Buonasera a voi, buona domenica, buona celebrazione, buon anno di catechesi, di cammino di catechesi nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie. Salutando tutti voi, un caro saluto ai sacerdoti e ai diaconi presenti, in particolare a don Francesco, della Diocesi di Como, che ringrazio perché oggi vi ha accompagnato nella riflessione, nella scoperta, nel cammino di catechisti e quindi anche da parte mia il grazie che viene dal cuore. E poi un grande grazie lo voglio rivolgere a Silvia Mancini per l’organizzazione di questa bella giornata e per il lavoro attento, competente, ricco di spirito di fede e di Chiesa, che vive nel condurre, nell’accompagnare il servizio della catechesi in Diocesi. E quindi a lei il mio grazie e con lei a coloro che hanno collaborato. Camminiamo insieme con gioia e con fiducia nel Signore. E poi saluto voi, catechisti e catechiste della nostra Diocesi. È bello vedervi qui così numerosi in una Cattedrale piena, dopo che abbiamo venerdì celebrato la serata di convegno pastorale diocesano; tanti di voi magari c’erano, è proprio bello ritrovarci oggi ancora come assemblea così ricca che dice il desiderio di una Chiesa di camminare, di vivere, di esserci, di partecipare. Allora vorrei salutarvi davvero con il cuore, ringraziarvi per la vostra presenza di oggi, in questa domenica, ma ringraziarvi di tutto cuore anche per il vostro servizio generoso, talvolta discreto, presente nelle vostre parrocchie e nelle vostre comunità. Il grazie mio come vescovo, un grazie che vuole essere anche un nuovo mandato, cioè incoraggiamento, nel continuare il vostro servizio per rendere bella la Chiesa e annunciare il Vangelo.
La Parola di Dio oggi ci aiuta a collocarci come catechisti all’inizio di un anno pastorale, all’inizio di un anno in cui vi è chiesto di portare il Vangelo. Abbiamo ascoltato come nella parola di Dio oggi al centro dell’attenzione c’è una vigna. Ce ne parla Isaia: una vigna custodita, protetta, amata, e che nonostante queste cure dà uva amara, uva non buona (cfr. Is 5,1-7). Il Vangelo: la vigna è affidata ad alcuni perché sia custodita, ma diventa proprietà di queste persone, che addirittura di fronte a chi ama, a chi custodisce quella vigna, caccia i servi, li uccide, fino ad uccidere il figlio (cfr. Mt 21,33-43). Della vigna la parola di Dio vuole farci capire che è vigna amata, benedetta da Dio, custodita, luogo della sua dimora, luogo dove esprime la sua opera di misericordia addirittura mandando il figlio. E noi sappiamo che è Gesù che verrà ucciso. La vigna è amata. La vigna è amata anche quando non dà frutti buoni e quando addirittura rifiuta il figlio e lo uccide. Ma è vigna benedetta, amata dal Signore, custodita. Ecco, credo che sia questo l’ambiente, il contesto nel quale voi siete chiamati a essere catechisti. Catechisti nella vigna. E siete chiamati a vivere il vostro ministero di catechisti sapendo di essere in una vigna che è amata dal Signore. E saranno le terre delle vostre parrocchie, i ragazzi e le ragazze che vi sono affidati, la condivisione con gli altri catechisti. Quella è la vigna amata dal Signore nella quale voi siete chiamati a esserci per portare l’amore e la pazienza di Dio. Per portare la testimonianza della sua presenza, della sua parola e del dono di vita di quel figlio che viene ucciso per la vigna. Allora, questa sera si rinnova per voi una chiamata. Per voi personalmente, per ciascuno di voi, la chiamata a servire nella vigna, nella vigna del Signore. A riconoscere che voi state rendendo bella la vigna del Signore che è amata da Lui, che è custodita, che è benedetta, è protetta. E voi servite il popolo di Dio, questa vigna benedetta e amata da Dio. E come fare? Con quale stile? Vorrei scoprirlo brevemente ripercorrendo le parole di Paolo ai Filippesi (cfr. Fil 4,6-9). Sono alcuni passaggi che mi sembra suggeriscono come essere catechisti nella vigna del Signore. Il primo invito, fratelli, non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. È un primo atteggiamento bellissimo. Provate a pensare, le preoccupazioni che a volte noi abbiamo: i ragazzi che non vengono, quelli che dopo la cresima magari non vediamo più, talvolta non si va sempre d’accordo all’interno della parrocchia, non sempre si riesce a dare continuità ai progetti belli che abbiamo di catechesi. E oggi la Parola di Dio ci dice: “Non angustiatevi per nulla”, non angustiatevi, non preoccupatevi. Affidate a Dio ogni vostro desiderio, sguardo, nella preghiera come ci dice Paolo, ma non angustiatevi. E che cosa vuol dire questo non angustiarsi? È forse l’atteggiamento di chi non gli interessa? Oppure l’atteggiamento di chi in modo irresponsabile non si accorge delle difficoltà? No, non angustiarti vuol dire accorgiti di quello che fa il Signore. È Lui che opera, è Lui che accompagna il cammino dei nostri ragazzi, dei giovani, è Lui che conduce la Chiesa, è Lui che ci chiama come catechisti. Allora il non angustiatevi è un invito ad affidarvi e affidandovi imparare a vedere quello che fa il Signore, quello che opera Lui. Il Signore e il Suo Spirito precedono quello che facciamo noi come catechisti, preparano la strada, fanno strada con noi. Allora ecco perché Paolo ci dice non angustiatevi, perché il Signore conduce, accompagna, ama, corregge, benedice, raccoglie, cerca, dona la vita, è il Signore. Allora ecco il primo atteggiamento da assumere come catechisti, fare tutto quello che dovete con impegno, generosità, dedizione, come ci dirà il Vangelo da servi inutili (cfr. Lc 17,10), e poi affidarsi al Signore, riconoscere la sua opera. E se vediamo il Signore che è all’opera, che fa Lui, allora possiamo non angustiarci, perché riconosciamo la sua guida e la sua misericordia. E c’è un secondo atteggiamento che viene richiamato dalla parola di Dio e dice così: “Fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri” (Fil 4, 8-9). Vedete che Paolo non ci dà un elenco, quasi una sorta di programma di catechismo da svolgere nell’anno, ma ci consegna alcuni atteggiamenti di vita, alcuni stili di vita, quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, virtù, quello che merita lode. Tutto questo parla della vita, di come vivi, di come vivi il Vangelo. E allora ecco, mi pare, la seconda indicazione che possiamo raccogliere da questa parola. Non dobbiamo tanto preoccuparci e occuparci dei programmi da svolgere nel cammino e nell’anno di catechismo, ma dobbiamo vivere e condividere esperienze con i nostri ragazzi e ragazze del catechismo. Vivere il nostro e vostro essere cristiani con loro, camminando insieme si fa catechismo, non insegnando, non da maestri. E ce lo diceva già San Paolo VI che il nostro tempo, allora ma anche oggi, ha bisogno non di maestri, ma di testimoni, di chi vive quello che dice, quello che annuncia (cfr Discorso ai Membri del «Consilium de Laicis», 2 ottobre 1974). Ecco, si possono accompagnare i ragazzi nella catechesi, non prima di tutto facendo lezioni, ma condividendo esperienze con loro, standoci insieme, stando con loro, vivendo momenti di gioia, di approfondimento, di festa, di ascolto, di cammino, di pellegrinaggio, di condivisione. Camminando insieme con loro, promuovendo esperienze che possano vivere con voi, così si vive la catechesi, si sta da testimoni nella comunità. Questo mi pare il secondo invito che penso di ritrovare e di condividere con voi. Catechisti, testimoni prima di tutto, catechisti che condividono e vivono il cammino delle persone che vi sono affidate, vivendo la qualità del tempo che potete condividere con loro. Ed è affascinante questo, è arricchente per loro e anche per voi. E una terza e ultima cosa, vorrei sottolineare, ma prendendola dal Vangelo, nel quale, commenta Gesù, la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo. Ed è lui, è il Signore Gesù, il Crocifisso, è il Salvatore, è veramente il Figlio di Dio. Quel Crocifisso è la ragione di tutta la vita e del cammino di ogni uomo e di ogni donna. Allora questo ci dice un ultimo sguardo per noi catechisti. Chi dobbiamo incontrare, far conoscere, far vivere nell’esperienza delle nozioni da imparare? Il Vangelo mi pare oggi ci dica: Gesù è al centro e ogni esperienza di catechismo, di ogni età, deve portare a incontrare Gesù, a conoscere Lui, ascoltare la sua parola, fare esperienza di Gesù, camminare con Lui. Diciamolo in modo più semplice, la mèta del catechismo che voi potete vivere è far diventare gli altri amici di Gesù, questo è il cuore della catechesi, amici veri, amici che hanno voglia di stare con Gesù. Allora capite che il catechismo non è a tempo, un percorso che viviamo per preparare ai sacramenti. Il catechismo è il cammino di tutta la vita, perché è nel cammino di tutta la vita che si è amici di Gesù, che si incontra Gesù, si fa esperienza di Gesù. E la domanda fondamentale è per noi: noi lo abbiamo incontrato Gesù, lo conosciamo, è nostro amico, cammina con noi? È l’invito anche per tutti noi, la pietra che è stata scartata è diventata la pietra d’angolo nella tua vita, ed è Gesù nella tua vita. E Lui, allora, faremo incontrare e amare come amico da chi ci è affidato nella catechesi. Buon cammino e grazie davvero per la vostra bella testimonianza di oggi e nelle vostre parrocchie.