Processione del Corpus Domini: discorso conclusivo

02-06-2010

Tre cose voglio ricordare a me stesso e a voi, miei fratelli: dalla cattedra della verità alla scuola della carità.
Il nostro vasto territorio è punteggiato da Misericordie, è punteggiato da un numero altissimo di opere di carità, fatte sempre nel nome di Dio, sotto varie e infinite maniere.
Gli antichi ci hanno lasciato il segno della Chiesa della Misericordia – così si chiamano tutte – e dentro ci sono montagne di lenzuola per i poveri, strumenti per assistere malati, e ancora ai carcerati. Una grande attenzione verso la mancanza del necessario.
Se manca la preghiera, diventa un’opera sociale di supplenza. Se manca la carità, diventa un gesto comprensibile solo a noi stessi.
Cos’è che dà la gloria di Dio? La gloria di Dio nella vita degli uomini? Noi sacerdoti siamo dedicati al servizio degli altri; se manca il servizio, non si capisce più chi siamo e vengono le crisi di identità. Se manca la preghiera, questo nostro mondo si fa arido e non si capisce neanche più il segno glorioso del crocifisso. Gesù Signore risorto e vivo in mezzo a noi ha voluto essere visibile attraverso la nostra carità: è salito in croce, lui solo, per farsi carico di tutto il dolore del mondo.
Bisogna ritrovare il modo di conciliare frate Francesco nel mistico rapimento de La Verna con il frate Francesco capace di andare incontro ai lebbrosi: la Chiesa deve sapersi far carico dell’uno e dell’altro.

La seconda considerazione che voglio fare di fronte alla presenza reale del Signore Sacramento è la bellezza. La bellezza di esserci. Ci siamo davanti al Signore, dentro la città, la città dell’uomo. Le innumerevoli città del nostro territorio capiranno se saremo capaci di molti linguaggi: il linguaggio della processione, del culto pubblico, del non avere timore degli altri, ma consapevolezza che abbiamo il tesoro e che vogliamo condividerlo.
Gesù Signore in mezzo a noi è la forza per uscir fuori dalla palude in cui ci stiamo trovando in questo tempo. Gesù Signore è la forza perché riprendiamo con mani operose a costruire insieme. Le nostre città non sono babele, dove ognuno fa per conto proprio e non si capisce.
I cristiani stanotte sono richiamati tutti a lavorare insieme! Insieme con tutti gli uomini di buona volontà, insieme con tutte le persone che hanno voglia di fare la loro parte, proprio per lasciare il mondo meglio di come l’han trovato. Insieme, questa è la parola della Chiesa.
Non lasceremo fuori nessuno: il nostro servizio è inclusivo. Il grande San Benedetto – il nostro pensiero va a Camaldoli stasera e alla evangelizzazione benedettina che ha punteggiato tutte e quattro le nostre valli – San Benedetto comanda all’abate quando arriva uno nuovo: “non perdere tempo a chiedergli di dove venga, chiedigli invece dove voglia andare”. È sul progetto che noi aggreghiamo la generazione nuova, tanti ragazzi che stasera lungo il percorso, con molto rispetto, hanno guardato meravigliati la Santa Eucaristia che scorreva in mezzo. Siamo figli di una storia che viene da lontano, bellissima, una chiesa, questa chiesa aretina cortonese e biturgense in cui abbiamo avuto meraviglie, storie di santi e opere segno di carità attraverso i secoli, questa generazione vuol fare lo stesso, vuole riprendere il segnale e rilanciarlo.

Terzo e ultimo pensiero: Gesù Signore nella santa eucaristia ci anticipa la città dei santi.
Il nostro pensiero come fa a non andare ai milioni di persone che sono andati già in cielo prima di noi accanto al Signore? Il mondo non finisce tutto qui, non si gioca sulle cinque borse-valori in cui ogni mattina la radio scandisce i tempi; il mondo si gioca sulla carità! O riusciremo a rimettere insieme la famiglia di Dio o avremo perso il nostro tempo.
Ci aspetta un cammino, un grande cammino; quello di stasera, il piccolo cammino di stasera, ma significativo, dalla cattedra della verità al luogo della carità, è un segno che vogliamo rilanciare. I cristiani di questa chiesa vogliono rimettersi in marcia. Si ricomincia, nel segno del dono di Dio che ci ha prospettato una meta davanti all’Eucarestia, davvero, sì, ogni famiglia ritrovi il verso di onorare i suoi santi, le anime sante che sono andate avanti.
Vorrei dedicare un pensiero ai miei sacerdoti, ai tanti nostri sacerdoti di questo presbiterio, ricco di sapienza, ma anche di vecchi, di questo presbiterio ricco di scienza, ma anche di fragilità, di questo presbiterio amato con tutto il cuore, amato.
Saluto quanti sono scesi in mezzo a noi, in piazza.
Mi piace ricordare e ringraziare le autorità civili che ci hanno onorato con la loro presenza.
Ringrazio i miei frati de La Verna, che sono scesi apposta per stare accanto al vescovo, secondo l’antico uso già di Francesco. Insieme, Insieme si va lontano.
Ringrazio le forze dell’ordine.
Ringrazio i volontari. Ringrazio tutti gli ordini religiosi che sono venuti con noi, maschili e femminili.
Ringrazio i nostri bambini che sono qua, freschi d’Eucarestia, sono venuti a darci il senso del futuro. Ecco la nostra chiesa al futuro! La affidiamo al Signore perché li faccia crescere come il piccolo Gesù, non solo in statura, ma anche in sapienza e grazia.