La solennità del canto, degli strumenti musicali, della preghiera e dell’essere radunati come popolo di Dio ci mostra e ci raccoglie nell’invocazione al dono dello Spirito Santo. Stiamo vivendo questa grande Veglia di Pentecoste che per noi, ma anche per tutta la comunità diocesana e in tutta la Chiesa diventa grande preghiera, perché il Signore doni il suo Spirito, che è Spirito di Vita. Lo invochiamo per tutta la nostra comunità e, in particolare, per i cresimandi e le cresimande che sono nella nostra Cattedrale e che, questa sera, riceveranno la cresima: a loro il mio cordiale saluto, il mio augurio e la preghiera che li accompagna; con loro, saluto anche i padrini, le madrine, la comunità che li accompagna, i familiari, i sacerdoti e tutti quelli che con voi, cresimandi, in questa notte di grande ricchezza, fanno festa.
Pentecoste: grande invocazione del dono dello Spirito. Ma che cosa è lo Spirito di Dio e cosa viene a compiere lo Spirito di Dio nella vita della Chiesa, della comunità cristiana, del mondo e nella vita anche di chi lo riceve nel battesimo e nella cresima? Le letture che abbiamo ascoltato ci parlano dello Spirito di Dio come di un grande inno alla vita. In qualche modo, la Pentecoste – questo compiersi della Pasqua, cinquanta giorni dopo la Risurrezione di Gesù– questo compiersi nel dono dello Spirito diventa anche il compiersi dell’opera di Dio nella creazione. Il dono dello Spirito Santo è dono di creazione: dono che rinnova, rende viva, rende bella la creazione di Dio e la porta alla sua perfezione. La creazione di Dio, nel dono dello Spirito, raggiunge la bellezza del progetto di amore di Dio. Allora, il dono dello Spirito Santo che noi invochiamo è un grande inno alla vita.
Lo abbiamo ascoltato nelle letture: è inno alla vita in quelle ossa inaridite che, grazie allo Spirito di Dio, ritrovano vita (cfr. Ez 37, 1-14); lo Spirito Santo è inno alla vita nel cammino del popolo che torna dall’esilio – come ci ha raccontato Gioele (Gl 3,1-5) – e ritrova la gioia di sperare, di guardare al futuro, di ricostruire la vita del popolo amato dal Signore; il dono dello Spirito è il grande inno alla vita nel segno di quella acqua che è sorgente di vita, che Gesù promette e dona per chi ha sete (Gv 7,37-39). Il dono dello Spirito per noi è un grande inno alla vita. Quando noi accogliamo lo Spirito Santo, quando accogliamo questo dono divino, la nostra vita, la nostra esistenza diventa un grande inno alla vita. Ma non ci avete mai pensato, cari amici e amiche, che la vostra vita, la vostra esistenza, quello che voi avete, con la bellezza e le fatiche che ci sono, è un grande inno alla vita? E lo Spirito Santo viene davvero,
viene realmente, per aiutarci a scoprire e a vivere il nostro cammino come grande inno alla vita.
Vorrei brevemente ripercorrere alcune di queste letture, per cogliere qualche nota di questo inno alla vita, che è la nostra esistenza abitata dallo Spirito di Dio, dallo Spirito Santo.
La pagina del Vangelo, nella parola di Gesù, è pagina che invita ad accogliere la vita come dono, come gratuità: “Se qualcuno ha sete venga a me e beva chi crede in me” (Gv 7, 37-38). Allora, il vostro cammino, la vostra esistenza, quella dei cresimandi, diventa un inno alla vita quando vivete la vostra vita nella gratuità, nella scoperta che ogni giorno è dono; ogni giorno la vostra vita racconta l’amore che ricevete, la bellezza del dono della vita, e vi accompagna a vivere la vita nella gratuità, nel dono, a dissetare tutti coloro che sono nella sete e nel bisogno.
Nel dono dello Spirito, la nostra esistenza diventa inno alla vita, perché ne gusta il dono, la ricchezza della gratuità, la bellezza di essere amati e riamare.
Nella lettera di Paolo ai Romani abbiamo ascoltato come lo Spirito di Dio che viene a noi, nel nostro cuore, grida, prega; e lo Spirito – dice Paolo – intercede con gemiti inesprimibili, e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito (cfr. Rm 8,22-27). È lo Spirito di Dio che, accolto da noi, diventa preghiera. E quando la vita diventa preghiera, diventa inno, lode alla vita. E non solo perché siamo resi capaci di pregare, di recitare e condividere alcune preghiere, ma la vita, che diventa preghiera, è quella che trova tutta la sua ricchezza, la sua profondità, la sua bellezza dalla vita dello Spirito che abita in noi e che diventa preghiera. Diventa allora incontro con Dio, comunione con l’amore. E, nello Spirito accolto, nello Spirito ricevuto che diventa preghiera, la nostra esistenza diventa il bell’inno alla vita che possiamo cantare.
Infine, la prima lettura, Genesi 11,1-9, racconta la vicenda di Babele, dove quella gente pretendeva di costruire la città secondo i propri criteri, di testa propria; allora, la lingua viene confusa perché quel progetto, che è solo degli uomini, non si realizzi, ma si possa realizzare, invece, una vera costruzione della città, nella diversità delle lingue, grazie al dono dello Spirito. Lo Spirito di Dio fa delle nostre diversità l’unità, il cuore, la comunione, la comprensione, la bellezza dei legami. Lo Spirito che noi riceviamo, che voi cresimandi riceverete questa sera e che invochiamo per tutta la Chiesa, è spirito di fraternità, spirito che mette insieme le nostre lingue e ci regala di essere fratelli e sorelle, che ci fa costruttori di pace, di fraternità, di perdono, di intesa, di legami belli di amicizia, di unità. Quando la vita diventa espressione
ed esperienza di amicizia e di fraternità, la vita diventa l’inno più bello che possiamo cantare; e lo Spirito di Dio viene e ci regala la bellezza di quella lingua che ci fa fratelli tra di noi e che fa della Chiesa un segno di fraternità e di pace in tutto il mondo. E la vita diventa un inno di lode, di letizia, di gioia.
Invochiamo, cari amici, per tutti noi, per i cresimandi, per la Chiesa, per il mondo intero bisognoso di pace lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio, perché renda la nostra esistenza l’inno più bello da cantare alla vita.