Prima lettura. Isaia 66,10-14
10 Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa tutti voi che l’amate.
Sfavillate con essa di gioia
tutti voi che per essa eravate in lutto.
11 Così sarete allattati e vi sazierete
al seno delle sue consolazioni;
succhierete e vi delizierete
al petto della sua gloria.
12 Perché così dice il Signore:
«Ecco, io farò scorrere verso di essa,
come un fiume, la pace;
come un torrente in piena, la gloria delle genti.
Voi sarete allattati e portati in braccio,
e sulle ginocchia sarete accarezzati.
13 Come una madre consola un figlio,
così io vi consolerò;
a Gerusalemme sarete consolati.
14 Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore,
le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba.
La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi,
ma la sua collera contro i nemici.
Vangelo secondo Giovanni 2,1-11
1 Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3 Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4 E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5 Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». 6 Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7 E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8 Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9 Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10 e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». 11 Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Omelia
Carissimi, c’è davvero stasera in questa Cattedrale il sentire della gioia: lo si vede dai volti e dalla presenza di tutti noi, dalla bellezza del canto liturgico e dalla preghiera condivisa.
- È un dono molto bello quello che viviamo: questo “sentire nella gioia”, che rende bella la novena della Madonna del Conforto. E oggi, in modo particolare, questa celebrazione vuole condividere lo sguardo alla Beata Vergine Maria di Lourdes, così venerata in un santuario che sta nel cuore di tutti noi; magari tanti di noi ci siamo stati già in pellegrinaggio, e quest’anno andremo con la Diocesi. Lourdes è un luogo ricco di spiritualità mariana, ma sappiamo ricco anche di tante grazie, fino all’esperienza della guarigione, a volte fisica, ma certo sempre della guarigione del cuore.
- In queste sere della novena ci ha accompagnato sempre un diverso tema su cui abbiamo riflettuto alla luce della Parola di Dio: l’intercessione, rendere onore e lode a Dio, l’esperienza della misericordia… Questa sera, mi pare che il tema che la Parola di Dio ci suggerisca sia la chiamata o, potremmo dire, vivere la vita come chiamata, come vocazione.Ed è chiaro nella Parola di Dio appena proclamata di quale chiamata si tratti, a cosa siamo chiamati. Il profeta Isaia, nel brano che è stato letto, dice: “Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l’amate. Sfavillate con essa di gioia… e sarete allattati”, riceverete l’acqua, “come un fiume, la pace”. Sembra di sentire il respiro di una chiamata a un’esperienza che è di festa, di gioia: un chiaro invito a rallegrarsi perché c’è vita, c’è acqua, c’è la gioia, c’è la festa. E anche il Vangelo ci racconta le nozze di Cana, ci parla di una festa, una festa di nozze. Non abbiamo tempo di far parlare tutti voi, ma credo che tantissimi di noi siamo stati qualche volta a una festa di nozze e potremmo raccontare la gioia della festa di nozze: la musica, i canti, il cibo, il vino, gli sposi, l’amore. È una festa, e il Vangelo ci parla di una festa per la quale ci sono degli invitati, dunque gente che è stata chiamata ad andare a una festa. Allora, cari amici, è questa la chiamata. Che cos’è la chiamata nell’esperienza della fede? Che cosa è la vocazione nell’esperienza della fede? Non è, mi sembra, la chiamata a fare qualcosa: piuttosto, è una chiamata a vivere, e a vivere la vita come festa, nella gioia; cioè, la chiamata ci rivela che cosa c’è come desiderio nel cuore di Dio. Nel cuore di Dio, il desiderio è che la tua vita, la vita di tutti noi, possa essere una festa, una vita pienamente vissuta nella gioia e quindi festa. Dio desidera questo per noi: la festa e la gioia e dunque ci chiama alla festa. Ma accade qualcosa: alla festa delle nozze di Cana manca il vino. Ed è essenziale: immaginate una festa di nozze dove non c’è più il vino… E allora Maria, con la sapienza e con l’astuzia delle donne dice a Gesù: “Manca il vino, non hanno più vino”. Maria richiama a Gesù i bisogni di quella gente: sono in difficoltà, stanno vivendo una fatica, c’è una ferita che può realizzarsi, e Maria dice a Gesù ciò di cui quella gente ha bisogno per continuare a vivere la chiamata, per continuare a vivere la festa. Questa è una bellissima immagine di Maria, perché ci rivela come Lei è, davvero, donna del conforto: cioè, donna che si prende cura, che ha a cuore, che racconta a Gesù i bisogni di quella gente. Allora, parlare di chiamata nella vita, parlare di festa, vuol dire scoprire che anche nella vita di tutti noi c’è chi si prende cura di te; chi è attento a te; è capace di riconoscere dei bisogni, delle necessità, che cosa sta nel tuo cuore, magari intuisce che cosa stai desiderando, e ci sono persone davvero capaci di starci vicino e accompagnarci, riconoscendo i nostri bisogni, facendoci il bene e aiutandoci a vivere la vita come chiamata a una festa. Maria è così; Maria, con tutti noi, è donna che attenta alla nostra vita, è custode del nostro cammino, cerca il nostro bene, ne parla Gesù. Ed è per questo che è molto bello pregare Maria: noi preghiamo Maria, le consegniamo le nostre preghiere, perché lei ne parli a Gesù, come ha fatto alle nozze di Cana; e perché la nostra vita continui, allora, ad essere una chiamata alla festa. Ma c’è un ultimo aspetto. Gesù, all’inizio, sembra resistere, ma poi compie questo “primo segno”, come dice Giovanni, che è cambiare quella pienezza di acqua nelle anfore in vino buonissimo. Gesù trasforma quell’acqua nel vino migliore possibile: cioè, salva la festa, salva la chiamata. La chiamata può davvero regalare a tutti la vita come festa, come una bella festa di nozze; e che cosa è allora questo vino nuovo che è il segno della nuova alleanza con Dio? È l’amore. Scoprire che le anfore piene d’acqua ora hanno il vino, vuol dire scoprire, nella propria vita, che siamo capaci di amare. Quando scopri, nella tua vita, che sei davvero capace di amare, anche magari con le tue povertà, il tuo peccato, il tuo carattere così com’è… eppure puoi amare, sai amare, allora l’acqua è diventata vino. E quando nella vita scopriamo che noi possiamo amare davvero, allora la vita diventa una festa, si realizza davvero quella chiamata alla festa. Cari amici, vorrei concludere con un augurio, affidandovi allo sguardo della Madonna di Lourdes che certamente ha nel cuore il conforto per tutti noi: vorrei augurare a tutti voi di sentire bene questa chiamata, per la vostra vita, per la vita di tutti voi. Non conta l’età, non conta quello che fate, non contano i pensieri più profondi del vostro cuore: mi piacerebbe augurarvi che possiate sentire che la vostra vita è chiamata a essere festa, e non c’è impedimento, perché il Signore ci può regalare il vino nuovo, che è la bellezza di amare.
LITURGIA DEL GIORNO