“Siamo qui per noi, per il nostro essere insieme, ovvero la Chiesa”. Lo ha detto padre Raffaele Mennitti, responsabile della pastorale giovanile diocesana e rettore del seminario vescovile, in apertura dei lavori a Camaldoli, per la due giorni sul tema “Da giovani al sinodo”. “Il vescovo vi chiede di dire la vostra sulla nostra comunità”, ha detto padre Raffaele.
“La Chiesa non è fatta per settori, non è fatta di soli anziani o di soli giovani. È come una famiglia: questo è il senso del nostro stare insieme. La nostra Chiesa diocesana è una grande famiglia, dove a tutti deve essere dato lo spazio per il proprio contributo”.
Nel primo giorno di lavori, Paola Bignardi, già presidente dell’Azione Cattolica e membro del Pontificio Consiglio per i Laici, ha spiegato quello che emerge da una ricerca realizzata dall’Istituto Toniolo tra il 2013 e il 2014 e dedicata al rapporto tra i giovani e la fede.
“Quella di molti dei giovani di oggi è una religione in cui non si va a Messa e si prega a modo proprio, in maniera spontanea”, ha spiegato Bignardi.
E la comunità cristiana? “Viene vista come una realtà fredda e anonima, dove non ci sono relazioni, non c’è senso di appartenenza”.
Nel secondo giorno a Camaldoli, l’intervento di don Armando Matteo, ordinario alla Pontificia Università Urbaniana.
“Le generazioni che vi hanno preceduto – ha affermato don Armando, rivolgendosi ai ragazzi presenti – sono profondamente impregnate di un amore viscerale per la giovinezza che li ha sostanzialmente bloccati in un’immaturità perenne”.
È quello che lo stesso papa Francesco in Evangelii gaudium ha chiamato “Rottura generazionale della trasmissione della fede”: “Significa che i genitori non sono più all’altezza di essere testimoni credibili in quanto adulti credenti”, ha sottolineato don Armando.
Tante le suggestione emerse dagli interventi dei ragazzi provenienti da tutta la diocesi, che hanno partecipato all’evento.
Quanto prodotto dal confronto andrà a comporre un apposito capitolo dell’Instrumentum laboris del sinodo.
“Quello che più mi ha riavvicinato alla fede – ha spiegato Giovanni – è stata la testimonianza di un sacerdote che dedicava la sua intera vita agli altri, sacrificando a volte anche la sua stessa salute. Sono questo tipo d’incontri che possono far cambiare davvero la vita di un ragazzo”.
“A mio avviso la Chiesa dovrebbe essere in grado di testimoniare meglio quello che predica con i propri comportamenti e magari anche con il sorriso. Papa Francesco, in questo senso, è un esempio perfetto”, sono le parole di Luca.