Quest’anno la nostra riflessione sul Giubileo si arricchisce della tradizione ebraica. Un dialogo necessario che consiste nello scambio, nell’incontro: non si può quindi trattenere la propria ricchezza. Essa appartiene alla umanità allo stesso modo che le altre tradizioni culturali e religiose. Pensando all’ebraismo, si associa spesso la parola “radice”, così di questo “anno sabbatico” ci sono radici comuni nelle scritture ebraiche. Dunque radici che sono di tipo biblico.
Ecco il tema del nostro incontro; perché il Giubileo, prima di assumere nella chiesa valori legati alla tradizione cristiana, è un’istituzione importante che si ancora all’Antico testamento e che appare indirettamente poi anche nel Nuovo. L’istituzione più antica è quella dell’anno sabbatico, il settimo anno, istituzione che poi è stata compresa e forse vissuta in una evoluzione che registra mutamenti di fondamento e di significati in ambito ebraico. Accanto alla legislazione dell’anno sabbatico, nel Levitico cap. 25 c’è l’unica fonte riguardante rilevante sull’anno giubilare.
La promozione dell’incontro con Rav Gadi, si pone sul sentiero del dialogo Ebraico – Cristiano, di cui abbiamo celebrato lo scorso 17 gennaio la XXXVI giornata di approfondimento e sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, promossa ogni anno dalla CEI.
Proprio come dice la dichiarazione “Nostra Aetate” del Concilio Vaticano II, di cui celebriamo quest’anno il 60° anniversario: “essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo“. (n.4 )
Ci auguriamo che l’Anno Giubilare, dal titolo “Pellegrini di speranza“, alla luce dei tempi che stiamo vivendo, sia la rinnovata occasione per cristiani ed ebrei, di ritornare ai testi biblici letti insieme fraternamente secondo le proprie tradizioni.