Inizieremo questa sera, con la Messa in Coena Domini il triduo pasquale nel quale vivremo il mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù, nostro Signore. Celebriamo la Pasqua che è sempre un rinnovato annuncio di vita, di pace, di speranza.
La celebrazione della Messa Crismale che stiamo vivendo è come una sorta di portale santo che ci introduce nel triduo unico di tutto l’anno liturgico.
È un portale che ha come colonne la Parola di Dio e la parola di noi sacerdoti che rinnoveremo le promesse del giorno della ordinazione, cioè l’obbedienza e il senso profondo del nostro servizio di preti nella comunità, per la gente.
Attorno a questo portale che stiamo celebrando si sente il profumo degli olii santi (per i catecumeni, per i malati, per i cresimandi e coloro che saranno ordinati sacerdoti) che verranno benedetti perché, accolti solennemente questa sera nelle nostre comunità, possano essere il segno della grazia dei sacramenti, presenza del Risorto in mezzo a noi.
E questo portale ci introduce nel nostro essere comunità, famiglia, Chiesa, radunati qui, i sacerdoti e i diaconi con il vescovo e una parte del popolo di Dio, cioè la Chiesa, che celebra e annuncia il suo Signore, il vivente.
Vivo con voi, con tutta la chiesa diocesana per la prima volta, come vostro vescovo, questa Pasqua e oggi questa Messa crismale. Saluto tutti voi sacerdoti e diaconi che siete qui, saluto i vescovi presenti e tutta l’assemblea e auguro che possiate vivere con intensità e fede questo triduo pasquale.
Non nascondo la commozione di essere con voi in questa occasione e sentirmi, indegnamente, pastore di questa comunità. Con voi e per voi rendo lode al Signore, affidando me e tutti voi alla Sua misericordia.
Festeggiamo anche gli anniversari:
25° di Ordinazione presbiterale di don Maher Bakhes e di don Stefano Scarpelli; 50° anniversario di Ordinazione presbiterale di S. E. Mons. Benvenuto Italo Castellani, di don Gianfranco Cacioli e di don Alvaro Bardelli; 60° anniversario di Ordinazione Presbiterale di don Quinto Giorgini e di don Zeno Gori.
E ricordiamo i sacerdoti defunti in questo anno: don Sandrino Mazzini, don Agapito Batholomeo Mhando e don Vezio Soldani.
Sto vivendo in queste prime settimane del mio ministero episcopale nella Diocesi aretina-cortonese-biturgense tanti incontri. Vedo volti che pian piano imparo a conoscere e ad amare.
In particolare penso ai volti di voi sacerdoti. Non vi conoscevo, fino allo scorso novembre e da allora ho cominciato a vivere l’avventura della scoperta dei volti, i vostri. Ci sono stati incontri personali, altri nelle celebrazioni liturgiche, tra cui ricordo il mio ingresso il 27 novembre e la Madonna del Conforto, altri ancora più approfonditi nelle zone pastorali che completeremo dopo la Pasqua.
Sto imparando a conoscere e riconoscere i volti e insieme i luoghi dove voi vivete il vostro ministero.
È una avventura importante quella di scoprire i volti, riconoscere i volti.
Tornino i volti è anche un bel libro di Italo Mancini. Si tratta di riconoscere i volti, di far tornare i volti, la bellezza dei volti nella nostra vita e nelle dinamiche della Chiesa, della Diocesi.
Il vostro viso, carissimi sacerdoti, è un riassunto della vostra vita. Nel viso è racchiusa la storia di tutti voi, chi vi ha dato la vita, le preoccupazioni che lasciano il segno e le tracce delle gioie che avete vissuto; nel volto si specchiano anche i tratti dei tanti affetti e legami belli di famiglia, di amicizia, di accoglienza, di prossimità. Il volto è riassunto di una vita… ed è il modo con cui incontriamo gli altri, e comunichiamo cosa abbiamo nel cuore.
Sto imparando a conoscere i vostri volti, cari amici preti. Si tratta per me di riconoscervi anzitutto, di scoprire anche i luoghi e le comunità che voi servite, ma soprattutto si tratta di accogliere la vostra storia di vita, quello che avete nel cuore, il vostro cammino, gioie e paure, ansie e speranze. Conoscere il volto, incrociare gli sguardi, riconoscere e poi accogliere, ascoltare, accompagnare, condividere e amare. È questo il cammino che chiedo oggi come dono del Signore per me. Gli chiedo di regalarmi il vostro sguardo, il vostro volto e di poter vivere l’intensità dello sguardo di Gesù che a quell’uomo che voleva seguirlo disse: “Fissatolo, lo amò” (Mc 10,21).
Anche voi, cari amici preti, avete imparato a conoscere e scoprire il mio volto. Anch’esso racchiude una storia, affetti, speranze, magari fatiche, consolazioni… certo ho potuto sperimentare, e vi ringrazio, la vostra accoglienza nell’incontrare il mio volto, la mia vita in mezzo a voi.
L’avventura della scoperta dei volti potrebbe riassumere anche il cammino di Chiesa e in particolare il cammino sinodale a cui siamo chiamati. Vedo e cerco i volti dei ragazzi che hanno ricevuto o riceveranno la cresima, quelli delle famiglie che sto conoscendo, quelli di tanti giovani, tanti, incontrati anche nelle scuole, curiosi di vivere nuovi incontri e poi i volti degli ammalati, di chi è in ospedale, dei carcerati (che ho incontrato ieri e che saluto). Cercare e accogliere i volti e la vita della Chiesa ed è camminare insieme, con stile sinodale, per accogliere e annunciare la bellezza del Vangelo e la notizia sorprendente che il Signore è risorto, è vivo, è in mezzo a noi e ha vinto la morte.
Guardandovi, cari fedeli, posso dire: che Dio vi benedica, che sorrida a ciascuno di voi e sia dono di amore.
La pagina di Vangelo che è stata proclamata lascia intravvedere anche per Gesù l’avventura di questo incrociare sguardi e cercare volti. Potremmo dire così: Gesù cerca il volto dei poveri a cui portare il lieto annuncio, quello dei prigionieri a cui annunciare la liberazione, quello dei ciechi a cui dare la vista, quello degli oppressi per rimetterli in libertà (cfr. Lc 4, 16-21) e altre pagine del Vangelo ci raccontano che Gesù cerca il volto dei malati, dei peccatori, dei suoi nemici, e anche quello degli apostoli, degli amici, delle donne e di Maria, Sua Madre.
Oggi e in questa Pasqua Gesù cerca anche il nostro volto. Lasciamoci guardare da Lui, così come siamo. Lasciamoci guardare e amare da Gesù col volto di oggi: lieto, riconoscente, oppure deluso, affaticato e stanco, confermato nella fede o abitato da tante domande e dubbi, un volto con le rughe di qualche dolore e sofferenza oppure capace di custodire ancora la delicatezza della giovinezza, di un cuore che rimane libero.
Che volto hai oggi, caro amico prete? E tu ragazzo che ti prepari a ricevere la cresima? E te, nonna, genitore, amico… che volto hai? Cosa abita il tuo viso, la tua vita oggi? E… lasciati cercare, guardare e amare da Gesù. Egli cerca il tuo volto oggi, proprio quello lì che hai e che tutti vediamo in chiesa… e Lui, guardandoti, ti ama, ti accoglie, ti risolleva, ti conforta, ti benedice, ti dà vita nuova e speranza.
Celebrare la Pasqua per tutti noi sarà vero solo se gli occhi di Gesù vedranno e potranno entrar dentro le forme del nostro viso.
Ma c’è ancora un passo da fare. C’è una chiamata, un invito, quello di cercare anche noi il volto di Gesù. Il Vangelo dice: “Gli occhi di tutti erano fissi su di Lui” (Lc 4, 20). E il Salmo 26, 8-9 così recita: “Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”.
Dobbiamo cercare il volto di Gesù, fissare gli occhi su di Lui.
Il Vangelo proclamato, come anche la profezia di Isaia (cfr Is 61,1-3.6.8-9), ci danno chiari indizi per trovare il volto di Cristo: poveri, prigionieri, ciechi, oppressi, malati, peccatori, abbandonati ed esclusi, migranti, coloro che sono nella guerra. In loro vediamo il volto di Cristo, e solo facendoci carico della loro vita di miseria e di povertà, di esclusione e di sofferenza possiamo accogliere il volto del Signore, il Maestro. Cercare il volto del Signore vorrà dire anche essere attenti al volto del nostro confratello, comprendere cosa vive, quali sofferenze può avere, quali domande, e quindi quale ascolto e vicinanza ci possiamo reciprocamente regalare. Così cercheremo davvero il volto di Cristo e potremo fissare lo sguardo su di Lui. E vivere in questo modo, autenticamente, la sequela.
Gesù, col Suo volto e la Sua vita, darà profumo alla nostra vita sacerdotale e al nostro ministero, come il crisma, olio profumato col nardo e il bergamotto, può riempire una sala intera col suo profumo, può riempire una vita intera.
Cerchiamo cari amici il volto degli altri, cerchiamo il volto di Cristo e lasciamoci guardare da Lui e forse ci capiterà, come vi auguro, di sentire che vi viene regalata una carezza. Sia il dono di questa Pasqua per tutti noi.