Settima serata della novena della Madonna del Conforto

12-02-2023

Prima lettura. Siracide 15:15-20

Se tu vuoi, puoi osservare i comandamenti;
l’essere fedele dipende dalla tua buona volontà.
Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano.
Davanti agli uomini stanno la vita e la morte:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa.
I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini.
A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.

Seconda lettura. 1Corinzi 2:6-10

Tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma, come sta scritto:

Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
né mai entrarono in cuore di uomo,
Dio le ha preparate per coloro che lo amano.
Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito;
lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio.

 

Vangelo di Matteo 5,17-37

Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: «Stupido», dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: «Pazzo», sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: «Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio». Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: «Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti». Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno.

 

Omelia

  1. Carissimi, il mio saluto a tutti i presenti, alle parrocchie della città di Arezzo, e a tutti coloro che ci seguono anche da casa. Sono dispiaciuto di non poter essere presente personalmente, a causa di impegni pastorali precedentemente presi, ma sono unito a voi con il cuore e la preghiera. Mi par quasi di vedervi, e andrò a curiosare poi la trasmissione di TeleSanDomenico per vedere i vostri volti.
  2. Le letture che abbiamo ascoltato sembrerebbero parlarci di una serie di comportamenti e di comandamenti che il credente deve accogliere e rispettare, conoscere e adempiere. Ce ne parla la prima lettura: “Se vuoi osservare i suoi comandamenti essi ti custodiranno”. Il Vangelo, in particolare, nel contesto del discorso della montagna, richiama la minuzia dell’impianto normativo di Israele, molto dettagliato e scrupoloso, a cui Gesù viene a dare compimento. E anche la seconda lettura di San Paolo ci parla di una Sapienza di Dio che ci è stata rivelata in dono e, certamente, essa illumina la vita e le scelte.Sembrerebbe, dunque, che il tema di questa sera riguardi la legge, i comandamenti, le regole scrupolose che, come credenti, si devono osservare.
    1. In realtà, il cuore della Parola, oggi, è invece rivolto al cuore di Dio: è, infatti, dal cuore di Dio che vengono i comandamenti, ed è proprio di Dio il dono della Sapienza. Più chiaramente ci spiegano questo il Vangelo e la parola di Gesù: in questo discorso vengono richiamati gli atteggiamenti e i comportamenti comandati e doverosi che il credente deve osservare per essere tale, per vivere; Gesù, però, svela l’insufficienza di questi comandamenti: manca qualcosa per essere davvero secondo il cuore di Dio. Già il comandamento cercava di regolare dimensioni e dinamiche di vita perché vi fosse giustizia e rispetto; Gesù non amplia semplicemente l’orizzonte di applicazione dei comandamenti, ma ne offre una nuova comprensione e realizzazione, e questo è nella logica dell’amore.C’è un di più, un “ma io vi dico” che porta al cuore del comandamento e ne fa cogliere lo spirito profondo: il “più” del comandamento va compreso alla luce del cuore di Dio che le scritture ci svelano.La prima lettura, dal libro del Siracide, ricorda che l’osservanza della legge ha la forza di far vivere, e San Paolo ci parla del dono della Sapienza come del volere proprio del cuore di Dio. Il Vangelo ci conduce a conoscere che questo “di più”, che fa vivere e che è ricco della Sapienza di Dio: è l’amore.
      1. Nel comandamento e nella vita non si tratta di fare qualcosa “più” di bene, ma di mettere l’amore in tutto ciò che fai, perché Dio è amore, ed è questa la sua Sapienza rivelata. Si può, allora, andare oltre l’elenco delle opere richiamate dal Vangelo e raccontare che tutta la vita cambia e si preoccupa degli altri perché per tutta la vita c’è la sorgente dell’amore; e solo l’amore è il vero comandamento che guida tutto il cammino della vita: le nostre relazioni, le scelte, gli sguardi futuri.
      2.  Mi risuona alla mente l’eco delle parole di Maria alle nozze di Cana: “Fate quello che vi dirà”.È questo il senso del Vangelo: situazioni le più diverse, anche molto concrete e in essa vivere “quello che vi dirà”, vale a dire ciò che è secondo il cuore di Dio, l’amore. Ci conforti Maria che rivela il dono di amore di Dio per noi, per te, e insieme ci indichi sempre le strade dell’amore, il pizzico dell’amore da mettere nella nostra vita per nuovi orizzonti di bene. In sintesi, il messaggio di questa sera potrebbe essere così riassunto: mettici l’amore in tutto ciò che vivi e si aprono orizzonti di bene e di vitalità insperati.