- Servizio come condizione di vita
L’antica tradizione della Chiesa vuole che, prima di accedere all’intero complesso dell’Ordine Sacro, ogni candidato passi attraverso la scelta della Diaconia.
Mi piace avviare con questa riflessione, figlio carissimo, l’omelia del tuo Diaconato, cercando di rimuovere l’uso invalso di ragionare su ciò che il Diacono può o deve fare. “Fratelli miei, anche a voi, esortandovi prescriviamo di non accogliere invano la grazia di Dio. Rendete fecondo il nostro ministero: Voi siete il campo di Dio; all’esterno, accogliete chi pianta e chi irriga, all’interno, colui che dà il crescere”[1]. Il punto è che, ancora una volta, come spesso nella Chiesa, prima del “fare” si valorizzi l’“essere”: Agere sequitur esse[2].
L’essenza dell’Ordine sta dunque nella scelta a favore della Diaconia, che appartiene a tutti e tre i gradi del Sacramento. Non si ragiona di potere, ma di disponibilità serena e duratura.
L’imitazione di Gesù “servo obbediente”[3] passa attraverso una maturata scelta di porsi nelle mani della Chiesa, per essere sempre e comunque capaci di aiutare e di servire qualunque sia la decisione da assumere.
La Grazia dello Spirito Santo che invochiamo su di te, caro Raffaele, è di trasformare il tuo modo d’essere, confrontandoti con i grandi Santi della nostra Chiesa.
La Vergine di Nazareth, che nella sua esperienza mistica di incontro con l’Arcangelo Gabriele, dopo aver maturato cosa rispondere alla proposta di Dio, avvia la logica dell’incarnazione con il suo “Ecce ancilla Domini”[4]. Ogni Ministro, fatto partecipe dell’Ordinazione deve innanzitutto verificare se stesso e gli altri con lui per capire se vi sia, in sé, almeno un’apertura interiore al Cristo del Getsemani, che trepida di fronte alla passione, trasformando l’orrore della Croce con l’obbedienza al Padre: “Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”[5].
- L’identità del Diacono
La Chiesa apostolica conosce i Diaconi in aiuto agli Apostoli, per lasciare loro il tempo giusto per la preghiera e la riflessione necessaria per l’annunzio della Parola. Entrambe queste funzioni passano per l’attenzione privilegiata ai poveri, ai piccoli, a chi è in difficoltà, a chi cerca quale sia la volontà di Dio, con coraggio e apertura, con il servizio alla verità e al Vangelo più che al proprio legare la nuova condizione d’essere al prestigio personale e alla umana ragione di affermare se stessi.
Questa è la ragione per cui si diventa Diaconi per vocazione soprannaturale: è Dio che sceglie chi vuole; è Dio che chiama. Non è un volontariato, ma una risposta. Non è un’azione sociale, anche se edifica un mondo attento a chi è nel bisogno.
Prima di annunziare il Signore con le parole e la verità acquisita nello studio meditato della Scrittura, figlio caro, ti è chiesto di parlare con l’esempio, di trasformare cioè la tua vita, in modo tale da dare speranza a chi ti incontra, di avere la carità di esporti per chi è nel bisogno, di mostrare con la gioia del Ministero la fede che hai nel Cristo Risorto e vivo dentro questa Chiesa. Poi, battezzerai quelle che chiederanno di entrare a far parte nel corpo mistico del Signore; benedirai i tuoi amici che, tenendo per mano la loro ragazza si faranno strumento di Dio per formare una famiglia. Insegnerai la tua vocazione di Diacono di farti servo della verità e strumento della pace, attraverso il Ministero al Signore, che ha detto “Ego sum lux mundi”[6] e davvero tanti sono quelli che hanno bisogno della luce che illumina i cuori.
Poi, qualunque servizio che esprime la Diaconia ti farà stare accanto ai famigliari di chi ha perso una persona cara, ai bambini e ai giovani che cercano conferma della fede che hanno visto negli adulti
- Lo studio in funzione del Ministero della Parola
La tua Chiesa ha maturato la consapevolezza che tu affronti il sacrificio di lasciare, per un po’ di tempo, la tua famiglia, la tua comunità, i tuoi amici, per andare in Terra Santa a prendere dimestichezza con la lingua d’Israele, attraverso la quale ci è giunta quasi tutta la Scrittura.
Approfondirai con lo studio le lingue dell’Antico Oriente Mediterraneo, per cogliere il più profondo possibile le nuance delle espressioni bibliche che dovrai predicare e insegnare. Avrai l’occasione bellissima di vivere un po’ di tempo nella terra che fu di Gesù, a diretto contatto con la cultura che Egli assunse per rivelare il progetto di Dio su di noi, cioè di mostrare la via della Salvezza e la gioia della confidenza con Dio.
I luoghi che ricordano i gesti fondamentali del Signore, negli anni della sua vita terrena, sono un oggettivo aiuto per chi, fin dalla prima giovinezza, ha imparato nella sua famiglia a mettere Dio al primo posto, diventando così libero e senza paure di fronte al nuovo e alle difficoltà che, inevitabilmente, si incontrano nella vita.
Caro Diacono Raffaele vai a pregare per tutti noi presso il Cenacolo e il Santo Sepolcro. Vai a imparare il dialogo che deve appartenere a tutti i Ministri del Signore. Ciascuna persona umana è figlia di Dio e meritevole di ogni rispetto.
Questa antica e bellissima Chiesa aretina, in ogni generazione, ha voluto che vi fossero studiosi della Parola, capaci di guidare gli altri a comprendere il disegno di Dio. Ora tocca a te di raccogliere la chiamata che, attraverso di me, la tua Chiesa ti rivolge perché tu non ti senta solo, andando lontano; niente ti sconvolga nei momenti di difficoltà e ti rallegri la fede del popolo di Dio che, inviandoti a Gerusalemme, vuole affermare la sua voglia di futuro e la stima verso di te, che rappresenti tutta la tua generazione di credenti, in questa Terra d’Arezzo che ti ha generato.
[1] Sant’Agostino, Discorso 340, 3
[2] Tommaso d’Aquino, Summa contra gentiles, III, 69.
[3] Cfr. Fil 2, 7-8
[4] Lc 1, 38
[5] Mt 26, 42
[6] Gv 8,12