Intervento di saluto dall’Arcivescovo al Papa

13-05-2012

Beatissimo Padre,

            “Pietro è venuto a trovare Donato”. Gioisce la Santa Chiesa quest’oggi, per questa festa dello Spirito, in cui si manifesta fortemente la Comunione: il popolo di Dio adunato per la preghiera, i successori degli Apostoli, insieme al Successore di Pietro, attorno a Gesù.

            Il più gran dono, Padre Santo, che ci sta facendo è il recupero della dimensione soprannaturale che ci appartiene, nella Chiesa.

E’ bello sul prato, come alla Moltiplicazione dei Pani, sul prato come sul Monte delle Beatitudini, recuperare la nostra Verità di Popolo in cammino verso la Gerusalemme del Cielo, in questa sorta di Esodo collettivo, non già dall’Egitto, ma  da una cultura segnata dalla discriminazione, dalla concupiscenza e dalla violenza. Accanto a Pietro, ci sentiamo quella moltitudine  dei “Centoquarantaquattromila segnati con il sigillo” dell’Apocalisse: da ogni parte della terra, il popolo di Dio è adunato dalla divina Grazia e si mette in cammino per passare in mezzo alla storia facendo del Bene, sull’esempio del Signore.

            Anche il popolo del nostro tempo è terribilmente affamato della Parola che salva, della Comunione che recupera alla dignità della Persona, della Speranza che infiamma i cuori. Un cuor solo ed un’anima sola, con questo largo presbiterio ci piace esprimere un’antica gratitudine, per il ministero dell’illuminazione che Ella, insegnando, ha esercitato per noi quando giovanissimi studenti La leggevamo con ammirazione, a spiegarci “il Nuovo Popolo di Dio” e la Pentecoste del Concilio, nella profonda continuità della Tradizione Cattolica.

            Saliti sul Colle di San Donato ci aspettiamo di ascoltare ancora la Beatitudine che viene dal puntare sugli ideali che vengono dall’Esperienza di Dio. Siamo venuti per monti e per valli per ritornare poi alle nostre attività quotidiane rinnovati dall’incontro con Pietro. Vogliamo dirLe il desiderio forte che abbiamo avuto di stare con Lei e che ora si appaga. Un cuor solo ed un’anima sola, i Ministri del Signore con il Popolo loro affidato in questa terra di Toscana dove la dignità della persona, il gusto della libertà e l’impegno a costruire la città dell’uomo a immagine della “Città di Dio” furono perseguiti nei secoli, ci incontriamo stamane con Pietro con tre doni nelle mani.

            Vogliamo dirLe, Padre Santo, che le nostre Chiese vengono da lontano e non hanno paura del nuovo, perché si affidano al Signore.

            Vogliamo farLe dono della nostra voglia giovane di cambiare il mondo alla luce del Vangelo, puntando sulla formazione, vogliamo ripeterLe la nostra determinazione a spendere la vita da cristiani, secondo la vocazione di ciascuno per il bene comune.

            Sappiamo della sollecitudine del Papa per il mondo intero, ma abbiamo tristezza e preoccupazione per la nostra gente di Arezzo e della Provincia, alla quale vorremmo davvero fare servizio come discepoli di Gesù, risanando le ferite dello Spirito e del Corpo. L’anima si nutre di Verità e ci piace rinnovare con Lei l’impegno a riprendere il cammino di cercatori di Dio. Sappiamo  però che moltissimi dei nostri giovani non hanno lavoro, una famiglia su quattro delle nostre, stenta ad arrivare alla fine del mese, vi è una significativa parte della nostra popolazione che soffre di vera e amara povertà, in questo difficile momento. Ci piace molto compiere un gesto che Le sappiamo molto caro. Come ci insegna il libro degli Atti degli Apostoli, ci siamo organizzati per deporre ai piedi degli Apostoli il frutto di una grande raccolta che abbiamo fatto, preferendo organizzare con parsimonia questa visita e dare a Vostra Santità la somma di danaro raccolta perché Ella possa disporre di noi, per fare arrivare ai più poveri della Provincia il segno di una concreta vicinanza e condivisione. Avremmo potuto riempire di fiori il Prato, ma siamo convinti che basti il segno: il Creatore ha già reso bello questo luogo, senza che si debba spendere ulteriormente, meglio dare i soldi ai poveri.

            Solo alcuni dei presenti hanno trovato una sedia, meglio entrare nel Regno un po’ scomodi per aiutare gli altri, che fare esibizione degli agi che la civiltà contemporanea potrebbe assicurare. Ci piace che il sistema mediatico, ma anche la nostra televisione diocesana collegata con i “grandi”, faccia arrivare la parola di Vostra Santità a molti, anche a quelli che non hanno potuto salire quassù.

            Parola e Segni fece il Signore nella sua vita terrena: ci insegni, Padre Santo, ad essere anche noi capaci non solo di parole, ma pieni di Carità e disponibili verso tutti.

            La Madonna, che in Arezzo è invocata sotto il bellissimo titolo del Conforto, ci ha molto aiutato in questi anni, con segni davvero prodigiosi, come moltiplicando le vocazioni al Sacerdozio Ministeriale nelle nostre comunità. La Parola del Papa e la Sua Benedizione, vogliamo chiedere che tocchino il cuore di Cristo, perché i nostri giovani facciano ancora famiglie sante, riprenda la vita consacrata tra le ragazze ed i ragazzi delle nostre Chiese, perché possiamo trovare ancora chi predichi il Vangelo e formi le coscienze di un laicato sempre più maturo e responsabile, come in questa terra aretina, lo fu nel passato.