Papa Francesco ha vissuto con tutta la Chiesa la Pasqua di questo anno giubilare, ha benedetto il mondo e salutato la folla in piazza San Pietro e poi, lunedì, ancora festa di Pasqua è stato chiamato alla Casa del Padre. Pensiamo che dopo aver celebrato la Pasqua con noi, in cielo egli abbia vissuto la sua Pasqua nella bellezza dell’abbraccio di amore e di misericordia di Dio e nell’incontro con il volto dell’amato, il Signore Gesù.
Lo ricordiamo in questa celebrazione eucaristica come comunità diocesana perché vogliamo anzitutto esprimere la nostra gratitudine per il dono che papa Francesco è stato per il mondo e per la Chiesa tutta e insieme vogliamo accogliere la preghiera che ogni volta ci ha rivolto: “per favore non dimenticatevi di pregare per me”…, anche ora.
I lett.
La pagina degli atti ci presenta la vita della prima comunità cristiana a Gerusalemme e racconta come nella vita della Chiesa, all’inizio, è fiorita la fiducia, la gioia della Pasqua, i segni della presenza e dell’opera del risorto. E’ una chiesa che ha imparato a credere e annunciare il vangelo.
La Pasqua è tempo di annuncio del vangelo.
Pietro annuncia il vangelo in Gerusalemme. Pietro ha ritrovato il coraggio dopo la Pentecoste e nella città santa porta l’annuncio di vangelo. La pagina che è stata proclamata ci riporta il discorso di Pietro dopo aver operato la guarigione di un malato, uno storpio alla porta bella del Tempio. Si tratta di un annuncio che segue dei segni, dei gesti, una guarigione straordinaria.
C’è un annuncio che viene vissuto con la parola e un annuncio che avviene con i segni. Anche il vangelo lo dirà: il Signore confermava la parola con i segni che l’accompagnavano. E San Francesco parlerà di un annuncio del vangelo che è necessario vivere “sine glossa” e ai suoi frati dirà di annunciare con la vita, con i gesti e se proprio dovesse servire anche con la parola.
E’ immagine di una Chiesa che è capace e ha la gioia di portare la buona notizia e di andare incontro a chi ha il cuore aperto per accoglierla, soprattutto i malati e i più poveri.
Papa Francesco è stato annunciatore così: con la parola e ancor più con i gesti, con i segni eloquenti. Ricordiamo l’ultimo in carcere giovedì scorso.
Possiamo riandare al documento fondamentale di questo pontificato: l’Evangelii gaudium. Il papa in questa grande lettera pastorale indicava quasi dodici anni fa alla Chiesa la strada di un rinnovato annuncio di vangelo che chiedeva a tutti noi una conversione pastorale, un nuovo modo di comprendere e di vivere la missione, anche tenendo conto, come disse a Firenze nel 2015, che non stiamo vivendo un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca. E Lui ce ne ha dato l’esempio per tutto il pontificato, fino alla fine. Potremmo dire così: papa Francesco è stato il vangelo vissuto in mezzo alla gente.
Vangelo
La Pasqua è il racconto non solo del sepolcro vuoto e l’annuncio della risurrezione di Gesù, ma è la narrazione e poi l’evento dell’incontro con il Signore risorto.
Gesù incontra i due di Emmaus, le donne e anche gli apostoli.
E’ un incontro in cui sta in mezzo e si dona nuovamente. Ecco il senso dell’invito a vedere i segni della passione e a farsi toccare. Gesù incontra e si fa toccare e mostra i segni dell’amore, della sua morte per amore, del senso della sua vita che è nell’amare e nel perdere la vita per ritrovarla.
Gesù ha camminato con la gente e ora Risorto di nuovo fa vivere l’esperienza del suo stare con loro ed è la promessa che lascia: sarò con voi fino alla fine del mondo.
Incontra, si fa toccare e vedere i segni della passione, non lascia soli.
Papa Francesco ha vissuto questo ministero dello “stare in mezzo”, stare con le persone, soprattutto i più poveri, gli scartati… E con questo stare, condividere, ha nuovamente mostrato le ferite del crocifisso, cioè l’amore del Signore che si fa accanto e accompagna.
Il suo alto Magistero ci ha mostrato lo stile di Chiesa, un modo di essere che ci ha aiutato a scoprire come sinodale che non è solo il camminare insieme, ma è lo stare accanto, lo stare in mezzo. E papa Francesco ce lo ha mostrato fino a domenica scorsa, Pasqua, con il suo ultimo giro tra la folla in piazza San Pietro. E’ un contatto con la gente che ha cercato fin dall’inizio del suo pontificato ed è stato il suo modo per portare il vangelo della misericordia.
In questa avventura della Chiesa che cammina con fiducia verso orizzonti futuri papa Francesco ci ha indicato lo stile prima delle parole e ci ha lasciato in eredità due pagine evangeliche che riassumono questo stile e che egli ha indicato come i grandi riferimenti per la sua vita e il suo pontificato.
Il brano delle Beatitudini, forse oggi facendo risuonare forte il beati gli operatori di pace.
E il brano di Mt 25 : l’avete fatto a me.
Possiamo dire che papa Francesco ha fatto camminare la Chiesa per strade autentiche e profonde di vangelo, come il nome che aveva scelto, Francesco, fin dall’inizio, lasciava comprendere come programma e promessa del suo pontificato. Nella luce di san Francesco, papa Francesco ci ha accompagnati a vivere il vangelo “sine glossa”, il vangelo nella sua nudità, il vangelo nella freschezza e forza delle sue parole.
La preghiera ora è quella di ringraziamento per il dono di Papa Francesco alla Chiesa ed è la preghiera di tutta la chiesa che lo accompagna all’incontro con il Signore.
E insieme è preghiera per la Chiesa che vive ora un momento di particolare importanza e di necessità di mettersi in ascolto dello Spirito e lasciarsi guidare da Lui.
Domenica il papa ci ha tutti benedetto dalla loggia delle benedizioni a San Pietro, ora pensiamo egli ci benedice dal cielo.
Benedici tutti noi papa Francesco e accompagna la vita della Chiesa e tutti noi con la tua preghiera, dal cielo.
+ Andrea Migliavacca