Santa Croce inaugura una nuova Pala d’altare

manifesto-pala-s.croce

La chiesa di Santa Croce, testimone degli inizi della fede cristiana nella nostra città di Arezzo – ne è prova anche il titolo che le è stato dato, tipico delle prime chiese cristiane – viene ora ad arricchirsi di un’opera d’arte bella e di pregevole fattura: quindici formelle più le due dell’Annunciazione, incastonate su una tavola lignea, riproducenti gli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova. È un lavoro lodevolmente realizzato dagli studenti del Liceo Artistico “Piero della Francesca” di Arezzo, con il sapiente e costante sostegno dei loro insegnanti Pierangelo Mazzeschi e Maria Ministeri. Rimarrà come uno degli esemplari lavori – speriamo non l’ultimo – della lunga e prestigiosa tradizione della oreficeria aretina, di cui hanno già beneficiato in passato altre chiese della nostra diocesi.

Nella Chiesa da sempre è stato dato ampio spazio all’espressione artistica. Basti pensare alla nostra stessa città, ma è così per tutte: i più grandi pittori hanno dipinto e ornato le pareti, le vetrate e gli altari delle chiese. Perché questo?  Perché il Mistero di Dio è entrato nella storia e si è fatto vedere. “Dio non è quindi una ipotesi lontana sull’origine del mondo – ha detto Benedetto XVI nell’udienza del mercoledì del 28 novembre scorso -; non è una intelligenza matematica molto lontana da noi. Dio si interessa a noi, ci ama, è entrato personalmente nella realtà della nostra storia, si è autocomunicato fino ad incarnarsi. Quindi, Dio è una realtà della nostra vita, è così grande che ha anche tempo per noi, si occupa di noi. In Gesù di Nazaret noi incontriamo il volto di Dio, che è sceso dal suo Cielo per immergersi nel mondo degli uomini, nel nostro mondo, ed insegnare l’ ‘arte di vivere’, la strada della felicità; per liberarci dal peccato e renderci figli di Dio (cfr. Ef 1,5; Rm 8,14). Gesù è venuto per salvarci e mostrarci la vita buona del Vangelo… Dio si fa uno di noi: è il metodo realizzato nell’Incarnazione nella semplice casa di Nazaret e nella grotta di Betlemme…: la Buona Notizia di un Dio che è reale e concreto, un Dio che si interessa di noi, un Dio-Amore che si fa vicino a noi in Gesù Cristo fino alla Croce e che nella Risurrezione ci dona la speranza e ci apre ad una vita che non ha fine, la vita eterna, la vita vera”.

Per questo fissare lo sguardo verso quella pala lignea, su ciascuna di quelle formelle smaltate, ci può aiutare a vedere il Mistero di Dio, così come ne parla il Papa Benedetto: Gesù che nasce, agisce, compie miracoli, patisce, muore, risorge, si fa riconoscere dalla Maddalena e, prima di tutto questo, trova la porta per entrare nel mondo e farsi uomo attraverso il “sì” detto da quella giovane donna, la Vergine Maria, all’Angelo Gabriele inviatole da Dio stesso.

Dio è Bellezza. L’arte è come un raggio: riflette la bellezza e invita alla bellezza, a Dio.

Per questo le pitture nelle chiese erano considerate un grande libro aperto, le cui immagini costituivano “la Bibbia del popolo” , “un catechismo per tutti”, leggibile da chiunque, dall’uomo colto come dall’analfabeta, perfino dal bambino. Solo che si abbia, nel guardarle, non tanto l’occhio del “turista”, ma del credente. Quello stesso sguardo da cui nascono e a cui vogliono educarci: lo sguardo al Mistero che lì si svela, lo sguardo della fede.

Gli allievi del Liceo Artistico di Arezzo con i loro insegnanti, il Dirigente Scolastico, prof. Luciano Tagliaferri, gli artigiani Claudio Francesconi e Luciano Gallorini, che tutti personalmente ringrazio anche a nome della parrocchia, non ci lasciano con questa donazione una “fotocopia” del capolavoro giottesco. La loro è una vera opera d’arte. Da un loro sguardo attento a ciò che avevano davanti e dalla mano, la loro, con cui hanno tracciato le forme e i colori che qui vediamo, è nato qualcosa di veramente nuovo, geniale. C’è qualcosa di Giotto e c’è l’originalità di ciascuno.

Un ultimo accenno. Siamo nell’Anno della fede voluto dal Santo Padre perché “in un’epoca dove non si può più ritenere la fede un presupposto ovvio, possiamo essere di nuovo ridestati a riscoprire la bellezza e la gioia di essere cristiani”. (dalla Lettera di Benedetto XVI per l’indizione  dell’Anno della fede).

Così ci auguriamo che la bella fatica degli allievi e degli insegnanti che hanno posto mano a questa opera, possa costituire nel tempo, per tutti coloro che entrando in questa chiesa poseranno lo sguardo su quelle formelle, un aiuto a riscoprire e gustare di nuovo la bellezza e la bontà dell’Avvenimento cristiano.

Don Francesco Bernardini, parroco di Santa Croce in Arezzo