Novena della Madonna del conforto, Messa con le parrocchie del senese
Omelia di don Piotr Adam Sipak, parroco a Rapolano Terme e Armaiolo +++ Cattedrale di Arezzo, 12 febbraio 2015
Eccellenza Reverendissima
Cari fratelli nel sacerdozio
Care suore
Carissimi fratelli e sorelle che partecipate a questa Santa Messa qui presenti o che siete con noi grazie a Tele San Domenico.
Noi siamo venuti stasera in pellegrinaggio dalla zona pastorale senese al cuore della nostra diocesi, al santuario mariano dedicato alla Madonna del Conforto.
Ci ha accompagnato non un effimero sentimentalismo ma la viva fede. La fede che ci hanno trasmesso i nostri nonni e i nostri genitori, gli stessi che ci hanno insegnato a fare il segno della croce e a recitare la preghiera del “Padre Nostro” e le prime “Ave Maria”. Da loro abbiamo imparato che la Beata Vergine Maria venerata sotto diversi nomi e titoli è veramente nostra Signora, nostra Avvocata, nostra Mediatrice, nostra Consolatrice. Colei che ci indica il suo Figlio Gesù come unico Salvatore del mondo e ci guida in modo sicuro all’incontro con Lui. Dove c’è la Madre, là troviamo il Figlio.
Oggi, il testo del vangelo che appena abbiamo ascoltato, ci porta alla casa della Sacra Famiglia, a Nazareth. Attraverso i Vangeli, conosciamo poche cose di quella che viene chiamata la “vita nascosta” di Gesù a Nazareth. Quello che succede tra l’infanzia di Gesù e la sua “età matura”, noi lo conosciamo in parte, grazie a quello che ci fa capire indirettamente la Scrittura, ma anche l’insieme di scritti e testimonianze della Tradizione della Chiesa, dei suoi santi e dei suoi dottori. Grazie a queste testimonianze sappiamo che durante la sua vita terrena, il Cristo – Verbo di Dio, Dio Lui stesso e Signore dell’Universo – ha vissuto una vita di santità, nell’obbedienza filiale e con il lavoro delle sue mani… Egli vivendo in una famiglia ebrea pia e laboriosa, seguiva i costumi e i precetti della religione d’Israele, frequentava la sinagoga con i fedeli del suo tempo e così “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Grazie a Maria e Giuseppe aveva una infanzia amorevole, marcata dalla dolcezza, dall’umiltà e dalla semplicità.
Però, se guardiamo la vita della Sacra Famiglia di Nazareth nel suo insieme, abbracciando con il nostro pensiero tutti i momenti della vita di Maria, Giuseppe e Gesù, vedremo che la loro non era sicuramente una vita idilliaca, priva di preoccupazioni e difficoltà. Basta pensare alla perplessità di Maria durante l’Annunciazione. Basta ricordare Giuseppe confuso difronte al mistero della gravidanza di Maria. Basta immedesimarsi nelle loro preoccupazioni per il presente e il futuro che li accompagnavano sulla strada della fuga in Egitto. E poi la trepidazione di Maria durante la vita pubblica di Gesù quando Lui trovava l’indifferenza oppure l’ostilità da parte della gente e in modo particolare quando suo Figlio ha patito ed è stato messo a morte.
La Sacra Famiglia, come vediamo, per un verso era come le altre famiglie, ma ciò che la distingueva dalle altre era che il Verbo di Dio fatto uomo era al centro di questa famiglia. Grazie alla presenza di Dio e il permanente riferimento a Lui, vissuto in un clima di fiducia e totale abbandono, Maria e Giuseppe sono riusciti non soltanto a superare le difficoltà della vita, ma anzitutto a realizzare la missione che è stata affidata loro: cioè compiere la volontà di Dio Padre. Questo ci fa vedere che se Dio è al primo posto, tutto è al posto giusto.
In questo contesto risuonano per noi oggi interrogativi ben precisi: Che cosa o chi è al primo posto nella mia vita? Quali aspettative, valori, desideri? Cosa vogliamo da Dio: che Lui benedica esclusivamente i progetti fondati sul nostro egoismo o che realizziamo la sua volontà?
Così dice il Signore a Giuseppe: ”Alzati, prendi con te il bambino e sua madre”.
Ecco ciò che il Signore attende da noi: Alzarsi, cioè non stare fermi, non arrendersi, non dire che il male ti ha sconfitto, non pensare che il peccato ha preso il sopravvento, non scoraggiarsi mai. Dio è il Signore, nonostante la storia della nostra vita e il contesto in cui viviamo e Gesù, il Suo Figlio, è il nostro Salvatore. Dice il Salmista: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me.” (Salmo 23). Conoscevano bene queste parole Maria e Giuseppe. E le hanno confermate con la vita.
Giuseppe, nonostante le circostanze e le sue paure, ha preso con se il bambino e sua madre e così ha compiuto la volontà di Dio. Anche noi siamo invitati a camminare umilmente con Dio. Possiamo dire che questo camminare con umiltà è la vita di fede, il modo di essere di chi accoglie Dio nella propria vita, di chi confida in lui e attende da lui la salvezza. L’atteggiamento opposto è quello arrogante di chi pone la fiducia solo in se stesso, nelle proprie risorse, nelle proprie capacità. Questo camminare con Dio, se viene vissuto in spirito di abbandono e di perseveranza, non soltanto ci dà la forza per affrontare le sfide della vita quotidiana, ma anzitutto cambia la cultura, lo stile della nostra vita, ci porta, come dice San Paolo a rivestirci di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di pazienza, sopportandoci a vicenda e perdonandoci scambievolmente.
Carissimi fratelli, ecco la grande lezione che ci viene dalla Sacra Famiglia, dalla casa di Nazareth. Siamo qui a pregare perché la Madonna del Conforto ci ottenga la grazia di rivolgere lo sguardo verso Dio e di manifestare così una fede salda e una vita coerente ed autentica, accogliendo la volontà di Dio, camminando umilmente con il Signore, praticando la carità cristiana. Amen.