Funerale don Amilcare Cipriani

Omelia del Vescovo nella Parrocchia di S. Marco alla Sella
03-11-2025

Funerale per celebrare le opere del vangelo, come opera il vangelo… e questo attraverso la vita di un prete, don Amilcare.

Nel caso di don Amilcare parliamo proprio di opere…

Nato a Lierna il 11 ottobre 1929. Ordinato presbiter nel 1956 da mons. Mignone.

Egli è stato cappellano a Soci, poi parroco di Gressa di Bibbiena. Dal 1 gennaio1958 pievano di Montecchio Vesponi e dal 1 gennaio 1975 parroco di S. Marco alla Sella, fino al 2009, per proseguire qui come vicario parrocchiale fino al 31 dicembre 2018. In questi anni diventa anche parroco di Monte Sopra Rondine e Ranco.

Dal 2014 canonico onorario del Capitolo della Cattedrale.

Il succedersi di presenza e ministero in queste parrocchie e tutti gli anni vissuti a San Marco fanno di don Amilcare un pastore nella comunità, un prete inserito nella vita della comunità e oggi si direbbe con l’odore delle pecore, o meglio… dei muratori.

Riguardo a don Amilcare possiamo parlare di “opere” e di concretezza del vangelo non solo per i luoghi dove ha fatto il prete, ma anche per lo stile che ha vissuto.

Chi lo ha conosciuto racconta di don Amilcare un modo di fare e un carattere piuttosto deciso, non dedito alle diplomazie, molto determinato e spiccio e con un cuore grande.

Interprete bene nella concretezza il tema pastorale di questo anno, “Costruire comunità, lavori in corso”. Don Amilcare i lavori in corso li ha seguiti davvero personalmente. In particolare qui a San Marco. Egli ha lavorato nel sottochiesa con le proprie mani, teneva testa a architetti e ingegneri, ha realizzato la cappellina e tante altre opere nella parrocchia.

La sua operosità però ha riguardato anche la pastorale, promuovendo nella parrocchia il gruppo scout e la comunità neocatecumenale.

Don Amilcare è stato prete tra la gente, conoscendola personalmente, per nome e arrivando a creare una prima anagrafe parrocchiale.

Utile ricordare che è stato tra i primi preti in diocesi a istituire il consiglio pastorale, negli anni ’80.

Tante cose nella lunga vita di questo prete, ma si parla di opere di vangelo, di testimonianza della buona notizia anche nella concretezza della vita.

Di don Amilcare possiamo davvero parlare di zelo pastorale e di passione nel vivere il suo essere prete nella concretezza della vita.

 

Dove sta la fonte e la forza di un ministero e di una vita di prete vissuta così?

Ci aiuta la Parola di Dio.

 

La pagina della Genesi che ci presenta la chiamata e l’avventura di Abramo rappresenta la fonte originaria della vocazione e anche della vita del prete e di don Amilcare.

Alla origine di una vita spesa per il vangelo e nella concretezza delle opere c’è una parola di Dio che dice: “Vattene dalla tua terra… verso la terra che io ti indicherò”.

Don Amilcare ci racconta una dedizione e una operosità di vita che non è la ricerca di opere da accumulare, ma di una vita che ascolta la voce di Dio, la sua chiamata e si mette in cammino.  La concretezza delle opere racconta, mostra un cammino vero, determinato che non chiude l’ascolto, non si chiude alla voce di Dio.

E la vita del prete che si dedica concretamente è accompagnata dalla benedizione di Dio: “possa tu essere una benedizione”.

La vita della parrocchia ancora oggi, le tante opere che la accompagnano, le presenza pastorali raccontano come don Amilcare qui è stato davvero una benedizione, capace di suscitare vita e tanti cammini di fede e di umanità. E noi oggi vogliamo dire la gratitudine per questa generosità pastorale che ha portato vita nella comunità.

La generosità e la dedizione, la ricchezza della vita di don Amilcare è il segno e il dono di una vita che ascolta, che si apre alla parola di Dio, che vive la sequela del vangelo.

E non conta l’età… Abramo parte a 75 anni… Don Amilcare è andato avanti per tanti anni e ha custodito il cuore di prete fino alla fine.

 

La pagina di vangelo racconta di cosa ha nutrito la comunità don Amilcare: il pane del cielo, Gesù.

Tante cose concrete ha realizzato… ma per offrire Gesù, per parlare di lui, per fare catechesi e accompagnare la vita della comunità. E in gioco c’era pane di vita.

Egli ha portato quel pane di vita che è l’Eucaristia… E poi è il pane di vita della consolazione dei malati, della educazione dei più giovani, della cura della vita pastorale, della attenzione alle famiglie…

La comunità ora gli dice grazie per l’abbondanza del pane di vita con cui ha animato la comunità, la chiesa, la vita di tanta gente e di chi più aveva bisogno.

E’ questa l’opera più importante… la vita.

 

La pagina di vangelo infine parla di Risurrezione.

E’ l’annuncio e la pagina di vangelo decisiva, quella che più di altre racconta la novità del vangelo, la sua forza e profezia. E’ il dono della vita, la vita che ha vinto la morte, la risurrezione.

Abbiamo oggi davanti a noi questa pagina ed è la vita di don Amilcare e il suo stare ora qui in mezzo a noi. Noi certo vediamo un morto…, ma il vangelo di racconta che la notizia vera è che Dio risuscita a vita nuova.

Immaginiamo che questo sia stato l’annuncio fondamentale del prete don Amilcare, ma oggi è una parola che parla di lui, rivolta a lui e dice: “chiunque vede il figlio e crede in lui abbia la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.

 

E’ questa l’ultima predica di don Amilcare qui in mezzo a noi e ci parla di vita e di risurrezione. In Cristo risorto celebriamo l’ingresso nella vita eterna di don Amilcare e accogliamo il suo messaggio che parla di vitalità e di risurrezione.

 

 

+ Andrea Migliavacca