Omelia in occasione della Festa di san Giovanni apostolo ed evangelista

Festa di san Giovanni apostolo ed evangelista, patrono della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e della città di Sansepolcro, e titolare della basilica Concattedrale di Sansepolcro.

Omelia del vescovo monsignor Andrea Migliavacca.

  1. Con grande piacere sono questa sera qui con voi.

Con grande piacere per due motivi: anzitutto, perché ricordo la bella giornata di un anno fa, quando, per la prima volta, come nuovo vescovo ho iniziato il mio ministero anche a Sansepolcro; e, quindi, è una memoria bella per me, quella di oggi, e mi fa piacere essere qui, con voi, per riviverla nel cuore e per ricordarla.

Lungo questo anno, ogni volta che sono venuto a Sansepolcro, ho scoperto sempre qualcosa di bello, qualcosa di nuovo, fino al bel gruppo giovani con cui siamo stati a Lisbona durante l’estate.

Quindi, da un anno, fino ad oggi, è un cammino che custodisco nel cuore, ricco di doni e di esperienze belle, le più varie, che venendo a Sansepolcro, o con le persone di Sansepolcro, ho potuto vivere e accogliere.

Il primo sentimento, oltre al piacere di essere qui con voi e ricordare anche questo momento bello, è il grazie che vorrei dirvi, perché mi avete regalato momenti belli e tanti segni di accoglienza.

Riassumo il grazie a tutti col grazie a don Giancarlo, perché è il primo responsabile, il primo “personaggio” che rappresenta tutta l’accoglienza di Sansepolcro ed con lui penso a tutti i sacerdoti che operano tra di voi; e aggiungo anche il Sindaco, perché ricordo anche una bella occasione di incontro in Comune nella quale si è gustata la gioia di essere di Sansepolcro.

Con tutti loro, vorrei ringraziare anche tutte le altre autorità civili e militari presenti, i sacerdoti, i frati, il coro, i catechisti, e tutti quelli che rendono viva la comunità: senza dimenticare i giovani, che mi stanno particolarmente a cuore.

C’è poi un secondo motivo per cui sono contento di essere qui, ed è l’opportunità di dirvi buon Natale; lo possiamo dire in tutti questi giorni dell’Ottava, perché ogni giorno è Natale, riviviamo la gioia del Natale, e oggi, per me, è l’occasione per dirlo alla comunità di Sansepolcro.

Il buon Natale che posso dire quest’anno è un augurio che viene dal cuore, perché lo sento “di famiglia”: c’è una cordialità, potremmo dire una familiarità, che è cresciuta in questo anno con Sansepolcro; e, allora, venire a dirvi buon Natale lo sento come un dirlo nella famiglia: una famiglia dove sento cordialità, amicizia e bella condivisione.

In questo augurio di buon Natale, c’è, ovviamente, la gioia di vivere la festa del nostro patrono san Giovanni apostolo ed evangelista.

C’è un terzo motivo, infine, che mi rende contento: ed è quello di vedere, qui, tutti i ragazzi e le ragazze che riceveranno la cresima; grazie a voi che siete venuti! Mi fa piacere e mi sembra già bello incontrarvi, ascoltare le tracce del cammino che avete compiuto fino ad oggi, e, poi, se non mi sbaglio, uno dei doni dello Spirito Santo credo di doverlo venire a spiegare io, e quindi abbiamo anche un altro appuntamento, prima della cresima, da vivere insieme per approfondire questi doni dello Spirito. Bentrovati e buon cammino che prosegue, con l’augurio, bello, non solo di buon Natale, ma anche di coltivare l’amicizia con Gesù.

  1. Dopo questi saluti, che vogliono dire il piacere di essere qui, oggi, e la gioia di scambiarci l’augurio natalizio, vorrei brevemente soffermarmi sulla figura di san Giovanni evangelista e apostolo, per scoprire, dalla sua testimonianza di vita, un messaggio per noi.

Vi dico come m’immagino san Giovanni.

In fondo, le pagine della parola di Dio che abbiamo ascoltato, ci parlano di cammino e di corsa.

La prima lettura del profeta Isaia ricordava “come sono belli i piedi sui monti del messaggero di buone notizie”; c’è, in altre parole, l’immagine di un profeta, di un testimone che cammina e porta buone notizie. E di Giovanni, nel Vangelo, quando lui e Pietro vengono chiamati per andare al sepolcro, si dice addirittura che corre.

Queste immagini di san Giovanni che cammina, che corre, me lo fanno pensare come un cercatore, quasi un esploratore, uno che s’incammina per cercare.

E che cosa cerca Giovanni? Che cercatore è?

Ho immaginato queste cose, partendo dalla parola di Dio.

  1. Mi pare che, anzitutto, san Giovanni sia un cercatore dell’amore; e sapete perché è un cercatore dell’amore? Perché lo ha scoperto davvero.

Il Vangelo, quando si parla di Giovanni, come abbiamo ascoltato nella pagina di oggi, lo indica come “l’altro discepolo, quello che Gesù amava”. Non vuol dire “quello che amava più degli altri”, ma è il discepolo che ha capito che era amato da Gesù; cercando l’amore, l’ha scoperto in Gesù, l’ha davvero trovato. E, allora, non soltanto in questa bella definizione Giovanni, il Vangelo ce lo indica come “il discepolo amato”, ma mi pare che, in qualche modo, ci dica anche che era un uomo capace di vedere i segni dell’amore: talvolta deboli, magari fragili, anche imperfetti, eppure segni dell’amore. San Giovanni è stato così capace di cercare l’amore che ha trovato l’amore di Gesù, ha scoperto che era davvero amato dal Signore, che era un amico vero.

Giovanni, cercatore dell’amore, scopre di essere amato.

Se noi vogliamo camminare con Giovanni, credo che lui ci accompagni a cercare, anche noi, le tracce dell’amore nella nostra vita.

Sarebbe bello chiedervi: parlami dell’amore, raccontami dove hai trovato l’amore, dove hai sperimentato di essere davvero amato e amata. Anche voi, ragazzi, potrei venire e chiedervi: raccontatemi quando avete vissuto qualcosa di così bello che lo definireste “incontro dell’amore”.

Credo che Giovanni, cercatore dell’amore, se lo facciamo camminare con noi, ci accompagnerà a scoprire l’amore della nostra vita, ci aiuterà a cogliere tutte le tracce dell’amore che possiamo incontrare sul nostro cammino: in famiglia, con le persone che ci vogliono bene, magari anche incontrando chi è più povero, chi è nel bisogno, a volte quando è necessario il perdono, e si scoprono le tracce dell’amore.

Ma come Giovanni, quando si scoprono le tracce dell’amore il risultato è che ci sentiamo amati noi; anche noi possiamo dirci amici di Gesù, amati da lui: a questo vuole portarci Giovanni.

Cercatori delle tracce dell’amore, per sentirci amati.

 

  1. Ma non basta; Giovanni è un bel cercatore, e mi pare che possiamo dire che sia anche un cercatore della vita, e lo scopriamo nel Vangelo.

È la mattina di Pasqua, viene chiamato insieme a Pietro, e non sta più nella pelle: corre al sepolcro, per vedere che, se è vuoto, il Signore è vivo; allora Giovanni corre per cercare la vita, incontrare la vita: vuole credere nella vita, e corre al sepolcro e, dice il Vangelo, entrò e “vide e credette”.

In quel sepolcro vuoto, Giovanni, cercatore della vita, trova la vita.

Allora, questo è l’augurio e l’aiuto che anche a noi Giovanni può dare: camminando con noi, Giovanni ci aiuta a cercare la vita; ci aiuta, cioè, a scoprire anzitutto che la vita che abbiamo è un dono.

Lo direi ai ragazzi della cresima: la vita che avete è un bel regalo; guardatevi vivere e potrete dire: “ma che bel regalo mi hanno fatto”.

Cercatori di vita vuol dire la gioia di scoprire il dono grande della vita che abbiamo; e, poi, vuol dire che la vita la vogliamo per tutti; e allora è il farci vicino ai più fragili, ai più deboli; il portare consolazione, speranza e difendere la vita sempre, dall’inizio alla fine.

Cercatori di vita, scoprendo che la vita è il regalo che Dio ci vuole fare. San Giovanni cammina con noi e ci aiuta a cercare la vita e ci fa scoprire che il regalo bello che abbiamo è la vita da vivere, la vita che abbiamo noi.

 

  1. Ma c’è una terza cosa, l’ultima, che mi pare di vedere di Giovanni che è un buon cercatore, un buon camminatore.

Mi pare di poter dire così: Giovanni è un cercatore di amici.

Perché dico questo? Perché lo abbiamo ascoltato nella seconda lettura, dove Giovanni scrive che quello che lui ha udito, ha toccato, ha visto, ha incontrato, lo vuole raccontare agli altri; non lo tiene per sé.

Cioè, egli ha un bel racconto da portare, ha una bella notizia che non riesce a trattenere; ma non è una notizia che ha sentito: l’ha vista lui, l’ha toccata con mano, l’ha respirata; e allora dice “quello che ho vissuto come dono grande, lo voglio portare agli altri”, e cerca gli amici: cioè, cerca altri a cui raccontare la grandezza di Dio, l’amore di Dio, il dono della vita, quello che lui ha sperimentato.

Diventa un testimone e un cercatore perché racconta e porta la testimonianza del Vangelo, della bella notizia, e cerca la gente, cerca gli altri.

Ma se porti una bella notizia, vuol dire che gli altri li vedi come amici.

Ecco, dunque, la terza cosa: Giovanni testimone, evangelista, è un cercatore di amici; quando lo si incontra, si è accolti come amici, quando si accoglie la sua parola, si è accompagnati a diventare amici di Gesù.

È un bel cercatore Giovanni; ricordatevi: cercatore dell’amore, cercatore della vita, cercatore di amici.

 

  1. Sto pensando che una bella immagine, che forse racchiude questa testimonianza di Giovanni, nelle scene del Natale la troviamo nei pastori.

I pastori sono, anche loro, dei cercatori; loro custodiscono il gregge, ma quando sentono l’annuncio dell’Angelo che li chiama a Betlemme, si mettono in cammino, si mettono a cercare, e, diventando cercatori, vanno a Betlemme e vedono il segno: un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia; e, siccome sono cercatori, in quel segno riconoscono l’amore e la vita e – dice il Vangelo – se ne tornarono lodando e ringraziando Dio per quello che avevano visto e udito.

Cioè: cambia la vita; ecco, con san Giovanni, con i pastori, anche noi, cercatori, siamo accompagnati a Betlemme; e lì, in quel bambino, possiamo dire: “cercavi l’amore? Ecco l’amore in quel bambino che è nato a Betlemme”; “cercavi la vita? ma è lì, nel bambinello di Betlemme”; “cercavi amici? davanti a quel bambino sei accolto come l’amico più grande, l’amico amato”.

Cari amici, buona ricerca e buon cammino: e che ci capiti come con i pastori, che anche noi, tornando a casa, nella gioia possiamo lodare e ringraziare il Signore.