Nella locandina che annuncia la sua ordinazione a diacono ha scelto di inserire l’immagine della maiolica dei Della Robbia con la Crocifissione, conservata nella Cappella delle Stimmate della Verna. Un piccolo omaggio (indiretto) a Papa Francesco, ma anche al Poverello di Assisi “a cui sono particolarmente legato”. A parlare è il seminarista Aldo Manzetti. Domenica 7 aprile, nel Duomo di Arezzo, nella celebrazione delle 18 (diretta su TSD, canale 85 del digitale terrestre, www.tsdtv.it/live), riceverà dall’arcivescovo Riccardo Fontana l’ordinazione che rappresenta l’ultimo grandino prima del sacerdozio. “È la ‘quasi’ conclusione di un percorso lungo sei anni – spiega Aldo -. Un periodo di studio, ma anche di avvicinamento al Signore. Il Diaconato è l’ingresso nell’ordine sacro, un primo coronamento di questo cammino. È il momento delle scelte definitive, in cui si promette davanti al Vescovo obbedienza, ma anche celibato e preghiera. È il momento in cui ci si mette completamente a servizio del prossimo”.
Originario del Valdarno, Aldo è diplomato presso l’Istituto Tecnico industriale G. Ferraris di San Giovanni. Dopo una carriera nel campo dell’informatica, la decisione di lasciare tutto per il Seminario. “La mia vita nella Chiesa è segnata da un allontanamento subito dopo la Cresima. Per molti anni ho studiato, lavorato, viaggiato e vissuto come se Dio non esistesse. Nel 2005 è cominciato il mio riavvicinamento, nella piccola parrocchia di Moncioni. La mia vita da allora è cambiata. Di lì a poco ho cominciato a sentire la chiamata al sacerdozio. Dopo circa 2 anni di discernimento, il 4 ottobre 2007, sono entrato in Seminario ad Arezzo e un anno dopo, nel 2008, ho lasciato definitivamente il mio lavoro ed ho venduto la mia casa”. Fino al 2010, Aldo ha prestato servizio anche nella parrocchia di Rapolano Terme. “Questi anni di Seminario mi hanno cambiato molto, ma per tante cose sono rimasto lo stesso. Il percorso di studi che ho intrapreso mi aiutato a crescere; dall’altra parte i miei difetti e le mie mancanze sono rimaste le stesse. Perché dico questo? Perché nel nostro essere incompleti, inadatti a questo cammino è l’amore di Gesù a guidarci. Il Seminario serve a capire anche questo”.