Celebrazione eucaristica nella Solennità di tutti i Santi.
- Celebriamo e viviamo la festa di tutti i santi, e sentiamo che è una festa di Chiesa, è una festa del nostro cammino cristiano: ricordare tutti i santi vuol dire, anzitutto, ricordare quelli di cui portiamo il nome, i nostri protettori, i santi a cui sappiamo di affidare la nostra vita, che sentiamo particolarmente familiari al nostro cuore. E oggi, con tutti loro, viviamo la festa, la gioia di celebrare le lodi al Signore, la festa di tutti i santi.
Ma la festa di tutti i santi è anche la festa dei santi che vivono con noi oggi; sono quelli che papa Francesco chiama “i santi della porta accanto”, “i santi della vita quotidiana”: quelli che nella discrezione, nella semplicità, nella normalità della vita sappiamo e vediamo fedeli e coerenti al Vangelo. Oggi vogliamo ricordare e festeggiare anche questi santi con noi, accanto a noi, e vogliamo chiedere di imparare a vederli, a riconoscerli, a cogliere e far fruttificare la loro testimonianza anche nella nostra vita.
- Parlando di santità, cercando e guardando ai santi, siamo immediatamente portati a pensare alle nostre opere, a quello che noi dobbiamo vivere, operare, alla coerenza della nostra vita al Vangelo; e santità è certamente anche questo: è quella vita che è bella perché è vissuta come il Vangelo.
Ma la santità, prima di tutto, è di Dio: è Dio il Santo.
Allora la santità è, anzitutto, quello che Dio fa, non quello che facciamo noi; la santità è l’opera di Dio nella nostra vita, non i successi e il risultato dei nostri sforzi o sacrifici.
La santità è l’opera di Dio; potremmo dire: la santità è lì dove guarda Dio, dove Dio posa il suo sguardo; è un’immagine che anche la parola di Dio oggi ci consegnava.
- Lo abbiamo cantato nel ritornello del Salmo: “Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore”. La ricerca del volto di Dio è la ricerca del suo sguardo, del suo guardarci: è un invito a scoprire dove Dio guarda.
Ma ce lo ricordava anche san Giovanni nella seconda lettura, perché parlando dell’incontro con Dio egli dice: “Noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è”.
“Lo vedremo” non è solo il vedere dei nostri occhi; “lo vedremo” è il lasciarci guardare, incontrare il suo volto e il suo sguardo; questa è la santità: incontrare lo sguardo di Dio per noi, la santità di Dio nella nostra vita.
E allora ci possiamo chiedere: “dove si posa lo sguardo di Dio?”, “dove Dio guarda?”, “che cosa opera lo sguardo di Dio?”, e nella scoperta dello sguardo di Dio, scopriremo anche la nostra santità.
- C’è una prima immagine che raccogliamo, allora, dalla prima lettura, dalla pagina dell’Apocalisse, ed è l’immagine di una moltitudine chiamata, raccolta davanti al trono di Dio, alla grandiosità di Dio, alla presenza delle schiere celesti. C’è una moltitudine che arriva da ogni parte della terra.
Dice l’Apocalisse: “una moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo, lingua” davanti allo sguardo di Dio; è una moltitudine nella quale ci siamo noi oggi, è una moltitudine che non si può contare non solo per la grandiosità della immagine biblica, ma non si può contare perché è la moltitudine che oggi è davanti allo sguardo di Dio, è la moltitudine che siamo noi, è tutto il popolo di Dio.
Lo sguardo di Dio è uno sguardo che raccoglie, che chiama, che convoca, che vede e accoglie davanti a sé la moltitudine di un popolo, la moltitudine che siamo noi, e ci dice: tu sei popolo amato, benedetto, accompagnato dallo sguardo di Dio, che è sguardo di amore.
Questa è, allora, la prima immagine, è la prima considerazione sullo sguardo di Dio.
Potremmo dire: Dio guarda a noi, ci chiama, ci raccoglie, ci fa camminare insieme a un popolo, perché amati, benedetti da lui.
Questa è la santità: scoprirsi amati, chiamati dal Signore in un cammino che è non solo il nostro personale, ma è il cammino in un popolo, che è il popolo di Dio, e che è nella comunione con coloro che già sono nel Cielo: i santi, i defunti; tutti noi guardati da Dio e amati e, per questo, santi.
Se oggi vogliamo riflettere sulla nostra santità, dobbiamo anzitutto riscoprire come siamo guardati e amati da Dio, chiamati da lui e radunati in un popolo in cammino.
Dio dove guarda? Guarda a noi e ci ama: questa è la santità.
- Ma c’è una seconda parola, che raccogliamo invece nel Vangelo, e che ci suggerisce ancor più precisamente dove guarda Dio, dove si posa il suo sguardo; lo abbiamo ascoltato nelle beatitudini, dove la parola “beati”, cioè felici, risuona in condizioni di vita e di esperienza che sono invece segnate dalla povertà, dal limite, dalla sofferenza.
Il Vangelo parla di poveri in spirito, di quelli che sono nel pianto, di quelli che cercano giustizia, di quelli che hanno fame, di chi cerca misericordia, di chi è nella guerra, di chi è perseguitato: tutti questi sono beati, cioè sono guardati da Dio.
Dove guarda Dio? Dove è il suo sguardo? Guarda a chi piange, a chi soffre, a chi è solo; guarda a chi cerca giustizia, a chi è nella guerra. E lo sguardo di Dio regala beatitudine, cioè regala vita, regala consolazione, regala santità.
Allora dobbiamo chiederci: oggi dove guarda Dio? Dov’è lo sguardo di Dio oggi?
Forse oggi lo sguardo di Dio è più su Gaza che nella cattedrale di Arezzo; è più in Libano che nelle nostre chiese.
Oggi, forse, Dio guarda nelle nuove carceri dove vengono rinchiusi gli immigrati piuttosto che nei nostri ambienti pastorali; oggi Dio guarda coloro che soffrono, coloro che perdono persone care, che sono nel pianto; Dio guarda coloro che nella povertà non sanno come arrivare alla fine del mese con la propria famiglia.
Dove Dio guarda? In quelle situazioni che le beatitudini ci hanno ricordato, che sono i luoghi dove la povertà, la sofferenza, l’emarginazione, la violenza della guerra possono solo essere benedette, visitate dalla delicatezza dello sguardo di Dio; e lo sguardo di Dio porta la santità in questi luoghi di sofferenza e di povertà, e ci chiede che se noi vogliamo essere santi dobbiamo abitare quei luoghi, dobbiamo farci vicini lì dove c’è il bisogno, la povertà, la guerra, e diventare noi operatori di solidarietà, di speranza, di pace.
E lo sguardo di Dio, che è santità, ci farà incontrare la santità nei luoghi più desolati e più poveri dell’esistenza che anche noi possiamo incontrare.
- Lo sguardo di Dio ci mette in cammino. È lo sguardo che incontriamo, come ci dice l’Apocalisse, quando a lui eleviamo la lode; o meglio: incontrare lo sguardo, incontrare la santità di Dio fa la nostra vita capace di lodare.
Dice così l’Apocalisse: davanti a Dio la moltitudine dice “Amen, lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza, forza al nostro Dio”; è la lode che riconosce la grandezza di Dio, è la lode di chi riconosce nello sguardo di Dio l’opera che fa lui. Allora la vita diventa capace di gratitudine, capace di lode; e questa lode, questo riconoscere la grandezza di Dio, fa della nostra vita un cammino di santità.
- Infine, lo sguardo di Dio è anche uno sguardo che segue e sollecita la nostra testimonianza; la lettera di san Giacomo parlava di conoscenza e invitava alla testimonianza dicendo: “il mondo non ci conosce, perché non ha conosciuto lui”. Allora è chiesto a noi cristiani di far conoscere lo sguardo di Dio, di aiutare le persone accanto a noi, anche quelle lontane, a scoprire nella loro vita lo sguardo di Dio.
La testimonianza, la vita cristiana, la perfezione non sarà per noi l’impeccabilità, la perfezione appunto della nostra vita, ma la vita cristiana è portare altri a incontrare lo sguardo di Dio, a fare esperienza del suo amore.
La santità di Dio ci accompagni, allora, e ci doni la nostra santità di vita.
+ Andrea Migliavacca