Arezzo – Cattedrale

Omelia Diaconato di Nicholas Spertilli e Reginald Madeus

11 maggio 2024

La festa della Ascensione del Signore in cielo è celebrazione pasquale che annuncia la presenza fedele e reale del Signore Risorto con noi, nella nostra vita, nella storia del mondo e della Chiesa.

La Parola di Dio proclamata, infatti, mentre racconta l’ascensione di Gesù in cielo, in realtà svela il suo rimanere con noi, in particolare nell’annuncio e nei segni del vangelo.

L’Ascensione indica negli amici del Signore dei testimoni della sua presenza e della sua opera in mezzo a noi, ancora oggi.

Così viene dato oggi a due giovani, Nicholas e Reginald, il ministero del diaconato, un dono dato a loro per tutta la comunità che è diventare testimoni del Risorto e della sua presenza.

I testi biblici che abbiamo ascoltato sono oggi ricchissimi nel parlare di vocazione e di missione, come deve essere per il diacono. Raccolgo allora alcuni aspetti significativi di questo messaggio.

Un primo elemento che viene evidenziato nella Scrittura ci è raccontato dalla prima lettura, dal libro degli Atti.

Racconta l’autore di questo testo che Gesù si mostrò vivo dinanzi agli apostoli, si fece incontrare da loro, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. E prosegue il testo che “mentre lo guardavano fu elevato in alto…”.

Gli apostoli fanno esperienza di Gesù, stanno con lui, lo hanno seguito e ascoltato, lo hanno conosciuto e anche dopo la passione e morte, nella Pasqua, vivono intensamente l’incontro con lui. E stando con lui, quando egli viene elevato al cielo, essi guardano in alto, non tolgono lo sguardo da lui.

C’è uno stare con Gesù, un vivere l’amicizia con Lui che è ascolto, condivisione, partecipazione alla sua missione e alla sua opera di bene che è alla base, è fondante l’essere apostoli e testimoni del Risorto. Si è apostoli e testimoni perché si è stati con Gesù, lo si è visto, lo si è cercato, anche guardando il cielo.

Diventare diaconi vuol dire entrare in questa avventura umana e cristiana che è lo stare con Gesù, fissare lo sguardo su di Lui, guardarlo salire in cielo.

Nicholas, Reginald siete mai stati voi con Gesù? Si è mostrato a voi? Avete visto le sue opere, avete ascoltato la sua voce? Lo avete fissato? Il vostro sguardo lo cerca?

È necessario non solo per diventare diacono, ma per essere diacono, per vivere da diacono, questo incontrare Gesù vivo e stare con lui. Questa esperienza, questo incontro non è solo all’origine, all’inizio della vocazione, ma è la condizione fondamentale e necessaria di sempre per vivere la vocazione e per essere dunque diaconi.

“Perché state a guardare il cielo?” chiedono i due uomini in bianche vesti agli apostoli. E voi Nicholas e Reginald dove state guardando? Dove cercate Gesù?

L’attesa del ritorno del Signore è già occasione di incontro con Lui, è riempita da quei quaranta giorni in cui si è fatto vedere e lo hanno toccato ed ascoltato. Gesù sta con voi oggi, ci vuol dire questa festa.

È questa cari futuri diaconi una essenziale dimensione del diaconato e del ministero da vivere: stare con Gesù, incontrarlo vivo, farne esperienza, accogliere la sua parola, cercare il suo sguardo, gustare l’amicizia con Lui.

È questo carissimi il dono ricevuto, la vocazione.

Così vi ricorda Paolo: “Comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto”.

C’è una chiamata da custodire e da vivere, da tenere viva. Oggi per voi il diaconato interpreta la chiamata del Signore, il ministero specifico che sarete chiamati a vivere nella comunità, tra i tanti che Paolo ci ricorda nella seconda lettura.

Paolo allora richiama alcune condizioni e qualità per vivere la chiamata, per custodire lo stare con Gesù. E sono condizioni e qualità che bene possono delineare la vita e il ministero del diacono.

Così le indica l’Apostolo: umiltà, dolcezza, magnanimità, pazienza reciproca nell’amore, conservare l’unità nella pace. Sono tutte qualità che rimandano alla esperienza della relazione e che scopriamo e viviamo nell’incontrare gli altri.

È questo il senso del ministero del diacono: si tratta di donare, di donarsi; è questione di servire.

Allora a voi, cari Nicholas e Reginald ripeto quanto ci diceva Paolo: “Comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto”. Si tratta di vivere la delicatezza della relazione. E partirei dalla fine delle qualità richiamate: “conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace”. Forse vorrà dire costruire e cercare sempre la fraternità. Le qualità sopra richiamate: umiltà, dolcezza, magnanimità… raccontano la bellezza di una vita fraterna con tutti.

Cosa dovrete fare allora come diaconi cari Reginald e Nicholas? Costruite fraternità, servite i fratelli, servite la comunità. Capite bene che il principale compito del diacono allora non sarà all’altare, ma sarà nella vita della gente dove sarete chiamati a curare le ferite, portare il perdono e la pazienza, farvi carico delle sofferenze altrui. In mezzo alla gente… con umiltà, pazienza, magnanimità, pace.

È proprio questo l’invito e il mandato del Signore che il vangelo ci annuncia e che vorrei oggi ripetere a voi futuri diaconi: “Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo a ogni creatura”.

L’orizzonte è il mondo: si è diaconi in una diocesi per servire nel mondo, dove il Signore chiama. E come avviene l’annuncio? Prima delle parole ci sono i segni: scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti, imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Il vangelo si annuncia vivendolo, vivendone la forza vitale. Si tratta di portare la vita perché tutto questo racchiudono i segni che sono stati richiamati. Annunciare il vangelo vuol dire portatori di vita, essere generativi, fecondi. Si dovrebbe poter dire di un diacono che dove passa lui fiorisce la vita. Ed è una chiamata ed una esperienza straordinaria quella del poter portare la vita, far vivere altri.

Cari diaconi, andate in tutto il mondo e portate la vita. E non è un invito o una esortazione, ma è una dichiarazione: vi viene detto che oggi siete fatti capaci di portare la vita; è il dono da accogliere: essere portatori di vita.

Il vangelo, bellissimo, vi lascia infine una promessa.

Dice questa pagina che dopo che Gesù fu elevato in cielo essi “partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Paola con i segni che la accompagnavano”.

Questa parola contiene una promessa per voi cari diaconi.

È la promessa della vicinanza del Signore: egli camminerà con voi, egli agirà insieme a voi e vi farà capaci di portare una Parola viva, una Parola confermata da segni, da miracoli.

Gesù ascende in cielo, ma rimane presente anche grazie ai vostri passi, alle vostre parole, alla vostra testimonianza, ai segni che porrete.

È un bel programma di diaconato se la firma di tutto dirà: “Il Signore agiva insieme con loro”.