Festa di Santa Margherita 2021
Omelia dell’Arcivescovo nel Santuario cortonese +++ 22 febbraio 2021
Carissime sorelle, cari fratelli:
Il Signore ci dia pace in questo giorno santo!
- La responsabilità del peccato
La vicenda di Margherita è una storia anche dei nostri giorni. Forse ricevette qualche riferimento alla preghiera nell’infanzia. Poi per ogni bambina durissima è la prova della morte di mamma. Per di più un padre poco adeguato, come molti contadini del XIII secolo, abituati a lavorare, avvezzi a lasciare alle mogli l’educazione dei piccoli.
Una logica poco cristiana: accanto al giovane vedovo compare una donna che non sopporta la piccola orfanella Margherita, che si avvia all’adolescenza in amara solitudine. È assai bella ma povera. Si accorge di lei e della sua bellezza il giovane figlio di un casato antico. La giovinetta forse alla sua prima storia d’amore corrisponde con entusiasmo, senza avere un riferimento adulto con cui confrontarsi.
Dov’era la Chiesa? È terribile quando i Pastori assicurano la Messa e i Sacramenti, allora come oggi, ma meno la cura delle persone specialmente quelle più fragili: c’è bisogno di attenzione alle persone, specialmente se giovanissime donne. Eppure, in terra perugina non mancavano madri e nonne, zie e monache. Il genere femminile non appare accanto alla piccola Margherita, che, forse un po’infatuata, cede alle lusinghe del giovane ricco e, dietro a una vaga promessa di matrimonio, va a convivere con lui, facendo invidia a tante altre. E genera un figlio dal signorotto del posto. Storie così ce ne sono state tante e credo ce ne siano ancora. Margherita oggi ci fa il dono di ripensare alla responsabilità dell’ambiente e in particolare al compito pastorale della Chiesa
La vita cortese tra Montepulciano e Palazzi, ricchi abiti e prestigiosi cavalli assorbono il tempo di Arsenio che, con i coetanei dello stesso rango, in cerca di svago, da cosa non si sa, un giorno, a caccia, viene ucciso e non si sa il perché.
In Toscana si dice “solo come un cane” per indicare la mancanza di relazioni: solo il cane di Arsenio va a cercare Margherita e la conduce fin sotto la quercia, dove il padre del figlioletto giace ucciso. Ma la più povera è Margherita, che dai parenti del morto viene allontanata al più presto e non ha chi la difenda. Torna a Laviano in cerca di suo padre e trova la matrigna che le rinfaccia la relazione non matrimoniale e la creatura.
Mi fa pensare questa vicenda che ha un sapore terribilmente attuale e non si risolve con propositi astratti e vaghi. Per quello che riguarda la nostra Chiesa S. Margherita ci invita a far tesoro della sua vicenda umana, prima esaltata, poi abbandonata a se stessa
- Solo Dio non abbandona Questa storia, che nasce umbra, prosegue tra gli acquitrini della Chiana nella seconda fuga di Margherita non più dalla misera situazione di vita a Lanciano, ma sempre giovane e sempre bella, trova la forza di fuggire dal male, in cerca di un’alternativa.
Ezechiele profeta, nella prima lettura di oggi, ci anticipa l’attitudine di Dio verso di noi che abbiamo sbagliato:
”Se il malvagio si ritrae da tutti i peccati che ha commessi e osserva tutti i miei decreti e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticata. Forse che io ho piacere della morte del malvagio – dice il Signore Dio – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? “[1]
Solo la Grazia può spiegarci la sortita di quella giovanissima donna, che non cerca conforto tra gli ambienti del Medioevo pagano e, con una piccola barca che neppure sa guidare, si avventura tra i canneti, nel tentativo di farsi rifugiata, straniera, fuori dal mondo che l’aveva generata, esaltata e poi umiliata.
Arriva a Cortona, povera in canna, con un figlioletto infante, accompagnata solo da un cane.
Forse già si ricorda di Dio, o meglio si ricorda che Dio non l’ha dimenticata. Come. Trova una città ricca, di antica ascendenza etrusca. Sente dire che ci sono a Cortona alcuni seguaci di Francesco d’Assisi che si chiamano Frati, anzi Frati Minori. Li cerca, li trova; sono assai prudenti da affidare la giovane donna a donne di Chiesa di qualche risorsa economica. I frati capiscono che è Dio che opera in quella persona e che loro posseggono il tesoro che essa cerca: il Vangelo della misericordia. Alla peccatrice prospettano la Santità, come possibile progetto di vita.
Non timorosi del rischio, la fanno guidare da Fra’ Giunta Bevegnati, che la impegna a recuperare, con la carità verso i più poveri di lei, la sua vocazione cristiana. Si ingegna ad assistere giovani puerpere e, soprattutto, ad animare i cortonesi alla carità. A lei si deve il primo ospedale della città, per accogliere i poveri.
Margherita comincia a vivere con la dignità dei Figli di Dio. Il Ministero della Chiesa, attraverso i Frati della prima ora, accompagna il cammino di recupero. È un miracolo, già annunziato nella Scrittura, di cui ancora oggi abbiamo bisogno: la carità fa uscire dal peccato. I Cristiani della prima comunità di San Paolo imparano da lui che non è la legge dei benpensanti che salva, ma la fede in Gesù Cristo:
”Noi infatti per virtù dello Spirito, attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo” .[2].
Margherita, figlia di Laviano, lasciando le ricchezze e le facezie di una giovane donna di corte, si fa cortonese, umile e povera, divenendo potente strumento di Dio per la conversione del popolo che l’ha accolta e che, ispirandosi a lei, torna ad affermare la propria identità.
- Cosa facciamo noi?
La rifugiata perugina, rifiutata dai suoi, è una risorsa per questa amata città. Ricompensa i Frati, che con coraggio l’hanno accolta, diventando splendente di Santità, terza stella dell’Ordine.
Nella vicenda di Santa Margherita appaiono due argomenti veramente significativi per noi. Siamo pieni di gratitudine ai Frati Minori per la loro opera che dai primi seguaci di San Francesco fino ad oggi non è mai mancata in mezzo al nostro popolo. L’esempio di Fra Giunta Bevegnati torna ancora a dar luce a quanto la Chiesa chiede ai Figli di San Francesco: essere uomini di Dio, capaci di farsi carico delle persone, perché ritroviamo la via del Signore e mettiamo in pratica il Vangelo, con l’impegno a raggiungere la Santità. L’esempio convince che il dono della somiglianza a Dio, di essere di famiglia con Gesù assomigliandogli anche solo un poco, è possibile anche nel nostro tempo.
Nella Bibbia anche Mosè, con un atto di umiltà e obbedienza, scelse la minorità, comprendendo che era voce di Dio l’esortazione di suo suocero.
“ Ietro, visto quanto Mosè faceva per il popolo, gli disse: «Che cos’è questo che fai per il popolo? Perché siedi tu solo, mentre il popolo sta presso di te dalla mattina alla sera? … Non va bene quello che fai! Finirai per soccombere, tu e il popolo che è con te, perché il compito è troppo pesante per te; tu non puoi attendervi da solo. …Tu sta’ davanti a Dio in nome del popolo e presenta le questioni a Dio. … sceglierai tra tutto il popolo uomini integri che temono Dio, uomini retti che odiano la venalità e li costituirai sopra di loro … Se tu fai questa cosa e se Dio te la comanda, potrai resistere e anche questo popolo arriverà in pace alla sua mèta».
Anche oggi nella Chiesa c’è bisogno di ministerialità diffusa, altrimenti la Chiesa non si riesce ad essere vicina alla gente, soprattutto a quella che soffre.
Cari Frati, aiutateci a seguire il Signore, insegnateci a pregare: la Chiesa vi chiede di essere ministri della Parola, con una predicazione efficace, come la tradizione del vostro Ordine ci ha abituato ad aspettarci da voi. Aiutateci anche a formare il popolo: c’è bisogno di chi si faccia carico di guidare le coscienze verso il Signore.
Anche Santa Margherita se non avesse trovato quei primi Frati Minori, non avrebbe da sola ritrovato la via del Signore. San Paolo anche oggi ci ha esortato sulla via del Vangelo.
Tanti secoli sono passati da quelle vicende antiche che ricordiamo quest’oggi, ma ancor oggi la Chiesa cerca e apprezza la presenza, dei fratelli che, liberati da altri impegni, si dedicano al ministero della consolazione e l’esempio di vita che induce alla santità.
[1] Ez 18,21-23
[2] Gal 5,5