Omelia dell’Arcivescovo nella seconda Domenica di Quaresima

02-03-2015
Fratelli amati
Sorelle nel Signore, 
In questo secondo passo del cammino quaresimale la Parola di Dio ci pone domande complesse: ci si deve fidare più di Dio o di se stessi? 
Al Padre Abramo è chiesto di organizzare il sacrificio del figlio Isacco, unica sua discendenza: ma Dio, che mai vuole la morte, è coerente con se stesso e lo salva.
Sul monte Tabor quando Gesù è “trasfigurato” avviene esattamente la sequenza inversa della dura prova di Abramo: Pietro, Giacomo e Giovanni contemplano in anticipo la vittoria di Cristo, prima di vederlo crocifisso, morto, sepolto; ma, da ultimo, resuscitato dal Padre.
San Paolo ci provoca: se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Questo non vuol dire che la vita cristiana non sia dura; è un’avventura che vale la pena d’essere sperimentata.

1. Il senso della narrazione evangelica della Trasfigurazione 
Il contesto in cui San Marco, ma anche gli altri Vangeli sinottici, pongono il racconto della “trasfigurazione” è quello di Sukkot, la “festa delle Capanne”, quando tutto Israele rievoca il tempo del deserto, all’uscita dall’Egitto, e il cammino verso la Terra Promessa. 
Il tema è forte: c’è un nuovo “esodo”. Gesù salito sul monte, è visto nella gloria dai suoi amici più vicini, Pietro, Giacomo e Giovanni. 

L’Evangelista per descrivere l’esperienza della trasfigurazione, usa immagini evocative nel linguaggio della Bibbia: 

– L’eco della teofania sul monte Sinai, che fu per Israele antico il momento dell’Alleanza. Il “monte” è il luogo del dialogo con Dio, dove ‘Iddio degli alti monti’, El Shaddai, l’Altissimo, si rivela;

– la faccia di Gesù risplende come il sole: il Cristo è il nuovo Mosè, che è venuto per condurre il popolo di Dio verso la vera Terra della Promessa: il Paradiso; Es 34,29 usa per Mosè l’espressione “raggiante” come il sole.

– le vesti candide, cioè rese pure e gloriose dalla grande tribolazione secondo il precetto di Es 19,10 e di Apoc 7,13; 

– le tre capanne e la nube, evocano il rito ebraico di Sukkot; 

– la voce dal Cielo: “Ascoltatelo”. È il tema dello Shemà, nella cultura ebraica fonte, da parte del credente, della sua volontà di sequela di Dio. [1] 

2. Che senso ha contemplare la trasfigurazione
Papa Leone Magno ci offre il senso cristiano della trasfigurazione. Insegna che gli Apostoli furono portati sul monte, non solo a loro vantaggio, ma perché tutta la Chiesa, corpo di Cristo, ritrovasse la virtù di guardare al futuro, che è sempre di Dio. 
– Gesù volle che gli apostoli, saliti con Lui sul monte, testimoni della Sua trasfigurazione, fossero in grado di non scoraggiarsi di fronte allo scandalo della croce. “Il fine … di questa trasfigurazione era di levare via dal cuore dei discepoli lo scandalo della croce, perché l’umiliazione della passione volontariamente abbracciata, non turbasse la fede di quelli ai quali precedentemente era stata rivelata la dignità di Cristo”. [2] 
– Per noi la vicenda del Tabor è il fondamento della speranza della Chiesa; la trasfigurazione avvenne perché tutto il corpo prendesse coscienza di quale trasformazione sarebbe stato oggetto: “I giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro” [3]; il Santo Pontefice, spiegando al popolo l’evento della trasfigurazione illustra la dottrina di san Paolo [4] sul destino ultimo del popolo di Dio.
– La fede serve per dare coraggio: nessuno si sgomenti nelle difficoltà. Tutti sanno che costa impegno osservare i comandamenti del Signore; è molto faticoso sopportare le contrarietà e la prove della vita, ma l’uomo di fede sa che Dio aiuta, anche quando ti pare d’essere solo e ti sembra di essere abbandonato.

3. I contenuti da portare a casa stasera per rendere questa quaresima piana di frutti

Sant’Agostino ci propone un percorso da avviare in questa santa assemblea, in cui tutti crediamo che Gesù risorto è in mezzo a noi: la lettura dei segni della trasfigurazione, il ruolo della Grazia divina, l’impegno esemplare:
– I segni della trasfigurazione: 
° Gesù è la luce che illumina il nostro spirito, come il sole illumina il corpo: “Sì, proprio Gesù in persona, proprio lui divenne splendente come il sole, per indicare così simbolicamente di essere lui la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Ciò ch’è per gli occhi del corpo il sole che vediamo, lo è lui per gli occhi del cuore.” [5] 
° le vesti candide sono la Chiesa: se i panni non sono sorretti da chi li indossa, cadono: per virtù di lui la Chiesa rifulge, pur nella sua debolezza, perché Cristo vi è in mezzo, la sostiene e continuamente la purifica dai suoi peccati. I pagani non hanno la visione soprannaturale della Chiesa e, vedendone le imperfezioni, non riescono a capire che è il Christus Totus. Molti puntano il dito sul corpo ecclesiale, ma dimenticano che il capo vero della Chiesa è Gesù. 
– Le tre capanne: Cristo è la parola che si esprime sia nella legge che nei profeti. La tentazione di Pietro è la volontà di dividere Gesù (se sei sempre in compagnia di Gesù il peccato ti imbarazza, perché è disdicevole). Mosè ed Elia sono i recipienti (vasa) della Parola; Gesù ne è la fonte stessa: “ ‘Se vuoi, lascia che prepariamo qui tre capanne: una per te, una per Mosè e una per Elia’ ”   [6]. A questa proposta il Signore non rispose nulla e tuttavia a Pietro fu data una risposta. Stava infatti ancora parlando quando venne una nuvola luminosa che li avvolse con la sua ombra. Pietro cercava tre capanne; la risposta venuta dal cielo mostrò invece che noi ne abbiamo una sola, mentre la mentalità umana voleva dividerla. Cristo è la Parola di Dio, Parola di Dio nella Legge, Parola di Dio nei Profeti. Perché, Pietro, cerchi di dividerlo? È necessario piuttosto che tu rimanga unito a lui. Tu cerchi tre capanne: devi comprendere che ce n’è una sola!”. [7] 
– Dio aiuta: L’Evangelista annota ancora che i tre Apostoli caddero a terra, ma Gesù li rialzò tendendo loro la mano: morte e resurrezione, peccato e grazia.
– La condizione del cristiano si modella sull’esempio del Signore, che dà dignità alle tue prove:
-Perché la fatica del vivere: “Lavora, affaticati molto, accetta anche sofferenze e supplizi affinché, mediante il candore e la bellezza delle buone opere, tu possegga nella carità ciò ch’è simboleggiato nel candore delle vesti del Signore!  [8] 
-Perché tanta prova. Forse come Pietro vorresti anche tu le tende sul monte? Ma ti è chiesto di fare come il Signore. I Padri intendono la imitazione di Cristo con la logica della leggenda romana del Quo vadis: Pietro che fugge da Roma domanda a Gesù: dove vai Signore? Gesù rispond e: a Roma a farmi crocifiggere ancora. La quaresima è tempo per liberarci dalla religione alienante disincarnata.
– Sant’Agostino dice a Pietro, cioè alla Chiesa, di fare la propria parte: “Discendi e affaticati sulla terra, a servire sulla terra, ad essere disprezzato, ad essere crocifisso sulla terra. È discesa la vita per essere uccisa, è disceso il pane per sentire la fame, è discesa la via perché sentisse la stanchezza nel cammino, è discesa la sorgente per aver sete e tu rifiuti di soffrire? Non cercare i tuoi propri interessi. Devi avere la carità, predicare la verità; allora giungerai all’eternità, ove troverai la tranquillità”. [9] 

4. I modi della tradizione cattolica, per ritornare ad essere cristiani
Già altre volte nella storia della Chiesa è capitato che ci preoccupassimo solo delle cose materiali, dimenticando la presenza di Gesù Risorto in mezzo a noi. In questa antica Abbazia ai confini della Terra d’Arezzo, un tempo assai attenta alle istanze culturali del Nord, con l’aiuto di uno dei Padri della Chiesa di Aquileia, Cromazio, proviamo a raccogliere tre suggerimenti per ridare a Dio il primo posto nella nostra vita, mentre ci prepariamo alla prossima Pasqua [10]:
– C’è tempo e tempo: la quaresima sta alla Pasqua come la fatica quotidiana al 7° giorno, il riposo sabbatico, che è immagine del paradiso. La legge mosaica prescrive che si lavori sei giorni per prepararci di che mangiare il 7°, perché in quel giorno non va fatta alcuna fatica.
– La nostra vita va spesa per preparare ciò di cui cibarci nel giorno del riposo, il Paradiso, che è come dire che ognuno ha solo quello che ha donato. Le ricchezze e i fasti non entrano in Cielo.
– Il cibo della vita eterna: le opere della fede, della pietà e della misericordia saranno il cibo di cui pascerci in paradiso: ancora l’annunzio, la celebrazione e la testimonianza dell’unico Vangelo della carità, sono il senso da dare alle fatiche quotidiane, se vogliamo fidarci di Dio, come il padre Abramo, che pur senza capire che senso avesse il sacrificio di Isacco, si mise in cammino fidandosi di Dio, che non lo deluse. Ottenne la benedizione: i figli, la terra e il Paradiso.
[1] Leone Magno, Discorso 51
[2] Leone Magno, Discorso LI,3 in Il Mistero Pasquale, Edizioni Paoline, Alba 1965, p.63
[3] Mt 13,43
[4] Col 3,3-4: “Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, vostra vita sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati nella gloria”.
[5] Sant’Agostino, Discorso 78,2
[6] Mt 17,4b
[7] Sant’Agostino, Discorso 78,3
[8] Ibidem 6
[9] Ibidem, in fine
[10] Cromazio di Aquileia, Trattato 54 in Matthaeum