L’omelia dell’Arcivescovo per la Solennità dell’Immacolata Concezione

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Fratelli e sorelle nel Signore:

pace a voi!

 

Siamo saliti alla chiesa cattedrale, per esprimere la nostra fede comune; per rinnovare l’amore di figli alla Madre di Dio. La “piena di Grazia”, mostra la larghezza del dono di Dio. È segno di speranza perché in lei vediamo prefigurate le meraviglie che ci attendono alla fine del tempo. Vogliamo in lei recuperare la contemplazione dalle parole della Scrittura: “Bella è la misericordia al tempo dell’afflizione, come le nubi apportatrici di pioggia in tempo di siccità”.

Santa Maria è l’identità del popolo fedele di questa Chiesa particolare che con Francesco ripete stasera: “Ave Signora, santa regina, Santa Madre di Dio, che sei vergine fatta Chiesa ed eletta dal santissimo Padre Celeste, che ti ha consacrata” I padri vollero che la Madonna fosse venerata in tutte le comunità della Terra d’Arezzo, nel largo girotondo delle chiese della nostra diocesi, come a riaffermare la verità di questo popolo e la sua comune speranza.

Sì, Santa Madre di Dio, tu sei il pegno della nostra gioia. In te, per grazia, vediamo realizzati i nostri sogni e gli ideali dei nostri giovani. In te la consolazione di chi, carico d’anni, ha dovuto deporre le velleità eroiche della vita, ma sa che può contare di avere per grazia, i beni che non è riuscito a meritare con le opere. In te, Madre nostra, questo popolo ritrova la tenerezza di Dio e la fiducia.

Da te, Signora, apprendiamo la misericordia che il Signore ci riserva nel pellegrinaggio della vita, fino al giorno in cui ti ritroveremo, faccia a faccia, nella Gerusalemme del Cielo, dopo averti invocata, giorno per giorno, nel nostro cammino sulla terra. Tu sei alta testimone della Grazia, che previene la natura e ne rimedia le fragilità. Siamo ai tuoi piedi per riprendere il coraggio che dà al popolo di Dio il senso delle cose e la possibilità di essere salvati.

Come dono della Madonna accogliamo questa sera Alessandro, che dopo molto cammino, dall’Ecuador lontano dove è nato giunge stasera a far parte di noi: diventa parte della Chiesa aretina. Un discernimento attento e paziente lo ha portato qui per rimanere con questo popolo, a servizio del quale riceverà stasera il diaconato, in vista di essere poi per noi sacerdote. Già quest’oggi gli è conferito il carattere indelebile di ministro del Signore.

 

1. Annunziatori del progetto di Dio che vuole i suoi figli liberi significativi e forti

Oggi la Chiesa ci ripropone l’icona di Maria, prima dei salvati: non per suo merito, ma per i meriti di Gesù. Questo è il senso della fede che il Beato Pio IX, da Pontefice Romano proponeva a tutta la Chiesa: “dichiariamo che la Beatissima Vergine Maria, fin dal primo istante della sua concezione, per grazia e singolare privilegio di Dio Onnipotente, in vista dei meriti futuri di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale”. Santa Maria, ancor prima di nascere, nel seno di sua madre, fu visitata dalla Grazia e preservata dalle conseguenze del peccato di Adamo e di Eva. Noi che conosciamo purtroppo il peccato, per Grazia siamo non solo riscattati, ma diveniamo capaci, se saremo docili, di aiutare gli altri nella via indicata dallo Spirito di Gesù.

Festeggiando Nostra Signora affermiamo che è Dio il primo tutore della nostra libertà. Mosso a pietà per i figli, il Creatore trovò rimedio al peccato e costruì la via della salvezza. Non lo fece con un rinnovato gesto della sua potenza: volle coinvolgere anche noi nella nostra salvezza. Scelse la via dell’umiltà, perché a tutti fosse possibile percorrere la strada della pace. Ci chiama ad essere collaboratori di quest’opera che è la salvezza per tutti: diaconi, cioè servi di Dio e del suo popolo.

I doni di Dio sono per il servizio comune. Maria, prima dei salvati, per noi si fa maestra. Non si compiace del dono di Dio ricevuto. Si mette al servizio di chi è nel bisogno: di Elisabetta prima, poi di tutti noi. Intercede per noi presso Dio, contrastando l’accusatore maligno che seguita a tentare la nostra rovina.

Ad ogni uomo e a ogni donna della terra Dio offre la via d’uscita dalle proprie fragilità. A chi fa quanto è nelle proprie possibilità Dio non nega la grazia. Don non vuole agire da solo, ci chiama a collaborare con Lui, per questo di chiede di essere suoi ministri: servi della liberazione e della libertà altrui.

Santa Maria è immagine della Chiesa. Come la Madre di Dio anche noi abbiamo avuto per grazia la possibilità di meritare il Paradiso. Per grazia gli sforzi dell’uomo non sono destinati a fallire. Per grazia, il bene può ancora vincere sul male.

Caro Alessandro, ecco l’esempio da seguire: non ti dimenticare mai dei poveri, di chi è senza speranza, di chi cerca la pace. La Chiesa è il nome della via della salvezza. So che i tuoi genitori ti hanno formato con questi sentimenti, prima vissuti, poi insegnati ai figli. La Chiesa aretina, che oggi raccoglie i frutti della loro generosià li ringrazia davanti al Signore.

Fai come ti è stato insegnato. Ci è chiesto di porre tutte le nostre forze nell’avventura delle cose umane, per salvarle e riscattarle, con la forza del Divino Spirito. Per questo ti affidiamo stasera il Sacramento. Ci è chiesto, di porre le nostre capacità e la nostra vocazione al servizio degli altri. Nella Chiesa nessuno è per se stesso. Siamo in cammino per comprendere quale sia la nostra parte nel progetto di Dio: questo è il senso dell’obbedienza, che stasera prometti a Dio e alla Chiesa.

 

2. Chiamati a far Chiesa perché il dono dello Spirito giunga a tutti

Gli occhi rivolti a Santa Maria, deponiamo davanti a lei la fatica di una esistenza che riesce a riscattarsi solo con un grande impegno. Ci rendiamo conto di quanto sia pesante la lotta tra la nostra dimensione terrestre e purezza dello spirito che dà forma alla nostra esistenza, ossia la fragilità che è dentro di noi ci impegna a livello anche esistenziale. Vogliamo il bene e ci piace, ma seguiamo il male.

È difficile trovare equilibrio tra le aspirazioni prometeiche, che scorgiamo dentro di noi, e taluni mediocri risultati che siamo costretti ad ammettere di fronte alla contestazione dei più giovani che ci chiedono coerenza e realismo; oppure il peso che una parte del mondo riversa sulla grande maggioranza degli uomini della terra, opprimendola, finisce per essere spesso minimizzato dalla logica del potere e dalle necessità della politica.

Dio si fida di noi: questo è il mistero che celebriamo stasera. Di fronte alle logiche senza via d’uscita, che penalizzano l’uomo, il dono di Dio ci recupera alla dignità di persone, create a immagine di Cristo Gesù, con quello stesso destino di gloria che il popolo rimira nella Madre di Dio.

Dare nella propria vita spazio alla Grazia è esperienza di cammino di altura. È ritrovare il gusto di vincere se stessi e il male che c’è in noi, per promuovere la perfezione delle nostre risorse umane. Secondo l’insegnamento che abbiamo raccolto in questa Liturgia dalla Lettera agli Efesini, ci è chiesto di recuperare all’uomo le risorse del soprannaturale, che Dio mette a disposizione dei propri figli: “suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo”. Neppure alla Madre di Dio fu risparmiata la fatica d’ogni persona umana. Concepita senza peccato originale, non fu sottratta al peso che il peccato degli uomini ha indotto nella storia: il dolore non le fu risparmiato. Contemplare Santa Maria è recuperare il fascino di diventare alternativi persino a se stessi: “santi e immacolati al suo cospetto nella carità”. L’amore, che riscatta la moltitudine dei peccati, ci fa camminare al cospetto di Dio, valica l’abisso che il peccato tende ogni giorno a scavare tra il povero Lazzaro e il ricco epulone.

 

3. La risposta che confonde il maligno: “Ecce ancilla Domini”:

Come nelle preghiere antiche, anche noi abbiamo un’ultima grazia da chiedere stamane. Vogliamo imparare dalla ancella del Signore la via del servizio e dell’umiltà.

I santi padri dicono che l’abbassamento e l’umiltà di Cristo, bambino a Betlemme, immolato sulla croce confusero il diavolo. L’ancella del Signore ha raccolto per prima l’insegnamento del suo Divin Figlio. La sua umiltà rese possibile l’incarnazione del Figlio di Dio nel suo seno purissimo, ma ancor prima nel suo cuore, di giovane figlia del popolo fedele.

Chi vuole raccogliere i frutti della comune meditazione provi a spezzare con noi tre pani, che sono il nutrimento utile per il viaggio di una vita illuminata dalla fede.

L’umiltà di Maria ci insegna a recuperare la visione soprannaturale delle cose: non ci siamo solo noi al mondo; non solo quello che appare è reale. Dio aiuta, Dio guida la storia. Chi vuole seguire l’esempio di Santa Maria dovrà contemplare negli eventi della Chiesa e del mondo l’opera della Divina Sapienza, che guida dal suo interno la creazione e la porta alla salvezza. È solo una visione materialista del mondo, quella che si ribella al progetto di Dio.

La Vergine del “fiat” ci dà l’esempio di come si collabora con Dio. Accettare la nostra parte nella Chiesa e nel mondo è per i cristiani la condizione necessaria perché la Parola possa tornare a farsi presente. È l’avvento del Cristo che Bernardo di Chiaravalle chiede di non dimenticare mentre si fa memoria dei fatti di Betlemme e si attende il ritorno di Cristo alla fine del tempo. Farsi carico della piccola croce che ti è proposta vuol dire rifiutare la cultura deresponsabilizzante della delega, e assicurare al Redentore una efficace collaborazione alla sua più grande croce. Chi non vuole accettare il ruolo del Cireneo, non aiuta Cristo. Questo di insegna S. Maria già a Cana di Galilea, “dove Gesù diede inizio ai suoi miracoli”. Alla grande disputa nel Vangelo, i dotti accusano Gesù di essere “posseduto da Beelzebul”; chi non ha compreso l’ottica del Regno cerca di ovviare allo scontro tra Cristo e lo spirito del mondo. “Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”.

Vorrei, infine, che non ci sfuggisse la pedagogia della Chiesa, che ci fa celebrare l’Immacolata in prossimità del Natale del Signore. L’obbedienza della fede al progetto di Dio è il modo per farci entrare nel presepe, per farci avere una attiva parte nella storia della salvezza.

La Santa Madre di Dio, di cui con gioia celebriamo l’immacolata Concezione, voglia soccorrere con la sua intercessione il giovane ministro che avvia il suo diaconato e questo popolo, che la venera con rinnovato amore!