“Maturi nella fede e testimoni di umanità”, questo il tema al centro della due giorni in programma a Badia a Ruoti, venerdì 22 e sabato 23 giugno. È il tradizionale convegno che chiude l’Anno pastorale diocesano, a cui sono invitati tutti i responsabili dei Centri pastorali, ma anche i parroci e i formatori presenti nella Chiesa aretinacortonesebiturgense. L’anno di attività che si sta per chiudere è stato proprio incentrato sul tema “Formare i formatori”, una sfida che ha visto in prima fila l’Istituto superiore di Scienze religiose, Beato Gregorio X di Arezzo che ha rinnovato la propria offerta formativa. L’intento è quello di farne un polo di riferimento per tutta la Chiesa diocesana. “La scelta di favorire la continuità – scrive Fontana – ci ha indotto lo scorso anno a puntare sulla formazione come metodo: si sono avviati gli undici Centri Pastorali con le rispettive Consulte. Sviluppando il medesimo tema, intendiamo favorire ora il contenuto della formazione, attrezzandoci a lavorare su ‘Maturi nella fede e testimoni di umanità’, che è la finalità propria di ogni progetto formativo”.
Di seguito, proponiamo la riflessione della direttrice dell’Issr di Arezzo, Donatella Pagliacci e pubblicata nell’ultimo numero di Toscana Oggi proprio in vista del convengo pastorale di Badia a Ruoti.
L’appuntamento di Badia a Ruoti costituisce un importante momento dell’anno pastorale. Momento di incontro, ascolto, verifica e programmazione. Fare il punto su quanto si è fatto e quanto ancora rimane da fare per crescere e far crescere la comunità ecclesiale. L’Istituto Superiore di Scienze Religiose Beato Gregorio X partecipa alla due giorni di Badia a Ruoti con senso di responsabilità e desiderio di mettersi in gioco. L’Anno accademico che si è appena concluso è stato denso di novità e di iniziative, molte delle quali hanno riscosso un discreto successo e sono state utili per aprirci nuove strade e farci affrontare nuove sfide.
Il tema sul quale abbiamo cercato di lavorare è stato quello della Formazione, proposto dall’arcivescovo Riccardo Fontana, nella formula: Formare i formatori. Un tema importante, cruciale perché centra in pieno l’impegno dei vescovi italiani per il decennio 2010-2020 riassunto nel testo degli Orientamenti pastorali: Educare alla vita buona del Vangelo. In questo documento, infatti, viene ricordato che è lo stesso Santo Padre ad incoraggiare tutto il popolo di Dio a “dedicarsi alla formazione delle nuove generazioni”. Egli riconosce che l’educare, se mai è stato facile, oggi assume caratteristiche più ardue; siamo di fronte a “una grande ‘emergenza educativa’, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita” (Benedetto XVI, Lettera alla Diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, 21 gennaio 2008 – Educare alla vita buona del Vangelo, 3). Educare ed educarci, dunque, che nel caso dell’Issr ha significato scelta dei contenuti, impartiti nei corsi istituzionali e dei Convegni che si sono svolti durante il corso dell’anno, all’incontro con la Persona di Cristo che viene in soccorso dell’uomo con ogni mezzo compresa la Sua Parola e incoraggia a vivere, in ogni luogo della terra e in ogni tempo, nel segno dell’amore e dell’accoglienza per la creatura umana.
L’integralità della persona e il dialogo interpersonale costituiscono due presupposti ineliminabili del compito educativo che siamo chiamati ad assumerci. Si rinnovano in tal senso le indicazioni provenienti dai Padri Conciliari che, già all’epoca del Concilio Vaticano II, di cui sono in corso le celebrazioni per i cinquant’anni della sua indizione, avevano dichiarato: “Ogni uomo ha il dovere di tener fermo il concetto della persona umana integrale, in cui eccellono i valori della intelligenza, della volontà, della coscienza e della fraternità, che sono fondati tutti in Dio Creatore e sono stati mirabilmente sanati ed elevati in Cristo” (CONCILIO VATICANO II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, n. 61).
Si tratta oggi, come allora, di combattere contro le correnti fredde dello scetticismo e del nichilismo, del pessimismo e dell’indifferenza per volgere lo sguardo in alto, dove brilla la luce della Verità che non tramonta. Per queste ragioni l’educazione sembra oggi la carta più solida che abbiamo da spendere, perché essa rende operante e viva la fiducia nell’uomo, nel tempo presente e in quello futuro. Scommettere sull’educazione è coltivare la certezza che tutto il nostro impegno per l’uomo verrà ripagato, ma è anche, ribadiscono gli Orientamenti pastorali, la consapevolezza che possiamo metterci alla ricerca di risposte adeguate, “sapendo di poter contare su una ‘riserva escatologica’ alla quale quotidianamente attingere: la speranza che non delude (cfr Rm 5,5)” (Educare alla vita buona del Vangelo, 7).
Fiducia nell’uomo e impegno per la difesa della sua dignità e libertà sono ingredienti indispensabili del percorso formativo dell’Issr. Un percorso che si va sempre più qualificando per rispondere alle domande di formazione dei giovani e mantenere aperto il dialogo con le diverse sensibilità che compongono il tessuto della nostra Chiesa diocesana. Il dibattito aperto grazie ad alcuni Seminari dedicati all’Arte Sacra, alla Bioetica e al Diritto delle Chiese Orientali ne sono stati un esempio significativo. Anche mediante questi Corsi si è cercato, infatti, di offrire agli studenti quei contenuti che sono indispensabili per far fronte alle domande di senso dell’uomo di oggi.
L’uomo di oggi rischia più che mai di isolarsi, di restare chiuso per sempre “nella propria torre d’avorio” (H. Bergson), ovvero rischia di perdere se stesso in nome di una presunta autonomia. Siamo, dicono ancora gli Orientamenti pastorali, condotti alle radici dell’emergenza educativa, il cui punto cruciale sta nel superamento di quella falsa idea di autonomia che induce l’uomo a concepirsi come un io completo in se stesso, laddove, invece, egli diventa io nella relazione con il tu e con il noi. Tale distorsione è stata magistralmente illustrata dal Santo Padre: “Una radice essenziale consiste – mi sembra – in un falso concetto di autonomia dell’uomo: l’uomo dovrebbe svilupparsi solo da se stesso, senza imposizioni da parte di altri, i quali potrebbero assistere il suo autosviluppo, ma non entrare in questo sviluppo. In realtà, è essenziale per la persona umana il fatto che diventa se stessa solo dall’altro, l’io diventa se stesso solo dal tu e dal noi, è creato per il dialogo, per la comunione sincronica e diacronica. E solo l’incontro con il tu e con il noi apre l’io a se stesso. Perciò la cosiddetta educazione antiautoritaria non è educazione, ma rinuncia all’educazione: così non viene dato quanto noi siamo debitori di dare agli altri, cioè questo tu e noi nel quale si apre l’io a se stesso” (Benedetto XVI, Discorso alla 61a Assemblea Generale della CEI, 27 maggio 2010 (cfr Appendice- Educare alla vita buona del Vangelo, 9).
L’apertura alla relazione con l’altro e la condivisione sono esperienze fondamentali anche della vita accademica dell’Istituto, che cerca di promuovere, anche durante il corso dell’anno, momenti di convivialità e di scambio reciproco tra studenti e docenti. La scelta di un percorso di approfondimento dedicato al tema delle virtù, al quale hanno partecipato importanti relatori del panorama filosofico contemporaneo, come i professori Mario Micheletti (Università di Siena), Giovanni Grandi (Università di Padova), Giacomo Samek Lodovici (Università Cattolica di Milano), ha voluto essere la nostra risposta alla ricerca di senso che sfida l’emotivismo e il narcisismo dilaganti.
Abbiamo, in altre parole, cercato di rendere vivo e fare nostro quanto affermato proprio negli Orientamenti, nei quali si ripete che «l’educazione non può risolversi in una didattica, in un insieme di tecniche e nemmeno nella trasmissione di principi; il suo scopo è, piuttosto, quello di “formare le nuove generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa che non è solo occasionale, ma accresciuta dal linguaggio di Dio che troviamo nella natura e nella Rivelazione, di un patrimonio interiore condiviso, della vera sapienza che, mentre riconosce il fine trascendente della vita, orienta il pensiero, gli affetti e il giudizio” (Educare alla vita buona del Vangelo, 13).