custodisce. A differenza del sacro pagano, che era il recinto ideologico riservato al culto, la sacralità cristiana esige dalle persone la santità di vita.
Tutti noi, attorno al giovane che si prepara al sacerdozio cristiano, siamo chiamati a vivere la dimensione della santa qaal, l’Assemblea degli amici di Dio, che non temono il peccato del mondo, ma si sforzano con la divina grazia a tenersene lontani. La nostra identità di amici di Dio sta nella diversità dallo spirito del mondo. In questa ricerca dell’autenticità evangelica, si è costituiti testimoni di quell’Amore grande, per cui Dio ha dato il suo proprio figlio. Di fronte ai giovani che si preparano a divenire ministri dell’altare la Chiesa ci chiede di riscoprire la nostra propria vocazione e di viverla con serena coerenza.
Come ci insegna l’Apostolo, è il senso di responsabilità degli uomini liberi che rende testimonianza al Signore. Dio peraltro si manifesta “vicino”, in mezzo a noi, lasciandosi coinvolgere nelle nostre vicende, con paternità e misericordia. Questa singolare disponibilità del Signore verso il suo popolo ci costituisce “famuli Dei”, cioè famiglia di Dio, persone che sono di casa con il Signore. È la nostra condizione nuova, che ci assicura il coraggio e la libertà dei “figli nel Figlio”.

Tsd riceve il premio Civitas Aretii

Oggi l’emittente diocesana Tsd riceve il premio Civitas Aretii. Sarà il sindaco Giuseppe Fanfani a consegnare il premio nella sala del Consiglio Comunale in una cerimonia che avrà inizio alle 11. Il programma della giornata prevede, come di consueto, la presenza delle rappresentative in costume del Gruppo Musici, dei Vessilliferi e dei Fanti del Comune, dell’ Araldo e dei Rettori dei Quartieri con le loro rappresentative. Il Premio Civitas Aretii, giunto alla decima edizione, è nato allo scopo di commemorare monsignor Angelo Tafi, ricercatore e studioso della storia aretina e attribuito annualmente a persone, istituzioni e associazioni culturali che, con la loro opera e attività, hanno significativamente contribuito ad onorare e divulgare la conoscenza del patrimonio di civiltà e cultura di Arezzo. Il premio quest’anno è stato dedicato alle tre emittenti televisive aretine.

Conferimento dell’accolitato al seminarista Domenico Vendemmiati

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Continua il percorso di avvicinamento alla Pasqua. In ogni domenica di Quaresima l’arcivescovo Riccardo Fontana fa visita ad una delle sette Zone Pastorali della diocesi, incontra le comunità ecclesiali locali e fa festa con loro. Sono le “Stazioni quaresimali”, un’occasione per fare il punto sul proprio percorso interiore di preparazione alla festa più importante della cristianità – la Pasqua – con il proprio Pastore e l’intera comunità. Dopo le tappe in Cattedrale, a Bibbiena e Monte San Savino, domenica 3 marzo alle 16, l’Arcivescovo sarà nella parrocchia Serre di Rapolano.

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L’ultimo saluto a D’Ascenzi, primo Vescovo della Diocesi

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È dedicata al ricordo del vescovo Giovanni D’Ascenzi, l’apertura del numero 9 del nostro settimanale diocesano La Voce di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. All’interno lo speciale sulle storie di chi ha perso tutto per il gioco d’azzardo e l’analisi dei risultati delle politiche nell’Aretino. “Il saluto” è il titolo del nuovo numero di Toscana Oggi. In apertura il messaggio dei Vescovi toscani per esprimere “profonda gratitudine nei confronti del magistero di Benedetto XVI”. In prima, anche l’editoriale di Marco Lapi: “Non c’è alternativa al rinnovamento della politica e dei partiti”.

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Pubblicato lo schema della predicazione di padre Lorenzo Pasquini al ritiro dei preti di San Giustino

50 anni dal Concilio Vaticano II 

  1. “Far risplendere la verità della fede, che libera e che si costruisce nell’amore”
  2. “Cristo vive con noi e possiamo essere felici anche noi” (Ben. XVI, Omilia delle Ceneri)

Anno della fede: primato nella vita cristiana (“Dio al centro della vita” Benedetto XVI)

  1. Centralità della fede nell’esperienza religiosa dei discepoli di Cristo: è la fede che fa il cristiano (in At 2,44 i discepoli di Gesù, subito dopo la Pentecoste, sono definiti oi pisteusanteV)
  2. Paolo VI (1967), anno della fede x i contenuti (quae)
  3. Benedetto XVI: oggi è venuto a mancare è la fides qua, la fede con cui crediamo, la fede come fiducia, come atto umano in cui diventano possibili la speranza e la carità. Decisiva, nel clima di diffidenza della nostra epoca, la fede innanzitutto umana, quella senza la quale Dio non può innestare nell’uomo la fede come dono, come virtù teologale. o La fede-fiducia è un atto di libertà dell’uomo: è entrare in una relazione, in un rapporto vivo, uscendo da se stessi. È una realtà antropologica fondamentale senza la quale non ci può essere umanizzazione, il cammino per realizzare se stesso. 
  4. Abbiamo bisogno di mettere fiducia in qualcuno e di ricevere a nostra volta fiducia da qualcuno, perché non è possibile diventare uomini senza porre e ricevere fiducia.
  5. Prima di essere crisi di fede in Dio è crisi di fede come atto umano, come fiducia nell’uomo, nella vita, nel domani, nella terra, nell’amore.
  6. È sulla capacità di credere che si gioca il futuro dell’umanità: non si può essere uomini autentici senza credere, perché credere è il modo di vivere la relazione con gli altri. o Non è possibile nessun cammino di umanizzazione senza gli altri, perché vivere è sempre vivere con e attraverso l’altro. o La grande sfida del XXI secolo è di re-imparare a credere, affinché Dio possa innestare la fede in Cristo nei cuori degli uomini e delle donne di oggi. o Una comunità ecclesiale che sappia spandere fiducia, che sappia dare fiducia a quanti la frequentano, che sappia narrare la beatitudine della fede-adesione a Cristo, è già evangelizzatrice, è già impegnata in un’opera di trasformazione degli uomini che magari è poco appariscente, eppure vive la condizione più feconda per diffondere la buona notizia del Vangelo.

Sinodo sulla nuova evangelizzazione: frontiera urgente per tutto il popolo di Dio

  1. Il Vangelo prima di ogni forma di vita, prima di ogni ministero, prima di ogni missione.
  2. “Dio nessuno l’ha mai visto” (Gv 1,18). Dio riceve il volto da Gesù, che lo ha “narrato” visibilmente: Gesù, “immagine del Dio invisibile” (Col 1,15), il vero uomo che Dio ha voluto, generato e inviato nella nostra carne.
  3. Chiamati a narrare Cristo (“Sarete miei testimoni”): assumere uno stile di vita veramente cristiano e per ciò stesso veramente umano.
  4. Il Signore ci accompagna nel ns. cammino… o
  5. Trasforma il kronoV in kairoV 
  6. Evangelizzare prima la propria vita. Per essere evangelizzatori occorre innanzitutto essere evangelizzati (Evangelii nuntiandi, § 15 – Paolo VI, 1975): impegno di una conversione cristiana, faticoso e impegnativo.
  7. “Francesco, restaura la mia casa”: la casa è, in primis, la propria persona.
  8. Il mezzo più straordinario ed efficace di evangelizzazione è la vita vissuta nella dinamica del comandamento nuovo di Gesù: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati” (Gv 13,34; 15,12).
  9. Gesù ha promesso: “Là dove due o tre si accordano e pregano insieme, io sarò in mezzo a loro”, (cf. Mt 18,19-20). 
  10. L’ entolh kainh afferma: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).

Declinazione nella Quaresima

  1. “Vivere in comunione, superando individualismi e rivalità, è un segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede o indifferenti” (Benedetto XVI, Omilia delle Ceneri)
  2. Essenzializzare la vita.
  3. Svincolarsi dalle tentazioni: 1- L’uomo non si definisce per i suoi bisogni, i desideri, le sue realizzazioni, le conoscenze, gli equilibri raggiunti…: “non di solo pane vive l’uomo”). La vita nel tempo, con le sue necessità, è solo la base di partenza di un progetto più grande, un progetto di amore che avvolge tutta la ns. vita (Dio è interessato a noi… Pensati ed amati prima del tempo per essere santi, Lui ci cerca…). 2- Primato della relazione con Dio (“Lui solo servirai”). 3- Maturare un rapporto adulto con Lui (non miracoli eclatanti, ma farsi interrogare, nel percorso del deserto, dalle situazioni che Egli intesse intorno a noi): Dio non risolve i ns. problemi, ma li condivide. Accettare la ns. finitudine-creaturalità (il male ontologico, per liberarci dal quale è venuto il Signore: la ns. vocazione è diventare Dio, dice s. Basilio).
  4. Preghiera  
  1. Crescere nella percezione che è una cosa stupenda il ns. esserci in questo scenario: il meglio poi ha da venire!!!… L’altra riva.
  2. Il Signore Gesù ci aiuta a percorre e significare il tempo che Egli ci dona, condivide la ns. vita e resta con noi fino alla fine, nei sacramenti, nella Parola, nei fratelli. La realtà è una stupenda ricchezza di opportunità: gioire anche nella lettura del grande libro della creazione, che è superimmenso (17 mld di pianeti come la terra nella ns. galassia, mld di galassie nel ns. universo dal raggio di 13 mld e 700 mln di anni luce …)
  3. Nell’annuncio pasquale poi si proclama che, se grande fu all’inizio l’opera della creazione, ancora più grande è quella della redenzione: -> Figli di Dio, saremo simili a Lui.
  4. L’itinerario di preghiera (ars orandi e ars credendi) di Francesco: Signore, che devo fare?… Chi sei tu, Signore?… Deus meus et omnia: sintonia piena che il mio è anche il giorno di Dio.
  5. Liberarsi della mentalità dello schiavo (x il popolo di Israele il cammino è durato 40 anni, simbolo dell’intera esistenza), dell’accattone x assumere quella di figlio: quest’uomo era veramente Figlio di Dio”, come confessa di Gesù morto il centurione (ha sciolto ogni resistenza nell’affidamento a Dio, dopo aver vissuto come un super-dono anche la situazione più buia, aporetica del suo percorso nel tempo).
  6. Giungere a dare del tu a Dio, perché ci sentiamo amati così come siamo e crederlo sino in fondo è la via per scoprirci amabili ai nostri occhi e divenirlo anche con i fratelli.
  7. “Io lo so, Signore, che vengo da lontano… Avrò il coraggio di morire anch’io e incontro a te verrò col mio fratello, che non si sente amato da nessuno”.

È necessario lasciarci guidare dallo Spirito a percepire il vero volto del Dio rivelatosi in Gesù Cristo. Non è un cammino facile. Mi pare bello terminare con questo racconto dei padri del deserto, che certo conoscete

Un giorno un giovane monaco disse ad un anziano: “Abbà dimmi qual è l’opera più difficile del monaco”; e l’altro rispose: “dimmi tu quale pensi che sia”. Il giovane monaco disse: “forse la vita comune”; ma l’abbà rispose: “no, figliolo, prima o poi gli uomini, per cattivi che siano, a forza di stare insieme si vogliono bene”. L’altro riprese: “ma allora qual è, la castità?” “no figliolo, tu senti la castità come problema grosso perché hai trent’anni, ma aspetta qualche anno e tutto si acquieterà”. “Ma allora che cos’è, padre, l’opera più difficile del monaco?
Forse la teologia, studiare Dio, parlare di Dio?” L’abbà gli disse: “no, figliolo, guardati intorno: quanti ecclesiastici parlano di Dio dalla mattina alla sera””A questo punto dimmelo tu, abbà, qual è l’opera più difficile del monaco”.
“È pregare, pregare dando del tu a Dio”. E aggiunse: “ricordati che un uomo, tre giorni dopo morto, di fronte alla presenza di Dio prova ancora difficoltà a guardarlo in faccia, a dirgli padre e a dargli del tu: questa è l’opera più difficile”.

È necessario fare un lungo cammino interiore per accogliere il dono immenso della paternità di Dio, che ha dell’incredibile. Istintivamente, siamo soliti attribuire a Dio il volto che noi abbiamo su noi stessi. Pensiamo che Egli ci veda con gli occhi con cui noi guardiamo noi stessi. E sovente ciò che noi pensiamo di noi stessi è quanto è andato solidificandosi nel nostro cuore attraverso le esperienze che abbiamo vissuto con gli altri. Ed è abitualmente uno sguardo severo, esigente, mai del tutto positivo. Il Dio di Gesù è davvero il totalmente altro! Ed è solo con lui che abbiamo a che fare. Esercitarsi in questa fede, evangelizzarsi, x illuminare poi i fratelli, non è impresa da poco!

Introduzione alla Settimana Santa con i monaci di Camaldoli

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Dal 1962 il Monastero di Camaldoli apre la propria Foresteria a quanti vogliono condividere con la Comunità monastica la celebrazione della Pasqua (Triduo pasquale). La Comunità è lieta di condividere con amici ed ospiti questo momento dell’anno liturgico, così centrale per il nostro cammino di fede. Così, da venerdì 22 a domenica 24 marzo è possibile vivere con i camaldolesi un’introduzione alla Settimana Santa, condividendo con loro la preghiera liturgica, la lectio divina sui testi biblici della Domenica delle Palme e alcuni momenti di meditazione in preparazione alla Settimana Santa (scarica il volantino).

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