Un dipinto della Beata Vergine con in collo il Bambino, nell’atteggiamento di nutrirlo con il suo latte alla presenza di due angeli in posizione estatica e orante. Questa la descrizione di uno dei pochi affreschi che si trovano nel territorio di Caprese Michelangelo. Non conosciamo l’epoca nella quale è stato dipinto (XV secolo?) e nemmeno chi sia l’autore; certamente non un pittore di fama ma devoto della Madonna nella sua maternità divina. Il dipinto esisteva ed era venerato in una maestà o cappella lunga quattro braccia e alta cinque edificata ai bordi della strada che univa la terra di Caprese con il Castello di Montauto. Nel 1634 le apparizioni della Madonna in quel luogo, chiamato “La Selva”, procurarono notorietà al dipinto e quell’immagine fu oggetto di accresciuta devozione nel territorio di Caprese e nei dintorni. Dal 1634 al 1640 fu eretto un sacro edificio contenente l’antico affresco e capace di accogliere molti devoti. La costruzione, iniziata con la sola chiesa di stile barocco-toscano, molto sobria e armoniosa, con l’andare del tempo si arricchì di altre pertinenze. In occasione del Grande Giubileo del 2000 è stata oggetto di un consistente restauro in tutte le sue strutture che hanno portato alla nascita di una casa scout. Mancava solo il restauro dell’affresco, e nel 2012 si è provveduto a quest’ultima opera.
Con il consenso della Soprintendenza di Arezzo e la direzione di Luisa Caporossi, la restauratrice Stefania Bernardini di Badia Tedalda, con perizia e arte, ha provveduto al consolidamento del sottostante intonaco nel quale il dipinto era stato riprodotto; è stato ripulito dai fumi e dalle polveri che offuscavano i colori originali della pittura che ha ripreso lucentezza e armonia. Ora possiamo dire che il nostro affresco può essere considerato alla pari di tante altre opere di scuola riminese e urbinate che abbelliscono la valle del Metauro nell’Appennino marchigiano a noi vicino: là forse si trovava una vera e propria scuola di pittura.
Nel dipinto conservato a Caprese si riscontrano molte somiglianze con i tratti provenienti da quella corrente: nella composizione, nel soggetto, negli atteggiamenti dei personaggi, nei volti, nei colori. Insomma, tutto ci porta a dire che la scuola e l’influsso sono quelli. Da un punto di vista storico sappiamo che nel XV e XVI secolo lo scambio di artisti del Montefeltro e dell’Urbinate con la Valtiberina e viceversa è frequente alla corte dei Montefeltro, dei Malatesta e dei Vitelli. In molti casi si tratta di un arte minore ma significativa e capace di generare fede e devozione.
Enzo Bigiarini