La diocesi celebra il beato Gregorio X, compatrono di Arezzo

Diocesi di
Con senso di trepidazione e di speranza, come ogni vescovo che avvia il momento più significativo del proprio ministero itinerante, anch’io faccio mie le parole dell’Apostolo Paolo: “Desidero ardentemente vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale, perché ne siate fortificati, o meglio, per essere in mezzo a voi confortato mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io”.[1]
1. In cammino insieme
Una visita pastorale: perché? Mettersi in cammino comporta misurarsi con nuove esperienze, incontrare persone con cui dialogare, condividere situazioni. Per ogni uomo adulto avviare un percorso ha anche un valore interiore: è mettersi alla ricerca del senso delle cose e avere modo di verificare un po’della propria storia con i compagni di viaggio e con quanti si troveranno lungo la via (scarica il testo della Lettera).
La Voce di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, il fascicolo diocesano di Toscana Oggi, racconta il pellegrinaggio a Roma dei 6mila pellegrini aretini, per l’incontro con Papa Francesco. In uno speciale, le storie e le emozioni di una giornata da ricordare. In questo numero, anche l’invito dell’arcivescovo Fontana per il Corpus Domini: “Una processione fino alla Basilica di San Francesco come segno alla Città”. Il fascicolo generale di Toscana Oggi questa settimana dedica la sua apertura al mondo del lavoro: “C’è bisogno di una svolta”. Il “Modello toscano” a rischio: la mappa di un’economia in profonda crisi.
“Ho voluto ringraziare Papa Francesco per tre motivi: in primo luogo per l’attenzione nei confronti dei più poveri, degli ultimi della società. È importante – ha riferito l’arcivescovo Riccardo Fontana, in merito all’incontro con il Santo Padre – che la Chiesa oggi si dimostri vicina a chi soffre. In secondo luogo per i suoi interventi a favore dellafamiglia. Il Papa ha dimostrato un’attenzione fortissima verso i nostri giovani perché sposandosi nel Sacramento del matrimonio possano portare la loro benedizione al mondo ed essere testimoni dell’amore di Gesù Cristo e dellaVerità del Vangelo. Terzo per l’attenzione nei confronti del discernimento dei ragazzi per le scelte di vita future. La nostra grande Chiesa viene a chiedere la grazia di nuove vocazioni.
Mercoledì 15 maggio la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro si reca in pellegrinaggio a Roma, a un anno dalla visita del Papa ad Arezzo e Sansepolcro. La giornata prevede la partecipazione all’Udienza Generale delle 10.30 in piazza San Pietro e poi uno spostamento al Santuario della Madonna del Divino Amore, dove alle 15.30 l’arcivescovo Riccardo Fontana presiederà una Messa. Sono oltre 6mila i fedeli che prenderanno parte al grande pellegrinaggio accompagnati dai loro parroci, a cui si affiancano i numerosi pellegrini che raggiungeranno Roma autonomamente (scarica il libretto realizzato per l’occasione). “Per continuare a raccogliere i frutti di fede e di carità che la visita del Papa ha fatto nascere, il Vescovo e i fedeli della Chiesa di san Donato vanno in pellegrinaggio alla tomba dell’apostolo Pietro e restituiscono la visita al Santo Padre, offrendogli una testimonianza di affetto e obbedienza” spiega l’arcivescovo Riccardo Fontana. “Quando il Papa è venuto ad Arezzo e Sansepolcro, non ci siamo solo riuniti in 30mila sul Prato dietro il Duomo per una bellissima Messa.
Dopo la notizia dell’elezione del Cardinale Jorge Bergoglio al soglio pontificio, l’arcivescovo Riccrdo Fontana, che partecipava a una diretta televisiva dell’emittente diocesana Tsd, ha dichiarato quanto segue: “Ringraziamo il Signore! La Chiesa aretina-cortonese-biturgense saluta il Vescovo di Roma e gli assicura piena comunione e devozione filiale. Ringraziamo questo nostro nuovo Papa, che se ha scelto il nome di Francesco vuole avere i poveri del mondo accanto a sé. Nelle forme poco cerimoniali e pompose ha dato già uno stile e un segnale, che il Signore lo benedica!”. Poi ha commentato la scelta di Papa Francesco di mettersi in preghiera: “L’idea di pregare e l’umiltà di chiedere la benedizione del popolo sul nuovo Pastore è un gesto bellissimo e grande”. Infine ha annunciato che “al compimento di un anno dalla visita di Benedetto XVI ad Arezzo e Sansepolcro andremo a conoscere il nuovo Papa e a chiedere la sua benedizione. A tempo debito faremo sapere, tramite i nostri parroci, le date per andare insieme a Roma”.
Preghiera a Gesù Crocifisso
recitata da Papa Benedetto XVI
di fronte al Volto Santo
venerato nella Concattedrale di Sansepolcro
Rapiti dalla dolce forza del tuo amore,
con fede e speranza
ci prostriamo davanti a Te,
Re sospeso in croce.
Con letizia e giubilo ti ringraziamo:
l’Adamo che vive in noi
è stato riscattato dal tuo sangue sparso per le moltitudini.
Incrociando lo sguardo con il tuo Volto,
forte e possente Signore vittorioso,
prendiamo coraggio per le fatiche che ci attendono,
le rinunzie e le prove della vita.
Ti adoriamo, Gesù Crocifisso,
che hai trasformato il supplizio degli innocenti in albero vivo,
capace di innumerevoli, dolcissimi frutti.
Fai diventare Pasqua il duello tra morte e vita:
il legno della tua croce riesce a dividere il Mare Rosso
dei nostri naufragi;
a farci uscire dalla tristezza del peccato,
in cerca del deserto,
dove di manna nascosta ci nutri,
facendoci assaporare, in vita,
la promessa fatta al buon ladrone
di entrare con Te in paradiso.
Donaci un cuore nuovo,
che sappia perdonare sempre,
vincere ogni egoismo,
aiutare i fratelli con vero amore.
O Gesù Crocifisso,
che hai sperimentato il dolore compiendo la volontà del Padre,
hai ricreato in noi una nuova umanità
sostenuta dal Tuo Spirito:
fa’ che possiamo affrontare,
con la tua grazia,
le difficoltà del cammino verso
unire la nostra sofferenza al tuo Sacrificio redentore.
Sostieni la nostra fede,
alimenta la pace del cuore:
la tua Croce, o nostro Salvatore, ci illumini e ci dia forza,
ci allontani dal male e accresca la comunione con te,
che dalla cattedra della croce
seguiti a dirci parole di pace, di perdono e di amore.
Così sia.
Preghiera alla santa Madre di Dio
recitata da Papa Benedetto XVI
di fronte alla prodigiosa immagine di Maria
venerata nella Cattedrale d’Arezzo col titolo di Madonna del conforto
Dolce Madre di Cristo e della Chiesa,
fonte di ogni nostro conforto,
Tu che donasti al mondo il Salvatore
nella povertà di Betlemme;
gli fosti accanto nella trepidazione della fuga in Egitto,
nel nascondimento di Nazareth,
nel faticoso cammino verso Gerusalemme;
sempre vicina al tuo Unigenito
fino alla Sua gloriosa Passione,
e alla Chiesa nascente in attesa dello Spirito,
ottieni a tutti noi la fedeltà alla Parola di Dio.
Madre dell’Amore,
facci praticare la carità operosa,
che ancora meraviglia il mondo
e ci manifesta come Chiesa del Signore.
Sii di sollievo ai malati,
di aiuto ai più poveri movendo tutti a praticare la giustizia,
di sostegno a chi si impegna per il bene comune.
Madre santa, onnipotente per Grazia,
fai che il popolo di Dio
sia sempre più radicato nella fede
che i Santi irradiarono tra le genti.
Madre del Redentore,
ottienici che la vita cristiana delle famiglie
sia efficace nell’educazione dei figli
e risani la società con testimonianze credibili.
Santa Maria, fai che sacerdoti e laici risplendano di santità,
con rinnovato fervore diano al mondo ragione della speranza che è in loro.
Infondi
Rendi tutti noi sempre più vicini al tuo divin Figlio,
perché, come a Cana di Galilea,
tutti i cristiani siano pronti a fare quanto egli ci chiede:
spendere la vita per il Vangelo e il Regno di Dio.
Amen.
Questo il discorso che il papa avrebbe dovuto pronunciare a La Verna.
Cari Frati Minori,
care figlie della Santa Madre Chiara,
cari fratelli e sorelle: il Signore vi dia pace!
Contemplare la Croce di Cristo! Siamo saliti pellegrini presso il Sasso Spicco della Verna dove «due anni prima della sua morte» (Celano, Vita Prima, III, 94: FF, 484) san Francesco ebbe impresse nel suo corpo le piaghe della gloriosa passione di Cristo. Il suo cammino di discepolo lo aveva portato ad una unione così profonda con il Signore da condividerne anche i segni esteriori del supremo atto di amore della Croce. Un cammino iniziato a San Damiano davanti al Crocifisso contemplato con la mente e con il cuore. La continua meditazione della Croce, in questo luogo santo, è stata via di santificazione per tanti cristiani, che, durante otto secoli, si sono qui inginocchiati a pregare, nel silenzio e nel raccoglimento.
La Croce gloriosa di Cristo riassume le sofferenze del mondo, ma è soprattutto segno tangibile dell’amore, misura della bontà di Dio verso l’uomo. In questo luogo anche noi siamo chiamati a recuperare la dimensione soprannaturale della vita, a sollevare gli occhi da ciò che è contingente, per tornare ad affidarci completamente al Signore, con cuore libero e in perfetta letizia, contemplando il Crocifisso perché ci ferisca con il suo amore.
«Altissimu, onnipotente, bon Signore, Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et omne benedictione» (Cantico di Frate Sole: FF, 263). Solo lasciandosi illuminare dalla luce dell’amore di Dio, l’uomo e la natura intera possono essere riscattati, la bellezza può finalmente riflettere lo splendore del volto di Cristo, come la luna riflette il sole. Sgorgando dalla Croce gloriosa, il Sangue del Crocifisso torna a vivificare le ossa inaridite dell’Adamo che è in noi, perché ciascuno ritrovi la gioia di incamminarsi verso la santità, di salire verso l’alto, verso Dio. Da questo luogo benedetto, mi unisco alla preghiera di tutti i francescani e le francescane della terra: «Noi ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo qui e in tutte le chiese che sono nel mondo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo».
Rapiti dall’amore di Cristo! Non si sale a La Verna senza lasciarsi guidare dalla preghiera di san Francesco dell’absorbeat, che recita: «Rapisca, ti prego o Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell’amor tuo, come tu ti sei degnato di morire per amore dell’amor mio» (Preghiera “absorbeat”, 1: FF, 277). La contemplazione del Crocifisso è opera della mente, ma non riesce a librarsi in alto senza il supporto, senza la forza dell’amore. In questo stesso luogo, Fra’ Bonaventura da Bagnoregio, insigne figlio di san Francesco, progettò il suo Itinerarium mentis in Deum indicandoci la via da percorrere per avviarsi verso le vette dove incontrare Dio. Questo grande Dottore della Chiesa ci comunica la sua stessa esperienza, invitandoci alla preghiera. Anzitutto la mente va rivolta alla Passione del Signore, perché è il sacrificio di della Croce che cancella il nostro peccato, una mancanza che può essere colmata solo dall’amore di Dio: «Esorto il lettore – egli scrive -, prima di tutto al gemito della preghiera per il Cristo crocifisso, il cui sangue deterge le macchie delle nostre colpe» (Itinerarium mentis in Deum, Prol. 4). Ma, per avere efficacia, la nostra orazione ha bisogno delle lacrime, cioè del coinvolgimento interiore, del nostro amore che risponda all’amore di Dio. Ed è poi necessaria quella admiratio, che san Bonaventura vede negli umili del Vangelo, capaci di stupore davanti all’opera salvifica di Cristo. Ed è proprio l’umiltà la porta di ogni virtù. Non è infatti con l’orgoglio intellettuale della ricerca chiusa in se stessa che è possibile raggiungere Dio, ma con l’umiltà, secondo una celebre espressione di san Bonaventura: «[l’uomo] non creda che gli basti la lettura senza l’unzione, la speculazione senza la devozione, la ricerca senza l’ammirazione, la considerazione senza l’esultanza, l’industria senza la pietà, la scienza senza la carità, l’intelligenza senza l’umiltà, lo studio senza la grazia divina, lo specchio senza la sapienza divinamente ispirata» (ibidem).
La contemplazione del Crocifisso ha una straordinaria efficacia, perché ci fa passare dall’ordine delle cose pensate, all’esperienza vissuta; dalla salvezza sperata, alla patria beata. San Bonaventura afferma: «Colui che guarda attentamente [il Crocifisso] … compie con lui la pasqua, cioè il passaggio» (ibid., VII, 2). Questo è il cuore dell’esperienza della Verna, dell’esperienza che qui fece il Poverello di Assisi. In questo Sacro Monte, san Francesco vive in se stesso la profonda unità tra sequela, imitatio e conformatio Christi. E così dice anche a noi che non basta dichiararsi cristiani per essere cristiani, e neppure cercare di compiere le opere del bene. Occorre conformarsi a Gesù, con un lento, progressivo impegno di trasformazione del proprio essere, a immagine del Signore, perché, per grazia divina, ogni membro del Corpo di Lui, che è la Chiesa, mostri la necessaria somiglianza con il Capo, Cristo Signore. E anche in questo cammino si parte – come ci insegnano i maestri medievali sulla scorta del grande Agostino – dalla conoscenza di se stessi, dall’umiltà di guardare con sincerità nell’intimo di sé.
Portare l’amore di Cristo! Quanti pellegrini sono saliti e salgono su questo Sacro Monte a contemplare l’Amore di Dio crocifisso e lasciarsi rapire da Lui. Quanti pellegrini sono saliti alla ricerca di Dio, che è la vera ragione per cui la Chiesa esiste: fare da ponte tra Dio e l’uomo. E qui incontrano anche voi, figli e figlie di san Francesco. Ricordate sempre che la vita consacrata ha lo specifico compito di testimoniare, con la parola e con l’esempio di una vita secondo i consigli evangelici, l’affascinante storia d’amore tra Dio e l’umanità, che attraversa la storia.
Il Medioevo francescano ha lasciato un segno indelebile in questa vostra Chiesa aretina. I ripetuti passaggi del Poverello d’Assisi e il suo indugiare nel vostro territorio sono un tesoro prezioso. Unica e fondamentale fu la vicenda della Verna, per la singolarità delle stimmate impresse nel corpo del serafico Padre Francesco, ma anche la storia collettiva dei suoi frati e della vostra gente, che riscopre ancora, presso il Sasso Spicco, la centralità del Cristo nella vita del credente. Montauto di Anghiari, Le Celle di Cortona e l’Eremo di Montecasale, e quello di Cerbaiolo, ma anche altri luoghi minori del francescanesimo toscano, continuano a segnare l’identità delle Comunità aretina, cortonese e biturgense.
Tante luci hanno illuminato queste terre, come santa Margherita da Cortona, figura poco nota di penitente francescana, capace di rivivere in se stessa con straordinaria vivacità il carisma del Poverello d’Assisi, unendo la contemplazione del Crocifisso con la carità verso gli ultimi. L’amore di Dio e del prossimo continua ad animare l’opera preziosa dei francescani nella vostra Comunità ecclesiale. La professione dei consigli evangelici è una via maestra per vivere la carità di Cristo. In questo luogo benedetto, chiedo al Signore che continui a mandare operai nella sua vigna e, soprattutto ai giovani, rivolgo il pressante invito, perché chi è chiamato da Dio risponda con generosità e abbia il coraggio di donarsi nella vita consacrata e nel sacerdozio ministeriale.
Mi sono fatto pellegrino alla Verna, come Successore di Pietro, e vorrei che ognuno di noi riascoltasse la domanda di Gesù a Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?… Pasci i miei agnelli » (Gv 21,15). E’ l’amore per Cristo alla base della vita del Pastore, come pure di quella del consacrato; un amore che non ha paura dell’impegno e della fatica. Portate questo amore all’uomo del nostro tempo, spesso chiuso nel proprio individualismo; siate segno dell’immensa misericordia di Dio. La pietà sacerdotale insegna ai sacerdoti di vivere ciò che si celebra, spezzare la propria vita per chi incontriamo: nella condivisione del dolore, nell’attenzione ai problemi, nell’accompagnare il cammino di fede.
Grazie al Ministro Generale José Carballo per le sue parole, all’intera Famiglia francescana e a tutti voi. Perseverate, come il vostro Santo Padre, nell’imitazione di Cristo, perché chi vi incontra incontri san Francesco e incontrando san Francesco incontri il Signore.