Camucia, 23 ottobre 2023

Omelia Funerale don Benito Chiarabolli

La Parola di Dio che la liturgia ci consegna oggi è capace di illuminare la vita di una persona, la vita di un prete e il momento della morte, del passaggio decisivo della vita.

In questo modo accompagniamo nella fede e nell’abbraccio di una comunità che vive la gratitudine don Benito, pastore amato e oggi rimpianto dalla sua chiesa.

La prima lettura, la lettera di Paolo ai Romani parla della promessa di Dio.

E’ questo l’annuncio fondamentale di Paolo. Dio, nella sua volontà, ha promesso la vita, ha promesso di amare, ha promesso la misericordia. E’ il Dio della promessa, cioè il Dio della vita. E infatti Paolo prosegue e indica il cuore della promessa di Dio: la resurrezione di Gesù Cristo, “il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione”.

La promessa di Dio si compie nella vita e nel donarsi sulla croce di Gesù, un dono pieno di amore che troverà compimento e quindi realizzazione delle promesse di Dio, nella risurrezione, nella pienezza della vita.

Alla luce della promessa di Dio Paolo indica Abramo come esempio di un credente che vive in forza della promessa di Dio, del suo amore; vive nella fiducia in Dio. “Abramo non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio”.

Viene richiamata la vita di Abramo come la vita esemplare del credente, un percorso di vita che è stato possibile grazie alla promessa di Dio, affidandosi a quella promessa.

La promessa di Dio è al centro della vocazione dell’uomo e della vocazione di un prete. Pensiamo che la promessa di Dio, la promessa della vita, dell’amore sia stata al centro della chiamata e della vita di don Benito prete.

La chiamata di Dio, la sua voce di amore, l’intima promessa di bene che egli rivolge a chi chiama può sostenere una vita intera nella gioia e nella dedizione. Così è stato per don Benito: una vita pienamente dedicata, donata agli altri, intraprendente e ricca di operosità; una vita intera… donata per gli altri. E il segreto è quella chiamata di Dio, la sua promessa che può, come è stato per don Benito, accompagnare e sostenere la vita intera, fino all’incontro decisivo con il Signore nella morte.

Il vangelo, con la domanda sull’eredità da ottenere e la parabola dell’uomo ricco che viene chiamato improvvisamente nella notte, invita a guardare al senso della vita, a riconoscere cosa è davvero importante, quale sia la ricchezza che rimane. E la morte è momento di verità che svela nella vita di un uomo il senso del suo cammino e cosa davvero resta, il tesoro guadagnato.

Anche la morte di don Benito racconta la sua vita e mostra cosa sia stato per lui ricchezza, dono, tesoro che rimane anche oggi.

La parabola raccontata nel vangelo fa comprendere che la vera ricchezza che rimane per la vita eterna è quello che nella vita siamo stati capaci di condividere e di non tenere solo per noi. E condividere vuol dire amare. Ciò che nella vita è stato amore, forza e coraggio di donarsi, attenzione e generosità per gli altri è un tesoro che dice il senso vero della vita e rimane anche dopo la morte.

E’ un invito a guardare così la vita di don Benito… Cerchiamo nel suo cammino e nel suo ministero quello che è stato dono, amore, donazione, condivisione, incontro… e troveremo il senso della sua vita e il messaggio e il dono per noi ancora oggi.

La speranza e la promessa di Dio capace di sostenere una vita intera e la vita da prete e la ricchezza condivisa, il dono della vita, l’amare illuminano oggi la vita di don Benito e invitano a rileggere la ricchezza di vita che egli ha vissuto come prete.

Salutiamo oggi un prete cortonese che per questa porzione di Chiesa ha donato, amando, la sua vita.

Egli è stato anzitutto uomo educatore della vita spirituale, prete animatore della vita religiosa della comunità, pastore capace di accompagnare la vita della gente a lui affidata.

Insieme a questo egli è stato uomo e prete attento alla vita concreta, alla socialità e animatore pure di percorsi legati alle opere economiche, sociali e al mondo della comunicazione. Basti ricordare la sua collaborazione con Toscana Oggi.

Anche a livello diocesano egli ricoprì incarichi quali assistente di azione cattolica e responsabile dell’ufficio catechistico.

La maggior parte del suo ministero di pastore e di parroco egli la vive qui a Camucia, prima di andare negli ultimi anni a Pergo. In questa comunità don Benito anima la vita comunitaria, educa alla preghiera, celebra i sacramenti e promuove anche le varie associazioni di volontariato. Non manca l’attenzione e l’animazione dell’oratorio e quindi l’educazione dei giovani. Particolare iniziativa sarà anche la Cooperativa Produzione Lavoro che gestisce offerte e servizi di lavoro. Oltre a questo don Benito è stato animatore della carità e della promozione della dimensione missionaria e di aiuto per la terra di missione.

Per come glielo ha consentito la salute anche a Pergo don Benito ha portato questa impronta del suo ministero.

Non possiamo dimenticare inoltre il ruolo di organizzatore che egli svolse in occasione della visita pastorale di San Giovanni Paolo II, un compito che lo ha sempre riempito di sano orgoglio e gratitudine.

Tante altre cose della vita di don Benito le conoscete voi, chi lo ha incontrato, lo ha ascoltato, ha condiviso con lui il cammino, oltre ai suoi familiari a cui va il mio cordoglio.

Così è stata la vita di don Benito, prete, in forza della promessa di Dio e con lo stile del non tenere per sé la ricchezza della vita, ma di viverla nella condivisione.

Preghiamo perché l’abbraccio con il Padre per Lui sia abbraccio di misericordia e di pace e insieme preghiamo anche che la sua testimonianza di vita sia seme fecondo per nuove vocazioni al sacerdozio.