La testimonianza del conflitto tra Hamas e Israele, di don Mario Cornioli

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Più di 160 vittime palestinesi. Cinque morti israeliani. Migliaia di feriti. Gaza ed Israele pagano un conto altissimo dopo otto giorni di conflitto. Alle 20 ora italiana di mercoledì 21 novembre è scattato il cessate-il-fuoco da entrambe le parti. Un accordo mediato dall’Egitto con il patrocinio degli Stati Uniti. La tregua prevede l’interruzione degli attacchi militari da entrambe le parti. Inoltre Israele si impegna a ridurre le limitazioni nel passaggio di beni e persone da e per Gaza. Una pace temporanea, appesa ad un filo, che certamente non risolve il complesso quadro politico di un conflitto che dura da decenni. Ma perlomeno permetterà ai civili di tornare a dormire senza la paura di essere vittime di un bombardamento.

È proprio la popolazione civile infatti ad aver pagato sulla propria pelle il prezzo dell’ennesima escalation di violenza su Gaza. A darne testimonianza è don Mario Cornioli, sacerdote della diocesi di Fiesole, originario di Sansepolcro, dal 2009 fidei donum in servizio al Patriarcato Latino di Gerusalemme. È lui che mantiene i contatti con la piccola comunità cattolica di Gaza, guidata da padre George Hernandez.

“La Striscia è un agglomerato di case una sopra l’altro, un disastro: non hai nessun luogo sicuro dove scappare. Puoi solo restare chiuso in casa e pregare Dio che quei missili non ti prendano. Ma se non prendono te, prendono il tuo vicino”.

Le maggiori organizzazioni umanitarie internazionali hanno lanciato l’allarme sulla strage di civili compiuta in quei 360 chilometri popolati da un milione e mezzo di persone. Le vittime principali sono i bambini: anche chi è sopravvissuto ai bombardamenti, infatti, riporta gravissime conseguenze a livello psicologico. “È incredibile vedere il terrore, gli sguardi persi di quei bambini – racconta don Mario -. Moltissimi, già dalla precedente operazione militare israeliana Piombo Fuso, tra 2008 e 2009, hanno riportato gravi problemi psicologici: attacchi di panico, epilessia. Due bambine sono morte di crepacuore: non hanno retto al terrore. È disumano.

Questo secondo attacco rappresenta il dramma nel dramma: le condizioni psicologiche di questi bambini saranno minate per sempre”.

Nei giorni di bombardamenti, i pochi ospedali della Striscia di Gaza hanno rischiato il collasso per l’emergenza e le condizioni sanitarie della zona sono quanto mai precarie. “Questo è sempre stato un problema enorme di Gaza: la mancanza di acqua potabile, la mancanza di medicina, la mancanza di tutto. Gaza è sempre stata sotto embargo, a causa del blocco attuato dal governo israeliano. In queste situazioni in cui la crisi si acuisce, le condizioni non possono che peggiorare. Non oso immaginare: qualche volta è meglio non pensarci troppo, altrimenti il cuore si spacca”.

Don Mario lancia il suo appello: “Chiediamo che finisca questo massacro, che si recuperi un po’ di umanità” E i cristiani d’occidente, cosa possono fare per stare accanto ai propri fratelli di Terra Santa? “Pregate. Pregate perché il popolo di Gaza possa vivere in pace”.

Beatrice Bertozzi

L’articolo è tratto dall’ultimo numero del fascicolo diocesano di Toscana Oggi.