- Ci sono varie strade che potremmo percorrere per condividere un bilancio di questo anno: che cosa abbiamo raccolto, come è andato il 2023, di cosa questa sera vogliamo rendere grazie o, magari, potremmo anche chiedere scusa.
Tante volte, la strada percorsa è quella dei numeri: quanto si è guadagnato o quanto si è perso, quanti eravamo o quanti mancavano; altre volte, la strada è quella di chi cerca di scoprire che cosa di buono ha ricevuto per sé, per la propria vita, per i propri obiettivi, per i propri progetti.
Tanti modi potremmo assumere per vivere e fare un bilancio dell’anno; e ciascuno, certo, questa sera, qui, può percorrere i sentieri del proprio cuore e ritrovare le ragioni del grazie che possiamo condividere, in questa celebrazione natalizia di fine anno.
Ma vorrei prendere un sentiero che, mi pare, la parola di Dio ci suggerisce, quasi ci indica per condividere uno sguardo sull’anno che abbiamo vissuto. C’è un gioco di volti, di sguardi: lo ritroviamo nella grande benedizione che ci riporta il libro dei Numeri, dove il volto è quello di Dio, ed è un volto di benedizione.
Dice così: “il Signore faccia risplendere per te il suo volto, il Signore rivolga a te il suo volto”; ma questo volgere il volto, lo sguardo di Dio su di noi è un incontrare il nostro volto, la nostra vita.
La stessa esperienza la vivono i pastori che vanno a Betlemme, al presepio, alla grotta; perché entrando – dice il Vangelo – videro Maria, Giuseppe, il bambino: vedono dei volti, delle presenze, degli incontri.
Allora, mi pare questo il sentiero, la strada che ci viene suggerita per guardare al cammino di un anno: quali volti abbiamo incontrato? Quali volti hanno incrociato il nostro sguardo, la nostra vita, i nostri passi?
- Posso pensare anch’io al cammino del mio primo anno con voi, nella nostra diocesi; e, al termine di questo anno, davanti al Signore, posso riconoscere quanti volti ho incontrato. E sono stati tutti volti di benedizione; incontri con storie di vita.
Penso ai volti delle persone anziane o ammalate, quelle che ho trovato, per esempio, facendo visite in ospedale: e sono volti che sono stati capaci di sorridere nella sofferenza, nella malattia, e in ciascuno di loro c’è una storia di vita.
Penso ai volti di coloro che sono nel nostro carcere di Arezzo, un carcere che è nella città; e quei volti sono volti che cercano comprensione, misericordia, domande. Quante storie di vita ci sono dietro quei volti.
Penso anche ai tanti volti dei giovani che ho incontrato e che sono venuti con me a Lisbona, alla giornata mondiale della gioventù; giovani e volti felici, con la gioia nel cuore, con la voglia di divertirsi e di vivere la vita nella speranza, cercando il bene; volti, quelli dei giovani, che ci dicono che sono una delle ricchezze più belle della nostra diocesi: e quanti giovani ho incontrato come benedizione.
Penso anche ai volti di diverse famiglie che mi è capitato di incrociare, magari condividendo la tavola a pranzo, a cena; e il volto degli amici, della famiglia, fanno scoprire che quello è il tesoro della nostra comunità, della nostra società: la bellezza della famiglia e il calore, l’amicizia, l’amore che cresce, talvolta anche nella fatica, talvolta in mezzo ai problemi, eppure nella bellezza di essere famiglia.
Penso anche a quei volti di giovani – me ne vengono in mente della Russia e dell’Ucraina, di Palestina e di Israele, che ho incontrato anche a Rondine – e sono volti che portano dentro la sofferenza e il grande desiderio della pace, della fraternità, e la voglia di resistere contro la guerra, per cercare l’amicizia tra tutti i popoli.
Penso anche ai volti di tanti poveri, quelli che vengono alle nostre mense della Caritas, quelli che, magari, ti fermano per strada e ti dicono: “ma non ho una casa”. Sono volti con storie di povertà, di fatica; volti che cercano la tenerezza di un’accoglienza.
Questi sono solo alcuni dei volti che mi vengono in mente e che ho incontrato e mi hanno accompagnato durante quest’anno: volti ai quali vorrei aggiungere – e sono particolarmente cari a me – i volti dei preti e dei diaconi della nostra diocesi, che vivono insieme a tanti altri (catechisti, lettori, accoliti) un servizio e un ministero bello nella Chiesa, e ci mostrano una Chiesa che cammina, che è viva, che percorre le vie della sinodalità.
- Ecco, tanti volti; e ripensandolo, in questo momento, non è solo importante fare memoria di chi ho incontrato, custodire nel cuore le storie di vita che quei volti racchiudono in sé, ma scoprire che per loro c’è la benedizione di Dio: sono volti e vite benedette, cioè amate da Dio, accolte da lui.
Ci dice così il libro dei Numeri, come abbiamo ricordato: “Il Signore faccia risplendere per te il suo volto, il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.
I volti e le storie di chi abbiamo incontrato, di chi ho incontrato, sono volti amati dal Signore; volti nei quali era chiusa la storia di amore di Dio con loro; volti e storie di vita nelle quali si manifesta la fedeltà di Dio, l’amore di Dio.
Credo che sia, questo, un modo bello con cui guardare all’anno vissuto: quanti incontri, quanti volti ho visto, benedetti da Dio e, per me, dono; per me, incontri che sono stati un regalo, una benedizione: nei loro occhi ho ritrovato la benedizione di Dio per me.
Sarebbe bello darvi la parola e chiedervi: “E voi chi avete incontrato? Quali sono i volti che voi, durante quest’anno, avete visto e sono entrati nella vostra vita?”; volti di memorie belle e volti di sofferenza, volti di ricerca di pace, volti di amicizia e, talvolta, volti che custodivano qualche timore o lodavano. Quali volti avete incontrato voi e sono entrati nel vostro cuore, nella vostra vita?
Se c’è qualche volto che davvero è entrato nel cuore della vostra vita, quello è un regalo di incontro, di storia di vita, di amicizia, del quale possiamo rendere grazie al Signore e lodare per la sua presenza e il suo amore.
- Infine, c’è un ultimo pensiero: tanti volti ho incontrato, avete ritrovato anche voi: ma, alla fine, abbiamo intravisto anche il volto di Gesù? Il volto di Gesù, sì, perché è in mezzo a noi, è vivo, è nato.
Allora, nel guardare al cammino di un anno, nel ritrovare la benedizione di Dio, del suo volto in mezzo a noi, accogliamo l’invito a riconoscere il volto del Signore.
Talvolta, nei tanti incontri con la gente che cammina con noi, c’è il volto di Gesù, c’è proprio lui!
Questo è il grazie che vogliamo dire: il grazie perché il volto del Signore, cioè il suo sguardo di benedizione, di amore, ci ha accompagnato; e se abbiamo saputo riconoscerlo, diciamo un grazie ancora più grande; e in questa promessa, in questo sguardo di Gesù, accogliamo anche l’augurio più bello per il nuovo anno: che il Signore, con il suo volto, continui a guardarci, ad accompagnarci, a benedirci.