A volte lo trovi di fronte al Thevenin nel centro storico di Arezzo, altre volte lo vedi sfrecciare nella circonvallazione, altre ancora passare davanti alla stazione. È il furgone un po’sgangherato della Caritas, di quel rosso mattone (un po’ sbiadito) che lo riconosceresti tra mille. Sta girando per la città per raccogliere alimenti freschi ritirati dalla vendita nella grande distribuzione e donarli a numerose realtà caritative di Arezzo città.
È il progetto “A buon fine” che nel corso del 2011 ha raccolto 27.672,31 kg di alimenti freschi e che dal 2007 ha dato lavoro a due operatori Caritas e tre persone disabili. Nota stonata di questo progetto che riesce a trasformare alimenti buoni e di prima qualità destinati a diventare spazzatura, in risorsa, è l’aumento del quantitativo raccolto. Testimonia certamente una maggiore efficienza del servizio, ma anche un aumento degli alimenti lasciati negli scaffali dai consumatori. Nel 2010 erano stati 2000 chili in meno dell’anno appena concluso, due tonnellate, e nel 2009, 2600 chili in meno rispetto a quanto raccolto nel 2011. “Interpretiamo questo dato come una conseguenza della crisi economica e occupazionale – ci spiega il vicedirettore della Caritas diocesana Andrea Dalla Verde -. Questa crisi ha portato alla diminuzione del reddito familiare influendo anche sugli acquisti dei generi alimentari. Abbiamo notato che nella terza e quarta settimana del mese, i nostri operatori ritirano molta più merce. Dal confronto con gli operatori della grande distribuzione abbiamo riscontrato anche un cambiamento nel modo di fare la spesa, dove, sempre più spesso, si fa a meno degli alimenti più costosi. Questo è confermato dalla grande mole, superiore in percentuale rispetto a quella degli altri anni, di carne ritirata e redistribuita”.
Il progetto è nato dalla collaborazione tra Coop e Ipercoop di Arezzo e Caritas diocesana, e ha permesso nel corso di questi anni di garantire quotidianamente e 365 giorni all’anno, alimenti freschi quali carne e pesce, formaggio, frutta e verdure, dolci e biscotti, ecc… a numerose realtà. Le stime effettuate parlano di un valore di mercato approssimativo di circa 220mila euro che da una parte sono stati risparmiati dalle realtà che usufruiscono del servizio, dall’altra, dalla collettività, visto che questo cibo sarebbe finito in discarica o negli inceneritori e quindi, indirettamente, nelle bollette.
Gli alimenti distribuiti sono stati carni bianche e rosse (41,2%), frutta e verdura (15,7%), latticini (14%), pane (13,9%) e altre tipologie di alimenti quali per esempio surgelati, dolci e sughi pronti (15,2%). A beneficiare del servizio sono state la mensa diurna del Sacro Cuore, la mensa serale di Saione e di Santa Maria in Gradi, il Centro di ascolto diocesano, le Case di accoglienza “San Vincenzo” e “Santa Luisa”, l’associazione “Donne insieme” per la mensa serale estiva di Sant’Agostino, Casa Thevenin, Casa di Elena, il Centro Accoglienza Minori e la Casa “Don Bosco”.
Per leggere nel dettaglio il report finale del servizio è possibile scaricarlo qui.