“Le nostre radici” è stato il tema al centro del quarto incontro di preparazione al Sinodo diocesano di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, ospitato nel seminario di Piazza di Murello.
“Conoscere le nostre radici è un passaggio fondamentale per poter discernere il modo più efficace di portare il Vangelo alla gente di oggi”, ha spiegato l’arcivescovo Riccardo Fontana in apertura.
Pierluigi Licciardello, storico locale, ha spiegato come l’evangelizzazione di Arezzo risalga a tempi particolarmente antichi. “Secondo gli studiosi si può parlare addirittura del secondo e del primo secolo dopo Cristo”.
Tre i testi che raccontano le origini di questa Chiesa. Il primo è la passio dei santi Lorentino e Pergentino, “fratelli condotti al martirio per aver professato apertamente la propria fede in città”.
“Questo testo, al di là della veridicità storica di alcuni passaggi, fa emergere alcuni spunti interessanti. In particolare viene messo in evidenza come la predicazione fosse in mano ai laici: non erano predicatori, ma portavano agli altri il Vangelo con l’esempio”.
Il secondo testo è quello della passio di Donato: “Emerge un modello di santità interessante. Donato era un asceta che si ritrova a guidare il popolo di Dio. Il vescovo martire mette in pratica questa dialettica tra la propria ricerca di Dio e quello portato agli altri”.
Infine la passio di Gaudenzio: “A soli 20 anni dalla scomparsa di Donato, Arezzo era già tornata pagana, tanto che il vescovo è costretto a nascondersi. Una storia che ci indica come ci sia una costante esigenza di evangelizzazione non solo tra i pagani, ma anche tra i cristiani stessi. La Chiesa ha sempre bisogno di ripensare se stessa”.
Il monaco camaldolese Ubaldo Cortoni ha raccontato invece la figura del vescovo Giovanni d’Arezzo, pastore di questo territorio tra il 867 e 900.
“Fu una figura fondamentale per la teologia del cristianesimo occidentale, traducendo molti testi dal greco al latino e parlando per primo di “Ascensione di Maria”, in un momento in cui si stava vivendo una crisi guidata alla diffusione delle teorie legate all’”Adozionismo””, ha spiegato Cortoni.
Mauro Ronzani dell’Università di Pisa ha raccontato l’importanza dell’antico sistema delle Pievi sul territorio aretino: “Ciascuna chiesa battesimale rappresentava una piccola cattedrale sul territorio rurale fuori dalla città. Ognuna di queste era fortemente collegata con il vescovo e la sua chiesa madre, da dove proveniva il crisma per i sacramenti che l’arciprete somministrava ai fedeli. Un sistema così efficace e ben strutturato che i re carolingi cercarono non solo di preservare ma anche rafforzare. Una rete così efficace da essere tutt’ora ben visibile nell’organizzazione della diocesi”.
Don Antonio Bacci ha infine presentato la storia dei sinodi nel territorio di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Un’occasione di “convocazione” della Chiesa diocesana che da sempre affronta le sfide che la comunità cristiana si trova di volta in volta di fronte.
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