Il cristianesimo può stare senza sacro?

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Sono aperte le iscrizioni per la IX edizione del convegno dedicato ai “Nuovi orizzonti di ricerca” promosso dalla Comunità monastica di Camaldoli da venerdì 26 a domenica 28 aprile (Scarica il volantino). “Il cristianesimo può stare senza sacro?” è una domanda tanto impertinente quanto centrale nell’attuale stagione della Chiesa.Da quando il cristianesimo ha preteso di differenziarsi dalle altre religioni esattamente su questo fronte, considerato troppo “magico” e irrispettoso del principio di Incarnazione, che ha posto al centro l’uomo e non la trascendenza di Dio, stiamo assistendo a quel che Umberto Galimberti ha definito “la religione dal cielo vuoto”. La conseguenza più vistosa è la deriva etica con la predilezione del santo piuttosto che del sacro.

“Smarrite le tacce del sacro, attenuata con l’incarnazione di Dio, il cristianesimo si è ridotto ad agenzia etica e perciò si pronuncia sulla morale sessuale, sulla contraccezione, sulla fecondazione assistita, sull’aborto, sul divorzio… In questo modo il cristianesimo s’è fatto evento diurno, lasciando la notte indifferenziata del sacro alla solitudine dei singoli, che un tempo erano protetti da quei riti e da quelle metafore di base che hanno fatto grande questa religione e così decisiva per la formazione dell’uomo occidentale”. Il Monastero di Camaldoli è particolarmente adatto per affrontare questo tema del sacro perché è stato uno dei centri delle “due Chiese”: la chiesa sacrale del Dio trascendente, rappresentata per esempio da Gianni Baget Bozzo e la Chiesa “umanistica” del Dio incarnato rappresentata dal p. Benedetto Calati. “Non sviliamo, sostiene sempre Galimberti, il confronto ad una semplice diatriba tra monaci e preti. Non è così. Si tratta davvero di una contrapposizione tra una Chiesa ‘sacrale’ che pensa innanzitutto alla trascendenza di Dio e una chiesa ‘umanistica’ che pensa soprattutto all’amore tra gli uomini”. Più profondamente la tensione si manifesta tra l’esperienza religiosa della coscienza trascendentale, che invoca un sacro originario prima di ogni tematizzazione mitica e l’annuncio di una rivelazione storica positiva della verità ultima. In questo incrocio di esperienza e di verità sta il nocciolo della questione. Il convegno “Nuovi orizzonti” di quest’anno tenta di mettere a tema questo nodo, niente affatto agevole perché la contrapposizione di Galimberti tra il Dio sacrale e il Cristo incarnazionista rischia sempre di perpetuare il dualismo tra sacro e profano, tra religione e laicità, che si sbarazzano troppo semplicisticamente dell’unità epistemologica di sacro e santo, ovvero di esperienza e verità. La difficoltà a tenere in tensione l’alterità del sacro con la fedeltà alla condizione umana è un terreno infido, dove è facile oscillare da una parte perdendo di vista l’altra. Oramai bisogna essere consapevoli che il destino dell’occidente è legato al destino del cristianesimo. Sottovalutare questa simbiosi significa pregiudicarsi la possibilità di capire a fondo lo “spirito dell’occidente” e d’altra parte significa togliere dalla religione l’ordine del potere, che non è solo problema politico, ma attiene al sacro. Il tentativo del cristianesimo post-conciliare di riformulare un cristianesimo senza sacro, sprofonda la fede in un’inconsistenza razionalistica, che non ha più niente a che fare con le situazioni prime ed ultime del nascere e del morire.Come dice B. Wilson: “Il sistema razionale non è sufficiente. Dietro l’ordine razionale si nascondono le insoddisfazioni degli uomini che sono alla ricerca di qualcosa di più”.

Roberto Tagliaferri