Festa di san Donato. Omelia in Cattedrale

1. Oggi è festa carissimi!

È festa della nostra città, è festa della nostra diocesi, è festa per il nostro patrono, il vescovo e martire san Donato.

Nella gioia e nella letizia della festa, vogliamo condividere l’augurio di vita, l’augurio di gioia, di pace, di fraternità; un augurio e un grazie che voglio esprimere anzitutto al vescovo Riccardo, al vescovo Franco, a tutti i sacerdoti che sono qui presenti e che colgo l’occasione, in questo giorno di festa, per ringraziare, con un grazie che viene dal cuore, per la loro dedizione, pazienza, il loro servizio nella comunità: grazie davvero a voi, cari preti, cari confratelli!

Un grazie che si allarga a tutti i diaconi presenti, ai seminaristi, a tutti quelli fanno vivere la vita della Cattedrale con servizi diversi,fino ai ministranti, agli accoliti e, poi, al coro che così bene ci sta accompagnando nel canto e nella liturgia.

Un grazie e un augurio che vorrei rivolgere a tutti voi e anche a chi rappresenta le nostre istituzioni;  il vicepresidente del consiglio regionale, il presidente della Provincia, il questore, il vicesindaco, le autorità civili e militari presenti, la prefettura; e, poi, tutti gli ordini cavallereschi che sono qui rappresentati e le altre istituzioni che rendono bella e viva la nostra città e la nostra diocesi.

L’augurio e il grazie a tutte le religiose e a tutti i religiosi che sono presenti e che sono nella nostra diocesi; e un grazie e un augurio particolare, in una fraternità che si allarga, ad alcuni amici della Chiesa ortodossa: anzitutto al parroco della Chiesa ortodossa che è in Arezzo e, poi, ad altri giovani che sono a Rondine in questimesi per studiare l’italiano. È una presenza per la quale vi sono molto grato perché allarga in modo molto bello il respiro della nostra Chiesa, la condivisione e la fraternità.

E a tutti voi che siete qui nella Cattedrale l’augurio e il grazie; anche a Telesandomenico, attraverso la quale il nostro augurio puòarrivare nelle case di ciascuno, nelle case della nostra comunità, e con un pensiero a chi più è fragile, soffre, è anziano, malato, nel bisogno e può cogliere la nostra preghiera e il nostro augurio come motivo di sollievo e di consolazione.

2. In questo clima di cordialità, nel quale condividiamo questo saluto, vogliamo guardare a san Donato vescovo e martire, e vorrei con voi questa sera cogliere un aspetto, un tratto del vescovo san Donato che mi pare parli ancora a noi, alla nostra Chiesa, al nostro mondo.

Mi sembra di poter cogliere la vita e la persona di san Donato come vescovo e martire nella speranza.

La speranza è il messaggio che anche il Papa ha indicato come tema del Giubileo che vivremo l’anno prossimo, nel 2025; Egli ha introdotto questo Giubileo con la bolla di indizione dal titolo Spesnon confundit  – la speranza non delude – e siamo invitati tutti come Chiesa a ritrovare le strade della speranza, la via della speranza.

Anche la Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci parla di speranza;è motivo di speranza, come ci indica la prima lettura, il gregge che viene raccolto dal buon Pastore e che viene portato a verdi pascoli,nei luoghi dove può trovare ristoro e vita: e, allora, c’è speranza.

È motivo di speranza se si vive, come ci dice san Pietro, nella dedizione e nell’attenzione reciproca: e davvero allora si può sperare.

E, ancor di più, è motivo di speranza se c’è chi dà la vita per noi; e il Vangelo ci annuncia che il buon Pastore, il bel Pastore che è Gesù, dà la vita per le pecore, dà la vita per noi.

Tutto questo, cari amici, ci invita alla speranza.

3. Ma ci possiamo chiedere se oggi, nel nostro tempo, è davvero possibile ancora sperare; provate a pensare: siamo in un contesto in cui si parla di denatalità, vengono meno le nascite, la vita da accogliere, e come si fa a sperare?

E poi, ancora, sentiamo vicina la violenza e l’atrocità della guerra: e come si fa a sperare?

Sentiamo anche parlare di femminicidi, di violenze tra di noi, di un divario tra ricchezza e povertà che sempre più si allarga;difficoltà nell’educare i più giovani, storie di anziani abbandonati;e poi potremmo pensare alle fatiche della nostra vita, e ci possiamo chiedere: ma come si fa a sperare?

C’è ancora un qualche motivo di speranza?

Possiamo nel nostro tempo, nel nostro mondo, nella nostra Chiesa,ritrovare le strade e lo sguardo della speranza?

San Donato oggi ci dice: amici, fratelli, sorelle, si può sperare!

La speranza non è un vago sentimento, un semplice augurio, ma la speranza è lo sguardo di chi sa vedere il bene che c’è, lo riconosce, lo condivide, lo sa moltiplicare e se ne lascia illuminare.

La speranza è uno sguardo che ci fa vedere il bene e scalda il cuore, illumina la vita, rinnova il nostro condividere l’esistenza;San Donato per noi diventa nel suo ministero, esempio, invito,augurio di speranza.

4. Penso a san Donato come esempio e invito alla speranza perché lui, vescovo, amico del Signore, non ha spento l’ascolto nella sua vita.

La vita di san Donato racconta la vita di un uomo capace di ascoltare Dio; quell’ascolto che lo ha chiamato a seguire il Signore più da vicino, l’ascolto che lo ha accompagnato nel ministero e nell’annuncio nelle chiese e anche nella Chiesa di Arezzo, quell’ascolto di Dio e della sua Parola; e poi è l’ascolto del gregge, della vita della comunità, delle persone.

È quell’ascolto di cui ci parla la Parola di Dio che abbiamo proclamato.

San Donato è un uomo che non ha spento, nella propria vita e nel proprio essere vescovo, l’ascolto, la capacità di ascoltare; e quando c’è l’ascolto, esso è esperienza che ci invita ad accogliere,sa comprendere, mette in moto la vita, fa spazio agli altri, ci rende attenti.

San Donato è uomo di speranza e ci indica la via della speranza; èuomo dell’ascolto, e l’ascolto è una via per tornare a sperare.

5. San Donato è anche esempio di speranza perché è portatore di Vangelo; è appunto vescovo, cioè annunciatore, portatore della buona notizia.

I tempi di san Donato non erano più facili di quelli di oggi, tant’èvero che vivrà il martirio; ma nei tempi difficili, che magari non davano motivo di speranza, nei quali san Donato vive il proprio ministero, custodisce la speranza nel cuore portando la buona novella.

San Donato aveva nel cuore una certezza, che era la parola del Vangelo; nel suo tempo, pure difficile, sapeva portare la bella notizia, un Vangelo da condividere per tutti e che si poteva far vicino a chi più aveva bisogno di accogliere quella parola di bene e di vita.

Se anche in tempi difficili c’è una bella notizia che possiamo portare come san Donato, allora si può sperare, c’è una strada per la speranza, ed è la strada di noi e di san Donato, portatori della buona notizia che è il Vangelo.

6. Ancora, san Donato è via e testimone di speranza perché è stato capace, come pastore, di raccogliere il gregge, cioè di edificare una comunità, di far crescere la fraternità, l’amicizia,l’accoglienza reciproca, il rispetto, l’amore.

Ed è un dono ancora possibile oggi, è un dono anzi necessariooggi quello del costruire una comunità, costruire una fraternità,portare la pace proprio lì dove ci sono la guerra e la violenza delle armi; portare l’incontro lì dove si elevano i muri che separano i fratelli; essere segno di amicizia lì dove ci sono le divisioni e le vendette. E si costruisce la comunità.

Le uniche armi che noi cristiani possiamo invocare e chiedere sono quelle dell’amore e del perdono: e allora cresce la speranza.

Quando si coltiva nell’amore, si fa crescere una comunità fraterna, vera, ricca di accoglienza, come san Donato nel suo ministero ha saputo fare, si può sperare, si può tornare a vivere la speranza.

7. Ma, ancora, credo che san Donato sia testimone di speranza anche nel donare la sua vita nel martirio, perché il martirio, il dono della vita, perdere la vita per il Vangelo, in realtà ci parla di vita, ci racconta la vittoria della vita sulla morte; ci mostra la forza della vita che è talmente grande che ti fa capace di donare la vita,di regalarla agli altri; il fare dono della tua vita.

Ed è invito, il martirio, sempre, a guardare in alto, a guardare il cielo, a ritrovare la luce che ci illumina e, dunque, a ritrovare l’abbraccio di vita e di misericordia di Dio.

Si può parlare di speranza! Se parliamo di vita, se l’accogliamo, se sappiamo donare la vita, se la custodiamo, se la difendiamo in ogni momento dell’esistere e se sappiamo ritrovare anche le tracce fragili della vita, anche quelle piccole, allora si può sperare.

San Donato martire nel dono della vita, nel rispetto profondo della vita, ci indica la via della speranza.

8. Tutti questi che il vescovo e martire Donato ci indica sono,allora, doni di speranza che chiediamo per noi, per il mondo di oggi così in subbuglio, per la nostra Chiesa che si sente guidata dalla luce dello Spirito pure in tempi difficili, e per noi personalmente: sono doni che chiediamo per noi nella speranza,per imparare a sperare; e sono doni di speranza che noi cristiani desideriamo e dobbiamo portare nel mondo.

Il cristiano è tale perché è portatore di speranza, non di tristezza e di lamento, non di sfiducia e di stanchezza: la speranza ci caratterizza come cristiani; in particolare, noi preti potremmo vivere il rischio del lamento, della pretesa per noi, dell’attesa o della stanchezza e sfiducia; in realtà, il Vangelo e la testimonianza di san Donato chiedono per primi a noi preti di essere segno di speranza, annunciatori della speranza, portatori di speranza,testimoni coraggiosi della luce e della gioia del Vangelo.

Abbiamo una speranza da portare nel mondo; abbiamo una speranza in un mondo che, come ci ha insegnato san Donato, non perda la bellezza del saper ascoltare, un mondo che sia attento a tutti, capace di accogliere. Auguriamo al nostro mondo di saper ascoltare!

Noi diveniamo portatori di speranza se sempre più riusciamo a portare annunci belli, annunci di vita, di accoglienza, di rispetto;annunci di misericordia, di Vangelo, nella nostra vita quotidiana, a casa, in famiglia, sul lavoro, nella scuola.

Portiamo speranza e annunci di Vangelo, custodiamo la speranza nel mondo e nella Chiesa se siamo noi costruttori di fraternità, se portiamo noi la pace, il perdono, se viviamo la riconciliazione, se sappiamo ricostruire i legami che talvolta si rompono, e portiamo la speranza.

Viviamo tutti la speranza ogni volta che sappiamo trovare ogni segno di vita, anche fragile; quando siamo capaci di dono, pureimperfetti eppure con la gioia di una vita che accogliamo e che sappiamo condividere.

Come cristiani possiamo portare la speranza nel mondo, nella Chiesa, nella nostra vita: e certamente ci accompagnerà san Donato.

Auguri terra di Arezzo e terra della nostra diocesi: sii terra di speranza; l’alimenti la testimonianza del vescovo Donato e faccia di noi portatori di speranza nei luoghi e nei tempi della nostra vita.