Messa della sera di Pasqua nella Concattedrale di Sansepolcro

09-04-2023

Ha una particolare eco in questa Cattedrale, nella nostra Sansepolcro, l’annuncio della Pasqua: siamo invitati dalla liturgia e dalla nostra fede, dalla solennità della Pasqua, ad andare a Gerusalemme. Siamo chiamati anche noi ad andare al sepolcro per vedere e scoprire che è vuoto, che la morte è stata vinta dalla Risurrezione di Cristo, dalla vita, e che Gesù è il Vivente, è Risorto in mezzo a noi. E, nell’andare al sepolcro, sentiamo risuonare l’identità della nostra comunità di Sansepolcro: quasi che tutta la nostra comunità e il nostro vivere insieme possono diventare, da qui, annuncio della Risurrezione del Signore.

Siamo a Sansepolcro, sicché potremmo dire che siamo in qualche modo privilegiati nell’accogliere l’annuncio della Pasqua della Risurrezione e nello sperimentare la gioia della vita e del Signore in mezzo a noi. E, dal Santo Sepolcro, siamo accompagnati dalla pagina di Vangelo a vivere un cammino. È il cammino in cui questi due discepoli, che da Gerusalemme vanno a Emmaus, incontrano e, pian piano, riconoscono Gesù Vivo, Gesù il Risorto.

Anche noi, idealmente, ci accompagniamo a loro e proviamo a scoprire alcune delle loro esperienze nel vivere la loro Pasqua, per viverla poi anche noi.

C’è un primo elemento che ritorna e che ritroviamo in questa pagina di Vangelo (Lc 24, 13-35), ed è – lo chiamo così – il dubbio: infatti, questi due amici, discepoli di Gesù, lasciano Gerusalemme delusi, con il cuore triste, con il cuore nel dolore, perché quell’uomo, l’Amico, Gesù, in cui avevano posto le loro speranze, è morto. Ma non solo: annota il Vangelo che queste persone avevano già ricevuto l’annuncio della Risurrezione e del sepolcro vuoto, perché raccontano a questo compagno di strada, che sembrerebbe non sapere nulla, che alcune donne sono state al sepolcro e hanno detto che era vuoto, e alcuni sono andati a vedere, e davvero hanno visto che il sepolcro era vuoto; ma Lui, Gesù, non l’hanno visto, dicono questi amici. I due discepoli di Emmaus custodiscono nel loro cuore il dubbio sulla risurrezione di Gesù e sulla vera forza della vita che ha vinto la morte. Ed è un primo richiamo per noi, perché – provate a pensare – quante volte noi, nella vita, già abbiamo vissuto la Pasqua: non è il primo anno oggi, vero? Già negli anni passati abbiamo vissuto la solennità della Pasqua, già negli anni passati è stato annunciato a noi che il Signore è vivo, è risorto, ha vinto la morte. Allora è un annuncio che già ci ha raggiunti nella nostra vita, e che oggi viene di nuovo proclamato, viene annunciato e ridato a tutti noi: il Signore è Risorto, è Vivo. Ma l’esperienza del dubbio ci dice che questa parola che ascoltiamo, che celebriamo nella liturgia, che vogliamo vivere nella convivialità e nella gioia, non è detto che raggiunga il cuore della nostra vita: lo ascoltiamo, ci accorgiamo che è Pasqua, ma forse questo annuncio e la gioia del Signore Risorto faticano a raggiungere il cuore, a convincere davvero la nostra vita, a farci credere davvero che la Vita ha vinto la morte, che il Signore è in mezzo a noi, che non siamo abbandonati, che cammina con noi come con i discepoli di Emmaus.

E allora questo diventa un invito: il dubbio di questi discepoli non impedisce loro di riconoscere Gesù. Il dubbio tante volte fa parte della vita. Vedete: quando viviamo momenti di preghiera che ci sembra non sia ascoltata; quando viviamo una particolare sofferenza, un momento di disorientamento; quando le cose non vanno… ecco, il dubbio nel cuore viene, e ci troviamo a chiederci: “Il Signore è in mezzo a noi? È risorto? Sta accompagnando la nostra vita?”.

Allora oggi questa esperienza del dubbio, di cui ci parla il Vangelo è un’occasione per far entrare di nuovo, nella nostra vita, questo annuncio, che diventa nuovo: il Signore è risorto, è vivo in mezzo a noi, ci accompagna, conosce le fatiche della nostra vita, se ne fa carico lui, promette speranza, promette orizzonti grandi di vita.

L’esperienza del dubbio, del dover riascoltare ogni anno l’annuncio della Pasqua, rende ancora una volta, per noi, questo annuncio una parola sorprendente, una parola che finalmente può raggiungere il cuore e cambiare la vita, portarci speranza e gioia, amore e condivisione con gli altri.

Ma c’è un secondo elemento che vorrei raccogliere da questo Vangelo. Notate che Gesù Risorto non lo si incontra nel tempio, cioè nel luogo di culto di allora, ma lo si incontra per la strada. I due discepoli, che da Gerusalemme andavano verso Emmaus, incontrano sulla loro strada un uomo che comincia a camminare con loro e chiede che cosa sia accaduto, ed è Gesù, il Risorto. Lo incontrano sulla strada, come a dire che il Signore Risorto è sulla strada per dirci che riapre i cammini della nostra vita, ci rimette in cammino lì dove facevamo fatica, dove abbiamo perso le speranze, dove qualcosa di noi, del nostro cuore e dei nostri sogni è morto, dove le nostre relazioni si sono fatte più faticose.

Incontrare Gesù Risorto ci fa vivere l’avventura di riprendere a camminare, di ritrovare quella speranza di cui avevamo bisogno e quella gioia da condividere, di imparare a vedere oltre quello che vediamo con lo sguardo, per vedere con gli occhi della fede: così riparte anche il cammino.

Amici, non conta l’età: riparte il cammino! Il Signore che incontriamo sulla strada ci dice: “Amico, amica puoi camminare, puoi vivere la tua vita, puoi viverla in pienezza, puoi viverla credendo che la tua vita è un dono grande, puoi viverla nella gioia, puoi davvero camminare nella vita”.

Il Signore Risorto lo incontri sulla strada, perché ti fa camminare, perché Lui sta davanti, perché ti apre il cammino, perché non ti lascia solo.

Vorrei sottolineare di questo Vangelo una terza e ultima cosa.

Questi due amici, che da Gerusalemme vanno verso Emmaus, riconosceranno il Risorto dallo spezzare il pane, cioè nel gesto del donare la vita; ma cominciano e imparano a conoscerlo e a riconoscerlo camminando con lui come compagno di strada e, camminando con loro, Gesù spiega loro le Scritture e tutto quello che, nelle Scritture, parlava del Messia. Gesù, lungo la strada, come compagno di strada, insegna loro a riconoscerlo vivente, a riconoscere la vita, a rinnovare la fede. Da un compagno di strada, pensate! Ed è molto bello, perché questo aspetto del Vangelo ci dice che, anche per noi, nella nostra vita, accade che compagni di strada che magari non abbiamo scelto, che capita di incontrare, che si affiancano alla nostra vita, ci regalano di conoscere Gesù, di ascoltare la sua Parola, di fidarci di lui, di ritrovare speranza, gioia, vita nella carità, sguardo fraterno verso gli altri.

Provate a pensare a chi cammina con voi oggi: ci sarà, forse, qualcuno di famiglia, c’è qualche amico, qualcuno negli impegni diversi che voi vivete nella comunità, per i giovani magari c’è qualche compagno di studi…. c’è gente che cammina con noi. E potremmo chiederci: chi ci parla di Gesù? Chi, camminando con noi oggi, nella nostra vita, è presenza di speranza, capace di rinnovare il nostro sguardo, di togliere un po’ di tristezza dal cuore per ritrovare la speranza?

Ebbene: questi doni spesso ci sono regalati da chi cammina con noi, da chi la Provvidenza di Dio mette al nostro fianco, e diventa presenza che ci consola, ci sorregge, ci incoraggia.

E capiterà di scoprire che anche tu sei compagno di strada di altri pellegrini della vita e per loro diventi portatore dell’annuncio del Risorto, l’annuncio della vita.