Omelia Prima Messa a Cortona

Concattedrale di Cortona
18-12-2022

Le belle realtà umane e spirituali, la presenza dei religiosi, i giovani e le famiglie, tanti … mi state accogliendo oggi in questa bellissima città di Cortona. Grazie di cuore a tutti.
Dalla concattedrale desidero inviare il mio saluto a tutti voi, sacerdoti, religiosi e religiose e autorità civili e militari, associazioni e movimenti, aggregazioni di vario genere, anche civili e come espressione del volontariato e della animazione della comunità. Un saluto particolare che viene dal cuore a tutti i giovani. E un saluto anche a chi ci segue grazie alla televisione e ai vari social, soprattutto chi malato o anziano non ha potuto essere presente.
Vorrei riassumere il mio saluto nell’augurio della gioia. E’ un augurio che nasce dal Natale ormai vicino, perché la gioia è nel cielo e sulla terra come cantano gli angeli a Betlemme.
Gioia e pace a tutti voi.

L’augurio della gioia vorrei riprenderlo raccogliendo qualche impressione dalle letture che abbiamo ascoltato in questa quarta domenica di avvento.
La parola del profeta Isaia invita il popolo di Israele disorientato e disperso a ritrovare la guida del Signore. L’invito a chiedere un segno è invito a riconoscere di nuovo che il Signore guida il popolo e lo conduce a orizzonti di novità, di vita. “La vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele” è certo profezia della Vergine Maria e del figlio Gesù, ma è nella storia del popolo la promessa, la garanzia, l’annuncio sicuro che Dio non abbandona il popolo, ma lo accompagna verso orizzonti di futuro e di vita. E sulla base di questa profezia il popolo deve ritrovare la gioia.

E’ un primo motivo di gioia anche per la chiesa tutta della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e che oggi risuona in questa giornata di accoglienza a Cortona: il figlio della vergine sarà chiamato Emmanuele, cioè il Dio con noi, il salvatore. E per noi, per la nostra Chiesa l’augurio è che nasce Gesù, viene il Signore e si ferma con noi… e si può vivere. Comunità di Cortona e diocesi tutta di Arezzo…: puoi vivere, c’è vita in te.

L’invito a chiedere un segno è esortazione a essere vivi, a generare la vita ed è parola rivelativa che dice che la vita è in mezzo a noi, ci accompagna.
Chiesa della diocesi di Arezzo, comunità di Cortona… Sei viva?
Il profeta Isaia lo dice, lo profetizza per tutti noi: siamo chiesa viva, chiesa abitata dalla vita, chiesa generativa, capace di aprirsi, di accogliere, di integrare, di uscire… Chiesa ove il Signore viene. E starà con noi.
E io vescovo lo dico a voi: sto incontrando una Chiesa viva e anche a Cortona vi dico…: amici, siete vivi, siete vivi, siete comunità viva. Ed è invito, dono di gioia.

La seconda lettura ci ricorda che anima e vitalità di ogni comunità, della Chiesa, è la Parola.
E nella lettera di Paolo, la Parola non è una lettera scritta, ma è la testimonianza dell’apostolo, di Paolo. Egli così si presenta: “Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio… a tutti quelli che sono a Roma”.
La Parola è esperienza di annuncio di Paolo e questa Parola si rivolge ad una comunità, Roma e la fa vivere.
Infatti la comunità è descritta come piena di vitalità, perché amata e guidata da Dio: “Roma, amati da Dio e santi, per chiamata…”.
La Parola, la Parola annunciata e fatta fruttificare è dono che abita la comunità e la rende viva.
Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro…, Chiesa che sei in Cortona… stai accogliendo la Parola? La stai custodendo e praticando? La Parola ti sta facendo vivere?
La lettera di Paolo ci racconta che la Parola è predicata e questo avviene mediante servitori della Parola, chiamati da Dio e inviati a portarla. Allora… c’è nella nostra comunità, c’è a Cortona e nella nostra diocesi chi sta portando la Parola ed è sempre dono di fecondità. Non si tratta di un augurio, ma è una dichiarazione affermativa: c’è in mezzo a noi chi sta portando la Parola. Potrà essere il sacerdote o il catechista, la madre e il padre di famiglia o i nonni, il povero e l’ultimo che ci apre alla carità, chi è forte nella tribolazione… ed è portatore della Parola.
Possiamo dire, con la considerazione della lettera di Paolo, che nella nostra diocesi e anche nella terra cortonese corre la Parola di Dio… e questa ci dà vita, ci rende comunità, ci apre alla lode di Dio, alla preghiera.
Anche io desidero essere in mezzo a voi un amico che cammina insieme per portare la Parola e oso dire con Paolo, anche io “servo di Cristo Gesù, annunciatore per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio”. Per questo sono venuto… per annunciare il vangelo di Dio, non altro, ed è Parola e opera di vangelo, carità. E’ Parola che corre.
Corre la Parola nella diocesi, lasciamola correre amici, lasciamo che parli a noi e tocchi il cuore, lasciamo che ci rinnovi e ci dia vita… E sarà gioia. Possiamo essere nella gioia perché è presente e viene confermato nella vita della diocesi, per tutti noi, il dono della Parola.

Il vangelo ci consegna un altro sguardo che apre alla gioia.
Lo troviamo nelle parole dell’angelo a Giuseppe: “non temere di prendere con te Maria tua sposa”.
Non temere di prendere con te Maria… Maria è colei che aveva detto “Eccomi sono la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua Parola”; Maria è donna dell’ascolto ed è colei si affida al progetto di Dio. Non temere di prendere con te Maria è invito a cercare la volontà di Dio, a lasciarsi guidare dalla stella che i magi aveva visto, a custodire tutte quelle cose nel cuore… Prendere con noi Maria, con la nostra Chiesa, con la terra e la comunità cortonese vorrà dire il nostro lasciarci guidare dalla volontà, dal progetto buono di Dio per noi e per l’umanità. E ricordate… i Magi che seguendo la stella arrivarono a Betlemme, provarono una grandissima gioia. Con Maria, essere chiesa mariana che vive la docilità alla Parola del Signore, al suo progetto di bene, si porta alla gioia.
Ma ancora un particolare mi colpisce. Il sogno. L’angelo parla a Giuseppe nel sogno. Il sogno è immagine di una situazione indifesa, solo recettiva, non determinata dalla volontà personale del momento e quello è occasione perché il Signore parli, l’angelo… Nel sonno, nel sogno l’angelo parla a Giuseppe e questo mostra il cuore di questo uomo buono: Giuseppe è colui che ascolta, che accoglie la Parola. Potremmo quasi dire che Giuseppe coltiva i propri sogni. Non è la prima volta che sogna e ascolta l’angelo. Nei sogni di Giuseppe parla Dio, lo guida Lui.
Mi sembra un bell’invito rivolto a tutti noi a coltivare i nostri sogni. Cari amici, ma voi avete dei sogni nel vostro cuore? Devono essere sogni belli, che cercano il bene, che anelino a grandi progetti, sogni di vita. Ai fedeli della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e a voi cortonesi vorrei augurare di sognare. Non perdete i sogni della vostra vita, cercate le cose più belle, scoprite anche nei vostri sogni che Dio sogna con voi e cerca per voi, con voi la vita, il bene, la gioia.
Infine annota il vangelo che Giuseppe “fece come gli aveva ordinato l’angelo”. Giuseppe lascia operare nella sua vita la Parola di Dio e quella parola gli cambia la vita, fa diventare veri i suoi sogni. E prende con sé Maria. Il sogno di tutta la sua vita, stare con Maria, lo può realizzare ora come dono di Dio.
Nel sonno di Giuseppe l’angelo gli parla e la Parola accolta realizza i suoi sogni… ed è gioia.
Anche a tutti voi auguro che la Parola accolta, la parola che corre per le nostre valli, possa realizzare i sogni autentici della vostra vita. E sarà gioia.

Mi piace immaginare quanti sogni avrà avuto nella sua vita santa Margherita da Cortona. Ha sognato a tal punto da vivere esperienze mistiche, di incontro intimo e intenso con il suo Dio, momenti di ascolto e di contemplazione. Anche Margherita da Cortona, sognando, incontra Dio e si lascia trasformare la sua vita. In lei vediamo realizzato il progetto di bene e la promessa di gioia che è per gli amici di Dio.
Ci affidiamo tutti alla protezione e alla intercessione di santa Margherita perché per tutti noi, per la nostra diocesi, per la città e la terra di Cortona si realizzino i desideri e i sogni di Dio per noi che sono desideri di gioia.

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