“Nell’anno centenario della nascita dell’Arcivescovo Cesare Zacchi, illustre figlio di Raggiolo, che ha onorato la sua terra natale e la Chiesa con uno straordinario impegno a servizio della pace e della riconciliazione tra i popoli, sarei davvero felice di onorarne la memoria proprio nel borgo che lo ha visto nascere…”, con queste parole l’arcivescovo Riccardo Fontana si è rivolto all’Amministrazione comunale di Ortignano Raggiolo per ricordare assieme il dignitario, scomparso nel 1991, con una iniziativa ad un tempo civile e religiosa.
La risposta del sindaco Ivano Versari non si è fatta attendere e così venerdì 21 agosto, alle ore 17, presso i locali dell’Ecomuseo di Raggiolo, il piccolo paese casentino si stringerà in un affettuoso ricordo dell’arcivescovo mons. Cesare Zacchi, che fu prima Incaricato d’Affari ad interim della Nunziatura Apostolica a Cuba e poi Nunzio della stessa (1960-1975), e – successivamente – presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica (1975-1985) ed infine Canonico Vaticano.
Monsignor Fontana – ai tempi in cui egli stesso era allievo della Pontificia Accademia Ecclesiastica, l’istituzione romana che, da oltre trecento anni, forma i sacerdoti destinati al servizio della Santa Sede nelle rappresentanze pontificie – conobbe molto bene mons. Zacchi e lo ricorda con affetto e devozione, “ho avuto personalmente la ventura di avere l’arcivescovo Zacchi come Maestro di Vita e Superiore nella Pontificia Accademia Ecclesiastica e sarò lieto, durante l’incontro a Raggiolo, di aggiungere al suo ricordo qualche elemento per ricordarne le doti sacerdotali, umane e diplomatiche”.
Alla commemorazione seguirà una Messa in suffragio.
Biografia
Cesare Zacchi nacque a Raggiolo, il 28 novembre 1914. Dopo il ginnasio e il liceo al seminario di Arezzo, nel 1930, continuò gli studi di Teologia al Collegio Canisianum di Innsbruck, diretto dai Gesuiti. Ordinato sacerdote, ad Arezzo, il 17 ottobre 1937 e completati gli studi teologici, si dedicò ad un’intensa attività pastorale e di insegnamento al seminario diocesano e, nel 1948, venne chiamato alla Pontificia Accademia Ecclesiastica.
Nel 1950, dopo la laurea in diritto canonico, fu destinato alla Nunziatura apostolica di Vienna. L’anno successivo a quella di Belgrado dove rimase fino al 27 dicembre 1952 quando furono interrotti i rapporti diplomatici della Jugoslavia con la Santa Sede. Il 7 gennaio 1953 fu ancora alla Nunziatura di Vienna per sette anni e si adoperò per la felice soluzione della questione concordataria.
Il 12 aprile 1960, andò a Bogotá come uditore della Nunziatura apostolica in Colombia. Dopo pochi mesi, il 22 gennaio 1961, venne inviato a Cuba, come braccio destro del Nunzio, monsignor Centoz, che nel luglio 1962 lasciò Cuba a causa dell’età (80 anni) e affidò a monsignor Cesare Zacchi la Nunziatura come incaricato d’affari ad interim.
Monsignor Zacchi, arrivato a Cuba nel mezzo del duro confronto tra Stato e Chiesa e pochi mesi prima dello sbarco statunitense della Baia dei Porci, negli anni in cui rimase nell’isola caraibica, gestì situazioni assai delicate. Non furono anni facili anche per i rapporti tra lo Stato cubano e la Chiesa cattolica ma, a poco a poco, i rapporti migliorarono e il 16 settembre 1967 papa Paolo VI lo elevò all’episcopato: il 12 dicembre 1967, nella cattedrale de L’Avana, venne solennemente consacrato vescovo.
“La nostra Comunità è unita spiritualmente ai piedi della nostra Madonna delle Grazie”, scrisse il parroco di Raggiolo, don Orlando Braccini, in una lettera data 16 dicembre al nuovo vescovo e “(…) ci auguriamo tutti con ansia di averlo tra noi nella prossima estate, e Lei deve — scusi il termine — fare di tutto per non deludere le nostre legittime aspirazioni. Scelga presto la data e ce la comunichi: certamente è desiderabile per troppi motivi dall’agosto all’8 settembre, tanto più che la Festa della Madonna cade anche di Domenica”.
Il 26 gennaio 1968 monsignor Cesare Zacchi rispose alla lettera di don Braccini: “Grazie a Lei, alla popolazione ed al Sindaco M° Silvano — che La prego voler salutare molto cordialmente da parte mia — per i sentimenti ivi espressi e per i piani benevolmente propostimi… Il ritardo nel rispondere è dovuto più che al desiderio di dare qualche indicazione precisa circa la mia venuta ad una certa avversione ad essere oggetto di festeggiamenti (anche qui mi sono limitato all’essenziale). Meno male che avevo fissato di venire a Raggiolo durante l’estate 1968 prima di sapere della mia nomina a Vescovo. Comunque desidero che si facciano le cose semplicemente, diciamo in famiglia (la famiglia dei cari compaesani), e senza chiasso sulla stampa. Quanto all’epoca, sarà piuttosto per l’8 settembre… Grazie anche ai Compaesani, per la partecipazione alla mia consacrazione, il 12 dicembre 1967. La cerimonia riuscì molto bene con la partecipazione, oltre che tutti i Vescovi, di più della metà del clero di Cuba e di tanti fedeli (la cattedrale era riempita quasi delle sole delegazioni diocesane e parrocchiali): cosa molto significativa in questo Paese, in cui molto spesso, per il bene della Chiesa, ho dovuto agire contro le esigenze della popolarità. Vi erano anche oltre un centinaio di diplomatici. Le comunioni furono moltissime. Quello che colpì di più fu il raccoglimento, e la attenta partecipazione al rito, dell’assistenza. Si sarebbe udito cadere un ago, come si suol dire. Al ricevimento poi, il giorno dopo, la cordialità fu molto grande (era presente ogni classe di persone, persino suore) e fece bella mostra di sé la fraternità. Intervenne pure il Primo Ministro, in compagnia del Ministro degli Esteri, che rimasero due ore e mezzo”.
La scelta di ricevere la consacrazione episcopale a Cuba non fu casuale. Monsignor Zacchi lo spiegò in una lettera del 17 settembre 1967 all’allora parroco della cattedrale di Arezzo, monsignor Francesco Bordoni: “per il maggior bene della Chiesa in Cuba (so che questo gesto sarà apprezzato moltissimo sia dalla Chiesa che dallo Stato in Cuba e vi è la speranza ch’esso contribuisca ad avvicinare alquanto le due parti), ho chiesto alla Santa Sede il permesso di essere consacrato a L’Avana. Ciò toglierà a Lei e a molte persone che mi onorano e consolano con il loro affetto, amicizia e benevolenza, nonché a me la gioia di celebrare insieme una data significativa e bella ma, in vista del raggiungimento di fini superiori mi sembra essere la cosa più saggia ed intelligente. Vuol dire che ci rivedremo l’anno venturo con tutta semplicità e, L’assicuro, in niente cambiato, a meno che non sia, Dio lo voglia, una maggiore vita interiore”.
Il 25 maggio 1974 Papa Paolo VI lo nominò Nunzio apostolico elevandolo alla dignità arcivescovile.
Nel frattempo, a Roma, era vacante l’ufficio di presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica e il 31 maggio 1975 Paolo VI chiamò l’arcivescovo Cesare Zacchi a ricoprirne il ruolo, cosicché – a 61 anni – dopo 25 ininterrotti anni all’estero tornò in Italia definitivamente.
Lasciò la Pontificia Accademia Ecclesiastica nel 1985. Giovanni Paolo II lo volle in Vaticano come canonico della basilica di San Pietro. Continuò, così, con equilibrio e riservatezza, a servire la Santa Sede con la preghiera, come amava dire egli stesso.
Concluse la sua vita terrena il 24 agosto 1991, a quasi 77 anni.
Il 21 agosto, Giovanni Paolo II andò a visitarlo e a confortarlo e il cardinale Virgilio Noè, nell’omelia pronunciata ai suoi funerali il 27 agosto in San Pietro, ricordò che “per le sue qualità, l’arcivescovo Zacchi fu circondato dal rispetto e dall’ammirazione anche dei laici e dei non-credenti”. Tra le corone di fiori giunte in Vaticano vi fu anche quella inviata personalmente dal presidente di Cuba, Fidel Castro.
Ogni anno, nell’anniversario della morte, l’Ambasciata di Cuba presso la Santa Sede continua a deporre una corona di fiori sulla tomba dell’arcivescovo Cesare Zacchi nella cappella dei canonici di San Pietro in Campo Verano.
(fonte L’Osservatore Romano – 28 novembre 2014)