Diaconi transeunti: Francesco Cioni – Donald Poodga – Marco Rossi e Diaconi permanenti: Luciano Garbinesi – Antonio Pellegrini

Diaconato 2025

Omelia del Vescovo nella Catetdrale di Arezzo
28-09-2025

La comunità che siamo noi e che si compone di persone e volti che vengono dalle realtà di vita dei nostri futuri diaconi oggi è qui raccolta per accogliere un dono, il dono del diaconato, il dono di alcuni giovani che diventeranno diaconi nel loro cammino verso il presbiterato e di due persone adulte che, dopo un lungo cammino, accolgono il dono di questo ministero per la Chiesa per sempre.

La scelta di questi nostri amici sollecita tutti noi, in particolare i giovani, a sentire l’appello del Signore a seguirlo e a servire la comunità che è la Chiesa e spinge tutti noi a pregare per il dono di vocazioni al diaconato permanente e al presbiterato.

Ci lasciamo guidare e illuminare dalla Parola di Dio.

Sembra di cogliere una impronta, un invito fondamentale che poi viene approfondito, compreso accolto. Ed è un invito, una “chiamata” che bene illumina il servizio diaconale.

L’invito, l’appello della Parola di Dio oggi lo potremmo dire così: è tempo di cambiare, occorre accorgersi della novità che ci è offerta e orientare in questo senso la nostra vita, anche cambiando profondamente; è tempo di mettersi in cammino e occorre capire l’urgenza di questa scelta, di questa determinazione.

In questa luce possiamo cogliere l’accoglienza di questi nostri amici del sacramento del diaconato come la scelta decisiva della loro vita che si apre al dono di Dio, alla nuova notizia, alla gioia del vangelo. I diaconi vivono loro e ci dicono che è tempo di accogliere la Parola di salvezza… e di cambiare vita.

Già il profeta Amos lascia intendere la necessità di accogliere un invito e quindi di cambiare, di convertirsi. Amos parla di uno stile di vita immorale, di dissipazione e proclama l’urgenza di cambiare, di accogliere un invito, di rinnovarsi. E conclude con una profezia: “andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l’orgia dei dissoluti”. Il profeta vuol dire: se non cambi vita sei perso…; accogliere l’invito è vitale, è per la vita.

La stessa dinamica viene ripresa nel vangelo.

Nei passaggi di questa pagina evangelica emerge con chiarezza il messaggio di urgenza e di necessità di cambiamento che non ci si deve lasciare sfuggire.

All’uomo ricco del vangelo verrà ricordato che aveva avuto il tempo della sua vita per cambiarla e per vivere l’attenzione al povero e poi il vangelo sottolinea che ormai, dopo la morte, non vi è più possibilità di “salvarsi” e di cambiare… Era prima il tempo di cambiare e quell’uomo ricco se lo è lasciato sfuggire. Ed ora la sua sorte è inesorabilmente definita e persa.

Quel povero di nome Lazzaro che stava alla sua porta era il segno, la notizia, la parola che invitava al cambiamento, che esortava alla vita nuova e carica di dono. Ma il ricco non l’ha capito o non ha voluto comprenderlo. Allora era il tempo del cambiamento e della vita.

Dunque c’è un segnale, una parola, un messaggio, una presenza che esorta al cambiamento.

E’ la rivelazione straordinaria che anche noi siamo raggiunti da una parola e da una notizia di bene, di rinnovamento che ci esorta a cambiare, ci invita, potremmo dire, a vivere davvero.

La questione decisiva è che il vangelo ci dice che anche oggi per noi c’è una Parola che vuole entrare nella nostra vita, toccare il cuore, convincerci, e cambiare, rinnovare la nostra vita. Ed è una parola di amore perché proprio di questo messaggio è portatore il povero.

Cari diaconi voi diventate portatori e testimoni di una parola, di una notizia che è per tutti e che racconta l’amore, chiama all’amore… e presenta l’urgenza di cambiare il cuore, di rinnovare la nostra vita, di orientarla davvero a Gesù.

Cari diaconi e cari amici tutti. Ma voi sentite questo appello a cambiare? A rinnovarci? Ad accogliere una notizia di bene e di vita sorprendente nella nostra esprienza? Ma voi vi siete accorti che la parola di Gesù è proprio per noi, per te… e ti chiede di saperla accogliere per vivere davvero?

Il diaconato oggi è un rinnovato appello a vivere, a ritrovare la bellezza e la verità della vita, quella annunciata nel vangelo. Ed è proprio questo il tempo per cambiare, non possiamo attendere o rimandare. Oggi puoi vivere davvero.

Ci soffermiamo un istante sul povero, Lazzaro.

E’ presenza rivelativa. Cioè in quest’uomo ci parla Dio e proprio lui è portatore della buona notizia.

Lazzaro con la sua povertà può aiutare a scoprire come ama Dio.

“Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo”. Ecco come ama Dio. Dio non si dimentica del povero, non lo abbandona, anzi lo custodirà e gli riserverà una sorta di privilegio di essere condotto dagli angeli nel regno dei cieli, nella vita. E, dopo la morte, così racconta il vangelo, anche il ricco si accorge dove stava davvero l’amore di Dio.

E’ questo l’annuncio, Lazzaro povero, ma ogni povero in terra ci parla di come ama Dio. E accogliere la notizia buona e cambiare vita vuol dire anzitutto comprendere come ama Dio, come Dio ama te e lasciarti amare da lui. La scoperta di essere amati davvero, questo cambia la vita, convince il cuore a rinnovarsi e a donarsi.

Cari diaconi. Vi siete accorti che siete amati da Dio? Quali emozioni provate sentendovi amati da Dio? Cosa cambia del vostro cuore?

Oggi la celebrazione del diaconato è una grande opera che realizza come Dio vi ama. Vi ama e vi rinnova.

Inoltre il povero chiedeva il cibo, chiedeva l’aiuto e il ricco viene condannato proprio perché rifiuta l’aiuto, la solidarietà, l’amare.

Ecco cosa deve cambiare urgentemente: decidersi di amare davvero, cominciare ad amare sul serio, vivere il dono della vita.

E questo sarà proprio il senso della vita dei diaconi e l’annuncio che con la loro esistenza devono tenere vivo nella Chiesa.

La lettera di Paolo a Timoteo infine concretizza ancora di più le note del cambiamento e della novità di vita che urgentemente dobbiamo scoprire e vivere.

Le indicazioni sono molto concrete: tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna; ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, l’amore.

Un bel programma di vita. Non si tratta però di un bell’elenco di buone azioni e di belle virtù e neanche vuole indurre ad uno sforzo della volontà personale.

Le qualità che Paolo richiama sono il racconto di come diventa la vita, la qualità della vita umana quando accoglie la notizia del vangelo e finalmente cambia, si rinnova.

E’ urgente cambiare vita, ci ricordava oggi la Parola di Dio e il dono, il cambiamento è l’esperienza di una vita buona, bella e felice.

E’ la vita che immaginiamo per voi diaconi, ricca di buoni comportamenti, come ricorda Paolo, ma frutto dell’opera del vangelo in voi. E quindi poi dono per la vita degli altri.

Così si concludeva il vangelo: “Abramo rispose: se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse da morte”. Viene ricordato che tutti noi abbiamo già la Parola che esorta al cambiamento e alla novità di vita. Si tratta di lasciarci penetrare da questa parola.

Oggi voi diaconi diventati servitori di questa parola di novità e di carità perché tocchi il cuore di tutti, perché sia salvezza e pace.

 

+ Andrea Migliavacca